Saggi musicali italiani

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Author: Zarlino, Gioseffo
Title: Le istitutioni harmoniche, terza parte
Source: Gioseffo Zarlino, Le istitutioni harmoniche; nelle quali; oltra le materie appartenenti alla musica; si trovano dichiarati molti luoghi di poeti, d'historici, & di filosofi; sì come nel leggerle si potrà chiaramente vedere (Venice, 1562; reprint, New York: Broude Brothers, 1965), 147-292
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[-147-] LA TERZA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI MAESTRO GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, NELLE QVALE SI RAGIONA DELLA SECONDA PARTE DELLA MVSICA CHIAMATA PRATTICA, CIOE DELL' ARTE DEL CONTRAPVNTO.

Quel che sia Contrapunto, et perche sia cosi nominato. Capitolo primo.

HAVENDO io fin hora nelle due parti precedenti ragionato a sufficienza intorno alla Prima parte della Musica, detta Theorica, o Speculatiua; et veduto quelle cose, che sono appartinenti, et necessarie al Musico; resta che in queste due parti seguenti, io ragioni di quelle cose, che concorreno nella Seconda parte, che si chiama Prattica, la qual consiste nella compositione delle Canzoni, o cantilene, che si compongono a due, ouero a più voci; che li Prattici nominano Arte del Contrapunto. Ma perche il Contrapunto è il Soggetto principale di questa parte; però auanti d' ogn' altra cosa vederemo quel, che ello sia; et perche sia cosi chiamato. Dico adunque che Contrapunto è quella Concordanza, o concento, che nasce da vn corpo, ilquale habbia in se diuerse parti, et diuerse modulationi accommodate alla cantilena, ordinate con uoci distanti l' vna dall' altra per interualli comensurabili, et harmonici; et è quello, che nel capitolo 12. della Seconda parte io nominai Harmonia propia. Si può anche dire, che 'l Contrapunto sia vn modo di harmonia, che contenghi in se diuerse variationi de suoni, o de voci cantabili, con certa ragione di proportioni, et misura di tempo: Oueramente che 'l sia vna certa vnione arteficiosa de suoni diuersi, ridutta alla concordanza. Dalle quali definitioni potemo riccogliere, che l' Arte del Contrapunto non è altro, che vna facultà, la quale insegna a ritrouare varie parti della cantilena, et a disporre i suoni cantabili, con ragione proportionata, et misura di Tempo nelle modulationi. Et perche li Musici gia componeuano i lor Contrapunti solamente con alcuni punti, però lo chiamarono Contrapunto: perche poneuano l' vno contra l' altro, come facemo al presente noi, che poniamo vna Nota contra l' altra: et pigliauano tal Punto per la voce: conciosiache si come il Punto è principio della Linea, et è anco il suo fine; cosi il Suono, o la Voce è principio, et fine della Modulatione: et tra essa è contenuta la Consonanza, della quale si fa poi il Contraponto. Sarebbe forse stato più ragioneuole a chiamarlo Contrasuono, che Contrapunto: percioche vn suono si pone contra l' altro: ma per non partirmi dall' vso commune, l' ho voluto ancora io chiamar Contrapunto; quasi Punto contra punto; ouero Nota contra nota. Si debbe però auertire, che il Contrapunto si troua di due sorti, cioè Semplice, et Diminuito. Il Semplice è quello, che ha le modulationi composte solamente di consonanze, et di figure eguali, siano quali si voglino, l' vna contra l' altra: Ma il Diminuito, non solo hà le parti composte di Consonanze, ma etiandio di Dissonanze; et in esso si pone ogni sorte di figure cantabile, secondo l' arbitrio del Compositore; et le sue modulationi sono ordinate per interualli, o spacij cantabili; et le figure numerate secondo la misura del suo Tempo. Il propio del Contrapunto è di ascendere, et di discendere con diuersi suoni, o uoci, per mouimenti contrarij in vn medesimo tempo, per interualli proportionati, che siano atti alla consonanza: conciosiache l' Harmonia non nasce da altro, che dalla diuersità delle cose, che si pongono insieme, et sono tra loro opposite. Et tanto più il Contrapunto è giudicato diletteuole, et buono; quanto più si usa con buona gratia, megliori modi, et con ornato, et bello procedere; et questo secondo le regole, che ricerca l' Arte del bene, et correttamente [-148-] comporre. Bisogna però auertire, che l' Interuallo, nella modulatione, si piglia per il tacito passaggio, che si fa da un suono, o voce all' altro; ilquale è intelligibile, quantunque non si possa vdire.

Della inuentione delle Chiaui, et delle Figure cantabili. Capitolo 2.

ET PERCHE ogni Scienza mathematica consiste più presto nella Dimostratione, per hauerne la verità, che in dispute, et in opinioni: conciosia che concessi dallo auersario alcuni principij, chiamati Premisse, si fa la Dimostratione, la quale fa ogni cosa chiara, senza difficultà, et risoluta; però volendo venire all' atto dimostratiuo, fu bisogno di trouare il mezo da condurre le dimostrationi a i nostri sentimenti, accioche fussemo pienamente capaci di esse. Onde si come li Mathematici, veduto la necessità della cosa, ritrouarono alcune Cifere; non però separate dalla materia, ancora che le considerino da essa lontane, se non in quanto all' esser loro, almeno secondo la ragione; ma si bene a lei congiunte; et furono Punti, Linee, Superficie, Corpi, Numeri, et altri caratteri infiniti, che si dipingono solamente in carte con alcuni colori, et le vsarono in luogo della cosa significata: Cosi etiandio li Musici per poter ridurre in atto le loro speculationi, et dimostrationi, et porle sotto 'l giudicio del sentimento; poi che le Voci, et li Suoni non si possono per alcun modo scriuere, ne dipingere in carte, ne in altra materia; ritrouarono alcuni segni, o caratteri, i quali chiamarono Figure, o Note; et li dominarono nel modo, che più abasso vederemo. Ma le Chorde de i loro istrumenti, et le Voci delle cantilene denominauano con vna di queste sei sillabe, poste in questo ordine, Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La; si come nel capitolo 30. della Seconda parte hò mostrato. Tale ordine poi chiamarono Deduttione, o Reduttione, la quale non è altro, che vna trasportatione de voci da vn luogo all' altro: ouero (come dicono) vna progressione naturale di Sei sillabe, che sono le mostrate di sopra. Ma perche tal Deduttione può hauere il suo principio in tre luoghi, cioè nella chorda C, nella F, et nella G; però Guidone diuise il suo Introduttorio in tre parti, applicando le dette sillabe a tre Propietà in tal maniera; che quando la prima delle dette sillabe (seguendo poi le altre per ordine) incominciaua dalla lettera C, voleua, che tale ordine, o deduttione si cantasse per la propietà, la quale chiamaua di Natura: et quando incominciaua dalla lettera F, per quella del [rob] ritondo, ouer molle, che lo vagliam dire: Ma quando haueua principio dalla lettera G, voleua che si cantasse per quella del [sqb] quadrato, ouer duro; et disse che la Propietà era vna Deriuatione di più voci, o suoni da vno istesso principio; ouero che era vna Deduttione singulare, o particolare di ciascuno ordinato Essachordo. La onde bisogna sapere, che Guidone congiunse ogni Deduttione con vno delli Tetrachordi greci, aggiungendo a ciascun Tetrachordo due chorde di più dalla parte graue, come è quella dell' Vt, et quella del Re: percioche ogni Tetrachordo hà principio nella chorda del Mi; come nella Seconda parte fu commemorato: di maniera che ogni Essachordo contiene ciascuna specie della Diatessaron, che sono Tre; come vederemo al suo luogo. La sede poi, ouero il luogo delle voci, o suoni, il quale i Musici nominano Chorde, nominò Chiaui; le quali sono distinte l' vna dall' altra per linee equidistanti, et parallele; intendendoui però i spacij di mezo; abenche le Voci, o Suoni non siano equalmente distanti l' vna dall' altra. Onde collocò la prima chiaue, la quale nominò Gamma, vt; nella linea, ouer riga; et A, re; che è la seconda nel spatio. Similmente collocò, [sqb], mi, in riga: et C, fa ut in spacio, et di mano in mano collocò etiandio in tal maniera le altre; come si vedeno per ordine nello Introduttorio nominato di sopra, segnando ciascuna con la sua propia lettera. Ma perche alle volte tal cosa poteua generar confusione, i più moderni, forse ricordandosi, che in vano si fa alcuna cosa col mezo di più cose, che si può fare con poche, et bene; ritrouarono alcune Cifere; per le quali i Cantori si hauessero à reggere, accioche hauendone lassate alcune altre, per quelle solamente hauessero cognitione di ogni modulatione, et di ogni cantilena; et da quelle hauessero notitia de i Spacij, ouero Interualli di Tuono, di Semituono, et de gli altri ancora. Le quali Cifere si chiamarono sempre Chiaui; stando in questa similitudine, che si come per la Chiaue si apre l' vscio, et si entra in casa, et iui si vede quello, che si troua entro; Cosi per tali Cifere si apre la modulatione, et si conosce ciascuno delli nominati interualli. Intrauerrebbe bene il contrario, quando fusse rimossa: percioche all' ora ogni cosa si empirebbe di confusione; si come ogn' vno si può imaginare. Nominarono poi quelle Chiaue con li nomi, che sono notate nel sottoposto essempio, le quali, benche tall' ora alcune di esse siano poste sopra vna medesima delle cinque mostrate righe, sono nondimeno distanti tra loro per cinque lettere, cioè per vna Diapente. Ritrouarono

[-149-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 149,1; text: Di, F. fa ut. C. sol fa ut. G. sol re ut.] [ZAR58IH3 01GF]

etiandio alcune altre cifere per segnare le voci delle loro compositioni, et contrapunti, le quali chiamarono Figure, o Note, che le vogliamo dire; et le nominarono, secondo che si vedeno nominate in questo essempio;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 149,2; text: Massima. Lunga. Breue. Semibreue. Minima. Semiminima. Chroma. Semichroma.] [ZAR58IH3 01GF]

Et il loro valore è tanto, che l' vna vale il doppio dell' altra: imperoche volsero, che la Massima valesse due lunghe, la Lunga due breui, la Breue due semibreui, et cosi discorrendo, nel Tempo imperfetto: percioche nel Tempo perfetto, nel Modo, et nella Prolatione le considerarono ad altro modo; come vederemo altroue: Et secondo che vogliono alcuni, la Breue fu la madre, et il principio di tutte le altre: conciosia che la Massima, et la Lunga furono ritrouate dipoi per il suo accrescimento; et la Semibreue con le altre seguenti per la sua diminutione. Et se bene gli Antichi nelle compositioni loro posero altri segni, et cifere; come sono li Segni del tempo, del Modo, della Prolatione, Punti, [sqb] quadrati, [rob] rotondi, Diesis, Pause, Legature, Prese, Coronate, Ritornelli et mille altri, che possono accascare; delli quali vna buona parte ne adoperano anco li moderni; nondimeno io non intendo parlare, se non di quelli, che faranno al proposito, et secondo che torneranno commodi: Imperoche principalmente intendo di trattar quelle cose, che sono necessarie, et cadeno sotto il sentimento dall' vdito, il cui oggetto è veramente il Suono; lassando (per quanto potrò) da parte quelle, che a tal sentimento sono strane, et forastiere.

De gli Elementi, che compongono il Contrapunto. Capitolo 3.

HAVENDOSI adunque a ragionare della compositione del Contrapunto, bisogna auanti di ogn' altra cosa conoscere gli Elementi, di che si compone: imperoche niuno saprà mai per modo alcuno ordinare, o comporre alcuna cosa; ne mai conoscerà la natura del composto, se primieramente non conosce le cose, che si debbono ordinare, o porre insieme; et la natura, o la loro ragione. Onde dico che gli Elementi del Contrapunto sono di due sorti, cioè Semplici, et Replicati. Li Semplici sono tutti quelli interualli, che sono minori della Diapason, cioè lo Vnisono, (seguendo in ciò l' uso delli Prattici) la Seconda, la Terza, la Quarta, la Quinta, la Sesta, la Settima, et la Ottaua, cioè essa Diapason. Et li Replicati sono tutti quelli, che sono maggiori di lei, cioè la Nona, la Decima, la Vndecima, la Duodecima, et gli altri per ordine. Ne si debbe alcuno marauigliare, ch' io habbia posto la Diapason tra gli interualli semplici: conciosia che non è ueramente interuallo replicato, ne composto, come forse alcuni pensano: imperoche è il primo tra gli altri interualli; et (si come afferma Boetio) è la prima consonanza. Et per essere il primo interuallo non può esser composto: essendo che ogni composto è sempre dopo le parti, di che si compone: et la Diapason è prima, et ogn' altro interuallo è dopo lei. Et questo si uede: percioche hà la sua forma dalla proportione Dupla, la quale è la prima della inequalita; et le altre consonanze, o interualli hanno le loro forme dalle proportioni, che segueno la Dupla; che sono (come altroue hò detto) le parti della forma della Diapason, che nascono dalla sua diuisione. Essendo adunque la Diapason prima, non si può dire, che ella sia composta: percioche sarebbe di bisogno, che fusse composta di interualli più semplici, et primi, che non è il suo. Ne anco potemo dire, che si componghi di più Vnisoni, come alcuni sciocchi hanno hauuto parere; ancorache siano più semplici della Diapason, et prima di lei: percioche non sono gli Vnisoni (come uederemo) interualli; ma sono come è il Punto, che è un minimo indiuisibile, che non si può continuare con un' altro punto, come proua Aristotele nel libro 6. della Fisica. Et a chi dimandasse, in qual maniera nasce la Diapason; si potrebbe rispondere senza errore alcuno, che nasce quasi allo istesso modo, che nasce la Linea, la quale è la prima quantità diuisibile. Essendo adunque [-150-] prima tra gli altri interualli musicali, et non si potendo comporre di Vnisoni, ne di altri interualli quantunque minimi, si può concludere, che ella sia semplice, et senza compositione: et essendo prima, che ella sia madre, genitrice, fonte, et principio, dal quale deriua ogn' altra Consonanza, et ogn' altro Interuallo: conciosia che quello che è primo, sempre è cagione di quello, che vien dipoi, et non per il contrario. Et si come dicemo, che dalla Equalità hà principio la Inequalità; cosi bisogna dire, che dall' Vnisono habbia principio la Diapason: percioche dall' vna hà la forma l' Vnisono, et nell' altra si ritroua la forma della Diapason. Et tanta è la amicitia, che hanno insieme questi due, che per la loro simiglianza, et semplicità, quasi allo istesso modo è mosso l' Vdito da i suoni della Diapason, si come è mosso da quelli dello Vnisono. Et ciò auiene primieramente dalla simiglianza, come ho detto, che hanno insieme: percioche ogni generante sempre genera il generato simile a se; et dipoi, perche l' uno, et l' altra sono Principij: cioè l' Vnisono per la Equalità, dalla quale hà principio la Inequalità; et la Diapason per la Dupla, che è prima d' ogn' altra consonanza, dalla quale hà principio le altre proportioni della inequalità. Et è in tal maniera semplice la Diapason, che se bene è contenuta da due suoni diuersi per il sito, dirò cosi, paiono nondimeno al senso un solo: percioche sono molto simili: et ciò auiene per la uicinità del Binario alla Vnità, che sono contenuti ne gli estremi della sua forma, che è la Dupla: Onde tal forma contiene due principij, cioè la Vnità, che è principio de i Numeri, et è quella tra loro, che non si può diuidere; et il Binario, che è il principio della congiuntione delle unità, et è il minimo numero, che si possa diuidere, et dalla unità è misurato due uolte solamente: ma non si può diuidere in due numeri; perche non contiene in se altro numero, che l' Vnità replicata. Onde si come il Binario hà quasi la istessa natura, che hà l' Vnità, per esserle vicino; cosi la Diapason hà quasi la natura istessa dello Vnisono; si per essergli uicina; come si scorge ne i termini delle loro forme; come etiandio, perche gli estremi delle lor proportioni non sono composti di altri numeri, che della Vnita: Di modo che imitando lo effetto la natura della sua cagione; et essendo i numeri harmonici cagioni de gli harmonici suoni; è cosa ragioneuole, che il suono imiti anco la natura loro; et che li detti due suoni della Diapason parino un suono solo. Tale semplicità anco si conosce chiaramente, quando si aggiunge dalla parte graue, ouer dalla acuta di essa Diapason alcuno interuallo, che sia consonante, o dissonante: percioche allora pare, che sia congiunto quasi ad vn solo suono. La onde vedemo, che la Diapason diapente muoue l' vdito quasi allo istesso modo, che fa la Diapente: cosi la Diapason col Ditono, come fa il Ditono solo. Et tanto vdimo esser dissonante la Diapason col Tuono, quanto è il Tuono, et quasi allo istesso modo l' vno, et l' altro muouere il sentimento; il che si potrebbe dire delle altre ancora: Et ciò non può accascare in alcuna delle altre consonanze, come è manifesto: conciosia che non sono tanto semplici: quanto è la Diapason: il che è chiaro da conoscere: imperoche se noi aggiungeremo il Ditono al Semiditono, gli estremi di tale aggiuntione produrranno la Diapente. Similmente se noi congiungeremo due Diapente, due Diatessaron, due Ditoni, due Semiditoni, ouer due altri simili in proportione; oltra li suoni diuersi, che si udiranno nelle lor chorde estreme, lo interuallo sarà etiandio dissonante: conciosia che l' uno, et l' altro estremo di qualunque interuallo, non hanno alcuna ragione, ne simiglianza di vno istesso suono, come quelli della Diapason. Et de qui nasce, che le consonanze semplici, che sono poste oltra la Diapason, hanno quella simiglianza, che haueano, quando erano semplici, et che erano poste tra gli estremi di essa Diapason. Et hò detto semplici: percioche si uede, che ciascun' altra, che è collocata oltra la Diapason, nasce in vn certo modo, che pare, che da una di quelle semplici habbia la sua origine. La onde si uede uerificare quello, ch' io dissi nella Prima parte, che le consonanze, et dissonanze, quasi hanno quella istessa ragione nel moltiplicarsi, di quello che hanno li semplici numeri oltra il Denario: Imperoche si come oltra esso non si uede aggiungere di nuouo altro numero; ma solamente replicare vn di quelli, che è minore di lui: essendo che aggiuta la Vnita, che è prima al Denario, nasce lo Vndenario; dipoi aggiunto il Binario nasce il Duodenario; Similmente aggiunti il Ternario, et gli altri per ordine, si generano i numeri, che sono simili nella loro terminatione à quelli semplici, che si aggiungono; Cosi anco oltra la detta Diapason, non si aggiunge alcun suono di nuouo: ma si bene quelli istessi, che si contengono tra essa; i quali essendo finiti, si ritorna sempre circolarmente alli primi. La onde si può concludere per le ragioni addutte, che la Diapason si de ueramente chiamare interuallo semplice, et non replicato, o composto; atteso che è come Elemento di ciascun' altra consonanza, et interuallo. Seguendo adunque il costume delli Prattici diremo, che gli Elementi semplici, ouero (come dicono) le Specie semplici del Contrapunto siano sette, et non piu; lassando fuori lo Vnisono: percioche non è ne consonanza, ne Interuallo; come al suo luogo uederemo; si come è la Seconda, la Terza, la Quarta, la Quinta, la [-151-] Sesta, la Settima, et la Ottaua: hauendo però rispetto solamente al numero delle chorde, poste nel Monochordo del Capitolo 44. della Seconda parte, et non à gli interualli. Da queste poi nascono le Raddoppiate, che chiamano Composte; le quali hò posto nell' ordine seguente, acciò si possa uedere, di che natura, et a quali delle Semplici siano sottoposte, et si assimiglino. Di queste, dopo ch' io hauerò mostrato la differenza, et la propietà;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 151; text: Semplici. Vnisono. Seconda. Terza. Quarta. Quinta. Sesta. Settima. Ottaua. Replicate. 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, Et più oltra anco, secondo la dispositione de gli istrumenti naturali, et arteficiali.] [ZAR58IH3 01GF]

uerrò a dimostrare, in qual maniera si habbiano a porre ne i Contrapunti. Ma si debbe auertire, che si chiamano Specie: percioche, si come la Specie è nominata da Porfirio quella Forma, o figura, che contiene in se qualunque cosa; et è contenuta sotto alcun genere: come si suol dire, che l' Huomo è specie dell' Animale; il Bianco, et il nero del Colore; et il Triangolo, et il Quadrato della Figura: cosi le mostrate si nominano Specie: per che ciascuna di loro hà la sua propia forma, et è sottoposta a questo genere Interuallo.

Diuisione delle mostrate Specie. Capitolo 4.

BOETIO Nel capitolo 10, et nello 11 del Quinto libro della Musica, seguendo il parere di Tolomeo, chiama alcune delle Voci, o Suoni tra se Vnisone, et alcune Non unisone. Quelle nomina Vnisone, che ciascuna da per sè, ouero aggiunte insieme fanno uno istesso suono. Dipoi diuide quelle, che non sono Vnisone, et fà molte parti; ponendone alcune Equisone, alcune Consone, altre Emmeli, et alcune Dissone: et pone etiandio vltimamente le Ecmele molto differenti da queste. Quelle chiama Equisone, che percosse insieme, dal temperamento, et mistura loro, di due suoni differenti, che sono, fanno ad un certo modo un suono semplice: si come è quello della Diapason, et quello della Disdiapason ancora: Ma consone nomina quelle, che quantunque facino un suono composto, o misto, che dir lo vogliamo, è nondimeno soaue: si come è quello dalla Diapente, et etiandio quello della Diatessaron, et di quelle, che di queste due, et delle Equisone sono composte: si come quello della Diapason diapente, et quello della Diapason diatessaron. Emmeli poi chiama quelle, che non sono consonanti: ma si possono però accommodare ottimamente alla Melodia; et sono quelle, che giungono insieme le consonanze, et tra loro si possono porre: si come è il Tuono, ilquale è la differenza, che si troua tra la Diapente, et la Diatessaron; per il quale di consone che sono, si congiungono insieme Equisone in vna Diapason. Cosi anco si possono nominare Emmeli le semplici parti di queste consonanze, le quali se bene non sono consonanti, si possono nondimeno accommodar bene alla Melodia. Chiama dipoi Dissone quelle, che non mescolano insieme alcun suono, che sia grato: ma feriscono amaramente, et senza alcuna soauità il nostro sentimento. Vltimamente nomina Ecmeli quelle, che non entrano nella congiuntione delle consonanze: come sarebbe dire (per dare vno essempio) il Diesis enharmonico, che alcuni poco intelligenti di quello, che habbia voluto dir Boetio, l' hanno posto nel numero delle Emmeli; et altri interualli simili, che non si possono aggiungere con altri, che giunghino insieme alcune consonanze. Questa è la diuisione, che fà Tolomeo di tali Specie, recitata da Boetio: ma io per seguir l' uso commune, et per schiuare la difficultà, che potrebbe nascere, le diuiderò solamente in due parti, cioè in Consonanti, et in Dissonanti. Le Consonanti saranno la Terza, la Quarta, la Quinta, la Sesta, la Ottaua, et le replicate, o composte; Et le Dissonanti saranno la Seconda, la Settima, et tutte quelle, che si compongono di vna di queste, et della Ottaua. Et per che nella Seconda parte hauemo ueduto quello, che è Consonanza, et Dissonanza; però lassando da vn canto il replicare; porrò solamente tal diuisione in essempio, accioche più facilmente si scorgi in esso quello, che si è detto.

[-152-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 152; text: Consonanze. 1, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 11, 12, 13, 15, 17, 18, 19, 20, 22, Dissonanze. 2, 7, 9, 14, 16, 21] [ZAR58IH3 01GF]

Se la Quarta è consonanza; et donde auiene, che li Musici non l' habbiano usata, se non nelle compositioni di più uoci. Capitolo 5.

PARERA Forse ad alcuno cosa noua, ch' io habbia posto la Quarta nel numero delle consonanze, poi che fin hora da i Musici prattici sia stata collocata tra le dissonanze. Onde, accioche di tal cosa si habbia qualche notitia, si debbe auertire, che la Quarta veramente non è dissonanza, ma si bene consonanza: come si può prouare in tre modi; prima per l' auttorita de i Musici antichi, la quale non è da sprezzare; di poi per ragione; et ultimamente per essempio. Per l' auttorità de gli Antichi prima, percioche da ogni dotto scrittore Greco, et Latino, è collocata tra le consonanze. Tolomeo (lassandone infiniti altri più antichi di lui) in molti luoghi della Harmonica, et specialmente nel capitolo 5. del Primo libro, la nomina consonanza. Il medesimo fà Boetio nella Musica molte fiate, et massimamente nel capitolo 7. del Primo libro, et nello Vndecimo del Quinto. Et Dione historico nel libro 37. con l' auttorità de i più antichi di lui, la chiama Harmonia. Euclide nel capitolo Primo, et Gaudentio filosofo nel capitolo 7. de i loro Introduttorij. Macrobio nel primo capitolo del Secondo libro del Sogno di Scipione la connumera tra le consonanze. Vitruuio anco, nel capitolo 4. del Quinto libro della Architettura, è di parere, che ella sia consonanza; Et Censorino in quello, che scriue a. Quinto Cerellio, hà la istessa opinione. Si proua dipoi per ragione in cotal modo. Quello Interuallo, che in vna compositione harmonica si ode consonare perfettamente, posto da per sè, non può essere a patto alcuno dissonante. Essendo adunque la Diatessaron, o Quarta di tal natura, che accompagnata con la Quinta in vna harmonica compositione, rende soaue, et harmonioso concento; seguita che ella sia anco fuori della compositione consonante: cioè quando è posta sola. Lo assonto di tal ragione è manifesto per il suo contrario; cioè per le dissonanze, che sono la Seconda, et la Settima, con le loro replicate; le quali non essendo nella compositione per alcun modo consonanti, sono etiandio fuori della compositione della istessa natura: come è manifesto. Oltra di ciò si proua per vn' altra ragione; che Quello, che hà ragione de numeri nell' acuto, et nel graue, è consonante: come è manifesto per la definitione del Filosofo posta nel capitolo 12 della Seconda parte; onde hauendo la Quarta tal ragione; è manifesto, che ella sia consonante. Et questa propositione minore si proua: conciosia che Filopono sopra la Definitione data dal Filosofo nel libro 2 della Posteriora, chiama la Sesquiterza, che è la sua uera forma, Ragion de numeri. Ma per che gli essempij uagliono più appresso alcuni, che le auttorità, et le ragioni; però è necessario uenire alla terza proua. Onde dico che sempre, quando tal consonanza si ridurà in atto, nella sua uera proportione, o uero interuallo, ogn' uno di sano giudicio dirà, che ueramente è consonanza; come ogn' uno da sè potra sempre farne la proua, accordando vn Liuto, ouero vno Violone perfettamente: imperoche tra la chorda, che chiamano il Basso, et quella che nominano Bordone: o ueramente tra questa, et quella, che chiamano il Tenore; et tra quelle altre tre chorde, che sono più acute, udiranno che la Diatessaron, o Quarta farà marauiglioso concento. Et se pure alcuno vorrà dire, che ella sia dissonante, questo auerrà, per che seguirà l' uso de i Prattici; i quali non sapendo addure ragione alcuna, à gran torto cosi la chiamano, et la separano dal numero delle Consonanze. Ma in fatto non è cosi: percioche quando si riducono ad vdirla sopra alcuno istrumento, che sia accordato perfettamente, si acchetano poi. Et se fusse ueramente dissonante, come dicono, noi non la usaressimo nelle nostre compositioni: et similmente i moderni Greci non la porrebbeno ne i lor canti a più uoci; i quali si odono qui in Vinegia ogni giorno solenne ne i loro Canti ecclesiastici, ne i quali pongono la Diatessaron nella parte graue, senza porre per sua basa (dirò cosi) alcuna altra consonanza. Qui dirà forse alcuno, da che nacque adunque, che i nostri Prattici la posero nel numero [-153-] delle dissonanze? Penso io che questo nascesse, per la discordia, che era tra i Pithagorici, et Tolomeo, che uolendo quelli, che ciascuno interuallo, il quale fusse contenuto da altro genere di proportione, che dal Moltiplice, et Superparticolare (come molte fiate hò detto) non fusse atto, a fare consonanza alcuna; non acconsentiuano, che la Diapason diatessaron, contenuta dalla proportione Dupla superbipartienteterza, fusse consonante; ancora che Tolomeo si sforzasse di mostrare, che era il contrario, adducendo tal ragione: Che si come la Diatessaron semplice è consonante, cosi aggiunta alla Ottaua, le estreme chorde di tale aggiuntione non possono esser dissonanti: Imperoche quei suoni, che si aggunigono alla Diapason, si vedono quasi esser aggiunti ad vn suono solo; si come (per quello che ne mostra Boetio) è la natura di tal consonanza. Onde vedendo i Musici latini la lite, che era tra costoro, et le ragioni che adduceuano esser buone; non volsero esser giudici di questa cosa: ma per non dare vna certa libertà di porre nelle cantilene, senza qualche consideratione, questa tal consonanza, et la sua semplice, le separarono dal numero, et ordine delle altre: non perche veramente siano dissonanti: percioche non hauerebbeno comportato, che fussero poste nelle compositioni: ma accioche si hauessero a porre con qualche buono ordine, et con giuditio. Et che questo sia il uero, si può vedere, che quelli che hanno hauuto qualche giuditio nella Musica, l' hanno vsata, non solamente accompagnata con altre consonanze, ma etiandio senza alcuna compositione, ne i canti di due voci; tra i quali fù uno Iosquino, che nel principio di quella parte, Et resurrexit tertia die, della messa detta l' Homme armè a quattro voci, pose tal consonanza semplicemente, senza accompagnarle niun altro interuallo dalla parte graue; Il che si può etiandio vedere in molte altre cantile antiche, le quali non pongo per non fastidire il Lettore. Et benche tali consonanze si ritrouino esser poste in opera rare volte; nondimeno si vede, che le vsarono: et se hauessero hauuto opinione, che fussero state dissonanti, credo io, che non le hauerebbeno vsate. Hora per le cose, che si è detto, si può vedere, che la Quarta, et le replicate sono consonanti; et per qual cagione li Musici le collocarono tra quelli interualli, che sono dissonanti. In qual maniera poi ella si dica Perfetta, et in qual modo si habbia a porre nelle compositioni, lo vederemo al suo luogo.

Diuisione delle consonanze nelle Perfette, et nelle Imperfette. Capitolo 6.

SONO diuise le consonanze da i Prattici in tal modo, che alcune si chiamano Perfette, et alcune Imperfette: Le Perfette sono l' Vnisono, la Quarta, la Quinta, la Ottaua, et le replicate: ancora che Aristotele attribuisca tal perfettione alla Ottaua solamente; et per certo è vero: conciosia che la Quarta, et la Quinta sono mezane tra la perfettione, et la imperfettione; come dimostraremo. Le Imperfette sono la Terza, la Sesta et quelle che nascono da queste aggiunte alla Ottaua; come nel sotto posto essempio si vedeno.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 153; text: Consonanze Perfette. 1, 4, 5, 8, 11, 12, 15, 18, 19, 22, Imperfette. 3, 6, 10, 13, 17, 20] [ZAR58IH3 01GF]

Et dicono le prime esser perfette, forse per che hanno la lor forma dalle proportioni contenute tra il numero Quaternario, nel genere Moltiplice, et nel Superparticolare, tra 4. 3. 2. 1. il qual numero (come altroue hò detto) appresso i Pithagorici era tenuto Perfetto: percioche dalle sue parti aliquote, et non aliquote, che sono i quattro mostrati numeri, risultaua vn' altro numero, il quale medesimamente chiamauano Perfetto, che è il Denario. Ma in vero le nominarono Perfette: conciosia che poste da per sè, oueramente accompagnate ad altre consonanze, hanno posanza al primo apprenderle, che fà il sentimento, di acchetarlo, et satisfarli a pieno; quando da loro è mutato: Imperoche mentre se ne ode alcuna posta nel graue, ouer nello acuto, contenuta nella sua uera forma; fortifica l' Vdito, et fà che niente desidera più oltra, che faccia alla sua perfettione, et la faccia più soaue, et più grata. Ne altra differenza si ritroua tra le dette consonanze poste nel graue, di quello che si troua, quando sono poste nell' acuto, se non che quelle, che sono poste nell' acuto, feriscono più velocemente l' Vdito, che non fanno quelle, che sono poste nel graue, per le ragioni dette nel capitolo 11, della Seconda parte: percioche sono contenute da vna istessa proportione. Ma le altre chiamarono Imperfette: conciosia che hanno la forma loro dalle proportioni, li cui termini sono contenuti da numeri, che si ritrouano oltra il Quaternario, che sono 6. 5. 4. Onde il Ditono nasce dalla proportione Sesquiquarta, et il Semiditono dalla proportione [-154-] Sesquiquinta, nel genere Superparticolare. Questi due interualli aggiunti alla Diatessaron generano lo Essachordo, cioè l' vno il Maggiore, et l' altro il Minore; le cui proportioni hanno luogo nel genere Superpartiente, dalla Superbipartiente terza, et dalla Supertripartiente quinta: come nella Prima parte hò dichiarato; le quali (secondo il parere de i Pithagorici) non fanno consonanza. Et sono queste di tal natura, che poste in essere da per sè nelle loro vere forme, non hanno possanza di acchetare l' vdito, di modo, che non desideri altro suono più grato, più dolce, et più soaue: come è manifesto a tutti coloro, che sono periti nella Musica: ma si bene quando sono accompagnate con altri interualli in tal maniera, che gli estremi della compositione facino vna consonanza perfetta, ouero vna delle imperfette replicate; come vederemo altroue. Et benche costoro facino tal differenza, nondimeno tutte si possono chiamare perfette, quando sono contenute nella uera, et naturale forma loro, cioè nella lor propia proportione.

Che la Quarta, et la Quinta sono mezane tra le consonanze perfette, et le imperfette. Capitolo 7.

ET SE Bene la Ottaua, la Quinta, la Quarta, et le replicate si chiamano Consonanze perfette; nondimeno la Ottaua (come hò detto di sopra) è solamente perfetta; et la Quinta men perfetta della Ottaua; et la Quarta men perfetta della Quinta. Onde si come quel la cosa la quale è più uicina alla sua origine, ouero alla sua cagione, ritiene maggiormente la natura di quella, et e più perfetta in quel genere, che non sono quelle, che le sono lontane: come si uede nella luce, che quella parte, la quale è più vicina alla sua origine, et alla sua cagione, la quale è il Sole, hà più chiarezza, et risplende più eccellentemente, et è più perfetta di quella, che le è più rimotta, o lontana; cosi quella consonanza, la quale è piu uicina alla sua cagione, et alla sua origine, che è l' Vnisono, il quale è contenuto nella proportione della Equalità, et nelle uoci Vnisone; è maggiormente perfetta d' ogn' altra consonanza; et questa è la Ottaua, la quale hà la sua forma dalla Dupla, che è la più vicina alle proportioni della Equalità; et è contenuta tra le voci Equisone, che sono più vicine alle Vnisone, come di sopra habbiamo veduto. Onde la potemo chiamare più semplice, et più perfetta di ogn' altra consonanza. Dico più semplice, et più perfetta: percioche qualunque volta si ritroua vna dispositione, che riceui il più, et il meno, et denomini formalmente la cagione, et lo effetto; et conuenghi tal cosa allo effetto per la cagione; sempre si denominarà primieramente la cagione semplicemente, et dipoi lo effetto si denominerà, ouero si dirà tale ad vn certo modo; et questo in tutti i generi delle cagioni. Onde dico, che Quella cosa, che per vn' altra è tale, quella che ne è cagione, è detta maggiormente tale. Però, si come dicemo, che essendo la mano calda per il fuoco, il fuoco esser maggiormente caldo; cosi dicemo, che essendo la Ottaua semplice per l' Vnisono, che lo Vnisono è maggiormente semplice. Ma perche l' Vnisono non è considerato dal Musico come consonante, ma si bene come principio della Consonanza; però parlando delle consonanze dicemo, che la Ottaua semplicemente è semplice, la prima, et la più perfetta di ogn' altra consonanza: et in fatto è cosi: percioche da lei ogn' altro interuallo hà il suo essere: et le altre consonanze dicemo perfette, non semplicemente; ma si bene ad vn certo modo. La onde essendo la Quinta più vicina alla Ottaua, che non è la Quarta; dicemo, che la Quarta è men perfetta della Quinta: percioche la sua proportione è più lontana dalla proportion Dupla, che è il principio della Inequalita, et cagione di ogn' altra proportione. Similmente dicemo, che la Quarta è più perfetta, che non è il Ditono, et questo più perfetto del Semiditono: conciosia che la Sesquialtera, che è la forma della Diapente, è contenuta tra 3 et 2, et è più vicina alla Dupla, la quale è la forma della Diapason, contenuta tra questi termini 2 et 1. il che si può dire anco delle altre. Ma se il principio di alcuna cosa è più perfetto di quelle cose, che segueno dopo; non è cosa ragioneuole, che noi diciamo, che la Quinta, o la Quarta siano equali nella perfettione all' Ottaua: percioche da essa ottaua dipendeno. Et ben che io habbia detto, che la Quarta, et la Quinta, con le lor replicate siano consonanze perfette. secondo il mostrato modo; nondimeno la Ottaua solamente, et le replicate sono semplicemente perfette; essendo che non se le può aggiungere, ne leuare alcuna cosa, cioè non si possono accrescere, o diminuire di interuallo, fuori delle lor vere, et legittime proportioni per modo alcuno, se non con grande offesa dell' Vdito. Essendo poi la Quarta, la Quinta, et le replicate sottoposte a tal passione, come nel capitolo 42 della Seconda parte hò mostrato; però dico, che elle sono mezane tra le consonanze perfette et le imperfette; o ueramente mezane tra la perfettione, et la imperfettione. Et perche etiandio quelle, che si chiamano Imperfette, a ciò sono sottoposte; però si [-155-] possono chiamare non solo Imperfette, ma anco Imperfettissime: conciosia che oltra la imperfettione, che si ritroua in loro al modo detto, si possano anche accrescere, et minuire nel modo, che si fà la Quinta, et la Quarta.

Quali consonanze siano più piene, et quali più vaghe. Capitolo 8.

ALLE volte sogliono i Musici vsare due termini, cioè Consonanza piena, et Consonanza vaga; onde mi pare, auanti che si vada più oltra, di uoler dire, quel, che importino, et quali siano tali consonanze. Però è da auertire, che li Musici rare uolte hanno vsato questi due termini, senza aggiungerli l' vna de queste due particelle, Più, ouer Meno; onde hanno detto, Consonanza più piena, o più uaga; et Consonanza men piena, o men uaga: hauendo hauuto sempre rispetto ad vn' altra consonanza. La onde chiamano più piene quelle consonanze, le quali hanno maggior possanza di occupare l' Vdito, con suoni diuersi; per il che si può dire, che la Quinta sia più piena della Ottaua: percioche li suoi estremi occupano maggiormente, et con più diletto l' vdito con diuersi suoni, che non fanno gli estremi della Ottaua; i quali sono equisonanti, et si assimigliano l' vn l' altro; Di modo che lassando da vn canto essa Ottaua, tutte le altre si dicono esser più piene l' vna dell' altra, in quanto l' vna hà maggior forza di contentare l' Vdito; si come sono quelle, che sono più vicine al loro principio, et hanno maggior perfettione di tutte le alrre. Si che de qui si può cauare vna Regola; che tutte quelle, che sono di maggior proportione sono più piene; lassando (come hò detto) da vn canto la Ottaua, et le replicate anco. Quelle poi chiamano più vaghe, le quali sono contenute da minori proportioni; et è cosi in fatto, massimamente quando sono collocate a i lor propij luoghi: Conciosia che quelle consonanze, che hanno le lor proportioni più uicine alla Dupla, per loro natura amano la parte graue, come il propio luogo; et vengono ad esser più piene di quelle, che hanno le lor proportioni più lontane da essa Dupla: Impero che queste sono di minor proportione, che non sono le prime, et per loro natura amano l' acuto. Onde poste a i loro luoghi propij, uengono ad esser men piene, et più vaghe delle altre: percioche stando nell' acuto, per la uelocità de i mouimenti penetrano più uelocemente l' vdito, et con maggior diletto si fanno vdire. Et tanto più sono uaghe, quanto più si partono dalla semplicità, della quale i nostri sentimenti non molto si rallegrano, et si accompagnano ad altre consonanze; poi che amano maggiormente le cose composte, che le semplice. Per la qual cosa intrauiene all' Vdito intorno li suoni, udendo le consonanze prime, quello che suole intrauenire al Vedere intorno a i principali colori, de i quali ogn' altro color mezano si compone: che si come il Bianco, et il Nero li porgono minor diletto, di quello che fanno alcuni altri colori mezani, et misti; cosi porgono minor diletto le consonanze principali, di quello che fanno le altre, che sono men perfette. Et si come il Verde, il Rosso, lo Azuro, et gli altri simili più li dilettano, et tanto più si dimostrano a lui uaghi: percioche sono lontani dalli principali, che non fà il colore, che chiamano Roanno, ouero il Beretino; delli quali l' vno è più vicino al Nero, et l' altro al Bianco. Cosi l' Vdito più si diletta nelle consonanze, che sono più lontane dalla semplicità de i Suoni: conciosia che sono molto più uaghe, di quelle che le sono più vicine. Et quasi allo istesso modo si diletta l' Vdito della compositione de i Suoni, che fà il Vedere della compositione de i Colori: percioche la compositione de i colori, ouero che non può essere senza qualche harmonia, ouero che hà con l' harmonia qualche conuenienza per che l' vna, et l' altra si compone di cose diuerse. Onde potemo dire, che si come le dette consonanze maggiori sono più piene, che non sono le minori; cosi le minori sono più vaghe di quello, che sono le maggiori: et tanto più si rendeno sonore, et grate all' Vdito, quanto sono poste ne i luoghi loro propij: come al suo luogo diremo. Si potrebbe anco dire, che nelle istesse perfette la Quinta è più uaga della Ottaua, et la Quarta più uaga della Quinta, come è manifesto: percioche sono più lontane dalla equalità, poi che etiandio le consonanze perfette non sono priue di tal uaghezza; ma questo basti.

Della Differenza, che si troua tra le consonanze Imperfette. Capitolo 9.

LE Consonanze imperfette si diuidono in due parti, et si pone tra loro questa differenza, che alcune sono maggiori, et alcune minori. Le maggiori sono quelle, li cui estremi sono contenuti da proportioni maggiori, et da maggiori interualli: et queste sono il Ditono, et lo Essachordo maggiore, de i quali il primo si chiama Terza, et il secondo Sesta, l' vna et l' altra maggiori. Et le minori sono quelle, che sono di proportione minore, et hanno minore interuallo; [-156-] et queste sono il Semiditono, il quale chiamano Terza minore; et l' Essachordo minore, chiamato Sesta minore. Et se bene di sopra hò nominato le dette consonanze col nome semplice di Terza, et di Sesta, senza fare alcuna mentione di maggiore, o di minore; et hora le aggiunga tali differenze; l' hò fatto per seguire il modo, che tengono i Prattici; et per poterle ridurre prima sotto vn Genere, et mostrar dipoi le lor Specie, et le loro Differenze; accioche da i Prattici (a i quali voglio in queste due parti satisfare quanto io posso) fussero conosciute: percioche da loro non sono altramente nominate. E ben vero, che tra loro pongono la differenza di maggiore, et di minore; come di sopra si è detto, et come qui sotto sono notate.

Consonanze imperfette Maggiori.     Consonanze imperfette Minori.
Ditono, o Terza maggiore.           Semiditono, o Terza minore.
Essachordo, o Sesta maggiore.       Essachordo, o Sesta minore.
Et le replicate.                    Et le replicate.

Et quantunque la differenza di maggiore, et di minore si ponghi solamente nelle consonanze imperfette; nondimeno le specie, o uero interualli dissonanti anco possono hauere tal differenza; ancora che non siano considerati dal Musico, se non in quanto hanno ragione di Interuallo; come altroue uederemo: percioche la Seconda è di due sorti appresso li Prattici; cioè il Tuono, et il Semituono: onde si può dire Seconda maggiore, et Seconda minore. Et la Quarta è di tre sorti, cioè la Diatessaron consonanza; il Tritono, che è una compositione di tre Tuoni; et la Semidiatessaron, che è vna compositione di vn Tuono, et di due Semituoni; i quali interualli ne i loro estremi sono dissonanti. Questo istesso si potrebbe etiandio dire della Quinta, della Ottaua, et delle replicate, le quali si lassano per non andare in lungo.

Della propietà, o natura delle consonanze Imperfette. Capitolo 10.

IL PROPIO, o Natura delle Consonanze imperfette è, che alcune di loro sono viue et allegre, accompagnate da molta sonorità; et alcune, quantunque siano dolci, et soaui, declinano alquanto al mesto, ouero languido. Le prime sono le Terze, et le Seste maggiori, et le replicate; et le altre sono le minori. Tutte queste hanno forza di mutare ogni cantilena, et di farle meste, o uero allegre secondo la lor natura. Il che potemo uedere da questo; che sono alcune cantilene, le quali sono viue, et piene di allegrezza; et alcune altre per il contrario, sono alquanto meste, ouer languide. La cagione è, che nelle prime, spesso si odeno le maggiori consonanze imperfette, sopra le chorde estreme finali, o mezane de i Modi, o Tuoni; che sono il Quinto, il Sesto, il Settimo, l' Ottauo, l' Vndecimo, et il Duodecimo; come uederemo al suo luogo; i quali Modi sono molto allegri, et viui: conciosia che in essi si odono spesse fiate le consonanze collocate secondo la natura del numero sonoro, cioè la Quinta tramezata, o diuisa harmonicamente in vna Terza maggiore, et in vna minore; il che molto diletta all' vdito. Dico le Consonanze esser poste in essi secondo la natura del numero sonoro: percioche allora le consonanze sono poste ne i loro luoghi naturali; Onde il Modo è più allegro, et porge molto piacere al sentimento, che molto gode, et si diletta delli oggetti proportionati; et per il contrario, hà in odio, et aborisce li sproportionati. Ne gli altri Modi poi, che sono il Primo, il Secondo, il Terzo, il Quarto, il Nono, et il Decimo, la Quinta si pone al contrario, cioè mediata arithmeticamente da vna chorda mezana; di modo che molte uolte si odeno le consonanze, poste contra la natura del Numero sonoro. Per il che, si come ne i primi, la Terza maggiore si sottopone spesse uolte alla minore; cosi ne i secondi si ode spesse fiate il contrario, et si ode vn non so che di mesto, o languido, che rende tutta la cantilena molle; il che tanto più spesso si ode, quanto più spesso in esse sono poste a tal modo; per seguir la natura, et la propietà del Modo, nel quale è composta la cantilena. Hanno oltra di questo le Consonanze imperfette tal natura, che i loro estremi con più commodo, et miglior modo si estendeno uerso quella parte, che è più vicina alla sua perfettione, che uerso quella, che le è più lontana: percioche ogni cosa naturalmente desidera di farsi perfetta, con quel modo più breue, et migliore, che puote. Onde le imperfette maggiori desiderano di farse maggiori; et le minori hanno natura contraria: conciosia che il Ditono, et lo Essachordo maggiore desiderano [-157-] di farsi maggiori, uenendo l' vno alla Quinta, et l' altro alla Ottaua; et il Semiditono, et lo Essachordo minore amano di farsi minori, uenendo l' vno uerso l' Vnisono, et l' altro uerso la Quinta: come è manifesto a tutti quelli, che nelle cose della Musica sono periti, et hanno il loro giuditio sano: percioche tutti li mouimenti, che fanno le parti, uengono a farsi col mouimento di alcuno interuallo, nel quale si contiene il Semituono, che è ueramente il Sale (dirò cosi) il condimento, et la cagione di ogni buona Modulatione, et di ogni buona Harmonia; le quali modulationi senza il suo aiuto, sarebbeno quasi insoportabili da udire. Ma questo più chiaramente uederemo, quando si tratterà il modo, che si hà da tenere nel por le consonanze, et gli altri interualli nelli Contrapunti.

Ragionamento particolare intorno all' Vnisono. Capitolo 11.

POTEMO Hora dire (se uogliamo considerare quello, che di sopra hauemo ueduto) che gli Elementi semplici, ouero Specie semplici del Contrapunto, si consonanti, come etiandio dissonanti, siano Dodici; cioè l' Vnisono, il Semituono, il Tuono, il Semiditono, il Ditono, la Diatessaron, la Diapente, lo Essachordo minore, il maggiore, lo Eptachordo minore, il maggiore, et la Diapason; delle quali specie si ragionerà al presente di ciascuna particolarmente: Percioche se bene il Contrapunto si compone principalmente di consonanze; nondimeno per accidente anco si compone di dissonanze; accioche sia più allegro, et più bello. Volendo adunque ragionar di tali specie tenirò questo ordine; che dopo ch' io hauerò ragionato dell' Vnisono (come porta il douere: percioche è il Principio dal quale nascono le consonanze, et senza lui ogn' altro interuallo non hauerebbe il suo essere) verrò a parlare delle altre specie; non gia secondo l' ordine proposto, il quale è tenuto da i Prattici: ma secondo che l' vna si ritroua esser più perfetta dell' altra; et secondo che sono collocate per ordine nel progresso naturale de i numeri sonori, ouero delle proportioni; incominciando prima da quelle, che sono contenute nel genere Moltiplice; di poi da quelle, che hanno le loro forme nel genere Superparticolare; Le quali espedite, ragionarò di quelle, che hanno ne gli altri generi il loro essere. Pigliaremo adunque il principio del nostro ragionamento dalla difinitione dell' Vnisono dicendo, che l' Vnisono è vna adunanza di due, ouer più suoni, o uoci equali, che non fanno alcuno interuallo; ma sono contenute in vno medesimo punto, et in vno medesimo luogo. Et si ritroua nella proportione della Equalità tra 1 et 1. ouero tra 2 et 2, et altre simili; la qual proportione (come hò detto altroue) è principio della Inequalità. Questo non si pone tra le consonanze, et tra gli interualli: percioche tanto è l' Vnisono appresso il Musico, quanto è il Punto appresso il Geometra. Onde si come il Punto è principio della Linea, ma non è però linea; ne la Linea è composta de punti: imperoche 'l Punto non hà lunghezza, ne larghezza, ne altezza; che si possa continouare, ò congiungere con vn' altro punto; cosi l' Vnisono è solamente principio della consonanza, o dell' Interuallo; ma non è consonanza, ne interuallo: essendo che non si può continouare, si come non si può continouare il punto. Et perche ogni consonanza si ritroua tra due suoni distanti per il graue, et per l' acuto; i quali fanno vno interuallo, et è (come vedemmo nella Seconda parte) mistura, o compositione di suono graue et acuto; però non hauendo l' Vnisono alcuna di queste qualità, non lo potemo chiamare per alcun modo ne Consonanza, ne Interuallo. La qual cosa si proua dalle parole del Filosofo; il quale riprendendo nella Politica il porre in una città la robba in commune, et facendo tal cosa impossibile, conferma la sua opinione con vno essempio musicale dicendo, che sarebbe non altramente, che se vno volesse fare di vna Consonanza, vna Voce vnisona, oueramente del Verso, vn solo piede. Onde si vede, che la consonanza è presa da lui diuersa dall' Vnisono. Meritamente adunque è chiamato l' Vnisono, quasi di vn suono solo; La onde quando ritrouaremo in vna parte di vna canzone due, o più figure in vna istessa lettera, o chorda, siano poste in riga, ouero in spacio; diremo che quelle saranno vnisone, et di vn solo suono; et che quel passaggio, che si troua dall' vna all' altra è Vnisono: come nello essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 157] [ZAR58IH3 01GF]

Il medesimo potremo anco dire, quando due, o più parti di tal canzone si ritroueranno essere in vna medesima chorda; come sono le due sottoposte.

[-158-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 158,1] [ZAR58IH3 01GF]

Della Prima consonanza, cioè della Diapason, ouero Ottaua. Capitolo 12.

ESSENDO cosa ragioneuole, che in ogni nostra attione incominciamo dalle cose più semplici, le quali per loro natura sono maggiormente comprese da i nostri sensi, et sono più manifeste, et più intelligibili; accioche da queste più ageuolmente passiamo alle meno semplici; però daremo principio al ragionamento delle consonanze dalla Diapason, ouero Ottaua: conciosiache di lei non si ritroua alcuna altra consonanza, che sia più semplice, et maggiormente conosciuta dal sentimento. Ma perche io sommamente desidero, che li Prattici non solo conoschino gli interualli musicali, inquanto sono consonanti, o dissonanti, et le loro specie; ouero in quanto sono perfetti, o men perfetti: ma etiandio da che proportione siano contenuti; però incominciando da essa Diapason, la quale è la Prima consonanza, per seruare l' ordine proposto, dico; che ella è contenuta dalla proportion Dupla nel genere Moltiplice tra questi termini radicali 2 et 1; et è prima tra quelli suoni, che hanno la forma loro dalle proportioni della Inequalità. Onde mi penso, che ella fusse chiamata da i Musici con tal nome: percioche (come altroue etiandio hò detto) hà iurisditione in ogni consonanza, et in ogni interuallo, che sia maggiore, o minor di lei. Il che è manifesto dal nome, che tiene: percioche è composto da [Dia] che è parola Greca, che significa Per; et da [Pasa], che vuol dire Vniuersità, ouero Ciascuno: onde è chiamata [dia pason], cioè Vniuersità di concento. Meritamente adunque, et non senza proposito, i Musici l' hanno chiamata Genitrice, Madre, Fonte, Origine, Principio, Luogo, Ricetto, et Soggetto vniuersale di ogni consonanza, et di ogni interuallo, quantunque minimo. Questa, quando è considerata dal Musico semplicemente, et in generale, cioè quando li suoi estremi sono senza alcuna voce mezana, ouero altro suono, et fanno vn solo interuallo, si ritroua hauere vna sola specie: Imperoche, tanto è contenuta dalla proportione Dupla nelli suoi estremi, vna Diapason, che sia posta nell' acuto, quanto un' altra, che sia posta nel graue. Ma quando è considerata particolarmente, cioè secondo che ella è diuisa diatonicamente in Tuoni, et in Semituoni; ouero mediata da altri interualli; allora dico, che le sue specie sono Sette, secondo che gli Interualli delli suoni mezani si possono diuersamente, secondo la natura del genere Diatonico ordinare in sette maniere: Percioche ciascuna consonanza (come dice Boetio) produce una specie manco, di quello, che è il numero delle sue chorde. Et nasce la varietà delle specie, dalla varietà de i luoghi, che contengono il Semituono: conciosia che nella prima, che si troua da A in a; come si vede nello Introduttorio di Guidone, il Semituono, il quale è la cagione della distintione delle specie, è contenuto nel secondo, et nel quinto interuallo di essa Diapason, procedendo dal graue all' acuto: Ma nella seconda specie, che è posta tra [Sqb] et [sqb], tal Semituono si ritroua. nel primo, et nel quarto luogo; et cosi di mano in mano, secondo l' ordine delle mostrate sette lettere. Onde essendo in tal maniera mediata, dicono i Musici, che la Diapason è vna compositione di otto suoni, diatonicamente, et secondo la natura del numero sonoro accommodati, et ordinati in essa; dalli quali la nominarono etiandio Ottaua; et contengono in se cinque Tuoni, cioè tre maggiori, due minori, et due Semituoni maggiori; come ne i sottoposti essempij si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 158,2; text: Prima specie. Seconda Specie.] [ZAR58IH3 01GF]

[-159-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 159,1; text: Terza Specie. Quarta Specie. Quinta Specie. Sesta Specie. Settima Specie.] [ZAR58IH3 02GF]

Quando adunque nelle compositioni ritrouaremo due parti; l' vna distante dall' altra per vn simile interuallo, di modo che la graue occupi il luogo graue, et la acuta il luogo acuto di qual si voglia dell' vna delle specie de i mostrati essempi; allora diremo, che tal parti saranno distanti tra loro per vna ottaua; come in questo essempio si vedeno.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 159,2] [ZAR58IH3 02GF]

Della Diapente, ouero Quinta. Capitolo 13.

BISOGNO è di ricordarsi hora quello, che hò detto nel capitolo 13. della Prima parte, cioè che ogni consonanza, ouero altro interuallo quantunque sia minimo, che sia minor della Diapason, nasce non per aggiuntione di più proportioni insieme: ma per la diuisione della Dupla, che contiene la Diapason. Ilche hauemo potuto vedere, non solo dalli numeri, et dalle proportioni poste nel capitolo 15. della Prima parte: ma per via della Diuisione harmonica posta nel capitolo 39. della Seconda: percioche dalla diuisione della Diapason, contenuta dalla Dupla, nacque la Diapente, et la Diatessaron. La Diapente (dico) contenuta tra questi termini radicali 3. et 2; et la Diatessaron tra 4 et 3. Et perche la proportione, che si troua tra 3 et 2, segue immediatamente dopo la Dupla; però hauendo prima ragionato della Diapason, mi par cosa honesta di ragionare della Diapente, et dipoi della Diatessaron: Imperoche si come la proportione della Diapason è la prima nel genere moltiplice, cosi quella della Diapente è la prima nel genere Superparticolare. Onde non è fuori di ragione, che noi incominciamo da questi principij; essendo bisogno, che siano conosciuti prima di ogn' altra cosa. Ritornando adunque alla Diapente dico, che quando ella è considerata semplicemente, nel modo che è contenuta nelli suoi estremi termini, senza alcun mezo, si può dire, che tal consonanza sia di vna sola specie: percioche non si ritroua alcuna Diapente, che sia maggior di vn' altra, o minore di proportione; ne meno che gli estremi dell' vna siano più distanti, o più ristretti di proportione, di quelli di vn' altra. Ma quando la consideriamo tramezata nelli suoi estremi da altre chorde, et da altre proportioni nell' ordine diatonico; allora dicemo, [-160-] che le sue specie sono quattro: Imperoche essendo tali estremi tramezati da altre chorde diatonicamente, il maggior Semituono è posto tra loro in quattro modi diuersamente (lassando però di hauer consideratione alcuna de i Tuoni maggiori, o minori, si in questa, come in ogn' altra consonanza) percioche generarebbono etiandio altre specie differenti, quando si considerassero minutamente tali interualli collocati tra esse. Di quelle adunque, che sono tra lor differenti per la trasportatione del Semituono, quella è la Prima specie, che hà il Semituono nel secondo interuallo; la Seconda è quella, che l' hà nel primo; la Terza nell' vltimo; et la Quarta nel terzo: come qui sotto si vedono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 160,1; text: Prima specie. Seconda Specie. Terza Specie. Quarta Specie.] [ZAR58IH3 03GF]

Et ciascuna di loro contiene in se cinque voci, o suoni, et quattro interualli; che hanno tra loro due Tuoni maggiori, vno minore, et vn Semituono maggiore; Et per questa cagione, dal numero delle chorde, che contiene è detta Quinta da i Prattici: Ma li Greci la chiamarono Diapente, con queste due parole, [dia], che significa Per; et [pente], che vuol dir Cinque; quasi volendo dire Consonanza, che procede per cinque voci, o suoni. Quando adunque saranno due parti lontane l' vna dall' altra di maniera, che l' vna tenghi la parte graue di ciascuna delle dette specie; et l' altra l' acuta: allora diremo, che saranno lontane l' vna dall' altra per vna Diapente, o per vna Quinta: come qui si vedeno.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 160,2] [ZAR58IH3 03GF]

Et quantunque io habbia posto gli essempij della Diapason nel capitolo precedente nelle chorde graui; non si possono pero por quelli della Diapente l' vno dopo l' altro, come si è fatto quelli della Diapason, senza alcuno interrompimento dell' ordine: conciosia che se io li hauessi posto nelle chorde A. [Sqb]. C et D: ancora che la prima, la terza, et la quarta chorda hauessero date le specie della Diapente perfette; nondimeno la seconda non l' hauerebbe potuto dare: percioche dalla chorda [Sqb] alla chorda F si ritroua la Diapente diminuta di vn Semituono; come è manifesto a ciascuno, che è perito nella Musica; ancora che Boetio non si guardasse da tal cosa, quando nel capitolo 13. del Quarto libro della Musica, pose la seconda specie di questa consonanza tra le chorde Hypate hypaton, et parhypate meson, che è vna Quinta diminuta, et contiene due Tuoni, et due Semituoni. Ma credo io, che non si curasse di porre essatamente il vero della cosa, pur che mostrasse con lo essempio delle chorde quello, che volea intendere.

Della Diatessaron, ouer Quarta. Capitolo 14.

LA Diatessaron, la quale è la minor parte principale della Diapason, la cui forma è contenuta nel secondo luogo del genere Superparticolare, tra questi termini 4 et 3; essendo considerata senza alcun mezo, non si ritroua di lei se non vna sola specie; per le ragioni dette di sopra della Diapason, et della Diapente: Ma quando è considerata tramezata diatonicamente da altri suoni, o voci, allora si ritrouano tre specie, che nascono dalla varietà del Semituono, lassando (come etiandio hò detto) la consideratione de i Tuoni; il quale Semituono è diuersamente collocato tra esse, nelle loro chorde mezane; si come hò detto della Diapason, et della Diapente: percioche hauendo la prima specie il Tuono nel primo luogo più graue, hà dipoi nel secondo il Semituono maggiore, et nel terzo il Tuono: Ma la seconda hà il Semituono nel primo luogo, et la terza nel terzo luogo, et li Tuoni poi accommodati per ordine; come nel sottoposto essempio si può vedere.

[-161-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 161,1; text: Prima specie. Seconda Specie. Terza Specie.] [ZAR58IH3 03GF]

Questa (come hò detto altroue) da i Greci è chiamata prima Sinfonia, ouero (come la nomina Filone Giudeo) prima Harmonia; Et Boetio la dimanda Minima consonanza: La onde si vede, che non hebbero il Ditono, ne il Semiditono per consonanze. La chiamarono etiandio Diatessaron dal numero delle chorde, o voci, che in se contiene: percioche ogni Diatessaron procede al modo mostrato per quattro voci: Imperoche è detta da [Dia], che vuol dire Per, et da [tessara], che vuol dir Quattro, cioè Consonanza di quattro voci, o suoni; dal qual numero i nostri Moderni la chiamarono Quarta. Quando adunque vorremo far due parti nelle nostre compositioni, le quali siano tra loro distanti per vna Diatessaron, porremo in vna delle chorde estreme di uno delli sopraposti essempi la voce graue, et nell' altro l' acuta, come si vede nello essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 161,2] [ZAR58IH3 03GF]

Il perche ritrouando si anco nelle cantilene due parti accommodate l' vna con l' altra in cotal modo; potremo dire, che l' vna sia distante dall' altra per vna Diatessaron, oueramente per una Quarta.

Del Ditono, ouer Terza maggiore. Capitolo 15.

SEGVE dopo la Diatessaron senza alcun mezo la consonanza nominata Ditono, che è contenuta tra questi termini 5 et 4, nel terzo luogo del genere Superparticolare, dalla proportione Sesquiquarta. Questo è veramente marauiglioso, che la Natura habbia ordinato in tal maniera l' vna Consonanza dopo l' altra, che ritrouandosi tra le parti del Senario la forma della Diapente, diuisa Arithmeticamente in due parti, tra questi termini 6. 5. 4; il Musico ritroua queste parti, con uno ordine contrario, tra la istessa Diapente diuisa harmonicamente in due parti, tra questi termini. 15. 12. 10. Considerato adunque il Ditono senza alcun mezo; secondo che è contenuto semplicemente ne i suoi termini radicali; potemo dir quello, che si è detto delle altre consonanze, cioè che non se ne troua se non vna specie: percioche tanto distanti in proportione sono gli estremi di vn Ditono posto nell' acuto, quanto quelli di alcuno altro posto nel graue: Ma considerandolo tramezato diatonicamente, et diuiso in due Tuoni, dico che le sue specie sono due; come qui sotto appareno.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 161,3; text: Prima specie. Ouero Seconda Specie.] [ZAR58IH3 03GF]

Et tal differenza nasce dalla varietà delli suoi interualli: conciosia che nel primo interuallo della prima specie si ritroua il Tuono maggiore, et nel secondo il minore; et nella seconda specie si ritroua il contrario, cioè il minore nel primo, et nel secondo il maggiore. Diremo adunque, che allora le parti de i Contrapunti sono distanti [-162-] l' vna dall' altra per vn Ditono, quando l' vna di esse si ritroua in alcuna delle chorde estreme graui delli mostrati essempi, et l' altra nelle estreme acute; come nello essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 162,1] [ZAR58IH3 04GF]

Questa consonanza è detta Ditono: perche contiene in se due Tuoni; quantunque li Prattici la dimandino Terza maggiore, perche è diuisa in due interualli, contenuti da tre chorde, delle quali le estreme sono più distanti di quello, che sono le estreme del Semiditono, per vn Semituono minore; come a mano a mano vederemo.

Del Semiditono, ouero Terza minore. Capitolo 16.

LA parte minore della Diapente, è chiamata Semiditono, la forma del quale è contenuta nel genere Superparticolare dalla proportione Sesquiquinta, nel quarto luogo. Questa dalli Prattici etiandio è detta Terza minore, et le sue specie sono due, considerandola diuisa diatonicamente in vn Tuono maggiore, et in vn maggior Semituono: Imperoche la prima contiene tal Semituono nel suo secondo interuallo, et la seconda lo contiene nel primo; come qui si uede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 162,2; text: Prima specie. Seconda specie.] [ZAR58IH3 04GF]

Ma considerandola senza alcun mezano suono, cioè nelli suoi estremi solamente, è di vna sola specie: conciosia che (come si è detto dell' altre consonanze) le chorde estreme di vno posto nel graue, et quelle di uno posto nell' acuto, sono contenute da vna istessa proportione. Dicono li Prattici, che quando le parti delle lor compositioni sono distanti l' vna dall' altra, di maniera, che l' vna parte occupi qualunque chorda si uoglia graue, et l' altra occupi qualunque chorda acuta di vno, de gli essempi mostrati disopra, che sono lontane per vn Semiditono, ouer Terza minore; come sono le due sottoposte.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 162,3] [ZAR58IH3 04GF]

Questo interuallo è chiamato Semiditono, non gia da Semis parola latina, che vuol dir Mezo, come se fusse mezo Ditono a punto; ma si bene da Semus: percioche (come vuole Boetio) in tal maniera si chiama quella cosa, che non ariua al mezo intero: Onde si dice Semituono quello interuallo, che non è lo intero mezo del Tuono: ma è Tuono imperfetto. Si dice adunque il Semiditono, Ditono imperfetto: conciosia che è diminuto di vn Semituono minore, contenuto dalla proportione Sesquiuentesima quarta. Lo nominano anco Terza, dal numero delle chorde, et le aggiungono Minore: percioche li suoi estremi sono più ristretti, et di minor proportione, che non sono quelli del Ditono. Ma questo sia detto a bastanza intorno a quelli interualli, che veramente sono consonanti.

Dell' vtile che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti. Capitolo 17.

ET quantunque le Consonanze siano principalmente considerate dal Musico, et non le Dissonanze: percioche compone di esse principalmente le sue canzoni; nondimeno pare (come dice Plutarco nella vita di Marco Tullio) che consideri anco quelle Voci, che sono dissonanti, cioè quelli interualli che non fanno la Consonanza; accioche sappia elegger quelle cose, che li apportano vtile et commodo, et fugga quelle, che poco fanno al suo proposito: Essendo che quelli interualli, i quali sono dissonanti, generano ingrato suono all' vdito, et fanno la cantilena aspra, et senza alcuna soauità. Ma perche è impossibile, che nel cantare si possa andare da vna consonanza all' altra, procedendo dal graue all' acuto, o per il contrario, se non col mezo, et con l' aiuto di [-163-] tali interualli; però è dibisogno, che 'l Musico non solamente li conosca, accioche non li ponga in luogo di quelli, che sono consonanti: ma etiandio fa dibisogno, che habbia notitia di loro, per poterli vsare tra le parti della cantilena, nel modo ch' io mostrerò altroue. Onde essendo vtili, et anco necessarij, è cosa conueniente, che si dica alcuna cosa in particolare di loro: percioche se bene non hanno ragione di consonanza, hanno almeno ragione d' interuallo. Ne sono però tutti gli interualli necessarij al Musico: ma solamente quelli, che serueno alle modulationi diatoniche, i quali sono minori del Semiditono, et maggiori del Semituono minore, et senza alcun dubbio sono contenuti tra le Otto chorde di ciascuna Diapason: conciosiache sono separate l' una dall' altra harmonicamente, et per diuisione diatonica. Essendo adunque vtili, et necessarij anco all' uso delle harmonie, fa dibisogno che si conoschino, et si sappia la lor ragione, il numero loro, et la loro vtilità. Et perche ogni cosa si andrà a i luoghi conuenienti raccontando; però solamente vederemo hora il numero loro. Onde dico che veramente non sono più ne meno di Tre, cioè il Tuono maggiore, il Minore, et il maggior Semituono, che sono veri, et legittimi interualli del genere Diatonico, nel quale si adoperano. Et si chiamano veri, et legittimi di tal genere: percioche nascono da numeri sonori, et sono contenuti nel suo Tetrachordo, come nel capitolo 31. della Seconda parte hauemo veduto. Si trouano etiandio de gli altri interualli, che sono dissonanti; come si può vedere nella diuisione, ò compositione del Monochordo, mostrata nell' altra parte; et in qualunque altra, che si potesse fare con l' aiuto de i numeri harmonici: ma perche sono minori delli Tre sopranominati, il Musico non hà dibisogno di essi; et questi sono il Semituono minore, che si troua tra le chorde S B et K B; et il Coma, che è posto tra le chorde R B et M B della sopradetta diuisione. Et se bene si vede in lei, che alle volte sia impossibile di procedere dal graue all' acuto: o per il contrario; et da vna consonanza all' altra, senza l' aiuto di vno di questi interualli; questo importa poco: percioche in tali Istrumenti simili aggiuntioni sono necessarie: ma non è però necessario, che in vn proceder Diatonico si oda questi interualli, ne anco è vtile l' interuallo del Coma: percioche generarebbe molto fastidio a chi lo vdisse; tanto più, che nelle Voci non si ode tale interuallo: essendo che si possono fare acute, et graui, come torna meglio; et col mezo loro si può ridurre a perfettione ogni cantilena, senza alcuno incommodo; il che non intrauiene ne gli istrumenti arteficiali: conciosiache l' Arte mai può in cosa alcuna agguagliarsi alla Natura. Ma perche vedemo, che le Voci maggiormente si accostano alla natura de gli istrumenti, ridutti al numero delle chorde pithagorice, ne i quali non si ritroua queste minutie; che alla natura de gli accordati perfettamente secondo le forme de i numeri harmonici; però si potrebbe dire, che la Partecipatione fusse più vtile al Musico, che l' accordo perfetto. La onde si debbe auertire, che in quanto alla Scienza questo è più vtile: perche da lui si può cauare la vera ragione di ogni interuallo, che sia accommodato perfettamente alla sua vera proportione; massimamente perche le Voci (come altroue hò detto) segueno la perfettio ne de gli interualli: ma quanto all' vso et alla Prattica, è più commodo quello. E ben vero, che l' uno, et l' altro si può dir perfetto nella lor specie, nel modo che altre volte hò detto, et mostrato. Tale vtile adunque apportano nella Musica i nominati interualli; che volendo passare da vna Diatessaron ad vna Diapente, o per il contrario, non si puo venire con altro mezo, che col Tuono maggiore: et procedendo dal Semiditono alla Diatessaron; oueramente da questa a quello, et dalla Diapente allo Essachordo maggiore, o per il contrario, non si viene se non col mezo del Tuono minore. L' vtile poi che si caua dal Semituono maggiore è questo, che dal Ditono si può venire col suo mezo alla Diatessaron, et per il contrario; et dalla Diapente allo Essachordo minore; o da questo a quella. La onde hauendosi da loro un tal commodo, non è fuori di proposito, che ragioniamo alcuna cosa di loro particolarmente; lassando quelli, che sono contenuti ne gli istrumenti arteficiali: conciosia che non solo non si adoperano: ma è anco impossibile di poterne hauere la proportione rationale di quelli, che si accrescono, o diminuiscono di alcuna parte del Coma; come altroue ho mostrato.

Del Tuono maggiore, et del minore. Capitolo 18.

VOLENDO adunque hauere la cognitione perfetta di questi interualli, bisogna ricordarsi quello, che si è detto, et mostrato nel capitolo 39. della Seconda parte; cioè che 'l Ditonosi diuide harmonicamente in due Tuoni, non gia Sesquiottaui, come da molti antichi, et moderni Musici è stato affirmato: percioche generarebbeno ne i loro estremi dissonanza: ma si bene in vno contenuto dalla proportione Sesquiottaua, et l' altro dalla proportione [-164-] Sesquinona; et l' vno si chiama Tuono maggiore, et l' altro minore. Onde per maggiore intelligenza delli Studiosi della Musica, mostrarò hora, tra quali chorde diatoniche l' vno, et l' altro siano contenuti. Incominciando adunque dal maggiore dico, che è quello, che segue immediatamente verso l' acuto, nelle chorde nominate diatoniche, il Semituono maggiore in ogni Tetrachordo; et è quello anco, che si troua collocato tra le chorde A, [Sqb]; et a, [sqb] senza alcun mezo; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 164,1] [ZAR58IH3 04GF]

Ma il minore segue sempre il maggiore verso l' acuto, et tiene sempre lo interuallo, che è il terzo di ciascun Tetrachordo nella parte acuta; come nello essempio si uede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 164,2] [ZAR58IH3 04GF]

Hauemo adunque nel genere Diatonico due specie di Tuono, cioè il Tuono maggiore, et il minore: però quando noi ritrouaremo due parti nelli contrapunti, che saranno distanti l' una dall' altra per vno di questi interualli, diremo, che quelle sono lontane per vn Tuono maggiore, ouer minore; oueramente diremo, che siano distanti per vna Seconda maggiore: conciosia che cosi è nominato da i Prattici tale interuallo, a differenza della minore, che è il Semituono maggiore: et è cosi chiamata dal numero delle sue chorde, le quali contengono questi interualli, che sono diatonici; come nello essempio posto di sopra si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 164,3] [ZAR58IH3 04GF]

Del Semituono maggiore, et del minore. Capitolo 19.

SEGVE dopo questi il Semituono maggiore, contenuto dalla proportione. Sesquiquintadecima. Questo congiunto al Tuono maggiore ne da il Semiditono. Et se bene non nasce per la diuisione di alcuno interuallo, fatta per via della proportionalità harmonica, nasce almeno per la reintegratione della Diatessaron, quando dal Ditono peruenimo alli suoi estremi: percioche è impossibile, di venirui senza il suo mezo; si come al capitolo 39. della Seconda parte, et di sopra anche, hò dimostrato. Onde tanta è la sua proportione, quanta è la differenza, che si ritroua tra la Sesquiquarta, che contiene il Ditono, et la Sesquiterza, che è la forma di essa Diatessaron. Questo è nominato da i Prattici Seconda minore; et si ritroua sempre posta senza alcun mezo nella parte graue, nel principio di ciascun Tetrachordo; come si è potuto vedere: et è collocato naturalmente tra le chorde poste in questo essempio:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 164,4] [ZAR58IH3 04GF]

Guidone pose il Semituono nel mezo di ciascun Essachordo, come in luogo più degno, et più honorato; nel quale (come si dice) consiste la Virtù: conciosia che la eccellenza, et nobilità sua è tale, che senza lui ogni cantilena sarebbe aspra, et insoportabile da vdire: ne si potrebbe hauere alcuna harmonia, che fusse perfetta, senza il suo mezo. Questo è detto Maggiore, a differenza del Minore, che si ritroua in acuto ascendendo, tra le chorde [rob] et [sqb]:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 164,5] [ZAR58IH3 04GF]

o per il contrario, il quale non si adopera nel genere Diatonico, et è il sottoposto. Quando adunque l' vna delle parti delle nostre Canzoni sarà lontana dall' altra per vno delli gradi acuti de i mostrati essempi, et l' altra per vno delli graui; allora diremo, che quelle sono distanti per un Semituono maggiore, [-165-] ouer per una Seconda maggiore; come nell' essempio si uede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 165,1] [ZAR58IH3 05GF]

Fù chiamato Semituono, per le ragioni, ch' io dissi parlando nel capitolo 16. del Semiditono, da quella voce Semus, che vuol dir Sciemo, et Imperfetto: percioche il Tuono non è mai diminuto, ouer fatto imperfetto della sua meza parte intera; come la esperienza lo dimostra: essendo che niuna proportione (come hò detto più volte) si possa diuidere in due parti equali. Ma questo sia detto a bastanza intorno gli interualli diatonici, contenuti dalle proportioni Moltiplici, et dalle Superparticolari.

Dello Essachordo maggiore, ouero Sesta maggiore. Capitolo 20.

VENENDO Hora a quelli, che hanno le forme loro tra le proportioni del genere Superpartiente, dico, che lo Essachordo maggiore hà la sua forma dalla proportione Superperbipartiente terza, la quale è la prima proportione di questo genere, tra questi termini radicali 5 et 3. Et benche questo interuallo non si possa chiamare assolutamente Semplice, se non ad vn certo modo: percioche gli estremi della sua proportione possono esser tramezati dal numero Quaternario, in cotal maniera 3. 4. 5; et lo potemo dire composto della forma della Diatessaron, et della forma del Ditono; tuttauia lo chiamaremo Semplice in vn certo modo; non gia perche sia composto di due interualli: ma si bene, perche non è composto dello interuallo della Diapason, che è il Tutto, et di alcuna sua parte. Quando adunque consideraremo questo interuallo ne i suoi estremi solamente, et senza alcun mezo, ritrouaremo, che è di vna sola specie; ancora che fusse posta nel graue, o nello acuto. Ma quando lo consideraremo diuiso diatonicamente; tante saranno le sue Specie, quanto saranno le variationi de i luoghi del Semituono, compreso in esso, secondo i modi delle diuisioni, che fanno le sue chorde mezane, le quali saranno tre; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 165,2; text: Prima specie. Seconda specie. Terza specie.] [ZAR58IH3 05GF]

Li Musici chiamano questo interuallo Essachordo, per il numero delle chorde, che contiene, che sono Sei: Percioche appresso de i Greci tanto vuol dire [Hex], quanto significa Sei appresso di noi; et similmente tanto uuol dire [Chorde] appresso di loro, quanto Chorda appresso di noi. Onde è detto Interuallo, che contiene Sei chorde; ouero Consonanza di sei uoci: percioche è compreso da tal numero di chorde. La onde li Prattici lo chiamano Sesta maggiore, a differenza della minore, la quale è compresa da minor proportione; et dicono, che la Sesta maggiore, ouero il maggiore Essachordo è vna compositione di sei voci, ouer suoni, che contiene quattro Tuoni, et vn Semituono maggiore. Quando adunque saranno due parti nelli nostri contrapunti, distanti l' vna dall' altra per il graue, et per l' acuto, secondo la ragione de gli estremi di alcuno delli sopraposti essempi; allora diremo, che tal parti seranno distanti l' vna dall' altra per vno Essachordo, ouer Sesta maggiore; come qui in essempio si uede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 165,3] [ZAR58IH3 05GF]

[-166-] Dello Essachordo minore, ouero Sesta minore. Capitolo 21.

LO Essachordo minore, che è contenuto dalla proportione Supertripartientequinta, è (secondo che la definiscono i Prattici) vna compositione di sei voci, o suoni, dalle quali prende il nome di Sesta, che contiene tre Tuoni, et due Semituoni maggiori; hauendo riguardo al modo, che è tramezato diatonicamente da quattro chorde. Et perche è tramezato solamente in tre modi delle predette chorde; si come dalla varia positione de i Semituoni si puo comprendere; però tre solamente sono le sue specie, le quali si veggono qui sotto in essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 166,1; text: Prima specie. Seconda specie. Terza specie.] [ZAR58IH3 05GF]

Ma quando fusse considerato nelli suoi estremi solamente, senza esser tramezato da alcuna chorda mezana; si trouerebbe di lui vna sola specie, per le ragioni dette de gli altri interualli. Et ancora che non si possa chiamare assolutamente Semplice: percioche li suoi termini radicali sono tramezati dal numero Senario in cotal modo 5. 6. 8; come si può uedere tra li numeri harmonici, posti nel capitolo 15. della Prima parte; onde lo potemo chiamar composto della Diatessaron, et del Semiditono; Tuttauia per le ragioni dette dello Essachordo maggiore, lo chiamaremo anco lui Semplice ad vn certo modo. Quando adunque due parti delli nostri contrapunti saranno distanti l' vna dall' altra per il graue, et per lo acuto, secondo la ragione delle chorde estreme di alcuno delli mostrati essempij, allora potremo dire, che saranno distanti per vno Essachordo, o Sesta minore; come qui in essempio si ritroua. Questo etiandio si chiama Essachordo per le ragioni dette dello Essachordo maggiore, la onde a sua differenza gli aggiunsero, Minore: et tanto l' uno, quanto l' altro non erano connumerati da gli Antichi tra le consonanze: conciosiache le loro estreme chorde sono tirate sotto le ragioni delle proportioni predette, le quali si ritrouano esser connumerate tra quelle del genere Superpartiente. Ma perche li Musici moderni le pongono in cotale ordine; et perche sono composte (se cosi le vogliam considerare) della Diatessaron, et del Ditono, ouer Semiditono; che poste insieme, non possono essere se non consonanti, quando sono collocati a i loro luoghi propij; però hò voluto far di loro particolar mentione, et mostrar le loro specie.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 166,2] [ZAR58IH3 05GF]

Onde facendo hora fine di ragionar più di quelli interualli, le cui proportioni sono comprese nel genere Moltiplice, et nel Superparticolare; et di quelli, che hanno le lor forme nel genere Superpartiente, et sono accettati da ciascuno Musico per consonanti; verrò a ragionar di quelli, che hanno le lor forme in questo genere istesso, et sono al tutto Dissonanti.

Della Diapente col Ditono; ouero della Settima maggiore. Capitolo 22.

DALLA proportione Supersettipartiente ottaua adunque pigliano gli estremi suoni della Diapente col Ditono la loro forma. Ho detto gli estremi suoni: percioche se bene questo interuallo si può chiamar Composto: perche li suoi termini radicali, che sono 15 et 8, possono esser tramezati in cotal modo 15. 12. 10. 9. 8. come nel capitolo 15 della Prima parte si può vedere; tuttauia, per le ragioni dette di sopra, lo chiamaremo Incomposto. [-167-] E posto questo interuallo nell' ordine de gli interualli dissonanti: percioche la sua proportione non hà luogo tra i numeri harmonici. Questo, essendo considerato semplicemente, et senza alcun mezo, non hà sotto di sè, se non vna sola specie: ma dipoi considerato diuiso diatonicamente in Tuoni, et in Semituoni, le sue specie sono due. Dicono li Prattici, che questo interuallo tramezato è vna compositione di sette suoni, ouero di sette voci, che contiene sei interualli, tra i quali sono cinque Tuoni, et vn Semituono maggiore: come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 167,1; text: Prima specie. Seconda specie.] [ZAR58IH3 06GF]

Li Prattici lo nominano Settima de numero delle voci, o de i suoni, che sono contenuti in esso; et lo chiamano anco Eptachordo, da [Hepta], che significa Sette, et da [Chorde], che vuol dire Chorda; et a differenza del minore gli aggiungono questa particella Maggiore. Diremo etiandio di esso quello, che si è detto de gli altri interualli; che tutte le volte, che si ritrouerà in alcuna cantilena due parti, che siano poste, l' una nelle chorde graui delli mostrati essempi, et l' altra nell' acuta; che tali parti saranno distanti l' vna dall' altra per vna Settima maggiore, oueramente per vno Eptachordo maggiore; come sono queste due parti di questo essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 167,2] [ZAR58IH3 06GF]

Della Diapente col Semiditono, ouer Settima minore. Capitolo 23

SOTTO la proportione Superquadripartiente, è contenuta la Diapente col Semiditono nelle sue estreme chorde. Et ancora che si possa chiamar composta: conciosia che li suoi termini radicali, che sono 9 et 5, siano tramezati nell' ordine naturale de i numeri harmonici, da 8 et 6, come nel capitolo 15 della Prima parte si può vedere; nondimeno per essere interuallo minore della Diapason, lo chiamaremo Incomposto. Questo interuallo considerato senza alcun mezo (per le ragioni addutte altre volte) si ritroua di vna sola specie: ma considerato tra mezato, secondo la natura del genere Diatonico, li Prattici dicono, che è vn composto di sette voci, o suoni, che contengono sei interualli; tra i quali si troua quattro Tuoni, et due Semituoni maggiori; et le sue specie sono Cinque, che nascono dalla diuersità de i luoghi, che occupano i Semituoni; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 167,3; text: Prima specie. Seconda specie. Terza specie. Quarta specie.] [ZAR58IH3 06GF]

[-168-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 168,1; text: Quinta specie.] [ZAR58IH3 06GF]

Dal numero delle chorde i Prattici lo chiamarono Settima; è ben vero che vi aggiunsero questa parola Minore, per farlo differente dal maggiore. Lo nominarono etiandio Eptachordo minore, da quelle due parole greche poste di sopra nel capitolo precedente. Quando adunque saranno due parti distanti l' vna dall' altra, come sono le chorde estreme delli sopraposti essempi, allora diremo, che sono lontani per vna Settima minore: come sono le sottoposte.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 168,2] [ZAR58IH3 06GF]

Qui porrò fine al ragionare delle Consonanze, et de gli altri Interualli semplici; lassando etiandio, per più breuità, di ragionare delli Composti: conciosia che ogn' altro qual si uoglia, che sia maggior della Diapason, si considera composto di lei, et di vna sua parte; et non sarà molto difficile, quando si vorrà sapere la loro ragione, la quale sempre potremo hauere, quando noi aggiungeremo sopra la Diapason quell' altro interuallo, che le vorremo porre appresso, sommando insieme i termini radicali, che contengono tali interualli. Dirò ben questo, che gli estremi suoni della Diapasondiapente, ouer Duodecima, sono contenuti dalla proportione Tripla; quelli della Disdiapason, ouer Quintadecima, dalla Quadrupla; quelli della Disdiapason col Ditono, ouer Decimasettima, dalla Quintupla; et quelli della Disdiapasondiapente, ouer Decimanona, dalla Sestupla: ma gli altri si potranno inuestigar facilmente con la ragione.

In qual maniera naturalmente, o per accidente tali interualli da i Prattici alle volte si ponghino superflui, o diminuti. Capitolo 24.

ET quantunque ogni Consonanza, et ogni Interuallo diuiso in molte parti, si possa denominare dal numero delle chorde; tuttauia si debbe auertire, di non cascare in vno errore, nel quale sono cascati spesse volte alcuni Prattici; i quali considerando vno ordine de suoni nel numero delle chorde solamente, et facendo poca stima de gli interualli contenuti in esso; hanno posto tallora nelle compositioni loro alcuna delle predette consonanze superflua, ouero diminuta, in luogo della uera, et legittima specie. Et ciò hanno fatto: conciosia che gli estremi di qualunque ordine de suoni, considerato solamente nel numero delle chorde, si possono considerare, o ritrouare in due modi; cioè Consonanti, et Dissonanti. Li primi sono quelli, che sono collocati tra le loro chorde vere, et sono compresi dalle loro vere proportioni, et sono i veri, et legittimi interualli, de i quali habbiamo parlato disopra: Ma li secondi sono quelli, che non sono contenuti tra le lor chorde propie, et sono fuori delle lor vere proportioni; ancora che il loro ordine, et i loro interualli siano diatonici. Questi poi si ritrouano di due sorti: percioche, ouero che l' interuallo è diminuto, per contenere in se alcuno interuallo minore in luogo di vn maggiore, si come il Semituono maggiore in luogo del Tuono; ouero che è superfluo: per che contiene vno interuallo maggiore in luogo di vn minore; si come il Tuono in luogo del Semituono. Onde quella Quinta, che naturalmente si troua da [Sqb] ad F, collocata tra cinque chorde, è senza dubbio alcuno diminuta di vn Semituono minore: percioche in luogo di tre Tuoni, et di vno Semituono maggiore, contiene due Tuoni, et due Semituoni; et è ne li suoi estremi dissonante: perche è contenuta dalla proportione Super 19 partiente 45, che non hà luogo tra i numeri harmonici; et perciò la chiamano Semidiapente, et Quinta imperfetta, ouer diminuta. Il medesimo potemo dir della Quarta contenuta nel numero di quattro chorde, tra F et [sqb], che per ritrouarsi in lei tre Tuoni, è chiamata Tritono; et è superflua di vn Semituono minore. La onde non essendo le sue chorde estreme contenute sotto le proportioni de gli harmonici numeri: percioche la sua forma è contenuta dalla Super 13 partiente 32, è sopramodo dissonante; et sono li sottoposti interualli. Questo errore non solamente può accascare nella Quinta, et nella Quarta: ma etiandio nella

[-169-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 169,1; text: Semidiapente. Tritono.] [ZAR58IH3 07GF]

Ottaua: percioche se 'l si hauerà riguardo al numero delle chorde solamente, che si ritrouano tra la chorda [sqb] et la [rob], diremo che tale Ottaua sia senza alcun dubbio diminuta di un Semituono minore: essendo che è contenuta nelle sue estreme chorde dalla proportione Super 13 partiente 25; onde è dissonante quanto si può dire; et si vede posta tra le chorde diatoniche del sottoposto essempio, et si può anco nominare Semidiapason.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 169,2; text: Diapason diminuta.] [ZAR58IH3 07GF]

Simili errori si possono ancora commettere tra le chorde diatoniche, et le chromatiche: percioche se noi porremo la chorda # posta in acuto, tra la c et la d, per l' uno de gli estremi della Ottaua; et la chorda C posta nel graue per l' altro estremo; haueremo vna Ottaua dissonantissima, contenuta dalla proportione Dupla sesquiduodecima, et sarà vna Diapason superflua di vn Semituono minore. Onde se di nuouo pigliaremo la detta chorda # con la F, haueremo una Quinta dissonante, contenuta dalla proportione Super 9 partiente 16, detta Diapente superflua. La medesima chorda ancora accompagnata alla G ne darà il Tritono: che contiene tre Tuoni; come nel sotto posto essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 169,3; text: Diapason superflua. Diapente superflua. Tritono.] [ZAR58IH3 07GF]

Tutti questi interualli si potranno diminuire della istessa quantità, quando pigliaremo la chorda chromatica # posta nel graue, tra la C et la D, in luogo della C, et faremo la ottaua # et c: percioche allora tale Ottaua sarà minuita di vn Semituono minore, et contenuta dalla proportione Super 23 partiente 25, che è minor della Dupla, la onde si chiama Semidiapason. Similmente tal chorda accompagnata con la G ne darà vna Semidiapente, contenuta dalla Super 11 partiente 25; et accompagnata con la F ne darà la Semidiatessaron, compresa sotto la forma della proportione Super 21 partiente 75, la quale insieme con le altre sono contenute nel sotto posto essempio, et sono al tutto dissonanti.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 169,4; text: Semidiapason, Semidiapente. Semidiatessaron.] [ZAR58IH3 07GF]

Questi, et tutti gli altri interualli mostrati disopra sono dissonantissimi, et non si debbeno porre ne i Contrapunti: perche generarebbeno fastidio all' vdito. Onde non senza giuditio, i Musici prattici più periti diedero vna Regola, per schiuar questi errori, Che non si douesse mai porre la voce del Mi contra quella del Fa, nelle consonanze perfette; come più oltra vederemo. Si debbe però auertire, che alle volte si pone la Semidiapente ne i Contrapunti in luogo della Diapente; similmente il Tritono in luogo della Diatessaron, che fanno buoni [-170-] effetti: ma in qual maniera si habbiano a porre, lo dimostrerò più oltra. Quando adunque ritrouaremo due parti, l' una delle quali nell' acuto tenghi il luogo di alcuna delle chorde estreme, di alcuno delli mostrati essempi; et l' altra tenghi il luogo di alcuna posta nel graue; allora diremo, che saranno distanti l' vna dall' altra per uno delli detti interualli; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 170,1] [ZAR58IH3 07GF]

Qui si hauerebbe potuto porre molti altri essempi, et mostrar più in lungo in quante maniere tali interualli si accrescono, et minuiscono, col mezo delle chorde chromatiche: ma per non andare in lungo, gli hò voluti lassare. Similmente si hauerebbe potuto mostrare in qual modo, per uia delle istesse chorde chromatiche, il Ditono diuenti Semiditono; et il Semiditono Ditono: ma perche cambiandosi in tal maniera, non fanno alcuno interuallo dissonante; però hò voluto etiandio lassar da parte tal ragionamento; accioche io possa dichiarare, et mostrar gli effetti, che fanno questi tre segni; cioè il [sqb] quadrato, il [rob] molle, et il # Diesis.

De gli effetti che fanno questi segni. [sqb]. [rob]. et #. Capitolo 25.

GLI effetti adunque delle dette cifere, o segni (come habbiamo potuto vedere) è di aggiungere, o di leuare il Semituono minore dal Tuono, et di far diuentare minore alcuna consonanza maggiore; o per il contrario la maggiore minore. Questo Semituono, ancorache non si adoperi nelle modulationi del genere Diatonico; si ritroua tuttauia esser stato vsato alcune fiate da i Compositori nelle lor cantilene; et massimamente tra le modulationi, che fanno due parti ascendendo, ouer discendendo insieme col mouimento della Terza; si come si può uedere essaminando molte compositioni, tanto de gli Antichi, quanto etiandio de i Moderni compositori. Ma Cipriano di Rore lo adoperò in vna parte sola, in quella canzone a quattro voci, che incomincia Hellas coment, si nella parte più graue, come anco nella parte più acuta. Et tal Semituono si ritroua naturalmente tra la chorda Tritesynemennon, et la Paramese; come nel capitolo 19. di sopra hò mostrato. Dicono li Prattici, che tal Semituono è descritto tra queste due voci Fa, et Mi, ponendo il Mi sopra il Fa; le quali sono differenti di forma, et sono il [rob], et il [sqb], che si veggono nel sottoposto essempio:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 170,2] [ZAR58IH3 07GF]

percioche la voce, o chorda segnata col [sqb], è più acuta di quella, che è segnata col [rob]. La onde Guidone Aretino, per non confondere li Cantori, pose nel suo Introduttorio le due lettere, o cifere mostrate differenti, et non variò il luogo; et volse, che per l' vna di esse si intendesse la chorda Tritesynemennon, et per l' altra la chorda Paramese. Vedendo dipoi li Musici questa differenza, ordinarono due sorti di cantilena, l' vna delle quali chiamarono di Natura, et di [sqb] quadrato; et è quella, che procede per le chorde del Tetrachordo Meson, et per quelle del Tetrachordo Diezeugmenon; et non si pone nel principio delle parti della cantilena alcuna delle mostrate cifere. L' altra nominarono di Natura, et di [rob] molle; et questo quando le parti toccano le chorde del Tetrachordo Synemennon, et quelle del Tetrachordo Meson; lassando da un canto quelle, che sono del Tetrachordo Diezeugmenon; et in questa sorte di canzone si pone nel principio delle parti della cantilena la cifera, ouer segno del [rob] molle, auanti i segni del Tempo. Et se bene nelle cantilene, che procedeno per il Tetrachordo Meson, et per il Diezeugmenon, non si pone la cifera del [sqb]; nondimeno ue la intendeno: et tal cifera si ritroua ne i Libri ecclesiastici, cioè ne i Canti fermi molto spesso, se bene ne i Canti figurati sia stata, et è anco poco vsata: percioche i Moderni quando vogliono porre alle volte la chorda Paramese in luogo della Tritesynemennon, pongono la cifera # in luogo del [sqb]; ancora che tal cosa si faccia contra ogni douere: conciosiache si douerebbe vsare la propia cifera della cosa, che vogliono intendere, et non vn' altro segno forestiero: quantunque questo importi poco: percioche hormai ogn' vn conosce, qual chorda si hà da vsare in luogo della Tritesynemennon, quando pongono la cifera del #: Ma in vero io lodarei molto, che si vsasse il segno propio. Per tornare adunque a gli effetti, che fanno cotali Cifere dico, che leuano, ouer aggiungono il Semituono minore: Imperoche [-171-] se noi vorremo essaminare con diligenza il primo delli due sottoposti essempi, ritrouaremo, che dalla prima figura alla seconda, vi è lo interuallo del Tuono; Onde se tra loro porremo il segno del [rob], come si vede nel secondo essempio;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 171,1; text: Primo essempio. Secondo essempio.] [ZAR58IH3 08GF]

non è dubbio, che verremo a leuare dalla parte acuta del detto Tuono il Semituono minore; et tra le figure del secondo essempio, si ritrouerà il Semituono maggiore: perche dalla diuisione del Tuono, fatta per la chorda Tritesynemennon, nasce il Semituono maggiore, et il minore; come altroue si è detto. Similmente il [sqb] fà vn tale effetto, nel secondo delli sottoposti essempi:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 171,2; text: Primo essempio. Secondo essempio.] [ZAR58IH3 08GF]

perche si come tra le figure del primo si ritroua il Tuono, cosi posta la chorda [sqb] in luogo della [rob], è rimosso dalla parte graue il minore, et resta il maggior Semituono. Tale effetto farà anco il #: percioche si come tra le figure del primo essempio delli due sottoposti, si scorge il Tuono; cosi tra quelle del secondo è posto il Semituono maggiore.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 171,3; text: Primo essempio. Secondo essempio.] [ZAR58IH3 08GF]

Et tutto questo si è detto per la diminutione dello interuallo del Tuono, col mezo delle mostrate cifere, o chorde, leuandoli il Semituono minore: Ma se noi vorremo accrescere lo interuallo del Semituono maggiore, con lo aggiungerli il minore, si potrà far lo istesso con le predette cifere, o chorde; come nelli sottoposti essempi si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 171,4] [ZAR58IH3 08GF]

Douemo però auertire, accioche le parti della cantilena riuscischino più facili, et più ageuoli da cantare; che quando si vorrà porre la chorda del [rob], che la figura cantabile, la quale è posta auanti quella, che si vuol segnare con tal segno, proceda dal graue all' acuto; et quando si vorrà porre il [sqb] ouero il #, fare, che procedino al contrario, cioe dall' acuto al graue; et questo: perche (come hò detto) le parti sono più facili da cantare, et tali interualli sono più ageuoli da proferire, come la esperienza lo dimostra; Ancora che non sarebbe grande errore, quando si facesse altramente.

Quel che si ricerca in ogni compositione, et prima del Soggetto. Capitolo 26.

VERRO' hormai a ragionare del Contrapunto: ma auanti ch' io dia principio a tal ragionamento, fa dibisogno sapere, che in ogni buon Contrapunto, ouero in ogn' altra buona Compositione si ricercano molte cose, delle quali se vna ne mancasse, si potrebbe dire, che fosse imperfetta. La Prima è il Soggetto, senza il quale si farebbe nulla: Imperoche si come lo Agente in ogni sua operatione hà sempre riguardo al fine, et fonda l' opera sua sopra qualche Materia, la quale è chiamata il Soggetto; cosi il Musico nelle sue operationi hauendo riguardo al fine, che lo muoue all' operare, ritroua la Materia, ouero il Soggetto, sopra 'l quale viene a fondare la sua compositione, et cosi viene a condurre a perfettione l' opera sua, secondo il proposto fine. La onde, si come il Poeta, il quale è mosso da questo fine, cioè di giouare et di dilettare, come Horatio chiaramente dimostra nella sua Poetica dicendo;

[-172-] Aut prodesse volunt, aut delectare poetae:
        Aut simul et iucunda, et idonea dicere vitae;
hà nel suo Poema per soggetto la Historia, ouero la Fauola, la quale, o sia stata ritrouata da lui, ouero se l' habbia pigliata da altrui: l' adorna, et polisse in tal maniera con varij costumi, come più gli aggrada, non lassando da parte alcuna cosa, che sia degna, et lodeuole, per dilettar l' animo de gli vditori; che hà poi del magnifico, et marauiglioso; cosi il Musico, oltra che è mosso dallo istesso fine, cioè di giouare, et di dilettare gli animi de gli ascoltanti con gli accenti harmonici, hà il Soggetto, sopra il quale è fondata la sua cantilena, laquale adorna con varie modulationi, et varie harmonie, di modo che porge grato piacere a gli ascoltanti. La Seconda è, che sia composta principalmente di consonanze, dipoi habbia in sè per accidente molte dissonanze, collocate in essa con debiti modi, secondo le Regole, le quali più abasso voglio mostrare. La terza è, che le parti della cantilena procedino bene, cioè che le modulationi procedino per veri, et legittimi interualli, che nascono da i numeri sonori; accioche per il mezo loro acquistiamo l' vso delle buone harmonie. La Quarta conditione, che si ricerca, è, che le modulationi, et il concento sia variato: percioche da altro non nasce l' harmonia, che dalla diuersità delle modulationi, et dalla diuersità delle consonanze, messe insieme con variatione. La Quinta è, che la cantilena sia ordinata sotto vna prescritta, et determinata Harmonia, o Modo, o Tuono, che vogliam dire; et che non sia disordinata: Et la Sesta, et vltima (oltra l' altre, che si potrebbeno aggiungere) è, che l' harmonia, che si contiene in essa, sia talmente accommodata alla Oratione, cioè alle Parole, che nelle materie allegre, l' harmonia non sia flebile; et per il contrario, nelle flebili, l' harmonia non sia allegra. Onde accioche del tutto si habbia perfetta cognitione, verrò à ragionare di tutte queste cose separatamente, secondo che mi verranno al proposito, et secondo il bisogno. Incominciando adunque dalla Prima dico, che il Soggetto di ogni compositione musicale si chiama quella parte, sopra laquale il Compositore caua la inuentione di far le altre parti della cantilena, siano quante si vogliano. Et tal Soggetto può essere in molti modi: prima può essere inuentione propia, cioè, che il Compositore l' hauerà ritrouato col suo ingegno; dipoi può essere, che l' habbia pigliato dalle altrui compositioni, accommodandolo alla sua cantilena, et adornandolo con varie parti, et varie modulationi, come più gli aggrada, secondo la grandezza del suo ingegno. Et tal Soggetto si può ritrouare di più sorte: percioche può essere vn Tenore, ouero altra parte di qualunque cantilena di Canto fermo, ouero di Canto figurato; ouero potranno esser due, o più parti, che l' vna seguiti l' altra in Fuga, o Consequenza, ouero a qualunque altro modo: essendo che li varij modi di tali Soggetti sono infiniti. Ritrouato adunque che hauerà il Compositore il Soggetto, farà poi le altre parti, nel modo che più oltra vederemo; Il che fatto tal maniera di comporre si chiamerà, secondo li Prattici, Far contrapunto. Ma quando non hauerà ritrouato prima il Soggetto; quella parte, che sarà primieramente messa in atto; ouer quella con la quale il Compositore darà principio alla sua cantilena, sia qual si voglia, et incomincia a qual modo più li piace; o sia graue, oueramente acuta, o mezana; sempre sarà il Soggetto, sopra il quale poi accommodarà le altre in Fuga, o Consequenza, ouero ad altro modo, come più li piacerà di fare; accommodando le harmonie alle parole, secondo che ricerca la materia contenuta in esse. Ma quando il Compositore andrà cauando il Soggetto dalle parti della cantilena, cioè quando cauerà vna parte dall' altra, et andrà cauando il Soggetto per tal maniera, et facendo insieme la compositione, come uederemo altroue; quella particella, che lui cauerà fuori delle altre, sopra laquale dipoi componerà le parti della sua compositione, si chiamerà sempre il Soggetto. Et tal modo di comporre li Prattici dimandano Comporre di fantasia: ancorache si possa etiandio nominare Contrapuntizare, o Far contraponto, come si vuole.

Che le Compositioni si debbeno comporre primieramente di Consonanze, et dipoi per accidente di Dissonanze. Capitolo 27.

ET benche (come altroue si è detto) ogni Compositione, et ogni Contrapunto: et per dirlo in vna sola parola, ogni Harmonia, si componghi di Consonanze principalmente; nondimeno per più sua bellezza, et leggiadria, si vsano anco secondariamente in essa, per accidente le Dissonanze, lequali quantunque poste sole all' vdito non siano molto grate; nondimeno quando saranno collocate nel modo, che regolarmente debbeno essere, et secondo [-173-] li precetti, che dimostraremo; l' Vdito talmente le sopporta, che non solo non l' offendeno: ma li danno grande piacere, et diletto. Di esse il Musico ne caua due vtilità, oltra le altre che sono molte, di non poco ualore: La Prima è stata detta di sopra, cioè, che con l' aiuto loro si può passare da vna consonanza all' altra: La Seconda è, che la Dissonanza fa parere la Consonanza, la quale immediatamente le segue, più diletteuole; et con maggior piacere dall' vdito è compresa, et conosciuta; si come dopo le tenebre è più grata, et diletteuole alla vista la luce; et il dolce dopo l' amaro è più gusteuole, et più soaue. Prouiamo per esperienza ogni giorno ne i suoni, che se per alquanto di tempo, l' vdito è offeso da alcuna dissonanza, la consonanza che segue dopo se li fa più soaue, et più diletteuole. La onde gli Antichi Musici giudicarono, che nelle compositioni hauessero luogo non solo le Consonanze, che chiamano Perfette, et quelle che nominano Imperfette; ma le Dissonanze ancora: percioche conobbero, che con più bellezza, et leggiadria, poteuano riuscire, di quello, che hauerebbeno fatto, non le hauendo: Conciosiache se fussero composte di consonanze solamente, con tutto che facessero bello vdire, et da loro ne vscissero buoni effetti, hauerebbeno tuttauia tali compositioni (non essendo mescolate le Consonanze con le Dissonanze) quasi dello imperfetto, si dalla parte del cantare, come anco per l' aiuto della compositione: perche mancarebbeno di vna grande leggiadria, che nasce da queste cose. Et benche io habbia detto, che nelle compositioni si vsino principalmente le Consonanze, et dipoi per accidente le Dissonanze; non si debbe per questo intendere, che si habbiano a porre ne i Contrapunti, o Compositioni, come vengono fatte, senza alcuna regola, et senza alcuno ordine: percioche ne seguirebbe confusione: ma si de auertire di porle con ordine, et con regola; acciò il tutto torni bene. Ma si debbe sopra 'l tutto hauer riguardo (oltra l' altre) a due cose; nelle quali (per mio giuditio) consiste tutta la bellezza, tutta la leggiadria, et tutta la bontà di ogni compositione; cioè alli Mouimenti, che fanno le parti della cantilena ascendendo, et discendendo per mouimenti simili; ouero contrarij: et alla Collocatione delle consonanze a i luoghi propij, nelle harmonie. Delle quali cose, con l' aiuto di Dio, intendo ragionarne, secondo che tornerà il proposito: impero che questo è stato sempre il mio principale intendimento. Et per introduttione di questo ragionamento, intendo di esporre alcune Regole, date da gli Antichi, i quali conobbero la necessità di cotali cose; con le quali insegnando il modo, che si hauesse da tenere nel porre regolarmente le Consonanze, et anco le Dissonanze, l' vna doppo l' altra nelle compositioni, veniuano a dare etiandio alcune Regole di tali Mouimenti, ancora che questo facessero imperfettamente. Queste Regole adunque porrò io con seguentemente per ordine, et porrò la sua dichiaratione; con la quale verrò a mostrar quello, che si hauerà da fare, et con ragioni euidenti mostrarò, in qual maniera si haueranno da intendere, aggiungendouene etiandio alcune altre, che saranno, non solo vtili; ma anco necessarie molto a tutti coloro, che desidererano di ridursi in vn modo regolato, et ordine buono di comporre dottamente, et elegantemente, con buone ragioni: et buoni fondamenti, ogni cantilena: Et per tal modo ciascuno potrà conoscere, in qual parte haurà da collocare le Consonanze, et le Dissonanze; et in qual luogo potrà porre le Maggiori, et le Minori, nelle sue Cantilene.

Che si debbe dar principio alle compositioni per vna delle Consonanze perfette. Capitolo 28.

VOLSERO prima gli Antichi Musici, il che è osseruato etiandio da i migliori Moderni, che nel dar principio alli Contrapunti, ouero ad altre Compositioni musicali, si douesse porre vna delle nominate Consonanze perfette; cioè l' Vnisono, o la Quinta, o la Ottaua, ouero vna delle replicate. La qual regola non volsero che fusse tanto necessaria, che non si potesse fare altramente, cioè che non si potesse anco incominciare per vna delle imperfette; poi che la perfettione sempre si attribuisce al fine, et non al principio delle cose. Non douemo però intendere questa regola cosi semplicemente: percioche quando la parte del Contrapunto incomincierà a cantare insieme con la parte del Soggetto, allora si potrà incominciare per vna delle perfette gia dette: Ma quando, per maggior bellezza, et leggiadria del Contrapunto, et per maggior commodità ancora, li Musici facessero, che le parti non incominciassero a cantare insieme; ma l' vna dopo l' altra, con lo istesso progresso di figure, o note, che è detto Fuga, o Conseguenza, il quale rende il Contrapunto non pur diletteuole; ma etiandio arteficioso; allora potranno incominciare da qual consonanza vorranno, sia perfetta, ouero imperfetta: [-174-] percioche intrauengono le Pause in vna delle parti. Si debbe però osseruare, che li principij dell' vna, et dell' altra parte habbiano tra loro relatione di vna delle nominate consonanze perfette, ouero di vna Quarta; et ciò non sarà fatto fuori di proposito: conciosia che si viene à incominciare sopra le chorde estreme, ouero sopra le mezane de i Modi, sopra i quali è fondata la cantilena, che sono le lor chorde naturali, ouero essentiali; come altroue vederemo. Et questo credo io, che intendessero gli Antichi, quando dissero, che nel principiare li Contrapunti, si douesse dar principio ad vna delle consonanze perfette; aggiungendo, che questa regola non era fatale, o necessaria, ma si bene secondo il voler di colui, che compone. Quando adunque uorremo incominciare alcuno Contrapunto in fuga, o consequenza, lo potremo incominciare per qual si voglia delle Perfette, ouero Imperfette, et per Quarta anche; Non che le parti incomincino a cantare per questa consonanza; ma dico per Quarta rispetto al principio del Soggetto, con la parte del Contrapunto, o per il contrario; come si vede tra la parte del Soggetto posto qui di sotto, la quale è vna Cantilena del Sesto modo, et tra la parte del Contrapunto del Quarto essempio nel graue: Imperoche l' vna incomincia nella chorda F, et l' altra nella chorda C, et sono distanti per Quarta, rispetto al principio dell' vna, et dell' altra; et osseruaremo la regola data, di cominciare per vna delle Consonanze perfette, facendo incominciare le parti a cantare insieme in vna Terza maggiore: percioche l' vna incomincia nella chorda E, et l' altra nella chorda C; come nel Quarto essempio si vede. La onde tal principio dimostra veramente, che tal precetto non è fatale, o necessario; ma si bene arbitrario. Ne possono queste due parti generare cosa alcuna di tristo all' vdito; essendo che se bene li principij delle parti corrispondeno per vna Quarta, come hò detto, tuttauia nel principiare il canto insieme si ode poi il Ditono, ouer la Terza maggiore.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 174; text: SOGGETTO. Primo essempio nell' acuto. Secondo essempio nell' acuto. Terzo essempio nel graue. Quarto essempio nel graue.] [ZAR58IH3 08GF]

Il medesimo douemo osseruare ne i Principij delli Contrapunti, o Compositioni, quando si ponesse nel principio della parte del Soggetto alcuna Pausa; come intrauiene quando si piglia vn Tenore di qualche Canzone, o Madrigale, o di altra cantilena, per comporli sopra le altre parti: percioche allora le parti, che si aggiungono, si debbeno incominciare al modo mostrato, osseruando quello, che intorno ciò è stato detto; come si vede ne i sottoposti essempi, delli quali il Sogggetto è composto nel Quarto modo.

[-175-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 175; text: SOGGETTO. Essempio primo nell' acuto. Essempio secondo nel graue.] [ZAR58IH3 09GF]

Si debbe etiandio auertire (il che è cosa di non poca importanza) di ordinare nelle Compositioni, et ne i Contrapunti a più voci in tal maniera le parti, che i loro principij corrispondino tra loro, et habbiano relatione per vna delle consonanze perfette, ouero imperfette; di modo che volendole cantare, nel pigliar le voci delle parti, non si oda alcuna dissonanza. Et questo, percioche non solo porge fastidio a quelli, che vogliono cantare: ma alle volte è cagione di farli errare più facilmente, pigliando vna voce per vn' altra; massimamente quando non sono molto sicuri. E ben vero, che è lecito porre nel graue il principio di due parti, che siano distanti l' vna dall' altra per vna Quarta, senza esserui alcun' altra parte più graue, alle quali le altre parti corrispondino per Ottaua; massimamente ne i Modi placali, ouero Impari, che li vogliamo dire; quando le parti della cantilena incominciano a cantare sopra le chorde principali de i loro Modi, ne i quali è composta: Conciosiache volendo torre questa libertà al Compositore, di poter porre due parti in tal maniera, non è cosa honesta; massimamente potendolo fare a due voci; et sarebbe farlo Soggeto, et obligato ad vna cosa fuori di ogni proposito: essendo che lo incominciare in tal modo è stato posto in vso da molti Prattici periti; si come da Iosquino, da Motone, et da altri ancora antichi, et moderni Musici; et di ciò potemo hauere lo essempio nel Motetto che fece Adriano a cinque voci Laus tibi sacra rubens; Lassandone infiniti altri de moderni, et antichi compositori. Tal licenza presi io anche in quelli tre motetti, Osculetur me osculis oris sui; Ego rosa Saron; et Capite nobis vulpes paruulas; i quali già composi a cinque voci; come ogn' vno potrà vedere; et saranno essempio alle cose, che di sopra sono state dette. Questo adunque si concede a tutti li Compositori: ma non è però da lodare, che due parti siano distanti ne i loro principij dalla parte del Soggetto, o nel graue, o nello acuto, l' vna per vna Quarta, et l' altra per vna Quinta: percioche allora queste parti verrebbeno ad esser distanti l' vna dall' altra per vna Seconda, et nel pigliar le voci farebbeno dissonanza, et potrebbe essere, che l' una di esse parti facesse il suo principio sopra vna chorda, che non sarebbe del Modo, sopra 'l quale è fondata la compositione, o cantilena. Et quantunque tale auertimento sia buono, tuttauia non è necessario, quando il Soggetto principale della compositione fusse composto con tale arteficio, che l' vna parte cantasse sopra l' altra in Fuga, o Consequenza, di modo che due di loro cantassero sopra la parte principale del Soggetto, nell' acuto, ouer nel graue, l' vna distante dall' altra per vna Quinta, ouero per vna Quarta: oueramente che l' vna fusse distante dal Soggetto per vna Quarta, et l' altra per vna Quinta, o per altro interuallo; Si come si puo vedere nel motetto Pater de celis deus, che fece Pietro della Rue a sei voci, et nel motetto Virgo prudentissima, che gia composi à sei voci, nel quale tre parti cantano in fuga, o consequenza, due verso l' acuto, et vna verso il graue per gli istessi interualli; et nel pigliar le voci si ode vn tal incommodo. Ma si debbe auertire, che io chiamo quella la parte del Soggetto, sopra la quale sono accommodate le altre parti in consequenza, et è la principale, et la guida di tutte le altre. Io non dico quella, che prima di ogn' altra incomincia a cantare; ma quella dico, che osserua, et mantiene il Modo sopra laquale sono accommodate le altre distanti l' vna dall' altra per qual si voglia interuallo; Come si potrà vedere nella Oratione dominicale Pater noster, et nella Salutatione angelica Aue Maria, ch' io per il passato composi a sette voci; doue il principale Soggetto di quelle tre parti, che cantano in fuga, non è quella parte che è prima al incominciare a cantare; ma si bene la seconda. In simili casi adunque sarà lecito porre in vna [-176-] compositione molte parti tra loro discordanti ne i loro principij, massimamente non volendo, ne potendo veramente discommodare l' artificioso Soggetto, che facendolo sarebbe pazzia: ma ne gli altri non si debbe (per mio consiglio) dare tale incommodità alli cantanti.

Che non si debbe porre due Consonanze, contenuto sotto vna istessa proportione, l' vna dopo l' altra ascendendo, ouero discendendo senza alcun mezo. Capitolo 29.

VIETAVANO dipoi gli Antichi compositori il porre due Consonanze perfette di vno istesso genere, o specie, contenute ne i loro estremi da vna proportione istessa, l' vna dopo l' altra; mouendosi le modulationi per vno, o per più gradi; come il porre due, o più Vnisoni, ouer due, o più Ottaue, oueramente due, o più Quinte, et altre simili; come ne i sottoposti essempi si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 176; text: Vnisoni, Ottaue. Quinte.] [ZAR58IH3 09GF]

conciosiache molto ben sapeuano, che l' Harmonia non può nascere, se non da cose tra loro diuerse, discordanti, et contrarie; et non da quelle, che in ogni cosa si conuengono. La onde se da tal varietà nasce l' Harmonia, sarà dibisogno, che nella Musica, non solo le parti della cantilena siano distanti l' vna dall' altra per il graue, et per lo acuto: ma etiandio che le loro modulationi siano differenti ne i mouimenti: et che contenghino varie consonanze, contenute da diuerse proportioni. Et tanto più potremo allora giudicare che sia harmoniosa quella cantilena, quanto più si ritrouerà nella compositione delle sue parti diuerse distanze tra l' vna, et l' altra, per il graue, et per lo acuto; diuersi mouimenti, et diuerse proportioni. Videro forse gli Antichi che le Consonanze poste insieme in altra maniera, di quella, ch' io hò detto (ancorache fussero alle volte varie ne i loro estremi per il graue, et per lo acuto) erano simili nel procedere, et simili di forma nelle loro proportioni: però conoscendo, che tale simiglianza non generaua alcuna varietà di concento, et giudicando (come era il vero) che la perfetta harmonia consistesse nella varietà, non tanto delli Siti, o Distanze delle parti della cantilena, quanto nella varietà de i Mouimenti, delle Modulationi, et delle Proportioni; giudicarono, che il porre due Consonanze l' vna dopo l' altra, simili di proportione, variauano se non il luogo di graue in acuto: o per il contrario, senza fare alcuna buona harmonia, ancora che i loro estremi fussero variati l' vno dall' altro: Però non volsero, che due, o più Consonanze perfette, contenute da vna istessa proportione, ascendenti insieme, o discendenti le parti, si potessero porre nelle compositioni l' vna dopo l' altra, senza alcuno altro mezano interuallo. Et massimamente vietarono gli Vnisoni, i quali non hanno alcuno estremo ne i suoni, ne sono differenti di sito, ne sono distanti tra loro, ne fanno variatione alcuna nel procedere, et sono simili in tutto, et per tutto; Ne si ritroua in loro cantando differenza alcuna di graue, o di acuto; non cadendo tra l' vno, et l' altro suono, alcuno interuallo: percioche le voci di vna parte si ritrouano in quello istesso luogo, che si ritrouano le voci dell' altra; come nello essempio posto disopra, et nella definitione posta al capitolo 11 dell' Vnisono, si può vedere: Ne anco si ritroua diuersità alcuna di modulatione: percioche per quelli istessi interualli canta vna parte, per li quali procede l' altra. Il medesimo si potrebbe etiandio dire di due, o più Ottaue; se non fusse, che i loro estremi sono differenti l' vno dall' altro per il graue, et per lo acuto; cosa che porge all' vdito alquanto più diletto, di quello, che non fanno gli Vnisoni; per esser la Ottaua ne i suoi estremi alquanto varia. L' istesso si può dire di due, o più Quinte; che per il procedere che fanno per gradi, et per proportioni simili, alcuni de gli Antichi hebbero opinione, che più presto ne vscisse ad vn certo modo dissonanza, [-177-] che harmonia, o consonanza: Onde hebbero per vero, che qualunque volta si perueniua ad vna Consonanza perfetta, si fusse venuto al fine, et alla perfettione, alla quale tende la Musica; la qual perfettione, non volsero, che si replicasse molte volte, per non generare sacietà all' vdito. Questo bello, et vtile auertimento conferma esser vero, et buono le operationi della stupenda Natura, la quale nel produrre in essere gli Indiuidui di ciascuna specie; mai li produce di maniera, che si assimiglino in tutto l' uno all' altro; ma si bene variati, per qualche differenza; la qual differenza, o varietà molto piacere porge alli nostri sentimenti. Debbe adunque ogni Compositore imitare vn tale, et tanto bello ordine: percioche sarà riputato tanto migliore, quanto le sue operationi si assimiglieranno a quelle della Natura. A tale osseruanza ne inuitano i Numeri, et le Proportioni: percioche tra loro non si ritroua nell' ordine naturale due proportioni l' vna immediatamente dopo l' altra, che siano simili; si come è vn progresso simile, 1. 1. 1. oueramente 2. 2. 2. et altri simiglianti, che sarebbeno le forme di due Vnisoni; ne meno vn tal progresso 1. 2. 4. 8. il quale non è Harmonico, ma Geometrico, nel quale si contengono le forme di tre Ottaue continoue: ne meno si ritroua un tale ordine 4. 6. 9. che contiene le forme di due Quinte continouate. Non douemo adunque per alcun modo porre due Vnisoni l' vno dopo l' altro immediatamente, ne due Ottaue, ne due Quinte; poi che naturalmente la cagione delle consonanze, che è il Numero harmonico, non contiene nel suo progresso, ouero ordine naturale due proportioni simili, l' vna dopo l' altra, senza alcun mezo; come nel capitolo 15. della Prima parte si può vedere: Percioche se bene queste consonanze, quando fussero poste in tal maniera, non facessero euidentemente alcuna dissonanza tra le parti; tuttauia farebbeno vdire un non sò che di tristo, che dispiacerebbe. Per tante ragioni adunque non douemo a patto alcuno far contra questa Regola; cioè non douemo porre le Consonanze l' vna dopo l' altra, al modo mostrato disopra: ma douemo cercare di variar sempre li Suoni, le Consonanze, li Mouimenti, et gli Interualli; et per tal modo, dalla varietà di queste cose, verremo a fare vna buona, et perfetta harmonia. Et non douemo hauer riguardo, che alcuni habbiano voluto fare il contrario, più presto per presuntione, che per ragione alcuna, che loro habbiano hauuto; come vedemo nelle loro compositioni: Conciosia che non douemo imitar coloro, che fanno sfacciatamente contra li buoni costumi, et buoni precetti di vn' Arte, et di vna Scienza, senza renderne ragione alcuna; ma douemo imitar quelli, che sono stati osseruatori de i buoni precetti, et accostarsi a loro, et abbracciarli come buoni maestri; lassando sempre il tristo, et pigliando il buono. Onde si come il vedere vna Pittura, che sia dipinta con varij colori, maggiormente diletta l' Occhio, di quello che non farebbe se fusse dipinta con vn solo colore; cosi l' Vdito maggiormente si diletta, et piglia piacere delle Consonanze, et delle Modulationi variate, poste dal diligentissimo Compositore nelle sue compositioni, che delle semplici, et non variate. Questo adunque volsero che si osseruasse i Musici Antichi più diligenti, alli quali siamo molto debitori; et aggiungeremo a questo, che per le ragioni gia dette, non si debbe anco porre due, o più Imperfette consonanze l' vna dopo l' altra, senza alcun mezo; come sono due Terze maggiori, due minori, due Seste maggiori anco, et due minori; come qui in essempio si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 177; text: Terze maggiori. Terze minori. Seste maggiori. Seste minori.] [ZAR58IH3 09GF]

Conciosiache non solo si fà contra quello, che hò detto delle Perfette; ma il loro procedere si fa vdire alquanto aspro, per non hauere nella modulatione delle parti, da parte alcuna lo interuallo del Semituono maggiore, nel quale consiste tutto il buono della Musica; percioche senza lui ogni modulatione, et ogni harmonia è dura, aspra, et quasi inconsonante. Et ciò nasce anco: conciosiache tra le parti, ouero tra le voci delle due Terze maggiori, et delle due Seste minori non si troua la Relatione harmonica, si come più oltra vederemo. La onde douemo sommamente auertire, che in ogni progresso, ouero modulatione, che fanno le parti cantando insieme, almeno vna di quelle si muoua, o faccia l' interuallo del Semituono maggiore, potendolo fare, accioche la modulatione, et l' harmonia che nasce dalli mouimenti, che fanno insieme le parti della cantilena, siano più diletteuoli et più soaui. La qual cosa si hauerà facilmente, [-178-] quando le Consonanze si porranno l' vna dopo l' altra, che siano diuerse di specie; come dopo la Terza, o la Sesta maggiore, si porrà la Minore; o per il contrario; Et quando dopo la Terza maggiore, si porrà la Sesta minore; ouero dopo questa, si porrà quella; et dopo la Terza minore, la Sesta maggiore: Similmente dopo la Sesta maggiore, la Terza minore. Ne vi è maggior ragione, che più ne vieti il porre due Perfette, che due Imperfette consonanze immediatamente, l' vna dopo l' altra: percioche se bene le prime sono consonanze Perfette, tuttauia ciascuna delle Imperfette si ritroua esser perfetta nella sua proportione. Et si come non si può dire con verità, che vno Huomo sia più Huomo di vn' altro; cosi non si può dire, che vna Terza maggiore, ouero vna minore, et cosi l' vna, o l' altra delle due Seste posta nel graue, sia maggiore, o minore di vn' altra posta nell' acuto; o per il contrario: di modo che, si come è vietato il porre due Consonanze perfette di vna istessa specie l' vna dopo l' altra, cosi maggiormente non douemo porre due imperfette di vna istessa proportione: conciosiache non sono tanto consonanti, quanto sono le perfette. E' ben vero, che due Terze minori poste l' vna dopo l' altra ascendenti insieme, ouero descendenti per vn grado, il qual grado chiamaremo Mouimento congiunto, ouero Continouato; similmente due Seste maggiori, si potranno sopportare: percioche, se bene nelle loro modulationi non si ode cantare il Semituono maggiore, et le Terze siano per loro natura alquanto meste, et le Seste alquanto dure; quella poca differenza, che si troua ne i mouimenti, che fanno le parti, viene a fare alquanto di varietà: conciosia che la parte graue sempre ascende, o discende per vn Tuono minore, et l' acuta per vno maggiore: o per il contrario; et fa un non sò che di buono all' vdito; tanto più, quanto che le voci delle parti sono lontane tra loro in harmonica relatione. Ma quando le parti si mouessero per più di vn grado, tal mouimento nominaremo Senza congiuntione, ouero Mouimento separato; et allora per niun modo porremo due, o più simili l' vna dopo l' altra: percioche, oltra il non osseruare le conditioni toccate disopra, le voci delle parti non sarebbeno distanti l' vna dall' altra in harmonica relatione; come qui sotto si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 178,1; text: Essempio delle Terze. Essempio delle Seste.] [ZAR58IH3 09GF]

Per schiuare adunque gli errori, che possono occorrere, quando sarà dibisogno porre due Terze, o due Seste l' vna dopo l' altra, osseruaremo di porre primieramente la maggiore, et dipoi la minore, o per il contrario; pongansi poi in qual maniera si voglino, o con Mouimenti congiunti, o con Mouimenti separati: percioche ogni cosa tornerà bene. Ma si debbe auertire, che quando si porrà la Terza dopo la Sesta, oueramente la Sesta dopo la Terza, di fare, che l' vna sia maggiore, et l' altra minore; et ciò faremo quando ciascuna delle parti farà il mouimento nel graue, ouero nell' acuto. Ma quando l' una di esse non facesse alcuno mouimento, allora tal regola non si potrà osseruare, senza partirsi dalle regole, che più oltra daremo, che saranno per il bene essere della cantilena: conciosiache allora dopo la Terza maggiore sarà dibisogno darli la Sesta maggiore, et dopo la minore la Sesta minore: ouero per il contrario; come nel sottoposto essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 178,2; text: Essempio di tutto quello, che si è detto.] [ZAR58IH3 09GF]

[-179-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 179,1] [ZAR58IH3 10GF]

Aggiungeremo etiandio, che non essendo lecito porre due Perfette, ne due Imperfette, nel modo ch' io hò mostrato, che non si douerebbe anco porre due Quarte in qual si voglia compositione, come fanno alcuni in alcune particelle delle loro canzoni, che chiamano Falso bordone: conciosia che, senza dubbio alcuno, la Quarta (come si è detto altroue) è consonanza perfetta: Ma di questo ne ragionerò forse, quando mostrerò il modo di comporre a più voci.

Quando le parti della cantilena hanno tra loro Harmonica relatione, et in qual modo potemo vsare la Semidiapente, et il Tritono nelle compositioni. Capitolo 30.

AVANTI ch' io passi più oltra, voglio dichiarar quello, che hò detto di sopra intorno le parti della cantilena; cioè quando le voci tallora hanno, et tallora non hanno relatione Harmonica tra loro. Onde si debbe sapere, che tanto è dire, che le parti della cantilena non habbiano tra loro relatione harmonica nelle loro voci, quanto a dire, che le parti siano vicine, o lontane l' vna dall' altra per vna Diapason superflua, o per vna Semidiapason; oueramente per vna Semidiapente, o per un Tritono, o altre simili. Non dico pero, che questa relatione si ritroui tra due figure, ouero due parti l' vna lontana dall' altra per il graue et per l' acuto: ma dico, che si ritroua tra quattro figure, contenute tra due parti, le quali fanno due consonanze; come qui si vedeno;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 179,2; text: Diapason superflua, Semidiapente, Tritono] [ZAR58IH3 10GF]

Tra le quali si ritroua la Diapason superflua, la Semidiapason, la Semidiapente, et il Tritono, per relatione delle figure di una parte, alle figure dell' altra. Onde accioche le nostre compositioni siano purgate da ogni errore, et accioche siano corrette, cercaremo di fuggire tale relatione; massimamente quando componeremo a due voci: percioche genera alle purgate orecchie alquanto di fastidio: conciosia che simili interualli non si ritrouano esser collocati tra i numeri sonori, et non si cantano in alcuno genere, sia qual si uoglia; ancora che alcuni habbiano hauuto contraria opinione: ma sia come si voglia, sono molto difficili da cantare, et fanno tristo effetto. Et molto mi merauiglio di costoro, che non si habbiano punto schiuato, di far cantare in alcuna delle parti delle lor cantilene alcuno di questi interualli; ne mi sò imaginare, per qual ragione l' habbiano fatto. Et ancorache sia mi normale, il ritrouarlo per relatione tra due parti, et tra due modulationi, che vdirlo nella modulatione di alcuna parte; tuttauia quel male istesso, che si ode in una parte, si ritroua diuiso tra due, et è quella istessa offesa dell' vdito: Percioche nulla, o poco rileua l' essere offeso di vno istesso colpo più da vno, che da molti, quando il male non è minore. Questi interualli adunque, che nel modulare non si ammettono, si debbeno schiuare di porli nelle cantilene di maniera, che si odino per relationi tra le parti; la qual cosa verrà fatta, quando le parti si potranno mutar fra loro con interualli harmonici proportionati, contenuti nel genere diatonico; cioè quando da vna voce della parte [-180-] graue, si potrà ascendere alla seguente della parte acuta per vn spatio legittimo, et cantabile: et cosi per il contrario. Il che si potrà fare, quando tra le parti di qual si voglia compositione, tra due voci al detto modo, non si vdirà la relatione de i detti interualli, che non si possono, se non con grande discommodo, mutare; come ne i sottoposti essempi tutti si veggono mutati.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 180,1] [ZAR58IH3 10GF]

Tutte le volte adunque che le parti della compositione, o cantilena non si potranno mutar l' vna nell' altra, dalla qual mutatione ne naschi il procedere per veri interualli legittimi cantabili, tal compositione si debbe fuggire; massimamente se noi desideriamo di hauere vna corretta compositione, et purgata da ogni errore. E ben vero, che nelle compositioni di più voci molte volte è impossibile di poterli schiuare, et di non incorrere in simili intrichi: percioche accade alle volte, che il Compositore componerà sopra alcun Soggetto, che lo inuiterà spesse volte a far contra questo precetto; onde astretto dalla necessità lo lassarà scorrere; si come quando lui vedesse, che le parti della compositione non si potessero cantare accommodatamente, ouero quando volesse accommodare una Fuga, o Consequenza; si come altroue vederemo: Ma quando la necessità ne astringesse, douemo almeno hauer riguardo, che tale diffetto si commetta nelle chorde diatoniche, et in quelle, che sono propie et naturali del Modo, et non tra quelle, che sono accidentali, cioè tra quelle, che nel mezo delle cantilene si segnano con questi segni [Sqb], #, et [rob]: percioche allora non generano tanto tristo effetto. Si debbe però notare, ch' io chiamo errori naturali quelli, che nascono nel modo mostrato di sopra nel primo essempio; et quelli dico nascere per accidente, quando tra le vere chorde di alcun Modo se ne pone vn' altra, che non è di quello ordine, et da tal chorda nasce vn tal disordine; come per essempio può accascare nel Terzo Modo, del quale molte fiate la mezana chorda, cioè la [sqb] è lassata da vn canto, et in suo luogo si pone la [rob] per accidente. Onde tra questa et la precedente, o la seguente nasce uno delli mostrati disordini; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 180,2] [ZAR58IH3 10GF]

Et tanto più è senza soauità, quanto che la chorda [sqb], che è la chorda principale del Terzo modo, è rimossa dal suo propio luogo, et posto la chorda [rob], la quale è accidentale. Et benche per le ragioni dette non si possa vsare tali interualli, accommodati in cotal maniera nelle cantilene; nondimeno potremo vsare alle volte la Semidiapente in vna istessa percussione; et ciò faremo, quando immediatamente da esse verremo al Ditono; come nello essempio vedemo:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 180,3] [ZAR58IH3 10GF]

Percioche le parti si possono mutar tra loro senza alcun discommodo; come nello essempio di sotto si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 180,4] [ZAR58IH3 10GF]

Et questo si osserua da i migliori Musici moderni, come è stato etiandio osseruato per il passato da alcuni delli più antichi. Ne solamente sarà lecito vsare la Semidiapente: ma il Tritono anco alle volte, si come vederemo al suo luogo. Si debbe però auertire, che quelle parti, che haueranno la Semidiapente, ouero il Tritono, debbino hauere primieramente auanti la Diapente senza alcun mezo, vna consonanza, sia poi perfetta, ouero imperfetta, che questo non fa cosa

[-181-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 181] [ZAR58IH3 10GF]

alcuna: percioche dalla consonanza precedente, et dalla seguente, la detta Semidiapente viene a temperarsi di maniera, che non fa tristo effetto, anzi buono; come si proua con la esperienza.

Che rispetto si de hauere a gli Interualli relati nelle compositioni di più voci. Capitolo 31.

SI debbe però auertire, che le mostrate Relationi, li Tritoni, le Semidiapenti, le Semidiapason, et altri simili, quando si trouano posti nelli Contrapunti soli, senza essere accompagnati con altri interualli, sono connumerate tra quelle cose, che nella Musica possono dar poco diletto. Onde douemo sforzarsi, di non porle nelle compositioni semplici, che sono quelle di due voci, come hò detto; ouer quando due parti di ogn' altra cantilena cantano sole: conciosiache allora simil cose si odono manifestamente, per non vi essere quella harmonia, che noi chiamiamo Propia, nella quale si ode vn corpo pieno di consonanze, et di harmonia, per hauer gli estremi suoni tramezati da altri suoni mezani: ma solamenre si ode quella, che è detta Impropia, nella quale si odeno solamente due parti, che cantano insieme, senza esser tramezate da alcun' altro suono, Le quali sono maggiormente comprese dal senso, che non sono tre, ouer quattro parti. La onde tra le due douemo variare quanto potemo l' harmonia, et osseruare di non porre cotali relationi, cosa che si può fare senza difficulta alcuna: ma nelle compositioni di più voci, parmi che tal rispetto non sia tanto necessario; si per che non si potrebbe sempre osseruare (come hò detto di sopra) cotal rispetto, se non con grande incommodo; come etiandio per che la varietà consiste non solo nella mutatione delle consonanze; ma etiandio delle harmonie, et de i luoghi; il che non accade nelle compositioni, che si compongono a due voci. Ft questo io dico: percioche; si come alle volte si trouano molte cose, che da persè sono triste et nociue, et accompagnate con alcune altre sono buone et salutifere; come si vede di alcune cose, che entrano nelle Medicine et altri Elettuari, che da sè sono mortifere; ma accompagnate con altre cose, che entrano in simili cose, senza dubbio danno salute; cosi ancora cotali Relationi nella Musica; et alcuni altri interualli vi sono, che da per sè danno poca dilettatione: ma accompagnati con altri fanno mirabili effetti. Parmi adunque che altra consideratione douemo hauer di loro, quando si vogliono vsare semplici, di quello che facemo, volendoli vsare accompagnati: conciosia che la varietà dell' harmonia in simili accompagnamenti non consiste solamente nella varietà delle consonanze, che si troua tra due parti: ma nella varietà anco delle harmonie, la quale consiste nella positione di vna chorda mezana, che si pone tra la Quinta nella compositione; ouero consiste nella positione della chorda, che fà la Terza, ouer la Decima sopra la parte graue della cantilena. Onde, ouero che sono minori, et l' harmonia che nasce, è ordinata, ouer si assimiglia alla proportionnalità, o mediatione Arithmetica; ouero sono maggiori, et tale harmonia è ordinata, ouer si assimiglia alla mediocrità Harmonica; et da questa varietà dipende tutta la diuersità, et la perfettione delle Harmonie: conciosiache è necessario (come dirò altroue) che nella Compositione perfetta si ritrouino sempre in atto la Quinta, et la Terza, ouer le Replicate: essendo che oltra queste due consonanze l' vdito non può desiderare suono, che caschi nel mezo, ouer fuori de i loro estremi, che sia in tutto differente et variato da quelli, che sono ne gli estremi di queste due consonanze poste insieme; ritrouandosi iui tutti quelli suoni differenti, che possono fare le Harmonie diuerse. Ma perche gli estremi della Quinta sono inuariabili, et sempre si pongono contenuti sotto vna istessa proportione (lassando certi casi, ne i quali si pone imperfetta, cioè sotto vn' altra forma, come hò mostrato) però gli estremi delle Terze si pongono differenti tra essa Quinta. Non dico però differenti di proportione; ma dico differenti di luogo: percioche (come hò detto altroue) quando si pone la Terza maggiore nella parte graue, l' Harmonia si fà alle gra; et quando si pone nella parte acuta, si fà mesta. Di modo che dalla positione diuersa delle Terze, che si pongono nel Contrapunto tra gli estremi della Quinta, ouero si pongono sopra la Ottaua, nasce la varietà dell' harmonia. Se adunque noi vorremo variar l' harmonia, et osseruare più che si può la Regola posta disopra nel Capitolo 29. (ancora che nelle compositioni di più voci non sia tanto necessaria, quanto è in quelle di due voci) è dibisogno, che noi poniamo le Terze differenti in questa maniera; che hauendo prima posto la Terza maggiore, che faccia la mediatione Harmonica, potremo dipoi porre la minore, che farà la diuisione Arithmetica; [-182-] La qual cosa non si potrebbe osseruare cosi di leggieri, quando si hauesse rispetto a queste relationi: conciosiache mentre si cercasse di fuggirle, si verebbe a continouare il concento per alquanto spatio di tempo in vna delle sopradette diuisioni senza alcun mezo; et far che la cantilena alle volte si vdirebbe mesta nelle parole, che portano seco allegreza; ouero si vdirebbe allegra in quelle, che trattano materie meste, senza alcun proposito. Io non dico gia, che 'l Compositore non possa porre due diuisioni Arithmetiche l' vnadopo l' altra: ma dico, che non dee continouare in tal diuisione lungo tempo; perche farebbe il concento molto maninconico. Ma il porre molte diuisioni Harmoniche l' vna dopo l' altra, non potrà mai dar noia; pur che siano fatte nelle chorde naturali, et con qualche proposito nelle accidentali: percioche allora l' Harmonia hà le sue parti collocate secondo i suoi gradi, et tocca il suo vltimo fine, et fà ottimo effetto. E ben vero, che quando due parti ascendessero, o discendessero per vn grado, ouer per due, la mediatione si debbe porre diuersa; massimamente quando tra le due parti, che fanno tali ascese et discese, puo cascare il Tritono, o la Semidiapente per relatione; che è quando si pone nel primo modo due Terze maggiori l' vna dopo l' altra, et nel secondo due minori: Ma quando la relatione fusse di vna Semidiatessaron, et fusse tra i segni accidentali, come sarebbe il [rob], et il #: oueramente quando concorresse vn solo di questi segni solamente, non ci douemo per niente schiuare: percioche essendo due mediationi harmoniche, fanno buono effetto, come è manifesto: ancora che non siano variate. Et di ciò alcuno non si debbe marauigliare: percioche quando vorrà con diligenza essaminare le consonanze poste in cotali ordini, ritrouerà, che quell' ordine, che è Arithmetico, ouer si assimiglia alla proportionalità Arithmetica; si lontana vn poco dalla perfettione dell' harmonia: conciosia che le sue parti uengono ad esser collocate fuori de i lor luoghi naturali. Per il contrario ritrouerà, che l' harmonia che nasce dalla diuisione Harmonica, ouero a quella si assimiglia, consonerà perfettamente: perche le parti di tal diuisione saranno collocate, et ordinate secondo i propij gradi di tal proportionalità; et secondo l' ordine, che tengono i Numeri sonori nel loro ordine naturale; come si può vedere nel capitolo 15. della Prima parte. Et questo sia detto à bastanza per hora: percioche forse vn' altra fiata, per maggiore intelligenza di questo ch' io hò detto, ne toccherò vna parola.

In qual maniera due, o piu Consonanze perfette, ouero imperfette contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l' vna dopo l' altra. Capitolo 32.

ET se bene, per le ragioni che si è detto di sopra, non si possono porre ne i Contrapunti due consonanze simili in proportione, che insieme ascendino, ouer discendino; si concede nondimeno il porre due consonanze contenute da vna istessa forma, siano perfette, ouero imperfette; come sono due Ottaue, due Quinte, due Ditoni: due Semiditoni, et altre simili, l' vna dopo l' altra; senza porre di mezo alcuna consonanza; quando che scambieuolmente per contrarij mouimenti la voce graue di vna parte della cantilena si pone nel luogo della voce acuta dell' altra: et per il contrario; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 182] [ZAR58IH3 11GF]

Percioche nel mutare, o cambiare tali chorde tra loro, la consonanza non si trasporta dall' acuto al graue, ouero dal graue all' acuto: ma resta nelle sue prime chorde, non mutando ne luogo, ne suoni; la onde non si ode alcuna varietà di graue, o di acuto. Non si vdendo adunque tal variatione, non si può dire, che siano due consonanze contenute da vna istessa forma, poste l' vna dopo l' altra, nel modo che si intende di sopra: ma si bene vna sola consonanza replicata nelle istesse chorde; come è manifesto al senso. Et quantunque le parti si mutino tra loro, ascendendo et discendendo, et che l' una pigli il luogo dell' altra, et le loro modulationi siano variate, per li mouimenti contrarij che fanno; non sono però variati i loro suoni; ancora che si potesse vdire qualche varietà, quando la parte che era nel graue, si vdisse più nello acuto, et quella che era nell' acuto, più si vdisse quando fusse nel graue. Ma tal cosa non farebbe assolutamente varietà alcuna secondo il proposito, ma si bene ad vn certo modo; come si può comprendere dal sottoposto essempio, che quando le parti non mutassero luogo, necessariamente le modulationi di ciascuna verebbeno ad essere vnisone.

[-183-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 183,1] [ZAR58IH3 11GF]

Che due o più Consonanze perfette, ouero imperfette contenute sotto, diuerse forme, poste l' una immediatamente dopo l' altra si concedeno. Capitolo 33.

ERa veramente molto necessaria l' osseruanza delle sopradate regole, accioche dalla varietà delle consonanze poste nelle compositioni con tanto bello ordine, nascesse l' harmonia soaue, et diletteuole. La onde osseruando tutte queste cose, li Musici presero di poi tal libertà, che ne i loro Contrapunti poneuano le consonanze, come meglio li tornauano in proposito; et non si schiuauano di porre due Consonanze perfette ouero imperfette, che fussero l' vna dopo l' altra variando il luogo, senza esser tramezate da alcun' altra consonanza mezana; pur che fussero con tenute sotto diuerse forme. Noi adunque per seguir tale vso: conciosia che è molto commodo, et ragioneuole, porremo ne i nostri Contrapunti le consonanze nel modo predetto; ponendo (quando ne tornerà commodo) la Ottaua immediatamente dopo la Quinta: o per il contrario; et dopo ciascuna di queste la Terza maggiore, ouer la minore. Similmente potremo porre dopo la Terza lo Essachordo, et dopo questa quella; come tornerà meglio, variando sempre le consonanze; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 183,2; text: SOGGETTO] [ZAR58IH3 11GF]

Osseruando però, che le parti procedino nelle loro modulationi per interualli cantabili, et con bel procedere; accioche ne risulti buona, et diletteuole harmonia.

Che dopo la Consonanza perfetta stà bene il porre la imperfetta: ouero per il contrario. Capitolo 34.

ET benche nell' ordine naturale de i Numeri harmonici le forme delle Consonanze perfette si ritrouino l' vna dopo l' altra, senza esserui interposta alcuna forma delle imperfette; come si puo vedere nel Capitolo 15. della Prima parte; et dipoi quelle delle imperfette, seguitando per ordine senza essere tramezate da alcuna forma delle perfette; tuttauia non douemo credere, se bene ci douemo reggere sempre da cotali numeri, che gli Antichi habbiano tenuto tale ordine nel porre le consonanze, ne i loro Contrapunti: percioche molto bene conobbero, che il continouare nelle Consonanze perfette, ouero nelle imperfette; oltra che hauerebbeno apportato seco quasi fastidio, hauerebbeno etiandio aggiunto difficultà. Et veramente sarebbe stato quasi impossibile, che le modulationi delle parti hauessero hauuto in sè vna certa perfettione, laqual si ricerca: conciosia che sarebbe stato difficile di accommodarle con quella vaghezza, che fa dibisogno, che si ritroui nella cantilena. Per ilche adunque accio si leui questa difficultà osseruaremo quello, che etiandio da loro è stato osseruato, cioè di porre et collocare nelli contrapunti [-184-] vna delle consonanze imperfette dopo vna perfetta, ouero per il contrario; si come dopo la Ottaua, ouer la Quinta porre la Terza, o la Sesta, ouero le Replicate; et cosi dopo queste porre vna di quelle; come vedemo fatto qui di sotto.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 184,1; text: SOGGETTO] [ZAR58IH3 11GF]

Imperoche da tal varietà non potrà nascere se non buona, vaga, diletteuole, et perfetta harmonia. Osseruando sempre (come ho detto ancora) che le parti della cantilena siano cantabili, cioè che cantino bene, accioche dalla compositione di tante cose poste bene insieme, habbiamo l' vso delle perfette harmonie.

Che le parti della Cantilena debbeno procedere per mouimenti contrarij. Capitolo 35.

SI è detto di sopra, che l' Harmonia si compone di cose opposte, o contrarie; onde intendendosi etiandio delli Mouimenti, che fanno le parti cantando insieme, però si debbe osseruare quanto piu si puote (ilche non sarà fuori delle osseruanze de gli Antichi) che quando la parte sopra laquale si fà il Contrapunto, cioè quando il Soggetto ascende, che il Contrapunto discenda; et cosi per il contrario, ascendendo questo, quella discenda; ancora che non sarà errore, se alle volte insieme ascenderanno, ouero discenderanno; per accommodar le parti della cantilena, che procedino con acconzi mouimenti. Onde se noi osseruaremo, che quando l' vna delle parti (come hò detto) ascenda l' altra discenda; non è dubbio, che le modulationi, che faranno le parti insieme, procederanno per contrarij mouimenti, et faranno buono effetto; Si come dal sottoposto essempio si potrà conoscere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 184,2; text: SOGGETTO] [ZAR58IH3 11GF]

In qual maniera le parti della Cantilena possino insieme ascendere, o discendere. Capitolo 36.

NOn è da credere (ancora che i Musici ne persuadino l' osseruanza di tal Regola) che ella sia in tal modo fatale, et necessaria, che non si possa alle volte fare il contrario: percioche sarebbe vn voler legare il Musico senza proposito ad vna cosa non molto necessaria, et leuargli il modo di procedere con leggiadria, et eleganza, et l' vso insieme del cantare con harmonia: conciosiache, se fusse bisogno di osseruare sempre cotal cosa, non potrebbe (quando gli occorresse) vsare il procedere per Fuga, o Consequenza; ilche è molto lodeuole in vn Compositore; et si vsa quando vna parte della cantilena segue l' altra, nel modo che altroue vederemo. Osseruando adunque la sopradetta Regola più che si potrà, quando ne occorrerà di fare, che le parti della compositione ascendino, o discendino insieme, allora cercaremo di replicare i loro mouimenti, che non habbiano a generare all' vdito tristo effetto. Onde quando si vorrà porre due Consonanze perfette l' vna dopo l' altra, auertiremo che 'l si proceda [-185-] dall' vna all' altra in cotal modo; che mouendosi l' vna per mouimento separato, l' altra si muoua con mouimento congiunto: percioche allora si potrà passare dalla maggiore alla minore; si come dalla Ottaua alla Quinta; et per il contrario dalla minore alla maggiore, senza alcuna offesa del sentimento; come dal sottoposto essempio si può comprendere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 185,1] [ZAR58IH3 12GF]

E` ben vero, che è molto più lodeuole, quando le parti discendeno insieme nel graue: percioche allora necessariamente i Mouimenti loro si fanno tardi; et tanto più è lodeuole quanto più sono graui; perche per la tardità si comprende facilmente la diuersità delle specie: Il che non cosi facilmente si comprende ne i suoni acuti, nati dalla velocità delli mouimenti: conciosiache tendeno quasi ad vna simiglianza di specie; massimamente quando le parti ascendeno insieme dalla Perfetta minore alla Perfetta maggiore. Ma perche queste cose non sono hoggidi considerate dalli Prattici: perche pongono tali passaggi ne i loro contrapunti senza alcuno auertimento; però dico solamente, che non si debbeno vsare spesse fiate nelli contrapunti a due voci: conciosia che dal sentimento sono maggiormente compresi, di quello che sarebbeno, se tali mouimenti si ritrouassero in una cantilena à più voci: percioche allora la diuersità de i mouimenti, che farebbeno le parti tra loro, et la moltitudine, non lassarebbeno udire ne questi, ne altri simili mouimenti. Ne anco è cosa lodeuole, che si oda ne i contrapunti due parti, che ascendino insieme da una consonanza maggiore, che sia di specie Imperfetta, ad una minore, che sia Perfetta, et facino i loro mouimenti separati, cioè per più di vno grado; oueramente due parti che ascendino, o discendino insieme per detti mouimenti, da vna consonanza contenuta da vna proportione maggiore, sia perfetta, ouero imperfetta, ad vna che segue, che sia perfetta; come dalla Terza all' Vnisono, et dalla Decima alla Ottaua: percioche sempre darà qualche noia alle purgate orecchie. Ne anco torna bene il porre la Sesta auanti la Quinta, quando le parti ascendino, o discendino insieme; ancora che l' una si muoui con mouimento congiunto, et l' altra con mouimento separato; come nel sotto posto essempio si può comprendere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 185,2] [ZAR58IH3 12GF]

Ma quanto siano grati questi mouimenti all' vdito, la esperienza maestra delle cose, per via del senso, ce lo manifesta: percioche la natura odia le cose senza proportione, et senza misura; et si diletta di quelle, che hanno tra loro conuenienza. Per il contrario adunque sarà lecito, il porre vna consonanza maggiore, che sia imperfetta, auanti vna minore, che sia perfetta; quando le parti ascenderanno; delle quali l' vna, cioè l' acuta ascendi per mouimento congiunto, et la graue per mouimento separato. Stà anche bene, che da vna consonanza imperfetta minore si vada ad vna perfetta maggiore, ascendendo la parte graue per mouimento congiunto, et l' acuta per mouimento separato; ouero ascendendo l' acuta per mouimento congiunto, et la graue [-186-] per mouimento separato. Si concede etiandio, che dalla Consonanza imperfetta, che sia minore di proportione della seguente, si vadi alla Ottaua, quando insieme ascendeno, ouer discendeno le parti; pur che vna di esse faccia il Mouimento congiunto, et tal mouimento sia di vn Semituono maggiore; Si come nello essempio sottoposto si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 186,1] [ZAR58IH3 12GF]

E' concesso etiandio il venire dalla Consonanza perfetta alla imperfetta, quando le parti ascendeno, ouer discendeno insieme; pur che l' vna di esse faccia il Mouimento congiunto, et la Consonanza imperfetta sia di maggior proportione della perfetta. E` lecito etiandio porre due consonanze l' vna dopo l' altra, che faccino tra due parti il mouimento separato; pur che l' una di esse si muoua per vno Semiditono; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 186,2] [ZAR58IH3 12GF]

Si può ancora con mouimenti separati porre due parti nelli Contrapunti, che insieme ascendino, o discendino, quando la parte acuta discende per vna Terza, et la graue per vna Quinta, et si viene dalla Terza alla Quinta; ouero per il contrario, si ascende dalla Quinta alla Terza; et l' vna delle parti, cioè la graue ascende per vna Quinta, et l' acuta per vna Terza. E' ben vero, che quando vna di loro facesse il moto per vn Ditono, massimamente discendendo, che tali mouimenti si potranno schiuare: percioche il procedere in cotal modo è alquanto aspro; come la esperienza ce lo manifesta.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 186,3] [ZAR58IH3 12GF]

Ma lo ascendere dalla Quinta al Ditono, si concede; percioche le parti procedeno per alcuni mouimenti, i quali non solamente sono soportabili; ma anco molto dilettano: essendo che sono molto sonori: et questo percioche procedeno verso l' acuto, onde si generano li Mouimenti veloci, da i quali sono ascose le durezze, che per la tardità delli mouimenti si manifestano, quando vano verso il graue. Lungo sarebbe, il voler porre uno essempio particolare di tutti li mouimenti, et passaggi, che possono far le parti delli Contrapunti; et di uno in vno volerne assignare la ragione particolare: ma di ciò sia detto a sufficienza: percioche da quello, che si è detto, si può hauere vn modo, o Regola generale di conoscere [-187-] i buoni passaggi dalli tristi; la qual cognitione non sarà molto difficile da acquistare a tutti coloro, che si voranno essercitare nella osseruanza delle nostre Regole.

Che si debbe schiuare più che si può li Mouimenti separati, et similmente le Distanze, che possono accascare tra le parti della cantilena. Capitolo 37.

SOPRA ogn' altra cosa douemo auertire, che le parti delle cantilene, non solo quando ascendeno insieme, o discendeno: ma etiandio quando si muoueno in diuerse parti, procedino per Mouimenti congiunti, più che sia possibile; et si debbe fare, che l' vna parte non molto si allontani dall' altra con Salti, et Mouimenti separati; si come quando l' vna procedesse per vn salto di Ottaua, et l' altra per vno di Quinta, o di Quarta, o per altri simili mouimenti; come sono quelli del sottoposto essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 187] [ZAR58IH3 13GF]

Conciosia che tali distanze, oltra che sono più difficili da cantare (essendo che non cosi facilmente si possono formare le voci, et proportionare gli interualli, et le consonanze in quelle modulationi, che procedeno in cotal modo, come quelle, che si cantano l' vna per Mouimento congiunto, et l' altra per Mouimento separato) generano etiandio alcuni effetti, che alle volte all' vdito non sono molto grati. Onde è da notare, che li Mouimenti quanto più sono vniti, cioè non molto lontani; come sono quelli, che si moueno per vn grado, sono senza dubbio più cantabili, et con maggior diletto fanno vdire l' harmonia, che nasce da loro tra le parti, che quelli, che sono separati; et ciò nasce: per che quanto più sono congiunti, tanto più sono naturali: essendo che allora si procede naturalmente, quando si và dall' vno estremo all' altro di alcuna cosa, per li debiti mezi. Di maniera che molto è da lodare, et da commendare tale vicinità; come quella, che si accosta più alla natura. Il che molto lodò anco Agostino nel capitolo 10. del 2. libro della Musica dicendo; che La vicinità delle parti, tanto era più degna di essere approuata, quanto era più vicina alla equalità; ancora che lui ragionasse in altro proposito. Et quantunque queste distanze da sè non siano dissonanti, generano nondimeno (come hò detto) vn non sò che di tristo all' vdito, che non si può vdire con diletto. Schiuaremo adunque queste distanze, accioche li nostri contrapunti siano grati, dolci, sonori, harmoniosi, et pieni di ogni buona melodia.

In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza ad vn' altra. Capitolo 38.

CREDENO molti, che non per altro, che per schiuare li disordini, i quali poteuano occorrere contra la data Regola, alcuni Musici ordinassero, che Quando si procedeua da vna consonanza all' altra, che se li douesse andare con la più vicina; si come dall' Vnisono alla Terza, da questa alla Quinta, dalla Quinta alla Sesta; cosi da questa alla Ottaua, et per il contrario; per non venire alli mouimenti distanti. La qual Regola, ancora che al primo incontro pari che sia facile da intendere; nondimeno hà dibisogno di qualche consideratione: percioche contiene alcune cose non solo vtili: ma anco necessarie a tutti quelli, che vorranno seguir l' vso delle [-188-] buone harmonie, et condurre a perfettione le opere loro; lequali non solamente l' Arte, o la Scienza ricerca: ma sono etiandio osseruate naturalmente da molti. Quando adunque dicono, che si dee procedere da vna consonanza ad vn' altra con la più vicina, si debbe anco intendere in cotal modo, che partendosi il Compositore da vna consonanza Imperfetta, et volendo andare alla Perfetta; debbe fare, che quella Imperfetta, che precede, le sia veramente la più vicina: percioche facendo altramente non osseruarebbe tal Regola, la quale è sommamente necessaria. La onde si debbe auertire, che quando vorremo venire dalla Sesta alla Ottaua, tal Sesta debbe esser la maggiore, come a lei più vicina; et non douemo porre la minore: percioche (come più oltra vederemo) le è più lontana. Et ciò douemo osseruare, non solo quando le parti della cantilena fanno contrarij mouimenti; ma etiandio quando vna di esse non si mouesse dal propio luogo, et l' altra ascendesse, ò discendesse per due gradi. Similmente quando dalla Sesta vorremo venire alla Quinta, tal Sesta debbe esser minore: percioche a lei è più propinqua; et non la maggiore: perche le è più lontana: massimamente quando una delle parti della cantilena non fa mouimento alcuno, et l' altra ascende, ò discende per un grado, cioè si muoue col mouimento congiunto. Quando poi dalla Terza vorremo venire alla Ottaua, la Terza debbe esser la maggiore; come quella, che è più vicina alla Ottaua, et non la minore. Et fa dibisogno che le parti si muouino per mouimenti contrarij, cioè l' vna per Mouimento congiunto, et l' altra con Mouimento separato. Ma quando dalla Terza vorremo venire alla Quinta, et vna delle parti non farà mouimento alcuno, sarà dibisogno, che la Terza sia la maggiore. Ma la Terza allora sarà minore, massimamente nelle cantilene di due voci, quando le parti procederanno per Mouimenti congiunti contrarij; oueramente quando l' una di esse discenderà per Mouimento congiunto, et l' altra similmente discenderà per Mouimento separato; ancora che in quelle parti, che procedeno per Mouimenti contrarij si pone la Terza minore, per schiuare la Relation del Tritono tra le parti, la quale non le è più vicina, ma più lontana. Quando poi dalla Terza vorremo venire all' Vnisono (ancora che non sia posto nel numero delle consonanze, se non in quanto è il loro principio) la Terza sarà sempre minore; come più vicina: ma bisogna che le parti si muouino per Contrarij mouimenti, et che tali mouimenti siano congiunti: percioche quando le parti ascendessero insieme, l' vna per Mouimento congiunto, et l' altra per Mouimento separato, allora la Terza si porrà maggiore. Et se vna delle parti non si mouesse, et l' altra ascendesse, o discendesse per Mouimento separato, allora la Terza si porrà sempre minore. Et ciò dico, hauendo sempre riguardo a i luoghi, ouer termini della consonanza perfetta; che saranno le chorde sopra le quali essa consonanza hauerà a terminare; come si vede ne i sotto posti essempi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 188] [ZAR58IH3 13GF]

Quando poi si va alla consonanza Imperfetta con la Perfetta, allora non è necessario hauere questa consideratione, pur che si osserui, che li mouimenti, che fanno le parti, siano regolati, secondo il modo mostrato di sopra. Io dico dalla Perfetta alla Imperfetta per questa ragione: percioche ciascuna cosa desidera naturalmente la sua perfettione, alla quale desidera di peruenire più presto, et col migliore, et più breue modo, che puote; la qual perfettione, in questo genere, si attribuisce alle Consonanze perfette. La onde ciascuna cosa facilmente (come ad ogn' vno è manifesto) dalla perfettione può passare alla imperfettione; ma non per il contrario: percioche è cosa più facile fare vna cosa, che non è distruggerla, et rouinarla. Di modo che quando si operasse altramente di quelloche hò detto, sarebbe vno operare contra l' ordine, et contra la natura delle cose: Conciosia che le Imperfette tanto più participano della perfettione, quanto più si accostano alla loro vicina Perfetta; et si rendeno etiandio all' udito tanto più dolci, et più soaui. Mi potrebbe hora alcuno dire; Se la Sesta maggiore è piu vicina alla Quinta, che non è alla Ottaua; come è manifesto; per qual cagione la douemo maggiormente porre auanti la Ottaua, che auanti la Quinta; poi che [-189-] douemo andare dalla Consonanza Imperfetta alla Perfetta con la più vicina? Dico, che quantunque la Sesta maggiore sia più vicina alla Quinta, che alla Ottaua; per questo non è vero, che la Minore non sia più vicina alla Quinta della Maggiore. Onde douemo sapere, che essendo tra le Perfette, la Ottaua maggior della Quinta; et tra le Seste la maggiore di maggior quantità, che non è la minore; douemo accompagnare la maggiore delle Perfette con la maggiore delle Imperfette; per quel simbolo (dirò cosi) o consenso, che è tra loro: percioche facil cosa è di passare da vna cosa ad vn' altra, et senza molta fatica; quando tra loro si ritroua simile consenso. Onde douemo andare alla Quinta con la Sesta minore: percioche hà tal consentimento con lei, et a lei è piu vicina. Similmente andaremo alla Ottaua con la maggiore: conciosia che con lei hà tale consenso, et è a lei piu propinqua. Ne sò veder ragione alcuna, che dimostri, che ad vna cosa, alla quale se habbia solamente vn rispetto, se le conuenga due cose diuerse, et quasi contrarie; Et parmi, che vsandole ad altro modo, sarebbe fare, come fà quel Medico, che Galeno chiama Empirico, che con vna istessa medicina vuol curare diuerse egritudini, non facendo caso alcuno, che il male procedi più da humor calido, che da frigido: conciosia che non conosce l' humore peccante. Alla Ottaua veramente si conuiene la Sesta maggiore, et non la minore; et questa si accompagna ottimamente con la Quinta; come si può prouare con ragione, con autorità, et con lo essempio. Et primieramente si proua con ragione, come hò mostrato di sopra; et anco, perche se noi haueremo riguardo al Numero harmonico, dal quale hà la sua forma ogni Consonanza musicale, ritrouaremo, che la Sesta maggiore hà la sua forma dalla proportione Superbipartienteterza, contenuta (come altroue hò detto) tra questi termini 5 et 3, che sono la radice di tal proportione. Onde se noi procederemo più oltra nell' ordine naturale de i numeri sopradetti; ritrouaremo, che dopo 'l 5 senza alcun mezo succede il 6, che col 5 contiene la forma della Terza minore; la quale se noi accompagnaremo con la detta Sesta, haueremo a punto la Ottaua. Per laqual cosa se noi porremo il 3, che habbia due relationi, cioè al 5 et al 6. procedendo per ordine naturale in questo modo. 6. 5. 3. quasi nella maniera, che procedeno due parti, delle quali l' vna vadi dall' acuto al graue, et l' altra non si muoui: Oueramente se noi porremo lo istesso ordine tra 10. 6. 5. quasi nel modo, che procedeno due parti, delle quali l' vna si parti dal graue, et vada verso l' acuto, procedendo per vn Semiditono, et peruiene alla Ottaua; et l' altra non si muoui medesimamente; vederemo quanto sia necessaria la osseruatione della predetta Regola. Questa osseruanza ritrouaremo etiandio in tale ordine, tra il 15 et il 9, che contengono la forma della Sesta maggiore, fuori delli suoi termini radicali: perche, si come due parti, l' vna delle quali ascendi per vn Tuono maggiore, et l' altra per vn maggiore Semituono discendi, vengono alla Ottaua con mirabil modo, cosi ponendo lo 8 sopra il 9, et aggiungendo il 16 sotto 'l 15, ritrouaremo la forma della Diapason fuori delli suoi termini radicali tra il 16 et l' 8, in questo ordine naturale 16. 15. 9. 8. Et si come non si ritroua in vn tale ordine, che dalla forma della Sesta maggiore si possa venire alla forma della Quinta, se non con l' aiuto del Tuono; cosi mai si potrà procedere dalla Sesta minore alla Quinta, se non con l' aiuto del Semituono; Si come si può comprendere da questi quattro termini 50. 45. 30. 27. tra i quali commodamente si ritroua la forma della Quinta tra 45. et 30, et quella del Tuono minore da ogni parte; Et tra questi 24. 16. 15. 10. la forma del Semituono maggiore nel luogo di mezo; et quella della Quinta da ogni parte tra 24 et 16, et tra 15 et 10; a guisa di vna parte, che proceda dal graue all' acuto, o per il contrario; et l' altra posta nel graue, o nell' acuto non faccia mouimento alcuno; E questi termini non si potranno ritrouare in altra maniera nell' ordine naturale de i detti Numeri harmonici, se non con grande difficultà, et non saranno posti nell' ordine naturale: ma si bene accidentale. Et quelle ragioni, ch' io hò detto della Sesta maggiore con la Ottaua, si possono applicare alla minore con la Quinta, et alle altre Consonanze ancora, lequali lasso per breuità. Ecci vn' altra ragione ancora, per dimostrare cotal cosa, che di due Consonanze Imperfette proposte, siano qual si vogliano, pur che siano denominate da vno istesso numero di chorde, sempre la maggiore è più atta a pigliare accrescimento nel graue, o nell' acuto, che la minore; laquale hà natura di restringersi, et farsi anco minore: conciosia che la maggiore hà piu del continouo, che non hà la minore. La onde auiene, che desiderando, et appetendo ogni cosa simile naturalmente il suo simile, la Sesta maggiore, per hauer più perfettione della minore, maggiormente desidera di auicinarsi alla Ottaua, la quale per sua natura è più perfetta della Quinta; anzi è d' ogn' altra perfettissima; come altre volte hò detto; et la Sesta minore, come meno perfetta, da qual parte si voglia, sia graue, o acuta, appetisce quella, che è piu conforme alla sua natura, che è la Quinta. Questa istessa osseruanza si conferma con la autorità di Franchino Gaffuro, ilquale vuole, che il propio della Sesta [-190-] maggiore sia, di venire alla Ottaua; et il propio della Minore sia, di auicinarsi alla Quinta. Essendo adunque tale la natura di queste consonanze, bisogna dire, che sempre habbiano tal natura, et inclinatione; et che quando si pongono altramente nelle compositioni, si ponghino contra la natura loro. Onde se quelle cose, che si pongono contra la lor natura in opera, non possono far buono effetto: percioche sono ritirate dal propio lor fine; potremo dire, che qualunque volta tali Consonanze si porranno ne i Contrapunti contra la loro natura, che non potranno apportare all' vdito cosa, che molto diletti. Potemo hora vedere cotal cosa esser vera con la esperienza in mano, et venire allo essempio promesso: conciosia che migliore effetto fanno poste ne i Contrapunti al modo mostrato di sopra, che in altra maniera. La onde la Natura, laquale hà iurisditione in ogni cosa, hà fatto, che non pur quelli, che sono periti nella Musica, ma gli Idioti, et li Contadini ancora, i quali cantano a loro modo, senza alcuna ragione, vsano di andare dalla Sesta maggiore alla Ottaua, come sono insegnati naturalmente; ilche si ode maggiormente nelle Cadenze, che in ogn' altra parte delle lor Canzoni; come è manifesto a ciascuno perito nella Musica. Et forse, che il detto Franchino da questo prese ardir di dire, che lo andare dalla Sesta maggiore alla Ottaua, si douea osseruare solamente nelle Cadenze: percioche in esse si fanno le terminationi delle cantilene: ma al mio giuditio parmi (come si può comprendere) dalle sue parole poste di sopra, che ciò non sia detto con ragione, se vorremo attendere alla Natura dell' vna, et dell' altra. Non sarà adunque lecito volendo osseruare cotal Regola, di passare dalla Sesta maggiore alla Quinta, ne anco dalla minore alla Ottaua; senza deprauatione della natura delle predette consonanze. Onde bisogna auertire, accioche con facilità si osserui questa Regola, che qualunque volta si vorrà procedere dalla consonanza Imperfetta alla Perfetta; di fare, che almeno vna delle parti si muoua con alcuno mouimento, nel quale sia il Semituono maggiore, tacito, ouero espresso. Et per conseguire tal cosa giouerà molto l' vso delle chorde Chromatiche, et delle Enharmoniche, adoperandole nel modo, che altroue son per dimostrare. Ma perche, si come non torna sempre commodo al Compositore di passar dalla Sesta maggiore alla Ottaua, ne dalla Minore alla Quinta; cosi non torna alle volte commodo di procedere dalla Terza minore all' Vnisono, nel modo ch' io hò mostrato di sopra: per tanto accioche ogn' vno sappia, in qual modo habbia da procedere in simil casi, porrò il sottoposto essempio, nel quale potrà vedere, in quanti modi si potrà passare dall' vna, o l' altra Sesta: et cosi dalla Terza maggiore, et dalla minore, et altre simili ad vn' altra consonanza.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 190,1] [ZAR58IH3 13GF]

Questo è vltimamente da notare, che quello, che si è detto delle Consonanze semplici, si debbe anco intendere delle Replicate. Similmente si debbe auertire, che quando due parti della cantilena discenderanno insieme; et dalla Sesta maggiore verranno alla Terza, che sia Maggiore; allora la parte acuta cascherà meglio, et farà megliore effetto, che se cascasse sopra la Minore; ancora che l' uno, et l' altro modo sia buono: Percioche cascherà senza dubbio alcuno, sopra vna consonanza, che più si auicina alla perfettione, che non fa la Terza minore; si come si potrà vdire, et essaminare in questi due essempi, posti qui da canto.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 190,2; text: Buona. Migliore.] [ZAR58IH3 13GF]

[-191-] In qual maniera si debba terminare ciascuna Cantilena. Capitolo 39.

VOLSERO li Musici vltimamente, che le Cantilene si douessero finire per vna delle Consonanze perfette: percioche videro veramente, che per ogni douere la Perfettione della cosa si attribuisce al fine, dal quale si fà poi giuditio. Et perche videro, che non si poteua ritrouare maggior perfettione nelle Consonanze, di quello, che si troua nella Ottaua, per esser la più perfetta d' ogn' altra; volsero che tal Regola fusse fatale; et che si douesse finire le cantilene nella Ottaua, oueramente nell' Vnisono; et per alcun modo non si facesse al contrario: Ancora che questa regola da alcuni di poco giuditio sia stata poco osseruata. Se adunque noi desideriamo di seguire tutti quelli, che sono stati istitutori, et osseruatori delle buone regole; quando haueremo da concludere alcuno de i nostri Contrapunti, lo terminaremo per vna delle nominate Consonanze: percioche sono le più perfette di tutte le altre. Questa Regola veramente fù molto bene istituita: conciosia che se cantilene finissero altramente, le orecchie de gli ascoltanti starebbeno sospese, et desiderarebbeno la loro perfettione. Onde intrauerrebbe quello, che suole intrauenire a coloro, che odono recitare alcuna Oratione, che stando con l' animo attenti ad ascoltare, desiderano, et aspettano in vn tempo il suo Epilogo, et la Conclusione, nella quale la Oratione si riduce alla sua perfettione. Nascerebbe etiandio vn' altro incommodo, quando la cantilena si terminasse altramente, che essendosi attribuito il giuditio, che si fà, di qual Modo ella sia composta, alla vltima chorda di ciascuna cantilena, cioè se l' Harmonia, che nasce da lei, sia del Primo, ouero del Terzo, o di altro Modo; si come vederemo nella Quarta parte; si potrebbe allora pigliare la chorda finale di qual parte si volesse, ancora che non fusse la propia chorda finale del Modo; fusse poi la graue, ouer la acuta; et giudicare per quella, che non è la propia, vn Modo per vn' altro; et cosi si farebbe giuditio falso: Ilche veramente auerebbe, quando detti Contrapunti finissero per Quinta, ouero per Terza, o per vna delle Replicate: conciosia che allora non si saprebbe cosi facilmente, qual chorda si douesse pigliare, o la acuta, ouero la graue, per giudicare la cantilena: ancora che si potesse giudicare cotal cosa nel mezo vdendola, et uedendola, dalla sua forma, cioè dal procedere, che ella farebbe. Con grande giuditio adunque ordinarono gli Antichi Musici questa, et le altre sopra date Regole, molto vtili, et grandemente necessarie a ciascuno, che desidera di comporre correttamente ogni cantilena. La onde ciascuno si sforzerà di porle in vso; accioche delle sue fatiche possa trarre qualche vtile, et principalmente acquistare honore. Ma questo sia detto a sufficienza intorno le Regole essentiali di comporre li Contrapunti semplici di due voci, che si chiamano di Nota contra nota; lequali non solamente sono vtili, et necessarie a queste compositioni: ma serueno etiandio a qualunque altro modo di comporre, sia qual si voglia, semplice, o diminuito, che sia il Contrapunto; come si potrà manifestamente vedere.

Il modo che si debbe tenere nel fare li Contrapunti semplici a due voci, chiamati a Nota contra nota. Capitolo 40.

PER venire hormai all' vso delle date Regole, mostrerò il modo, che si hà da tenere nel far li Contrapunti, incominciando da quelli, che si compongono semplicemente a due uoci Nota contra nota: accioche da loro si possa passare alli Diminuiti, et all' vso delle altre compositioni. Volendo adunque osseruare quello, che da tutti li buoni scrittori, et compositori di qualunque altra materia è stato osseruato, ragioneuolmente incominciaremo dalle cose più leggieri; accioche il Lettore più facilmente si renda docile; et acciò non ne segua confusione. Primieramente adunque hauendo riguardo a quello, che si è detto di sopra nel Capitolo 26. fà dibisogno di ritrouar vn Tenore di qual si voglia Canto fermo, ilquale sia il Soggetto della Compositione, cioè del Contrapunto. Dipoi bisogna essaminarlo con ogni diligenza, et vedere sotto qual Modo sia composto, per poter fare le Cadenze a i loro luoghi propij, con proposito; et conoscer da quelle la natura della compositione; accioche facendole per inauertenza fuori di proposito, et fuori de i loro propij luoghi, mescolando quelle di vn Modo con quelle di vn' altro, non venghi poi il fine ad essere dissonante dal principio, et dal mezo della cantilena. Ma poniamo, che il ritrouato Soggetto sia il sottoposto Tenore di canto fermo, contenuto nel primo Modo; Si dè auertire auanti tutte l' altre cose quello, che nel Capitolo 28. di sopra si è detto intorno al modo di dar principio alla cantilena; [-192-] Onde porremo la prima figura, o nota del Contrapunto lontana dalla prima del Soggetto in tal maniera, che siano distanti per vna delle Consonanze perfette. Fatto questo accompagnaremo la seconda nota del Contrapunto con la seconda del Soggetto in tal modo, che siano distanti l' vna dall' altra per vna Consonanza, sia Perfetta, ouero Imperfetta; pur che ella sia diuersa dalla prima, acciò non si facesse contra quello, che è stato determinato nel Capitolo 29; Hauendo sempre l' occhio a quello, che è stato detto nel Capitolo 38; facendo, che le parti della cantilena stiano più vnite, che sia possibile; et che non facino l' vna, et l' altra mouimenti di grande interuallo; accioche le parti non siano molto lontane l' vna dall' altra, secondo ch' io hò detto nel Capitolo 27. Si potrà dipoi, fatto questo, venire alla terza figura, o nota del Contrapunto, et accompagnarla con la terza del Soggetto, variando non solamente le chorde, o luoghi; ma etiandio la consonanza, accompagnando la Perfetta dopo l' Imperfetta, et cosi per il contrario; oueramente ponendo due Perfette, ouero Imperfette differenti di specie l' vna dopo l' altra, secondo le Regole date di sopra nel Capitolo 33. et 34. Il medesimo faremo della quarta figura del Contrapunto con la quarta del Soggetto; et cosi della quinta, della sesta, et delle altre per ordine; fino a tanto, che si venga all' vltima; et secondo la Regola data nel capitolo precedente, finiremo il Contrapunto per vna consonanza perfetta, delle nominate nel sopradetto capitolo. Ma sopra ogn' altra cosa si debbe cercare, che la parte del Contrapunto sia variata, non solamente per diuersi mouimenti, toccando diuerse chorde, hora nel graue, hora nell' acuto, et hora nel mezo: ma che sia anco variata di consonanze con la parte del Soggetto. Et sopra tutto si dè fare, che la parte del Contrapunto canti bene, et proceda più che sia possibile per mouimenti congiunti: percioche in questo consiste vna parte della bellezza del Contrapunto, laquale aggiunta a molte altre, che si ricercano in esso (come vederemo) lo rende alla sua perfettione. Onde ciascuno, che si esserciterà primieramente in questa maniera semplice di comporre, potrà dipoi facilmente, et presto, peruenire a cose maggiori: imperoche cercando di fare sopra vn Soggetto hora nel graue, hora nell' acuto, varie Compositioni, et Contrapunti; verrà a farsi buon prattico delle chorde, et delle distanze di ciascuna consonanza; et potrà dipoi, secondo li precetti; ch' io son per mostrare, venire alla diminutione delle figure, cioè al Contrapunto diminuito, fugando alle volte le parti delli Contrapunti con quelle del Soggetto; et alcuna volta imitandole; et ad altri modi; come vederemo; et dopo questi potrà venire alle Compositioni di più voci: conciosia che aiutato dalli nostri auertimenti, et dal suo ingegno, diuenterà in tempo breue vn buono, et dotto Compositore. Ma si debbe auertire, ch' io non pongo qui Regola particolare, del modo che si hà da tenere, nel far la parte del Contrapunto sopra vn Soggetto: ma solamente la pongo vniuersale; onde da quelle Regole, che sono poste di sopra, è dibisogno, che 'l Compositore col suo intelletto caui la parte del Contrapunto, operando con giuditio, allo acquisto del quale vagliono poco le Regole, et li Precetti, quando dalla natura non è aiutato. Ne di cio prenda alcuno marauiglia, essendo questo commune ad ogni Arte, et ad ogni Dottrina. La onde tutti quelli, che hanno voluto dar notitia, et insegnare alcuna Arte, o Scienza, hanno sempre proposto l' Vniuersale; essendo che la Scienza non è de i Particolari, i quali sono infiniti, ma si bene de gli Vniuersali. Vedemo, che li precetti della Poesia, et dell' arte Oratoria, scritti da Platone, da Aristotele, da Hermogene, da Cicerone, da Quintiliano, da Horatio, et da altri ancora, sono intorno l' Vniuersale, et non intorno al Particolare. Et per dare vno essempio, mi souiene quello, che scriue Horatio parlando in vniuersale dell' ordine, che hanno da tenere li Poeti nel disporre il Soggetto, che è la Historia, ouero la Fauola nelle loro narrationi; onde dice;

Ordinis haec virtus erit, et Venus, aut ego fallor,

Vt iam nunc dicat: iam nunc debentia dici

Pleraque differat, et praesens in tempus omittat. Laqual Regola molto bene sapeua il dottissimo Virgilio; come si può comprendere; che hauendo preso vn Soggetto determinato, che era di scriuere la Rouina, et lo Incendio di Troia, et la Nauigatione di Enea; incominciò primieramente dalla Nauigatione, interrompendo l' ordine; nondimeno la Nauigatione fù dopo: Ma comprese, che con maggiore arteficio, et con maggior maestà sarebbe riuscito il suo Poema, se hauesse fatto recitare la historia per ordine da Enea, alla presentia di Didone, come fece, prendendo la occasione dalla fortuna che hebbe, riducendolo in Carthagine. Cosi sogliono fare i Poeti, et non solo i Poeti, ma anco li Pittori: percioche la Pittura non è altro, che vna poesia muta; i quali accommodano le historie, o fauole, come meglio li tornano in proposito. Onde hauendosi proposto alcuna volta di dipingere una historia, o fauola, accommoda le figure, et le accompagna insieme, secondo che pare a lui, che stiano meglio, et che faccino megliori effetti; ne fà caso alcuno di porre vna figura più in vn modo, [-193-] che in vno altro; cioè che più stia in piedi, ouero a sedere in vna maniera, che in vn' altra; pur che faccia buono effetto, et osserui l' ordine della historia, o fauola, che vuol dipingere; il che si vede, che infiniti Pittori haueranno dipinto vna cosa istessa in infinite maniere; si come più volte hò veduto la historia di Lucretia moglie di Bruto; quella di Horatio, il quale combattè contra Toscani sopra il ponte; et molte altre: nondimeno tutti haueranno hauuto vno istesso fine, cioè di rapresentare le dette historie. Et non solamente questo si vede fatto da diuersi Pittori, in vno istesso soggetto: ma etiandio da vn solo, il quale dipingerà vna cosa istessa in diuersi modi. Cosi debbe adunque fare etiandio il Musico; cioè cercare di variar sempre il suo Contrapunto sopra vn Soggetto: et potendo fare molti passaggi, eleggerà quello, che sarà il migliore, et che li tornerà più in proposito; cioè quelli, che faranno il suo Contrapunto più sonoro, et meglio ordinato; et lasserà da vn canto gli altri. Però adunque quando gli occorrerà di poter fare vn passaggio; come sarebbe dire vna Cadenza, et non tornerà cosi al proposito, la debbe riseruare ad vn' altro luogo con miglior commodo. Et ciò farà, quando la Clausula, ouero il Periodo nelle parole, ouero Oratione non sarà terminato: Conciosia che debbe sempre aspettare, che ciascuno di questi sia finito; et similmente auertire, che sia il luogo propio, cioè che 'l Modo, sopra il quale è fondata la cantilena, lo ricerchi. Tutte queste cose debbe osseruare colui, ilquale desidera di introdursi bene nell' arte del Contrapunto: ma sopra ogn' altra cosa debbe con ogni studio essercitarsi primieramente molti giorni in tal sorte di compositione; accioche con più facilità possa venire dipoi all' uso del Contrapunto diminuito, nel quale potrà vsare molte altre cose; come vederemo a i loro luoghi. Ma accioche si habbia qualche intelligenza di tutto quello, che hò detto, porrò qui sotto alcuni Contrapunti di nota contra nota variati, composti sopra il Soggetto nominato, hora nell' acuto, et hora nel graue; i quali essaminati, si potranno dipoi facilmente intendere quelle cose, che mostrerò altroue; et si potra operare con minori fatica.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 193; text: SOGGETTO. Essempio primo nell' acuto. Essempio secondo nell' acuto. Essempio terzo nel graue. Essempio quarto nel graue.] [ZAR58IH3 14GF]

Ciascuno debbe essere auertito, che 'l fare del Contrapunto di nota contra nota, pare, et è veramente alquanto più difficile di quello, che non è, il fare il diminuito; et questo procede; perche non gli è quella libertà, che si ritroua nel diminuito: essendo che nel primo è dibisogno, che ogni Nota, ò Figura cantabile habbia vna consonanza solamente, et nel secondo se ne ponghino molte, mescolate con molte dissonanze, secondo l' arbitrio, et il buon giuditio del Compositore. Onde nel primo modo non si può cosi bene, et a suo volere ordinar le parti, che siano senza salti, et facili da cantare; massimamente quando sopra vno istesso Soggetto si volesse comporre molti Contrapunti, che fussero in ogni parte variati. Ne per questo alcuno si debbe attristare: conciosia che quantunque da questa radice si gusti alquanto di amaritudine; dopo non molto tempo si gode de i frutti, [-194-] che da essa nascono, che sono dolci, soaui, et saporosi: essendo che la Virtù (come affermano li Sauij) consiste intorno al difficile, et non intorno alla cosa facile.

Che nelli Contrapunti si debbe schiuare gli Vnisoni, più che si puote, et che non si debbe molto di lungo frequentare le Ottaue. Capitolo 41.

ET accioche posssiamo comporre le nostre cantilene, che diano grato piacere, et diletto all' vdito; auanti ch' io vada più oltra, darò alquanti auertimenti molto vtili, per la bellezza, et per la leggiadria del Contrapunto; il primo de i quali sarà, Che 'l Compositore debba, più che sia possibile, schiuarsi di porre ne i suoi contrapunti gli Vnisoni; et non debbe vsar molto spesso le Ottaue: percioche quelli non sono (come altroue hò detto) posti nel numero delle consonanze; et queste per vna certa simiglianza, che hanno con l' Vnisono, non sono cosi vaghe all' udito, come sono le altre. Et ciò non sarà fuori di proposito: percioche se gli Antichi hanno col mezo della Musica moderato, et regolato non solo le Arti; ma anco molte Scienze, si intorno alli Suoni, come etiandio intorno alli Numeri, et le Proportioni; come si può considerare della Grammatica, et della Rhetorica; similmente della Poesia, et di molte altre simili; che ciò che hanno di buono, et di bello, l' hanno (dirò cosi) per la Musica; essendo ella veramente quella (come dimostra Agostino) dalla quale tutte queste cose s' imparano; non sarà cosa disconueneuole, che ella sia ordinata, come sono le altre Arti, et le altre Scienze. Anzi sarebbe cosa (al mio giuditio) molto biasimeuole, che ella fusse disordinata, et senza alcuna regola in quelle cose, per le quali le altre Scienze, et le altre Arti sono state ordinate, et ben regolate. La onde se 'l Grammatico, il Rhetore, et il Poeta hanno dalla Musica questa cognitione, che la continouatione di vn suono, cioè il replicare molte volte vna Sillaba, o una littera istessa in vna clausula di vna Oratione, genera vn non sò che di tristo da vdire, che li Greci chiamano [kakophaton], cioé Catiuo parlare, o Catiua consonanza; come si ode in quel verso, O fortunatam natam me consule Romam; per il raddoppiamento della sillaba Natam, et per la terminatione del verso nella sillaba Mam, che porgono all' vdito poco piacere; et nel principio di quella Epistola, che scriue Cicerone a Lentulo Proconsule; Ego omni officio; che in tre parole si legge quattro volte la litera O, et in altri luoghi quasi infiniti, onde si ode alcuna cosa di tristo, che le orecchie purgate non possono vdire; Sarebbe veramente il Musico degno di riprensione, quando comportasse vn simile disordine nelli suoi componimenti: conciosiache se tutti costoro di commun parere hanno con leggi vniuersali concluso, che non è lecito, ne in Prosa, ne in Verso (saluo se non fusse posto cotal cosa arteficiosamente, per mostrar qualche effetto) porre questi modi strani di parlare; maggiormente il Musico debbe bandire dalle sue compositioni ogni tristo suono, et qualunque altra cosa, che possa offendere l' vdito. Debbe adunque il Musico auertire, di non commettere simili cose nelle sue cantilene: ma debbe regolare in tal maniera li suoi concenti, che in loro si odi ogni cosa di buono. Et veramente allora il Contrapunto non sarebbe cosi ben purgato, quando si vdisse in lui simili disordini molto spesso, et senza alcun proposito. Il che auerebbe allora, quando facesse vdire molti Vnisoni, o molte Ottaue l' vna dopo l' altra, che fussero tramezate solamente da vn' altra consonanza; massimamente quando fussero poste sopra vna chorda istessa; ancora che procedesseno le parti con mouimenti separati; Le quali consonanze, quando fussero collocate in cotal maniera, dal sottoposto essempio si potrà conoscere quanto sarebbeno grate a ciascuno di sano giuditio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 194; text: SOGGETTO. Contrapunto.] [ZAR58IH3 14GF]

[-195-] Io non dico però che non si debbino adoperare; ma dico, che non si debbono vsare troppo spesso: percioche quando occorresse, che 'l Compositore non potesse accommodare vna buona, et commoda modulatione, cioè un bello, et elegante procedere; con vn bello, et leggiadro cantare, le debbe per ogni modo vsare, tramezate però da alcune altre consonanze; et debbe più presto porre sempre la Ottaua, che l' Vnisono; quando li tornerà commodo: percioche questo (come hauemo veduto) non è per alcun modo Consonanza: ma si bene la Ottaua.

Delli Contrapunti diminuiti a due voci, et in qual modo si possino vsar le Dissonanze. Capitolo 42.

QVANDO si hauerà vsato ogni diligenza di fare il Contrapunto di nota contra nota, il quale sommamente è necessario a tutti li Principianti, per far la prattica di conoscere il Sito, et le Distanze delle Consonanze; conosciuto di farlo bene, et correttamente; allora si potrà passare al Contrapunto diminuito, ritrouando primieramente il Soggetto, secondo che facemmo nelli Contrapunti semplici. Et perche si poneuano in essi solamente figure equali, et di vna istessa specie; però è da auertire, che in questo vi concorreranno figure differenti, di modo che; si come il Semplice si componeua di Consonanze solamente, senza esserui mescolata alcuna Dissonanza; cosi il Diminuito sarà capace non solamente delle Consonanze; ma anche delle Dissonanze, et ciò per accidente, come vederemo; le quali non sono da porre in essi senza consideratione, et senza ordine; ma pensatamente, con proposito, et con ragione; acciò non seguiti confusione, laquale se bene si debbe schiuare in ogni cosa, si debbe vietare sommamente nella Musica. Adunque si debbe auertire, che si come ne i Contrapunti semplici mostrati di sopra, si poneua ogni figura del Soggetto corrispondente ad vn' altra figura contenuta nella parte del contrapunto; cosi hora sopra qualunque figura di tal Soggetto sarà lecito porre quante, et quali figure torneranno al proposito; pur che quelle, che si pongono nella parte del Contrapunto, siano equiualenti a quelle, che sono nella parte del Soggetto. Onde sopra ogni Semibreue contenuta nel Soggetto, potremo porre due Minime, ouer quattro Semiminime, et cosi vna Minima et due Semiminime, et altre simili, come tornerà meglio; con questo ordine però, che ponendo due Minime nella parte del Contrapunto sopra vna Semibreue della parte del Soggetto, ciascuna di loro siano consonanti: percioche queste due parti della Semibreue sono considerate grandemente dal senso; per rispetto della Battuta, la quale si considera in due modi, cioè nel battere, et nel leuare; come altroue vederemo; delle qual parti, alla prima si da vna minima, et l' altra alla seconda; le quali sono equali alla Semibreue posta nel Soggetto. Quando poi si vorrà porre nel Contrapunto quattro Semiminime equiualenti a tal Semibreue, allora si osseruerà, che quelle Semiminime, che cascano sopra 'l battere, et sopra il leuare della Battuta, siano accompagnate con la consonanza. Per il che sarà dibisogno, che la Prima, et la Terza semiminima si ponghino consonanti; le altre poi (si come è la Seconda, et la Quarta) non è necessario, che siano in tal numero; ancorache quando occorresse, che si ponessero consonanti, sarebbe meglio. Et tutto questo ch' io hò detto, si debbe intendere, quando la parte del Contrapunto procede per Mouimenti congiunti: percioche procedendo per Mouimenti separati, è necessario, che quelle figure, che contengono tali mouimenti siano consonanti con la parte del Soggetto. Ma perche alle volte, per più leggiadria, si suol porre la Minima legata, cioè la Minima accompagnata con vn punto; però è da auertire, di porre il Punto che sia consonante: percioche se 'l si ponesse altramente, ciascuno potrebbe da se stesso conoscere, quanto fusse grato da vdire. Et benche la Minima legata in cotal modo si possa porre in due modi ne i Contrapunti; prima nel battere, cioè nel principio della Battuta; dipoi nel leuare; però il primo modo si debbe porre solamente nel principio de i Contrapunti, et non nel mezo; et questo dico nelli Contrapunti di due voci: ma il secondo modo si può porre non solo nel principio, ma etiandio nel mezo; come nello essempio si vede. Potrà anco alle volte il Contrapuntista porre scambieuolmente due minime, delle quali l' vna sia consonante, et l' altra dissonante; pur che la consonante caschi nel battere, et la dissonante nel leuar la battuta: ma debbeno procedere verso il graue, ouero verso l' acuto per molti gradi continouati senza alcun mouimento separato. Et quando vn simil procedere incominciasse nel principio del contrapunto, allora potrà auanti ogn' altra cosa vsare la Semibreue col punto; pur che torni bene; ma non gia nel mezo del Contrapunto: conciosia che anco non si vsa in simil luo go la Semibreue semplice, ne la Minima puntata, se non sincopata; anzi (fuori di tal caso) ogni figura del Soggetto, che sia Canto fermo, debbe hauere almeno sopra di se due consonanze, l' vna nel battere, et l' altra

[-196-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 196,1; text: SOGGETTO. Primo essempio nell' acuto. Secondo essempio nel graue.] [ZAR58IH3 15GF]

nel leuare della Battuta, nel Contrapunto diminuito: percioche poste in tal maniera hanno molta gratia; come la esperienza ce lo manifesta. Ma quando il Soggetto fusse diminuito, cioè vna parte di Canto figurato; allora le figure del Contrapunto si possono fare equali alle sue figure; pur che procedino in tal modo insieme, che se bene è diminuito, il Contrapunto habbia in se qualche leggiadria; et tal volta procedi con figure di alquanto più valore, che quelle, che sono contenute nel Soggetto: percioche fa dibisogno, che si oda almeno vna parte, che faccia mouimento, si nel battere, come anco nel leuar la Battuta. Quando adunque tra molte Minime se ne ritrouasse alcuna, che non procedesse per mouimento congiunto; non sarà mai lecito, che ella sia dissonante; anzi l' vna, et l' altra di due figure, che faranno tal mouimento, si debbeno porre consonanti: Conciosia che se bene la Dissonanza è posta nella seconda minima, nel mouimento congiunto; tal mouimento, et quel poco di velocità, che si ritroua nel proferir simili figure, non lassano vdire cosa alcuna, che dispiaccia. Ma non è gia cosi nelli Mouimenti separati: percioche per tal separatione la Dissonanza si fa tanto manifesta; che apena si può tolerare; come è manifesto a tutti coloro, che hanno giuditio di tal cosa.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 196,2; text: SOGGETTO. Primo essempio nell' acuto. Secondo essempio nel graue.] [ZAR58IH3 15GF]

[-197-] Si potrà nondimeno porre la Prima parte della battuta, che sia disonante; quando sarà la seconda minima di vna Semibreue sincopata del Contrapunto; percioche la prima parte di tal figura, sarà posta senza dubbio nel leuar la battuta, et la seconda nel battere; et tal Dissonanza si potrà sopportare: percioche nel cantare la Semibreue sincopata, si tien salda la voce, et si ode quasi vna sospensione, o taciturnità, che si troua nel mezo della percussione, dalla quale nascono i suoni, et per essa si discerneno l' vn dall' altro, et consiste nel tempo; onde l' Vdito quasi non la sente: percioche da lei non è mosso, di maniera, che la possa comprendere pienamente: per non esser da lei percosso, et per la debolezza del mouimento, che si scorge in essa: perche manca della percussione, che lo muoue: la onde la Voce allora nel perseuerare della Sincopa perde quella viuacità, che hauea nella prima percussione; di modo che fatta debole, et essendo percossa sopra la seconda parte della sincopa, nella quale è nascosta la Dissonanza, da vn mouimento più gagliardo di vn' altra voce forte, che si muoue da vn luogo all' altro con più gagliardo mouimento, tal Dissonanza a pena si ode; essendo anco, che prestamente se ne passa. Et se pure il Senso è da qualche parte offeso; è dipoi ragguagliato per tal maniera dalla Consonanza, che succede senza alcun mezo; che non solamente tal Dissonanza non li dispiace; ma grandemente in lei si compiace: perche con maggior dolcezza, et maggior soauità li fà vdire tal Consonanza. Et questo forse auiene, perche Ogni contrario maggiormente si scopre, et si fà al sentimento più noto, per la comparatione del suo Opposto. Ma no si debbe giamai porre la Prima parte della Semibreue, che sia dissonante; sia poi sincopata, o non sincopata; et si debbe auertire per ogni modo due cose; la prima, che Dopo la dissonanza segua vna consonanza a lei piu vicina; la seconda, chel Mouimento, ilquale farà la parte della sincopa, debba sempre discendere, et esser congiunto: et non ascendere. Onde potrà essere vtile questa Regola, che Quando la Dissonanza sarà posta nella seconda parte della Semibreue sincopata, laquale sarà vna Seconda; allora dopo lei accommodaremo ottimamente la Terza, che le è più vicina. Cosi ancora quando in essa Sincopa sarà posta la Quarta, si farà il medesimo. Alla Settima poi se le accompagnerà la Sesta: percioche le è più vicina. Similmente si potrebbe dire delle Replicate; si come della Nona, alla quale si accompagna la Decima; et della Vndecima, dietro laquale similmente si debbe porre la Decima; come si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 197; text: SOGGETTO, Primo essempio nell' acuto. Secondo essempio nel graue.] [ZAR58IH3 16GF]

Si potrà anco alle volte (come costumano di fare li buoni Musici, non senza suo grande commodo) dalla Seconda sincopata per venire all' Vnisono; et ciò quando le parti saranno ordinate in tal maniera, che l' vna faccia il mouimento di Tuono, et l' altra di Semituono, che siano mouimenti congiunti. Vsaremo etiandio

[-198-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 198,1] [ZAR58IH3 17GF]

la Quarta sincopata, dopo laquale segua senza alcun mezo la Semidiapente, et dopo questa immediatamente succeda la Terza maggiore: Percioche la Semidiapente è posta in tal maniera, che fà buono effetto: essendo che tra le parti non si ode alcuna trista relatione. Ma non è cosi sopportabile la Quinta, quando casca il Tritono per relatione, secondo il modo mostrato disopra; come si può vdire nelli due sottoposti essempi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 198,2] [ZAR58IH3 17GF]

Sogliono ancora li Prattici vsare di porre la Nona, quando dopo essa si viene alla Ottaua per contrarij Mouimenti, et l' vna delle parti ascenda per Quarta, o discenda per Quinta, et l' altra discenda per Mouimento congiunto; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 198,3] [ZAR58IH3 17GF]

Si debbe però osseruare, che quella figura, laqual segue la Dissonanza, et discende, senza esser tramezata da altra figura; non sia legata ad vn' altra Consonanza, cioè che non faccia vn' altra sincopa, che sia tutta consonante: ma che di due cose sia l' vna; ouero che tal figura discenda, o pure ascenda per Mouimento congiunto, o separato; o che ella sia legata ad vn' altra figura, che sia simigliantemente dissonante, et che tra loro facciano vn' altra Sincopa. Io hò detto legata ad vn' altra figura: percioche quando si risolue la sincopa di Semibreue, nella quale sia la Dissonanza, allora seguita la Minima, senza alcuna mezana figura; laquale dico allora esser legata, quando dopo la Dissonanza segue vn' altra Semibreue sincopata, ouero vna Minima col punto. La onde dico, che al primo modo la Minima è legata ad vn' altra Minima; et al secondo modo la Minima è legata alla Semiminima, che è il Punto. Quelle adunque, che nelle cantilene si concedeno sono le sottoposte.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 198,4] [ZAR58IH3 17GF]

Quelle veramente, che li buoni Compositori non vsano, sono quelle, che seguitano: imperoche quando non si osserua in loro la sopradata Regola, la figura, che segue la Dissonanza, non fà bene il suo officio, et quello, che debitamente a lei s' appartiene. Onde la Dissonanza si risolue con vn modo freddo (dirò cosi) conciosia che non ragguaglia pienamente l' Vdito di quello, che forse per auanti in qualche modo fù offeso dalla Dissonanza; come nelli sottoposti essempi si otrà vdire. Et perche gli Antichi Prattici hanno vsato, et li Moderni ancora vsano, di porre alle volte confusamente ne i loro Contrapunti nel luogo della Consonanza, hora la prima, et hora la seconda

[-199-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 199,1] [ZAR58IH3 18GF]

Semiminima, che segueno la Minima battuta, ouero la Semibreue col punto, o senza il punto sincopata, quando il loro procedere si fà per Mouimenti congiunti verso la perte graue; però accioche non si generi confusione nell' animo del Compositore, determinaremo hora, quale delle due Semiminime, si habbia da porre, che sia consonante. Onde dico, che per ogni modo si debbe porre la seconda, et non la prima: percioche questo è stato vsato communemente non solamente da i buoni, et dotti Musici; ma da gli altri ancora, quantunque la prima caschi sopra il leuar la battuta; cioè nella seconda parte; perche veramente vn simil procedere non è altro, che vna sopportabile diminutione di due Minime distanti l' vna dall' altra per vna Terza, fatta per cagione di far cantar bene le parti, o per la commodità di commodar le harmonie alle parole, lequali nascono dalla pronuntia delle figure, o note della cantilena. La onde poste in tal maniera sono sopportabili, et passano bene: percioche la tardità, et dimora della prima figura, o nota precedente; et la velocità della Semiminima seguente, della quale il tempo, et il suono, o la voce insieme passano presto, fanno, che la Dissonanza, che è posta sopra la detta Semiminima, non è facilmente compresa dall' Vdito; et però dalli Musici non è posta in alcuna consideratione; Et se pure è compresa immediatamente la nota seguente, che è consonante, pienamente acconcia il tutto. Quando adunque dopo la Minima, o Semibreue col punto, o senza il punto, seguiranno due Semiminime, poste l' vna dopo l' altra al modo detto disopra, porremo sempre la seconda, che sia consonante; ancora che la prima sia dissonante: Ma quando saranno più di due potremmo fare altramente, cioè potremmo porre la prima consonante, et le altre poi, si come è stato detto disopra; ancora che in alcuni casi la detta prima Semiminima, che si pone dissonante, si possa porre consonante; massimamente quando dalla Ottaua si verrà alla Quinta, o per il contrario, procedendo per contrarij mouimenti, nelli Contrapunti diminuiti; come si potrà vedere. Tutto questo ho detto, per leuare dall' animo del Compositore la confusione: perche non è il douere, che in questa Scienza, laquale ordina, et dà regola ad ogn' altra: caschi nella parte de i Suoni, cosa veruna, che sia disordinata; massimamente non essendo il douere, che l' vna, et l' altra delle nominate Semiminime siano poste da vna parte de i Musici in vno passaggio istesso ad vn modo, et da vn' altra parte ad vn' altro. Se adunque ne occorrerà di fare per ornamento, o per necessità simili passaggi; auertiremo di porle secondo il modo determinato, et nella maniera, che si veggono nello essempio posto qui disotto.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 199,2; text: SOGGETTO. Primo essempio acuto. Secondo essempio graue.] [ZAR58IH3 18GF]

[-200-] Il modo che hà da tenere il Compositore nel fare li Contrapunti sopra vna Parte, o Soggetto diminuito. Capitolo 43.

OCCORRERA oltra di questo, che 'l Contrapuntista, dopo l' hauersi essercitato per molti giorni nel fare il Contrapunto sopra vn Soggetto di canto fermo; conoscendo di farlo senza alcuno errore, vorrà passare più oltra, et venire ad vn' altra compositione pur di due voci: la onde per assuefarsi alla inuentione, dico, che non sarà fuori di proposito, se piglierà primieramente per Soggetto vna parte di alcuna cantilena di Canto figurato; et se cio non vorrà fare, la potrà comporre da se stesso, secondo che li tornerà più al proposito. Ilche fatto, dico, che potrà dipoi secondo il suo ingegno comporre vn' altra parte nel graue, ouero, secondo che li verrà meglio fatto, nell' acuto. E ben vero, che volendo comporre il Soggetto da se stesso, potrà aiutato da vna parte della sua compositione comporre l' altra, di modo che tutto in vn tempo verrà a comporre il Soggetto, et a dar fine alla Cantilena: percioche (si come hò detto altroue) Soggetto io chiamo quella parte, che si pone auanti le altre parti nella compositione; oueramente quella parte, che il Compositore si hà primieramente imaginato di fare. La onde tanto più ageuolmente potrà comporre, quanto più vorrà osseruare quelle Regole, lequali hauerà osseruato nel fare li Contrapunti sopra il Canto fermo. Bene è vero, che questo modo di comporre è più libero, et più espedito: percioche si può diminuire qual parte si vuole, sia graue, ouero acuta; lassando vna di esse parti con le figure di alquanto maggior valore; ouero ponendo le figure tra tutte due, che siano simili, o diuerse l' vna contra l' altra; ilche non si poteua fare nel primo modo. Potrà adunque il Compositore far quello, che li tornerà piu commodo; auertendo però, di accommodar sempre in tal maniera le parti della cantilena, che cantino bene, et habbiano bello, et elegante procedere, con vn non sò che misto di grauità. Et accioche si vegga il modo, che si hà da tenere nel comporre simili Contrapunti, o Compositioni (poi che non si può dar Regola particolare di ogni cosa, per essere infiniti gli indiuidui) porrò due essempi, l' vno de i quali sarà fondato sopra vn Soggetto ritrouato, che incomincia Scimus hoc nostrum meruisse crimen, ilquale è vna parte acuta di vna leggiadra compositione a due voci di Adriano; L' altro poi sarà tutto composto di fantasia. Di maniera che vedendo, et essaminando questi due, et altre simili compositioni, si potrà venire all' vso di comporre facilmente, et bene.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 200; text: Scimus hoc nostrum, meruisse crimen nos sumus causae fateamur ipsi, fateamur ipsi Christe sed nobis miserando parce parce praecamur. Parte graue.] [ZAR58IH3 19GF]

[-201-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 201; text: Secondo essempio tutto di fantasia. Parte graue.] [ZAR58IH3 20GF]

[-202-] Che non è necessario, che la parte del Soggetto, et quella del Contrapunto incomincino insieme. Capitolo 44.

IO NON vorrei gia, che alcuno credesse, che nella Musica fusse tanta (dirò cosi) superstitione, che ciascuno fusse tenuto per legge fatale, di dar principio alli suoi Contrapunti in vn solo modo; facendo sempre che la parte del Soggetto incominci a cantare insieme con quella del Contrapunto; et che non fusse lecito di vsar le Pause nel principio di qual parte si voglia: Conciosia che l' vso delle Pause non solamente fù ritrouato per ornamento della cantilena; ma etiandio per necessità, come dirò altroue. Onde quando tornerà commodo di porle nel principio di qual parte si voglia della cantilena, lo potrà fare, senza esserui alcuno errore; et potrà porre non solo le Pause di Breue, o di Semibreue: ma quelle di Minima ancora. Et ciò non sarà senza l' vso de gli Antichi et delli Moderni compositori, i quali presero tal licenza, vedendo che tal cosa li tornaua molto commoda. Volendo adunque dar principio alli Contrapunti in cotal maniera, debbe far cantare primieramente qual parte si voglia delle due, incominciando nel principio della Battuta; l' altra poi si potrà far cantare, ponendo nel principio auanti la prima Figura cantabile la Pausa di Minima, che si chiama volgarmente Sospiro; dopo laquale si potrà porre qual Figura tornerà commoda, pur che 'l suo valore non ecceda il valor della Semibreue; Laqual Semibreue posta dopo la Pausa di Minima, verrà necessariamente ad esser sincopata. Ma si debbe schiuare di dar principio alla parte del Contrapunto, et a quella del Soggetto nel principio della Battuta per altre figure, che siano di minor valore della Semiminima: percioche si verrebbe a dar principio alla cantilena per vn Mouimento molto veloce, anzi velocissimo. Incominciando poi dalla Semiminima, sempre le porremo auanti la Pausa di Minima. Et veramente in ciò, et in ogn' altra cosa douemo imitar la Natura, il cui procedere si vede esser molto regolato: conciosia che se noi haueremo riguardo alli mouimenti naturali, ritrouaremo, che sono ne i loro principij alquanto più tardi, di quello, che non sono nel mezo, et nel fine; come si può vedere da vna Pietra, che sia lassata cadere dall' alto al basso, della quale il Mouimento è più veloce, senza dubbio, nel fine; che non è nel principio. Imitaremo adunque la Natura, et procederemo in tal maniera, che li Mouimenti, che faranno le parti delli Contrapunti non siano molto veloci nel principio; ilche osseruaremo etiandio nel mezo, et nel fine di ciascuna parte, quando dopo le Pause incomincieranno a cantare, et il loro principio sarà per vna figura di qualche valore; si come vna Semibreue, ouero altra maggiore. Et volendo procedere per Mouimenti alquanto piu veloci, faremo, che dopo quella ne seguiti vn' altra, che le sia più vicina, et di minor valuta; come sarebbe la Minima, et dopo lei la Semiminima. Io non dico gia, che dopo la Minima non si possa porre due, o piu figure simili l' vna dopo l' altra: percioche dopo vna Semiminima se ne può porre vn' altra, et più anche, et cosi dopo la Minima: ma dico, che volendo procedere da vna figura maggiore ad vna minore, il douere vuole, che la figura seguente sia la più vicina alla precedente. Ne voglio anco, che alcuno creda, ch' io ponghi tal Regola per si fatto modo necessaria, che non si possa fare altramente: conciosia che questo, ch' io hò mostrato, è stato per dare vn poco di lume, et di giuditio al Compositore. Et perche hò detto di sopra, che si debbe procedere da vna figura cantabile all' altra con la sua più vicina; però è da auertire, che alcuni Musici essecitati intorno vn certo loro genere detto Quantitatiuo; pongono le figure cantabili in quattro differenze; percioche alcune nominano Parte propinque di alcun' altra Figura, alcune Parti remote, alcune Parti più remote, et alcune altre Parti remotissime. La onde dicono, che quella Figura è la parte propinqua di vn' altra, che nell' ordine posto di sopra nel capitolo 2. la segue senza alcun mezo. Però si può dire, che la Breue sia parte propinqua della Lunga; et la Semibreue della Breue, et la Minima della Semibreue, et cosi delle altre, che segueno; ancora che in tal cosideratione non passassero oltra la Minima; per essere vltima figura tra quelle, che patiscono alteratione; come forse mostrerò altroue. Ma quando lassauano vna figura di mezo, et pigliauano la seguente, chiamauano tal figura Parte remota della prima. La onde si può dir con verità, che la Semibreue è Parte remota della Lunga, et la Minima parte remota della Breue, et cosi le altre per ordine. Quando poi lassauano le due mezane; quella, che era seguente alle due [-203-] lassate, chiamauano Parte più remota della prima; si come potemo dire della Minima, rispetto alla Lunga, et delle altre ancora. Ma quando ne lassauano tre, la seguente dimandauano Parte remotissima; si come la Minima rispetto alla Massima. Tornando hora al nostro primo proposito dico; che è concesso a a ciascuno di porre due Semiminime, et più ancora dopo il Sospiro; si come si possono porre dopo la Minima; percioche questa è di valore equale al Sospiro, et ciascuna di esse è la sua parte propinqua; quantunque tal Sospiro, o Pausa non si canti. Ma non si accommoderà cosi bene dopo la Pausa di Semibreue, o dopo vn' altra maggiore tali Semiminime: essendo che elle sono Parti remote: ne tornerà etiandio bene il porre dopo il Sospiro molte Chrome. Il porre due Semiminime dopo la Semibreue col Punto, ouer dopo la Semibreue sincopata sarà lecito: percioche quella parte, sopra laquale casca la Battuta, che è sopra il Punto; ouero sopra la seconda parte della Sincopa, si considera come separata dall' altra per la Battuta; cioè si piglia per vna Minima separata, sopra laquale caschi la detta Battuta. Non è però lodeuole (quantunque pochi se ne guardino) il porre le figure con tale ordine, che dopo la Semibreue, che sia battuta senza il punto, ne segua due, o più Semiminime: percioche sono Parti remote, et non propinque della Semibreue; lequali poste in tal maniera, quanto siano grate, et commode alli Cantori, ciascuno da se lo potrà comprendere, quando vdirà procedere da vna figura cantabile ad vn' altra, con vna subita mutatione di tempo tardo al veloce, senza alcun' altra mezana dispositione.

Che le Modulationi debbeno esser ben regolate, et quel che debbe osseruare il Cantore nel cantare. Capitolo 45.

SAREBBE cosa troppo difficile, s' io volesse ragionare di ogni minima cosa, che può occorrere nel comporre; et non poco fastidio apportarebbe a' Lettori. Onde lassando da vn canto quelle cose, che non sono cosi necessarie, verrò a quelle, che sono di qualche importanza; delle quali alcune al Compositore appartengono, et alcune al Cantore. Quelle che appartengono al Compositore sono queste: Primieramente debbe comporre le sue cantilene, secondo le Regole date di sopra, non si partendo dalli Precetti, i quali più oltra son per dimostrare. Dipoi debbe porre ogni suo studio, che 'l Contrapunto, cioè le parti della sua cantilena siano ordinate, et regolate in tal maniera, che si possino cantare ageuolmente, et che siano senza alcuna difficultà: percioche se l' Harmonia nasce (come vedemmo nella Seconda parte) dal cantare, che fanno insieme le parti della cantilena, senza offesa alcuna dell' vdito; non potrà ella giamai nascere da cose, che siano tra loro senza alcuna proportione. Sarà adunque auertito di fare, che le parti si possino cantar bene, et che procedino per veri, et legittimi interualli, contenuti tra i Numeri harmonici; consonanti, o dissonanti, che siano. Consonanti dico, come di Ottaua, di Quinta, di Quarta, di Terza, et di altri simili; si come sono quelli di Decima ancora, che sarà fatto senza errore alcuno, poi che il maestro de i Musici antichi Iosquino, non pure hà vsato vn tale interuallo; ma etiandio usò quello di Duodecima; come si può vedere nel Motteto, che si canta a cinque voci, Inuiolata, integra, et casta es Maria. Dissonanti etiandio; come sono quelli del Semituono maggiore, et quelli del Tuono, che sono le differenze, per le quali l' vna consonanza supera l' altra: si come hò mostrato nel capitolo 39. della Seconda parte. E ben vero, che alle volte si pone quello di Settima, et di Nona; ancora che di raro, si come hanno vsato, et vsano anco alcuni buoni Compositori. Ma quelli del Tritono, della Semidiapente, et altri simili non si debbeno vsare; si come hanno vsato alcuni Moderni, volendo cio attribuire al procedere delle modulationi Chromatiche: conciosia che veramente questi interualli non hanno le forme loro contenute tra i Numeri harmonici; La onde non è possibile, che possino fare nelle modulationi alcun buono effetto; anzi possono offendere grandemente il sentimento; come la esperienza ce lo dimostra. Et se la Musica (come la definisce Agostino) è Scienza di ben cantare, o ben modulare, et ad altro non attende, che a questo; in qual maniera si potrà porre quella cantilena nel numero di quelle, che osseruano, et tendeno a questo fine, laquale [-204-] hauerà le sue modulationi piene di simili errori, et sarà in tal modo disordinata, che a pena si potrà sopportar di vederla, non che di cantarla? A questo anco si ricerca quello, che nel capitolo 37. si è detto; cioè che le parti procedino, più che sia possibile, per mouimenti congiunti: percioche sono più naturali, di quelli, che sono separati. Cercarà adunque il Compositore di fare, che le parti della sua cantilena si possino cantar bene, et ageuolmente; et che procedino con belli, leggiadri, et eleganti Mouimenti; accioche gli auditori prendino diletto di tal modulationi, et non siano da veruna parte offesi. Quelle cose, che appartengono al Cantore sono queste; Primieramente dee con ogni diligenza prouedere nel suo cantare, di proferire la modulatione in quel modo, che è stata composta dal Compositore; et non fare come fanno alcuni poco aueduti, i quali per farsi tenere più valenti, et più saui de gli altri, fanno alle volte di suo capo alcune diminutioni tanto saluatiche (diro cosi) et tanto fuori di ogni proposito, che non solo fanno fastidio a chi loro ascolta; ma commetteno etiandio nel cantare mille errori: conciosia che alle volte vengono a fare insieme con molte Discordanze due, o più Vnisoni, o due Ottaue, oueramente due Quinte, et altre cose simili, che nelle compositioni senza alcun dubbio non si sopportano. Sono poi alcuni, che nel loro cantare fanno alle volte vna voce più acuta, o più graue di quello, che è il douere, cosa che non hebbe mai in mente il Compositore, si come in luogo del Semituono cantano il Tuono, o per il contrario, et altre simili cose; la onde ne segue dipoi errori infiniti, oltra l' offeso del senso. Debbeno adunque li Cantori auertire, di cantar correttamente quelle cose, che sono scritte secondo la mente del Compositore; intonando bene le voci, et ponendole a i loro luoghi; cercando di accommodarle alla consonanza, et cantare secondo la natura delle parole contenute nella compositione in tal maniera, che quando le parole contengono materie allegre, debbeno cantare allegramente, et con gagliardi mouimenti; et quando contengono materie meste, mutar proposito. Ma sopra il tutto (accioche le parole della cantilena siano intese) debbono guardarsi da vno errore, che si ritroua appresso molti, cioè di non mutar le Lettere vocali delle parole, come sarebbe dire, proferire A in luogo di E, ne I in luogo di O, ouero V in luogo di vna delle nominate: Ma debbono proferirle secondo la loro vera pronuntia. Et è veramente cosa vergognosa, et degna di mille reprensioni, l' vdir cantare alle volte alcuni goffi, tanto nelli Chori, et nelle Capelle publiche, quanto nelle Camere priuate, et proferir le parole corrotte, quando douerebbeno proferirle chiare, espedite, et senza alcuno errore: La onde dico, che se (per cagione di essempio) vdimo alle volte alcuni sgridacchiare (non dirò cantare) con voci molto sgarbate, et con atti, et modi tanto contrafatti, che veramente parino Simie, alcuna canzone, et dire, come sarebbe Aspra cara, e saluaggia e croda uaglia: quando douerebbeno dire; Aspro core, e seluaggio, e cruda voglia: chi non riderebbe? anzi (per dir meglio) chi non andrebbe in colera; vdendo vna cosa tanto contrafatta, tanto brutta, et tanto horrida? Non debbe adunque il Cantore nel cantare mandar fuori la voce con impeto, et con furore a guisa di Bestia; ma debbe cantare con voce moderata, et proportionarla con quelle de gli altri cantori, di maniera che non superi, et non lassi vdire le voci de gli altri; La onde più presto si ode strepito, che harmonia: conciosia che l' Harmonia non nasce da altro, che dalla temperatura di molte cose poste insieme in tal maniera, che l' vna non superi l' altra. Haueranno etiandio li Cantori questo auertimento, che ad altro modo si canta nelle Chiese, et nelle Capelle publiche, et ad altro modo nelle priuate Camere: Imperoche iui si canta a piena voce; non però se non nel modo detto di sopra; et nelle Camere si canta con voce piu sommessa, et soaue, senza fare alcun strepito. Però quando canteranno in cotali luoghi, procederanno con giuditio, accio non siano poi (facendo altramente) degnamente biasimati. Debbeno oltra di questo osseruare, di non cantare con mouimenti del corpo, ne con atti, o gesti tali, che induchino al riso chi loro uedeno, et ascoltano; come fanno alcuni, i quali per si fatta maniera si muoueno, il che fanno etiandio alcuni Sonatori, che pare veramente, che ballino. Ma lassando hormai cotesta cosa da vn canto, dico, che se 'l Compositore, et li Cantori insieme osserueranno quelle cose, che appartengono al loro officio, non è dubbio, che ogni cantilena sarà diletteuole, dolce, soaue, et piena di buona harmonia, et apportera a gli Vditori grato, et dolce piacere.

[-205-] Che non si debbe continouare molto di lungo nel graue, o nell' acuto nelle modulationi. Capitolo 46.

ET perche alle uolte auiene, che 'l continouare, che fa vna parte della cantilena alquanto nel graue, ouer nell' acuto, è cagione che 'l Cantore si stanchi; massimamente quando hà la voce graue, et dimora molto nell' acuto; ouer quando hà la uoce acuta, et è sforzato di stare nel graue: imperoche uenendo a far debole la uoce, et a bassarla, se è nell' acuto; ouero ad alzarla, se 'l si ritroua nel graue; viene a far molta dissonanza: però io vorrei (per leuar cotal discommodo, et disordine) che 'l Contrapuntista hauesse auertenza a cotal cosa, et che accommodasse la cantilena in tal maniera, che le parti non cantassero per lungo tempo nel graue, ne anco molto di lungo stessero nell' acuto: Ma tutte le uolte che ascendessero, o discendessero, non fussero poste in cotal maniera senza proposito, et non dimorassero molto di lungo in queste due estremità. Io hò detto; non senza proposito: percioche li Compositori moderni hanno per costume (il che non è da biasimare) che quando le parole dinotano cose graui, basse, profunde, discesa, timore, pianti, lagrime, et altre cose simili, fanno continouare alquanto le lor modulationi nel graue: Ma quando significano altezza, acutezza, ascesa, allegrezza, riso, et altre simili cose; le fanno modulare nell' acuto. Bene è vero, che non debbeno far continouare di lungo l' harmonia in tali estremi: ma debbeno fare, che le modulationi tocchino le chorde graui, et anco le acute, con le mezane delle parti della cantilena, variando sempre le modulationi. Ne debbe comportare, che le estremità delle parti trappassino nel graue, o nell' acuto fuora de i loro termini, contra la loro natura, et contra la natura del Modo, sopra il quale è fondata la cantilena; cioè non debbe fare, che il Soprano pigli il luogo del Tenore, ne questo il luogo del Soprano: ma fare, che ciascuna parte stia nelli suoi termini; come vederemo nella Quarta parte, quando parlaremo intorno al modo, che si hà da tenere nello accommodar le Parti: ancorache in alcuni casi questo sia concesso, per poco spacio di tempo: Percioche ordinandole, che non trappassino i loro termini, non potrà seguire se non commodo grande al Cantore, et nascere buoni, et perfetti concenti.

Che 'l porre vna Dissonanza, ouero vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette di vna istessa specie, che insieme ascendino, o discendino, non fa, che tali consonanze non siano replicate. Capitolo 47.

SOGLIONO alcuni non hauere per inconueniente, il porre due Perfette consonanze l' vna dopo l' altra nelle loro compositioni, di vna istessa specie, che insieme ascendino, o discendino, senza porui di mezo alcun' altra consonanza: percioche si auisano, che 'l porre tra loro vna Dissonanza, oueramente vna Pausa di minima, faccia variar le specie, et che per questo non si faccia contra la Regola posta disopra nel capitolo 29. Ma in uero quanto costoro s' ingannino, ciascuno lo potrà conoscere con la esperienza istessa, dopo che haueranno vdito quello, che ne i sottoposti essempi si contiene: percioche conosceranno, che la Dissonanza posta tra due consonanze perfette, non fa variatione alcuna di concento; ne anco leua, che tali consonanze non siano poste l' vna dopo l' altra senza alcun mezo; essendo le Consonanze considerate dal Musico per se, et le Dissonanze per accidente solamente; come hò detto altroue. Et se la Dissonanza, che è suono, posta tra le dette consonanze, non hà forza alcuna di fare alcuna variatione; minormente hauerà tal forza la Pausa di minima, che non rapresenta suono; ma taciturnità, et priuatione. Non sarà adunque lecito porre due Ottaue l' vna dopo l' altra, tramezate solamente dalla Settima, ouer dalla Nona; ne due Vnisoni tramezati dalla Seconda. Et quantunque la Quarta, et la Sesta siano consonanze, come fu determinato; et si possa dire, che l' vna, o l' altra posta tra due Quinte, faccia alcuna variatione di concento; nondimeno non si debbeno vfare, se non nelle compositioni di più voci: percioche nelle semplici generano non sò che di tristo; come si può vdire nelli sottoposti essempi.

[-206-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 206,1] [ZAR58IH3 21GF]

Sogliono anco alle volte li Compositori in una particella della compositione, dopo la Ottaua posta sopra una figura di Semibreue, che discenda, et habbia sopra, o sotto di se vna Minima, porre immediatamente due Semiminime, lequali discendino per mouimenti congiunti, et senza altro mezo dipoi la figura seguente ascendi, et venghi alla Ottaua. Simigliantemente sogliono, dopo vna figura di Semiminima, posta in Ottaua sopra vna Minima, che discendi, porre vn' altra Semiminima, laquale faccia il mouimento separato, et venghi medesimamente alla Ottaua: et non solo ciò fanno: ma etiandio pongono in luogo delle semiminime la minima col punto, con due chrome seguenti, et altre cose simili; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 206,2] [ZAR58IH3 21GF]

Et auegna che non si possa dire con verità, che siano due Ottaue poste l' vna dopo l' altra, senza alcun mezo: percioche si ritroua vn' altra consonanza posta tra loro, che è la Sesta, ouer la Decima; nondimeno non si debbeno vsare, per due ragioni: La prima delle quali fù detta disopra nel capitolo 42; et la seconda è, che per la mutatione veloce, che fa la Sesta, o la Decima poste tra loro; ouero per il veloce mouimento, che fanno, quasi non si ode; tanto più, che nelle due semiminime, che segueno la minima, ouero la Semibreue sincopata, la prima è posta nel numero delle Dissonanze, et la seconda nel numero delle Consonanze. Onde maggiormente tali Ottaue si odeno, et si viene a fare contra quello, che si è determinato disopra nel capitolo 41. che non si douesseno vsare molto spesso accommodate nel Contrapunto in cotal maniera. Et per dire il vero, li passaggi, che fanno le due Semiminime con la Minima auanti: ouero la Minima col punto, et le due chrome seguenti, non sono altro, che la Diminutione del mouimento congiunto, che fanno insieme due Semibreui. A cotesti anco si aggiunge, che non de vsare quel passaggio, che fanno due parti ascendendo, o discendendo insieme, l' vna per mouimenti congiunti di Quinta, procedendo per quattro semiminime, et l' altra [-207-] per mouimento separato, ascendendo per semibreui senza alcuna diminutione; et le consonanze, che cascano nel battere sono due Quinte; come nello essempio si vede:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 207] [ZAR58IH3 21GF]

percioche se bene sono tramezate dalla Terza, non hanno però gratia alcuna. E' ben vero, che questi passaggi sono più sopportabili delli primi: ma non sono però lodeuoli: percioche nel cantar la parte diminuita, si ode la Terza posta tra due Quinte nella terza semiminima, la quale è consonante; et è percossa nella seconda parte della Battuta. Et tanto più si possono sopportare, quanto che le Quinte tramezate in cotal maniera, non sono cosi facilmente comprese dall' vdito: perche non sono semplici, come è la Ottaua: et li mouimenti, che fanno le parti, che contengono le Semibreui, non sono congiunti, come sono quelli altri, ch' io hò mostrato di sopra. Ma perche alcuni cantano tali passaggi per diminuire il mouimento separato di Quinta, che fanno alle volte le parti; però dico, che si debbeno fuggire per ogni modo. Et se pure ad alcuni paresse di vsare non solamente questi, ma gli altri ancora mostrati di sopra; non debbe però vsarli molto spesso: percioche quando non vi fussero altre ragioni, vi sono almeno queste; che si uiene a far contra quella Regola, che dice, Che douemo procedere da vna consonanza all' altra per mouimenti contrarij; et contra quella, che ne auertisce, Che noi faciamo muouere le parti insieme, quando ascendeno, o discendeno, l' una di esse almeno per mouimenti congiunti; che douerebbeno ritrouarsi in quelle parti, che si muoueno per mouimenti separati, et contengono le Semibreui; et nondimeno non lo fanno; come si può chiaramente vedere.

Della Battuta. Capitolo 48.

HAVENDO io più volte vsato queste voci Battuta, Sincopa, et Pausa, è ragioneuole, auanti che si vada più oltra, che vediamo quello, che siano; accioche non procediamo per termini non conosciuti, i quali non possono veramente apportare alcuna scienza: La onde douemo sapere, che li Musici vedendo, che per la diuersità de i mouimenti, che fanno cantando insieme le parti della cantilena, per essere l' vno più veloce, o più tardo dell' altro, poteua nascere qualche disordine; ordinarono vn certo Segno, dal quale ciascun cantante si hauesse da reggere nel proferir la voce con misura di tempo veloce, o tardo, secondo che si dimostra con le figure diuerse cantabili, le quali sono poste di sopra nel capitolo 2. Et s' imaginarono che fusse bene, se cotal segno fusse fatto con la mano; accioche ogn' vno de i cantori lo potesse vedere, et fusse regolato nel suo mouimento alla guisa del Polso humano. Onde dipoi dato tale ordine, alcuni chiamarono cotal segno Battuta, alcuni altri Tempo sonoro; et alcuni altri, come Agostino dottore Santissimo nel capitolo 10. del Secondo libro della Musica, lo nomina con voce latina Plauso, che uiene da Plaudo, et vuol dire Battimento delle mani. Et veramente parmi, che pensassero bene: percioche non so vedere, qual mouimento poteuamo ritrouare, che fusse fatto naturalmente, che potesse dare a loro regola, et proportione, fuori che questo: Percioche se noi consideraremo le qualità, che si ritrouano in l' uno et l' altro; cioè nella Battuta; et nel Polso, che da i Greci è detto [sphugmos], ritrouaremo tra loro molte conuenienze: conciosiache essendo il Polso (come lo definisce Galeno, et Paulo Eginetta) vn certo allargamento et ristrengimento; o pur vogliamo dire alzamento, et abbassamento del cuore, et delle arterie, viene ad esser composto (come vuole Auicenna nel Secondo Fen del libro 1.) di due mouimenti, et di due quiete, delle quali cose similmente la Battuta viene ad esser composta; et prima di due mouimenti, che sono la Positione et la Leuatione, che si fa con la mano, ne i quali si troua lo allargamento, et il ristrengimento, ouero lo alzamento, et abbassamento nominato, che sono due mouimenti contrarij; et dipoi due quiete: percioche (secondo la mente di Aristotele) tra qu sti mouimenti (come etiandio nel capitolo 42. disopra commemorai) sempre si ritrouano; massimamente perche è impossibile, che simili mouimenti si possino continouare l' vno con l' altro. Et si come la Medicina chiama il primo mouimento [sustole], et il secondo [diastole]; cosi la Musica nomina la Positione, ouero il Battere [thesis], et la Leuatione [harsis]. Simigliantemente; si come il Polso si ritroua di due maniere, secondo l' autorità delli commemorati principi della Medicina, cioè Equale, et Inequale: pigliando però solamente quella equalità, et inequalità, che nasce dalla velocità et tardità, onde si fa il [-208-] Rithmo, dal quale nasce molti mouimenti proportionati, contenuti ne i generi Moltiplice, et Superparticolare, oltra gli altri che si lassano, che non sono contenuti sotto cotali generi, cosi potemo dire, che la Battuta si ritroua di due maniere, cioè Equale, et Inequale, oue si riduce ogni mouimento proportionato, che si fa con la voce. Et questo dico io, perche gli Antichi Musici, et li Poeti anco, i quali gia erano (come altroue hò detto) riputati una cosa istessa; per un certo loro istinto naturale diuisero le Voci in due parti, et attribuirono ad alcune il Tempo breue, et ad alcune il Tempo lungo; et al Tempo lungo applicarono due Tempi breui, et posero nel primo luogo quelle Sillabe, o Voci del Tempo breue, che sono di minor quantità; et nel secondo quelle del Tempo lungo, che sono di maggiore, come è il douere: essendo che si come la Vnità tra i numeri è inanti il Binario, che contiene due vnita; cosi il Tempo breue debbe tenere il primo luogo, et il Lungo il secondo. Ma si debbe auertire, che considerarono la Battuta in due parti; et tanto alla prima, quanto alla seconda attribuirono la misura del Tempo breue, o lungo, si come li tornaua più commodo. E' ben vero che li Moderni applicarono primieramente alla Battuta, hora la Breue, et hora la Semibreue imperfette; facendole equali al tempo del Polso, distinto in due mouimenti equali; onde cotale Battuta si può veramente chiamare Equale: conciosia che tra la Positione et la Leuatione si ritroua la proportione di Equalità: essendo che tanto alla Positione, quanto alla Leuatione si attribuisce il Tempo lungo, oueramente il breue. Dipoi le applicarono hora la Breue con la Semibreue, et hora la Semibreue con la Minima, et la diuisero in due mouimenti inequali, applicando alla Positione il Tempo lungo, et alla Leuatione il Tempo breue; ponendole in Dupla proportione. Et perche tra la Positione et la Leuatione casca la proportione di Inequalità; però cotale Battuta si può con verità chiamare Inequale. Hauendo dipoi essi Musici cotale rispetto, quando intendeuano la Battuta equale, segnauano le lor cantilene nel principio con questi segni [O,C], ouero con questi [Odim,Cdim] et quando intendeuano la Inequale, le signauano con questi [Od,Cd], oueramente con questi [Oddim,Cddim]. Et se alle volte non voleuano segnare la Battuta inequale con questi, poneuano la cifra del Ternario sopra quella del Binario in cotal modo 3/2, accompagnandole col Segno del tempo, che si pone alloro inanti; et cotali cifre nominauano Sesquialtera, et forse non senza ragione: percioche si possono considerare in quattro maniere; Prima, quando sono poste nel principio di tutte le parti della cantilena; et allora si vsa la Battuta inequale; Seconda, quando sono poste medesimamente nel principio; ma non in tutte le parti: onde ciascuna parte si viene a regolare sotto la Battuta equale; Terza, quando sono poste nel mezo della cantilena in ciascuna parte, et si vsa medesimamente la Battuta inequale; Et quarta, quando sono poste nel mezo di alcuna parte solamente, et le parti si uengono a regolare similmente dalla Battuta equale. Onde cotali Cifre possono significare due cose; prima (come è opinione de i Moderni) che hauendo rispetto al Segno del tempo, si uiene a porre la Misura inequale contra la Equale, cioè tre Tempi lunghi, ò breui contra due; Dipoi, significano, che nella Battuta intera sono contenuti Tre tempi lunghi, o breui, che siano; de i quali due si pongono nella Positione, et uno nella Leuatione; massimamente quando non ui concorreno altre cifre numerali, che dinotino alcuna proportione nelle figure, o note della cantilena: come gia faceuano alcuni Musici: conciosiache intesa la Battuta in questa maniera, leua molte difficultà, che possono occorre alli Compositori, et alli Cantori anco. Potemo hora uedere da quello che si è detto, che la Battuta non è altro, che un Segno fatto dal Musico equalmente, ouero inequalmente, secondo alcuna proportione, con la positione, et con la leuatione della mano a simiglianza del Polso humano. Essendo adunque la Battuta di due sorti; come hauemo ueduto, tanto il Musico quanto il Poeta potranno in esse accommodare la Misura del tempo di ciascun piede del Verso. Imperoche nella Equale potranno accommodare il Pirrhichio, che è vn piede composto di due sillabe breui, le quali i Poeti sogliono segnare con tali cifre v v; onde li Musici sogliono segnare i loro tempi, che sono due tempi breui con due figure equali; come sono queste [Svcd,Svcd on staff5], ouero altre simili: conciosia che 'l Poeta considera solamente la Sillaba se è Lunga, la qual segna con questa cifra -; ouero si è Breue, la quale nota con questa' altra v; et il Musico considera il Tempo lungo, o breue, et lo segna con una delle otto figure cantabili, come meglio li torna commodo. Potranno anco accommodare lo Spondeo, che segnano con queste due - -, che dinotano due sillabe lunghe, ouero con queste [Sv,Sv on staff5], che significano due tempi lunghi, de i quali è composto. Potranno similmente accommodare il Dattilo, il quale contiene una sillaba lunga, et due breui, in cotal modo - v v; ouero contiene un tempo lungo, et due breui, in questa maniera [Sv,Svcd,Svcd on staff5] Similmente potranno accommodare lo Anapesto in questo modo v v -, oueramente [-209-] [Svcd,Svcd,Sv on staff5]: perche contiene due sillabe breui, et vna lunga; ouero due tempi breui, et vno lungo; et in tal guisa lo Proceleumatico v v v v ouero [Svcd,Svcd,Svcd,Svcd on staff5]: conciosia che tutti questi piedi sono contenuti sono vna proportione equale; come è noto a tutti gli intelligenti. Sotto la Inequale poi si può accommodare lo Iambo a questo modo v -, oueramente [Svcd,Sv on staff5], o pure in questa guisa [Sv,Bv on staff5]: percioche è composto di vna sillaba breue, et di vna lunga, ouero di vn tempo breue, et di vno lungo. Cosi anco si potrà accommodare il Trocheo in questa maniera - v, et [Sv,Svcd on staff5]: ouero [Bv,Sv on staff5]: perche contiene vna sillaba lunga, et vna breue; che contengono vn tempo lungo, et vno tempo breue. In cotal modo si potrà accommodare lo Tribracho v v v, et [Svcd,Svcd,Svcd on staff5] cosi lo Ionico maggiore, lo minore, il Choriambo, lo Antispasto, et molti altri piedi, hora sotto l' vna, et hora sotto l' altra Battuta. Ma perche è costume delli Musici, di porre il più delle volte nella Battuta equale vna Breue imperfetta, la quale contenghi due Tempi lunghi; et nella inequale vna Breue perfetta, che contenghi tre Tempi; però ci contaremo al presente di queste due: percioche ciascun' altra Battuta, che si potesse imaginare, si potrà sempre ridurre a queste; la prima delle quali si potrà veramente chiamare battuta Spondaica, et la seconda Trochaica. Et se alcuno prendesse di ciò marauiglia, legga il nostro Boetio nel proemio della Musica, oue ritrouerà, che Pithagora volendo ritrahere quel giouine Taurominitano dalla furia alla quiete, comandò che 'l Musico douesse cantare lo Spondeo, il quale veramente si vdiua, si come etiandio si ode a i nostri giorni ne i Balli, che dimandano Passo e mezo, et in quelli, che chiamano Padouane; si come etiandio in quelli, che nominano Balletti, vdimo la battuta del Trocheo. Douemo oltra di ciò auertire, accioche alcuno non si marauigli, che essendo necessario, che ogni Compositione incominci, et finisca ancora nella Positione della mano, cioè nel principio della Battuta; però di sopra hò detto, che lo Iambo si può accommodare sotto la Battuta inequale; pur che la cantilena venghi a terminare secondo il costume de i Musici moderni. Ma questo sia detto a bastanza intorno alla Battuta.

Della Sincopa. Capitolo 49.

LA SINCOPA veramente non si può conoscere dal Musico senza la cognitione della Battuta, onde era conueniente, che primieramente si ragionasse di lei, come di quella, che è molto necessaria alla sua cognitione, et dipoi dichiarar quello, che importa questo nome Sincopa. Ma si de sapere, che la Sincopa non è considerata dal Musico, come la considera il Grammatico, il qual vuole, che ella sia vna figura di Dittione, o di Parola, che vogliamo dire, che si fa quando se le taglia, o rimoue vna lettera, o Sillaba nel mezo; si come si fa, quando per commodità del Verso, in luogo di porre Audaciter, si pone Audacter; oueramente bisognando dire Vendidit, si dice Vendit: ma la considera come Trasportatione, o Riduttione di alcuna figura, o nota cantabile minore, oltra vna, o più maggiori alla sua simile; oue conuenientemente si possa applicare, et numerare, per finire il numero della misura del suo Tempo. Et questo accasca non solamente nel Tempo perfetto, inteso per il circolo [O] intero, ouero tagliato [Odim], che si termina per il numero Ternario; ma etiandio nello imperfetto, che s' intende per il mezo circolo intero [C], o tagliato [Cdim], terminato nel numero Binario: percioche il Tempo (come vederemo al suo luogo) appresso il Musico è di due sorti. Onde quella figura, o nota si chiama Sincopata, ouero si dice, che fa la Sincopa, quando incomincia nella leuatione della battuta, et è sotto posta anco alla positione; ne mai può cascare, come porta la sua natura, sotto la positione, fino a tanto, che non ritroui vna figura minore, ouero altre figure, che siano equale a questa di valore, con le quali si accompagni, et ritorni, oue la battuta hebbe principio. Per il che è da notare (per dare uno essempio) che il propio della Semibreue è di cascare, et di essere insieme cantata nel Tempo perfetto, et nello imperfetto anco nel principio della battuta, cioè sotto questi due segni [O] et [C]. et la Breue sotto quest' altro [Cdim]: Ma se auiene, che l' vna, o l' altra si canti, o proferisca nel leuare della battuta, tal figura, o nota è detta Sincopa, ouer Sincopata; come nelli due essempi posti qui di sotto si uede.

[-210-] [ClefC3,C,Sv,Sv,Sv,Mv,Sv,Sv,Sv,Mv,Mv,Sv,Sv,Mv,Lv; Cdim,Bv,Bv,Bv,Sv,Bv,Bv,Bv,Sv,Sv,Bv,Bv,Sv,Lv on staff5]

Si può etiandio chiamar Sincopata quella Minima, che hà appresso di se il punto, ne i primi segni, quando è posta nel leuare della battuta; et cosi la Semibreue col punto, sotto l' altro segno; come qui sotto si vedeno;

[ClefC3,C,Sv,Sv,Svcd,Svcd,pt,Scd,Mv,pt,M,Sv,Svcd,pt,M,Sv,Mv,Lv; Cdim,Bv,Bv,Sv,Sv,pt,Svcd,Sv,pt,Mv,Bv,Sv,pt,Mv,Bv,Sv,Lv on staff5]

ancora che si possa veramente dire, che non siano Sincope, se non impropiamente. E ben vero, che la Semibreue si chiama sincopata, sotto qual segno si voglia, che dimostri il Tempo perfetto, o imperfetto, quando vien posta dalli Compositori ne i loro contrapunti al detto modo. La Sincopa adunque si fa da vna figura, o nota, che le vadi auanti, la qual sia di valore della metà della figura sincopata: Oueramente si fa, quando se le pone auanti due, o più figure, che siano equiualenti a tal metà. Sono anco tali figure sincopate alle uolte dalle Pause, che si pongono a loro inanti, et tali Pause sono di valore della meza parte delle figure sincopate: come qui si veggono.

[ClefC3,C,MP,Sv,Sv,Sv,Sv,Mv,MP,Sv,Sv,Svcd,pt,Scd,Sv,Mv,Lv; Cdim,SP,Bv,Bv,Bv,Bv,Sv,SP,Bv,Bv,Sv,pt,Svcd,Bv,Sv,Lv on staff5]

Et benche la Sincopa si faccia nelle figure mostrate; non è però lecito, ne sta bene il sincopare le Pause, siano poste sotto qual segno si voglia, o perfetto, ouero imperfetto che sia il Tempo; si come sono le sotto poste:

[ClefC3,C,Sv,Mv,Sv,Sv,Sv,Mv,Mv,SP,BP,Mv,Sv,Lv; Cdim,Bv,Sv,Bv,Bv,Bv,Sv,Sv,BP,2LP,Sv,Bv,Lv on staff5]

Conciosia che si rompe la Misura, et il Tempo, che naturalmente casca sopra il principio di ciascuna, sotto i lor segni propij, come mostrerò altroue; et genera anco incommodo alli Cantori, i quali confidandosi spesse volte nella loro integrità, non pensando che 'l Tempo sia in loro variato, senza tenerne memoria, et conto alcuno, pongono la Battuta nel loro principio, et per tal maniera ingannati, vengono necessariamente ad errare cantando. Questi incommodi adunque si debbeno per ogni modo schiuare: percioche non furono mai sopportati dalli buoni, et discreti Musici; come si può vedere nelle compositioni di Ocheghen, di Iosquino, di Motone, et di altri più Antichi di loro; pur che non siano state guaste da alcuno ignorante scrittore. Per la qual cosa, quando occorrerà di porre le Pause di breue, o di semibreue, et non cascheranno nel principio della battuta, et del loro Tempo, allora si debbeno ridurre alla Battuta, et sotto il Tempo; si come nel sottoposto essempio si vede, il che dalli buoni Musici è stato sempre osseruato.

[ClefC3,C,Sv,Mv,Sv,Sv,Sv,Mv,Mv,MP,BP,MP,Mv,Sv,Lv; Cdim,Bv,Sv,Bv,Bv,Bv,Sv,Sv,SP,2LP,SP,Sv,Bv,Lv on staff5]

[-211-] Delle Pause. Capitolo 50.

ET si come le Note della cantilena sono figure, o segni Positiui: percioche rappresentano le Voci, o i Suoni, da i quali nascono le harmonie; et la varietà loro rappresenta il mouimento veloce, o tardo del Tempo, che si tiene la voce; cosi le Pause si chiamano figure Priuatiue: percioche sono inditio della taciturnità, o silentio; et rappresentano il Tempo, che si hà da tacere, ilqual si scorge dalla loro diuersità. Queste sono alcuni segni fatti dal Musico con alcune linee, le quali perpendicolarmente cadeno sopra vna, o più delle cinque mostrate Linee parallele, tirate diuersamente secondo l' arbitrio del Compositore. Et le specie sono tante, quante sono le figure cantabili due meno, incominciando dalla Lunga, lassando quella della Massima: essendo che in suo luogo si pone quella della Lunga raddoppiata. Et quella della Semichroma anco si lassa: percioche per esser di minimo valore, non si vsa. Et sono dello istesso valore, et denominate con lo istesso nome della figura, o nota, che rappresentano. Le quali Pause, quando sono poste sotto 'l segno del Tempo perfetto, ouero imperfetto, che sia, mai abbracciano più di tre delle sopradette linee; come qui sotto si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 211; text: Di Lunga. Di Breue. Di Semibreue. Di Minima. Di Semiminima. Di Chroma.] [ZAR58IH3 22GF]

E ben vero che tallora aggiungono alla quarta: ma simili Pause sono dette di Modo; come vederemo al suo luogo. Furono ritrouate le Pause non senza grande commodità del Compositore, et del Cantore, per due ragioni; l' vna per Necessità; l' altra per Ornamento delle cantilene. Per necessità prima: perche era impossibile, che li Cantori potessero peruenire dal principio al fine della cantilena, senza mai posarsi, se non con loro grande incommodo; ne veramente hauerebbeno potuto durare. Onde forse ricordeuoli di quello, che è detto da Ouidio nelle sue amorose Epistole; Quod caret alterna requie, durabile non est: ritrouarono il rimedio opportuno; La onde si può dir con verità della Pausa quello, che segue; Haec reparat vires, fessaque membra leuat. Furono poi ritrouate le Pause per ornamento: percioche col mezo loro, le parti si possono porre l' vna dopo l' altra in fuga, o consequenza; come vederemo; il qual modo fa la cantilena non solo arteficiosa, ma etiandio diletteuole: conciosia che 'l cantare di continouo, che fanno le parti della cantilena insieme, genera noia non solamente alli cantori; ma anche a gli ascoltanti induce sacietà: Et lo far tacere le parti alcune volte con qualche proposito, cioè facendone cantare hora due, hora tre, hora quattro, et tallora (essendo la compositione a più voci) tutte insieme, massimamente nel fine; conciosia che è necessario, che tutte le parti insieme cantino, et insieme finiscano; fa, che le compositioni per tal varietà riusciscono più vaghe, et più diletteuoli. Onde ritrouarono vn segno, che rappresentasse questa taciturnità, o silentio, et lo vsarono per la cosa significata, et lo nominarono Pausa. La quale, dal suo vfficio dissero essere vn certo intralasciamento arteficioso di voce. Et bene dissero arteficioso intralasciamento, volendone auertire, che non douessimo porre le Pause nelle cantilene fuori di proposito, et senza arteficio; ma collocarle di maniera, che si vedesse, che la necessità, et l' arteficio lo richiedeua. Imperoche si come è vitiosa cosa ad alcuno, che parli sempre, et non sappia por fine, ò meta al suo parlare; cosi è cosa vitiosa al Musico, che non sappia a tempo, et luogo dar riposo alle parti della sua compositione. Di modo che; si come non è senza virtù il saper ragionare, et tacere con proposito; cosi ancora non è senza virtù, che 'l Musico sappia far tacere, et cantare le parti della sua cantilena a tempo, et luogo. Ma si debbe auertire, che doue accascasse di porre più Pause, le quali eccedessino il valore di quella della Lunga, allora questa si debbe raddoppiare; si come auerebbe, quando si volesse segnar la Pausa della Massima: Ma quando si volesse raddoppiare le Pause, che rappresentano essa Massima, ouer porle appresso altre pause minori, allora si potrà porre quelle, che si aggiungono sopra le altre linee; si come in questo essempio posto qui di sotto si veggono.

[-212-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 212] [ZAR58IH3 22GF]

Sono state uarie opinioni di questo nome Pausa: percioche alcuni hanno hauuto parere, che Pausa sia stata detta da [Pauomai] parola greca, che significa Cessare, Posarsi, o Lassare. Altri hanno voluto, che sia cosi chiamata dal Batter delle mani, che da i latini è detto Plauso: conciosiache è misurata dalla positione, et dalla leuatione della battuta, la quale si conosce dal segno formato dalla mano; si come di sopra habbiamo ueduto. Et forse, che non fu detta da principio ne all' uno, ne all' altro modo delli due nominati; ma più presto (come pare ad alcuni) da Posa parola francese, che significa Posata. Onde si suol dire Vna pausa, due pause, et le altre; cioè una posata, due posate, et cosi il resto. Ma sia detta da che si uoglia, questo importa poco; purche si sappia, che quando il compositore pone le Pause nella cantilena, vuole, che iui il cantore taccia per tanto spacio di tempo, quanto significa il valor delle Pause. Gli Ecclesiastici etiandio pongono le Pause ne i loro canti, non gia per ornamento, ma per necessità: perche è impossibile di poter peruenire al fine di cotali cantilene, senza pigliare alcun riposo; La onde di cio aueduti, ritrouarono vn segno, dal quale ciascuno cantore è auertito, che ariuando a quello, si habbia da fermare, et pigliare Spirito. Per il che da vn tale effetto lo chiamarono [pneuma], che vuol dir Spirito. Posero etiandio cotal segno, accioche ogn' vno de i cantori concordeuolmente si hauesse da fermare, onde lo dimandarono [neuma], che vuol dir Cenno, et Consenso. E' ben vero, che non pongono tali Pause nel modo, che si pongono le altre mostrate di sopra: percioche le pongono di maniera, che cingono, et abbracciano tutte le linee della cantilena; tallora ponendole semplilici, et tallora raddoppiate; come qui si veggono.

[staff5]

Et si debbe per ogni modo osseruar quello, che gia molti de gli Antichi hanno osseruato; cioè di non porre tali Pause, se non nel fine delle Clausule, o punti della Oratione, sopra la quale è composta la cantilena, et simigliantemente nel fine di ogni Periodo. Il che fa dibisogno, che li Compositori etiandio auertiscano; accioche li Membri della oratione siano diuisi, et la sentenza delle parole si oda, et intenda interamente: percioche facendo in cotal modo, allor si potrà dire, che le Pause siano state poste nelle parti della cantilena con qualche proposito, et non a caso. Ne si debbeno porre per alcun modo, auanti che sia finita la sentenza, cioè nel mezo della Clausula: conciosia che colui, che le ponesse a cotal modo, dimostrarebbe veramente essere vna pecora, vn goffo, et vno ignorante. Però adunque il Musico si sforzerà di non cascare in simili errori; accioche non dia alli dotti mala opinione di se, il che molto si debbe prezzare, et preporre ad ogn' altra cosa.

Delle Fughe, o Consequenze, ouer Reditte, che dire le vogliamo. Capitolo 51.

ET quantunque, osseruando le Regole date di sopra, non si ritrouasse nelle compositioni alcuna cosa, che fusse degna di riprensione, essendo purgate da ogni errore, et limate; ne si vdisse in esse, se non buona, et soaue harmonia; li mancherebbe nondimeno vn non so che di bello, di leggiadro, et di elegante, quando non si vdisse quello, che hormai da ciascuno è conosciuto, per esser molto vsato, et frequentato da i Musici nelle loro compositioni; cioè quel procedere, che fanno le parti alle volte l' vna dopo l' altra, detto in Fuga, o Consequenza, la quale alcuni chiamano anco Reditta, che significano vna cosa istessa; et è vna certa Replica di alquante voci nella cantilena, ouero la replica di tutta la modulatione, che si contiene in vna parte, fatta da vn' altra dopo alquanto tempo, cantando, et procedendo per le istesse figure cantabili; ouero per diuerse, et per li medesimi interualli di Tuoni, et di Semituoni, con altri simili. La qual Consequenza si fa in molti modi; imperoche ouero l' vna parte risponde, o (per dir meglio) segue l' altra per l' Vnisono, cioè cantando in quella voce istessa, oueramente per vna Quarta, o per vna Quinta, ouero per vna Ottaua. Et questa maniera di cantare è non solamente diletteuole; ma in se contiene eleganza, et arteficio; tanto più quanto procede con ordine bello, [-213-] et regolato contrapunto. In questa maniera di comporre si costuma di far, che l' vno segua l' altro, facendo hora vna Pausa di Minima, hora di Semibreue, et tallora di vna Semibreue, et di vna Minima insieme, et cosi ancora quella di Breue, et di tre Semibreui, et tallora vna di Lunga, secondo il volere del Compositore. Et si vsa questa maniera, non tanto nelli Contrapunti fatti sopra il Canto fermo, quanto si vsa etiandio in ciascuna parte delli diminuiti; et maggiormente si vsa in questi, che in quelli: percioche il Compositore si troua esser più libero, et hauer maggior campo, et più largo. Sono però di due sorti le Fughe, o Consequenze; cioè Legate, et Sciolte: Le prime sono quelle, che si ritrouano ordinate in tal maniera, che quella modulatione, che fà vna parte del concento, l' istessa canta anche vn' altra: Onde costumano li Compositori di scriuere le parti in vna sola. E dibisogno però di osseruare, che in quelle parti, che cantano in cotal guisa, di porre non solamente le figure cantabili ad vn solo modo: ma le Pause ancora, quando vi entrano, et ogn' altro accidente; ancora che l' vna delle parti raddoppiasse nel cantare la modulatione, o le figure; come si costuma di fare alle volte. Ma le Fughe, o Consequenze sciolte si ritrouano tra quelle parti, che non cantano con simili oblighi: ma solamente vna di loro procede in Fuga, o Consequenza per vn certo numero di figure, che si ritroua in vn' altra parte; il resto poi delle figure non sono sottoposte a tal legge. Et in cotesto modo di comporre, il Compositore non è obligato di osseruare la equalità delle figure, et di porre le Pause simili, ne osseruare altri simili accidenti; ma può far quello, che più li piace; si come, che vna parte proceda per Minime, et l' altra proceda per altre figure, cioè per Semibreui; et similmente per Minime et Semiminime insieme mescolate; come si osserua di fare nelli Contrapunti fatti sopra 'l Canto fermo. Si debbe però auertire, che quella parte, che incomincia la Fuga, legata, o sciolta, che ella sia, è detta la Guida, et quella che segue, è chiamata il Consequente. Et perche quelle Fughe, che si fanno distanti l' vna dall' altra per spacio, o tempo di vna Pausa di Minima, o di vna Semibreue, et di alcune altre ancora; per la loro vicinità sono più intelligibili: percioche dal sentimento sono facilmente comprese; però si sforzarono li Musici di fare, che le parti delle lor cantilene fussero più vicine nella Fuga, o Consequenza, che fusse possibile. Ma il troppo continouare cotal vicinità fece, che si cascò in vn certo modo commune di comporre, che al presente non si ritroua quasi Fuga, chenon sia stata vsata mille migliaia di volte da diuersi Compositori. La onde accioche nelle nostre cantilene si oda qualche varietà, si sforzaremo di vsar più di

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 213; text: SOGGETTO. Primo essempio. Secondo essempio.] [ZAR58IH3 22GF]

[-214-] rado la Fughe cosi vicine, et vnite; et si allontaneremo alquanto da quelle Consequenze, che sono tanto communi; et cercaremo con ogni nostro potere di fare delle Fughe, che siano più noue: Conciosia che quando faremo la Guida, et il Consequente alquanto distanti l' vno dall' altro, per tre Pause di Minima, ouero per cinque, o per altre simili; verremo senza dubbio, a far qualche noua variatione. Io non dico gia, che le Consequenze distanti per vna Pausa di Minima, o di Semibreue non si debbino vsare: ma dico, che non si debbeno vsar molto spesso; per non cascare in quelle Fughe, che sono tanto communi, che non si ritroua libro, nel quale non siano molte, et molte volte replicate; lequali lasso di mostrare, per non esser tedioso, et per non offendere alcuno. Ma accioche si caui qualche frutto da quello, ch' io hò detto, hò posto prima di sopra lo essempio di quelle, che si nominano Sciolte, le quali si fanno sopra li canti fermi, à loro imitatione: percioche delle Sciolte, che si trouano tra due parti diminuite, se ne potrà hauere due accommodati essempi, posti di sopra nel Capitolo 43. Nelle Fughe poi, che si chiamano Legate, si hauerà da osseruar questo, che siano poste l' vna con l' altra in Consequenza all' Vnisono, ouero alla Quarta, oueramente alla Quinta, o pure alla Ottaua; incominciando da qual parte si voglia, sia la graue, ouero la acuta, che questo importa poco. Et quella parte, che si incomincierà a comporre prima, sarà la Guida; et quella che si componerà dipoi con le istesse figure, et ogn' altro accidente, sarà il Consequente.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 214,1; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 23GF]

La onde finito che sarà il tutto; come qui si vede, si piglierà la parte, che incomincia a cantare, cioè la Guida, et si scriuerà di lungo; et doue il Consequente hà da incominciare a cantare, cioè sopra la figura posta nella guida, si porrà vn segno tale, [signum] ilqual vien detto dai Musici Presa; Et nel fine, oue hà da fermarsi, si segna la parte della Guida col detto segno, ouer con questo [signum], ponendolo sopra la figura finale, oue si hà da fermare il Consequente; et tal segno chiamano Coronata. Fatto questo, per dar notitia, in qual maniera si habbiano a cantare le parti, si pone vna Regola sopra la parte della Guida, laquale essendo chiamata da i Greci [Kanon], alcuni Musici poco intelligenti nominano Canon quello, che douerebbeno dire Fuga, o Consequenza, ouer Reditta; laqual Regola si scriue in questo modo; Fuga, o Consequenza alla Diapason: et se 'l Consequente è più acuto della Guida, si aggiunge in acuto; aggiungendoui oltra di ciò il Tempo, che hà da aspettare la parte del Consequente, auanti che incomincia a cantare, ancora che sia segnato il luogo col segno [signum]; La onde si scriue.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 214,2; text: Fuga, o Consequenza di due Tempi, alla Diapason acuta. Due parti ridutte in vna.] [ZAR58IH3 23GF]

[-215-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 215,1] [ZAR58IH3 23GF]

Ma se 'l Consequente cantasse nel graue, in luogo di dire Acuta, si porrebbe Graue. Et se la Consequenza fusse fatta per vna Quarta, allora si direbbe In Diatessaron; et se cantasse per una Quinta, si direbbe in Diapente; et se per lo Vnisono, si direbbe all' Vnisono, oueramente nello istesso suono, o voce istessa. Lungo sarebbe il voler raccontare tutte le Fughe, o Consequenze di vna in vna; et il voler dare vno essempio particolare: ma perche di queste ne sono i libri pieni, però lassarò di ragionarne più oltra, rimettendo il resto al buon giuditio del Compositore; che vedendo, et essaminando gli essempi sopra dati, saranno guida, et lume di ritrouar cose assai maggiori. Non voglio però restare di dire, che si troua etiandio vn' altra sorte di Consequenza, o Fuga, la quale si fa per gli istessi interualli, per mouimenti contrarij, detta Fuga, o Consequenza per [harsin], et [thesin], cioè per leuatione, et abbassamento di voce, il qual modo è vsato da i buoni Prattici; et nel comporla si procede a quello istesso modo, col quale si procede nelle altre. Sono nondimeno due le sue specie, cioè Legate, et Sciolte. Le Legate potremo conoscere, quando haueremo piena cognitione delle precedenti; il simile anco auerrà delle Sciolte. Ma perche, considerato quello, che di sopra hò detto, con facilita si può fare, o comporre le Sciolte, lassandole da vn canto, verrò a mostrar le Legate, che sono alquanto più difficili, et porrò solamente alcuni essempi, da i quali si potrà conoscere, et comprendere quello, che si dè osseruare, quando si vorrà comporre in tal maniera. Se noi adunque ordinaremo in tal maniera la Guida col Consequente, che procedino l' vno contra l' altro per contrarij mouimenti, osseruando di porre quelli istessi interualli di Tuoni, di Semituoni, et gli altri in vna parte, che si pone nell' altra, non è dubbio, che queste parti si potranno ordinare in diuerse maniere: Percioche si potrà porre il Consequente sopra la Guida distante per lo spatio del Semitono, aspettando due Tempi interi di Breue imperfetta, cioè dimorando allo incominciare per spatio di vna Pausa di Lunga, et cosi haueremo il sottoposto essempio;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 215,2; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 23GF]

Ouero si potra porre l' vna delle parti, cioè il Consequente lontano dalla Guida per vna Settima, et haueremo la sottoposta cantilena, nella quale il Consequente seguirà la Guida per due Tempi di Breue imperfetta, cioè dopo vna Pausa di Lunga.

[-216-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 216,1; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 24GF]

Volendo poi scriuere in lungo cotali essempi, o cantilene, si potranno ordinare di maniera, che li Consequenti potranno hauer le loro chiaui, che li dimostreranno, per quali chorde haueranno a procedere nel cantare, si come hà la Guida. Le quali chiaui si porranno sempre auanti quella, che serue alla Guida, et tra queste, et quelle si porranno le Pause, che 'l Consequente hauerà da fare, auanti che incominci a cantare; ancora che la Regola posta sopra di loro gli insegni, in qual maniera si habbia da procedere; si come nelli due sottoposti essempi si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 216,2; text: Consequenza di due tempi al Semiditono acuto, per contrarij mouimenti. Due parti sopra vna. Fuga di due tempi alla Settima acuta, per mouimenti contrarij. Due parti congiunte in vna.] [ZAR58IH3 24GF]

[-217-] Vederemo poi al suo luogo, quel che importi vn tempo, due tempi, et più ancora: conciosia che allora mostrarò etiandio, quante figure in esso si ponghino, et a qual figura il Tempo si attribuisca. Si debbe oltra di ciò auertire, che queste maniere di Consequenza non sono per alcun modo da sprezzare, anzi si debbeno abbracciare; percioche oltra che sono belle, eleganti, et ingegnose; hanno anco vn certo non sò che di grandezza: essendo che vn tal modo di comporre non è cosi commune, come sono gli altri modi. Però adunque, chi si vorrà essercitare nel comporre in simili maniere, non è dubbio, che in breue tempo diuenterà vn buon Musico. Et quello che hò detto nelle Consequenze legate, voglio che si intenda anco delle Slegate, o Sciolte, che si compongono senza obligo alcuno. Ne si debbe alcuno imaginare, hauendo io solamente posto li mostrati essempi, che siano solamente tutte le maniere delle Fughe, et che non se ne possa fare alcun' altra, per altra maniera; si come porre più, o meno tempi; et che la Guida non si possa porre nell' acuto, et il Consequente nel graue: conciosia che sono quasi infiniti li modi, et lungo sarebbe il raccontarli di vno in vno; ma hò posto solamente quelli, accioche siano vn lume, et vna guida a ciascuno, che vorrà sottoentrare a questa bella, ingegnosa, et honoreuol fatica.

Delle Imitationi, et quel che elle siano. Capitolo 52.

NON di poco vtile è la Imitatione alli Compositori; imperoche oltra l' ornamento, che apporta alla cantilena, è cosa da ingegnoso, et è molto lodeuole: et è di due sorti, si come è la Fuga, cioè Legata, et Sciolta. E da i Prattici etiandio chiamata Fuga: ma in vero tra la Fuga, et la Imitatione è questa differenza, che la Fuga legata, o Sciolta, che ella si sia, si ritroua tra molte parti della cantilena, lequali, o per mouimenti simili, o per contrarii, contengono quelli istessi interualli, che contiene la lor Guida; come hò mostrato: Ma la Imitatione sciolta, o legata, come si vuole; quantunque si ritroui tra molte parti (come mostraremo) et procedi all' istesso modo, nondimeno non camina per quelli istessi interualli nelle parti consequenti, che si ritrouano nella Guida. La onde; si come la Fuga si può fare all' Vnisono, alla Quarta, alla Quinta, alla Ottaua, ouero ad altri interualli; cosi la Imitatione si può accommodare ad ogni interuallo dall' Vnisono, et dalli nominati in fuori. Per il che, si potrà porre alla Seconda, alla Terza, alla Sesta, alla Settima, et ad altri interualli simili. Diremo adunque che la Imitatione è quella, la quale si troua tra due, o più parti; delle quali il Consequente imitando li mouimenti della Guida, procede solamente per quelli istessi gradi, senza hauere altra consideratione de gli interualli. Et la cognitione tanto delle legate, quanto delle sciolte si potrà hauere facilmente, quando si hauerà conosciuto quello, che voglia dire Fuga legata, et Fuga sciolta. Ma per maggior chiarezza verrò ad vno essempio particolare, dal quale si potrà conoscer quello, che hò voluto dire in vniuersale.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 217; text: Parte acuta. Parte graue.] [ZAR58IH3 25GF]

Le Imitationi adunque, che si fanno per contrarij mouimenti, hanno al medesimo modo, che hanno le Fughe, le Guida, et il Consequente: Onde si vsa anco nel scriuere in lungo la Guida gli istessi modi, che furono vsati nelle [-218-] Fughe, cioè porre le lor Prese, et le Coronate, come hò mostrato. Ma il Canone, o Regola di queste si scriue in cotal guisa. Si canta alla Seconda, ouero alla Terza, o pur ad altre simili, acuta, ouer graue, pausando due tempi, o più, o meno. Et se le parti procedeno per mouimenti contrarij, si aggiunge questa particella, Per mouimenti contrarij. Si debbe dipoi auertire, che nelle Sciolte si può cauare il Consequente dalla Guida, parte per imitatione, et parte in consequenza. Cosi parte in mouimenti simili, et parte in mouimenti contrarij; dilche sarebbe troppo lungo, se 'l si volesse dar notitia particolare di ogni cosa minima. Hora ciascuno sarà auertito per sempre, di ordinare in tal maniera le parti della sua compositione, massimamente nelle Fughe, et Imitationi legate, che procedeno per mouimenti contrarij, che si possino cantare senza discommodo. Et per dare di ciò qualche lume, hò posto di sopra lo essempio particolare delle Imitationi sciolte; accioche da esso si possa trar frutto di quello, ch' io hò detto di sopra; ilche mostrato, verrò poi a gli essempi delle Imitationi legate. La Imitatione legata si potrà conoscer da questo, che hauerà la Guida, et il Consequente, che l' vno seguiterà l' altro; non per gli istessi interualli: ma si bene per quelli istessi mouimenti, ouer gradi; come nell' essempio posto qui sotto si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 218,1; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 26GF]

Et questa si conosce esser manifestamente vna Imitatione, et non Fuga: percioche il Consequente canta per vn Ditono più acuto della Guida. Et ancora che l' vno, et l' altro procedino per gli istessi gradi; non procedeno però per gli istessi interualli; come hò detto. Volendo adunque ridurre tale Imitatione in vna parte sola, la disponeremo al sottoposto modo; ponendole di sopra la Regola, che insegnerà quello, che si hauerà da tenere nel cantarla, in questa maniera.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 218,2; text: Si canta dopo vn tempo, procedendo per vn Ditono acuto. Due parti ridutte in vna.] [ZAR58IH3 26GF]

[-219-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 219,1] [ZAR58IH3 27GF]

Ma in quelle Imitationi, che procedeno per mouimenti contrarij, si tiene altro modo, come nello essempio posto qui sotto si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 219,2; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 27GF]

Et acciò si vegga in qual maniera per l' auenire si habbia da procedere, quando si vorrà porre insieme la Guida, et il Consequente, scriuerò tale Imitatione in lungo, col suo Canone, o Regola in cotal modo.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 219,3; text: Si canta all' Vnisono dopo due tempi, per contrarii mouimenti. Le due parti poste di sopra ridutte in vna.] [ZAR58IH3 27GF]

Si ritroua etiandio vna sorte di compositione simile, laqual contiene la Guida, et il Consequente, parte in Fuga, et parte in Imitatione; come qui si vede.

[-220-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 220,1; text: GVIDA. CONSEQVENTE.] [ZAR58IH3 28GF]

La quale si suol ridurre sopra vna parte sola, col suo Canone, o Regola in questo modo.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 220,2; text: Fuga in Diapente graue, dopo due tempi. Le due parti mostrati ridutte in vna.] [ZAR58IH3 28GF]

Imperoche communemente è detta Fuga; et si vsa molto spesso nelle compositioni a più voci, come si può vedere in molte cantilene. Et in vero non è da sprezzare, anzi da porla spesse volte in vso: percioche fà la compositione ingegnosa, et fà anco buonissimo effetto. Ma si debbe sapere, che nelle Fughe, et nelle Imitationi, che si trouano nelle compositioni a più voci, Legate, o Sciolte che siano, si possono porre le Quarte, et fare molti altri passaggi, che ritornano bene: percioche le altre parti sono di grande aiuto al Compositore, ancora che nelle compositioni di due voci le Quarte non si ponghino: perche non fanno buono effetto. Però sarà bisogno, che il Compositore stia auertito, che non cadesse in qualche errore. Ma questo sia detto a sufficienza intorno alle Fughe, et alle Imitationi; percioche di alcune di quelle, che si pongono nelle compositioni a più voci, ragionaremo altroue.

[-221-] Della Cadenza, quello che ella sia, delle sue specie, et del suo vso. Capitolo 53.

PIV volte di sopra hò fatto mentione della Cadenza, et hora dirò quello, che ella sia, mostrerò le sorti della Cadenza, et insegnarò in qual maniera si vsino. La Cadenza adunque è vn certo atto, che fanno le parti della cantilena cantando insieme, la qual dinota, o quiete generale dell' harmonia, o la perfettione del senso delle parole, sopra le quali la cantilena è composta. Oueramente potemo dire, che ella sia vna certa terminatione di vna parte di tutto 'l concento, et quasi mezana, o vogliamo dire finale terminatione, o distintione del contesto della Oratione. Et benche la Cadenza sia molto necessaria nelle harmonie: percioche quando non l' hanno, mancano di vn grande ornamento necessario, si per la distintione delle sue parti, come anco di quelle della Oratione; non è però da vsarla, se non quando si ariua alla Clausula, ouero al Periodo contenuto nella Prosa, o nel Verso; cioè in quella parte, che termina il Membro di essa, ouero vna delle sue parti. Onde la Cadenza è di tanto valore nella Musica, quanto il Punto nella Oratione; et si può veramente chiamare Punto della Cantilena. E' ben vero, che si pone anco doue si riposa, cioè doue si troua la terminatione di vna parte dell' harmonia, nel modo che si fermiamo etiandio nel contesto della Oratione, quando si troua non solamente la distintione mezana, ma ancora la finale. Ne la douemo por sempre in vn luogo; ma si bene in luoghi diuersi, accioche dalla varietà ne seguiti più grata, et più diletteuole harmonia. Et debbeno terminare insieme il Punto della oratione, et la Cadenza; non gia sopra qual si voglia chorda; ma nelle propie chorde regolari de i Modi, ne i quali sarà composta la cantilena; le quali chorde mostrerò nella Quarta parte, quando ragionerò separatamente di ciascun di loro. Ma si debbe auertire, che le Cadenze nelli Canti fermi si fanno in vna parte sola: ma nelli figurati si aggiungono altre parti. Et in quelli si pongono finita la sentenza delle parole; in questi poi non solamente si fanno, quando si ode la Clausula perfetta nella oratione: ma alle volte si vsano per necessità, et per seguire vn certo ordine nel Contrapunto, principiato dal Compositore. E ben vero, che quelle del canto figurato si trouano di due sorti, cioè quelle, che terminano tra due parti per l' Vnisono, et quelle, che finiscono per la Ottaua. Et benche ve ne siano alcune altre, che finiscono per la Quinta, et alcune altre per la Terza, et alcune per diuerse altre consonanze; non sono però da esser dette assolutamente Cadenze, se non ad vn certo modo, et con vna aggiuntione, cioè Cadenze imperfette. Si trouano tutte le sorti di Cadenze in due modi; ouero che sono Semplici; oueramente che sono Diminuite. Le Semplici sono quelle, le cui parti procedeno per figure, o note simili, et non contengono alcuna dissonanza; et le Diminuite sono quelle, che contengono tra le parti della cantilena varie figure, et alcune Dissonanze. Et ciascuna di loro è contenuta almeno da tre figure, sia nella parte graue, ouero nella parte acuta della cantilena; et si fanno almeno tra due parti, che procedino per mouimenti contrarij. La prima sorte di Cadenza adunque terminata per l' Vnisono è quella, che contiene in se vn progresso, che fanno due parti di alcuna cantilena l' vna contra l' altra; delle quali l' vna ascendendo, et poi discendendo, ouero discendendo solamente con le sue figure per gradi, o mouimenti congiunti; et l' altra discendendo, et poi ascendendo per gradi simili; essendo la seconda figura della parte graue, con la seconda della acuta distante per vna Terza minore; le terze figure di ciascuna parte vengono a finire, et congiungersi in vna chorda istessa; cioè in vno istesso suono. Questa Cadenza si può fare etiandio in diuersi altri modi; ma facciasi in qual maniera si voglia, che importa poco; pur che le sue vltime figure siano con le antecedenti collocate al modo detto, et si come nel sottoposto essempio si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 221] [ZAR58IH3 28GF]

[-222-] Le Diminuite terminate per l' Vnisono sono quelle, che contengono vn simil procedere; ma si fanno con diuerse figure, tra le quali si ritroua la Sincopa, della quale la sua seconda parte; che è quella, che è percossa dalla Battuta, si troua dissonante, cioè vna Seconda. Onde dopo essa immediatamente seguendo la Terza minore, si viene a finire nell' Vnisono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 222,1] [ZAR58IH3 29GF]

Et perche li Prattici sogliono il più delle volte diminuire quella parte della Cadenza, che contiene la Sincopa, per potere, secondo che li torna commodo, accommodar le harmonie alle Parole; però auanti ch' io vada più oltra, voglio porre tali Diminutioni, che si veggano, et saranno le sotto poste, le quali ne potranno apportare molto commodo; come vederemo nella Quarta parte.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 222,2] [ZAR58IH3 29GF]

Qui debbe ciascuno Compositore auertire, acciò non pigliasse qualche errore, che quantunque le Cadenze siano poste solamente ne i mostrati luoghi; nondimeno si possono fare anco in qualunque altro luogo, oue torna più commodo, pur che si osserui la Regola data di sopra nel capitolo 38. di andare dalla Consonanza imperfetta alla Perfetta con la più vicina. La onde fa dibisogno, che nelle penultime figure di queste Cadenze sia la Terza minore; la qual sempre si vdirà, quando faranno il mouimento all' Vnisono di maniera, che l' vna discendi per mouimento congiunto del Tuono, et l' altra con un simile mouimento di Semituono maggiore, o per il contrario. Et ciò si potrà sempre fare in ciascun luogo, senza porre il segno della chorda chromatica, per fare dell' interuallo del Tuono un Semituono: Imperoche in quella parte, che tra la penultima figura, et la ultima si troua il mouimento, che ascende, sempre si intende essere collocato il Semituono; pur che l' altra parte non discenda per simile interuallo: conciosiache allora il Semituono non si potrebbe porre da due parti, cioè nella parte graue, et nella acuta: perche si udirebbe uno interuallo minore di un Semiditono, che sarebbe dissonante. Ma la Natura hà prouisto in simil cosa: percioche non solamente li periti della Musica: ma anco li contadini, che cantano senza alcuna arte, procedeno per l' interuallo del Semituono. Et queste sono dette Cadenze propiamente; ancora che quando le lor prime figure ritrouassero distanti l' una dall' altra per Quinta, et le seconde per un Semiditono, et le ultime finissero per l' Vnsono; come sono le sottoposte, non farebbeno, che non si potessero chiamare Cadenze: quantunque si potesse dire, che si chiamassero Cadenze impropiamente.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 222,3] [ZAR58IH3 29GF]

La Cadenza terminata per Ottaua è di tal sorte, che le sue figure uogliono essere ordinate in cotal modo; che la prima, la seconda, et la terza figura della parte acuta; et la prima, la seconda, et la terza della parte graue si muouino con mouimenti contrarij, et congiunti, l' vna parte contra l' altra; et le seconde figure delle parti siano distanti l' vna dall' altra per vna Sesta maggiore, et le vltime per vna Ottaua. Et quantunque potesse essere alcuna differenza di [-223-] mouimenti tra le prime, et le seconde figure: percioche facendo le figure della parte acuta i loro mouimenti sempre congiunti, quelle della parte graue alcune volte potranno procedere per mouimenti separati, discendendo alcuna volta insieme; tuttauia, siano accommodate in qual maniera si vogliono, le seconde figure della Cadenza si porranno sempre distanti l' vna dall' altra, per l' interuallo di Sesta maggiore, et le vltime finiranno in Ottaua. Et ciò sempre tornerà bene, quando vna parte farà il mouimento del Semituono, o nel graue, oueramente nell' acuto; et l' altra quello del Tuono, cosi in queste come in ogn' altra sorte di Cadenza, sia semplice, o diminuita. E ben vero che le Cadenze diminuite hanno la Sincopa, nella quale si ode la Settima sopra la sua seconda parte, cioè nel battere: Ma la Cadenza semplice è tutta consonante: percioche le sue figure sono tra loro equali; si come ne i sotto posti essempi si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 223,1] [ZAR58IH3 30GF]

Si può etiandio vedere, in qual maniera spesse volte si può cambiar le parti della Cadenza tra loro, et porre quel passaggio, che fa la parte posta nel graue, nella parte acuta; et per il contrario, quel che fa la parte acuta, porlo nella parte graue, che corrispondino per vna Ottaua: percioche tali mutationi sono molto commode alli Compositori. Oltra queste due sorti di Cadenza, ve n' è vn' altra terminata per Ottaua, ouero per Vnisono, la qual si fa, quando si pone le seconde figure della parte graue, et quelle della parte acuta distanti tra loro per vn Ditono, facendo discendere la parte graue per mouimento di Quinta, ouero ascendere per quello di Quarta; et ascendere la parte acuta per mouimento congiunto; come si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 223,2; text: Acuto. Graue.] [ZAR58IH3 30GF]

[-224-] Et sono queste Cadenze di due sorti medesimamente; cioè, Semplici et Diminuite; come si può vedere. Quelle che sono Semplici, hanno le figure simili; et le Diminuite hanno le figure diuerse; et tra loro si ritroua la Sincopa, che hà nella sua seconda parte la Quarta, dopo la quale segue immediatamente la Terza maggiore; come hò mostrato. Ma perche queste Cadenze non si vsano molto di lungo nelle compositioni di due voci: conciosia che lo ascendere per li mostrati mouimenti separati, et lo discendere anco è propio della parte grauissima di alcuna compositione composta a più voci, nella quale si vsano; però si guardaremo di porle troppo spesso; et quando le uorremo porre, sempre le porremo nel mezo, et non nel fine della cantilena; et quando la necessità a ciò fare ne astringesse; cioè quando volessimo porre le parti della compositione in Consequenza, ouero nella Imitatione; secondo li modi mostrati di sopra; et quando non si potesse hauere per altra via vn passaggio commodo al cantare, et vna grata modulatione. E ben vero, che questo voglio che più tosto sia conseglio, che precetto: percioche quando si ponessero anco nel principio, et nel fine non sarebbe grande errore. Oltra di questo si troua la Cadenza terminata per Quinta, ouero per Terza, o per altra consonanza, la quale è detta Cadenza impropiamente; et è contenuta similmente da vn numero simile di figure; et è ordinata in tal modo, che essendo le seconde figure dell' vna, et dell' altra parte distanti per vna Terza, le vltime vengono a cascare in vna delle nominate consonanze; et questo quando la parte acuta fa il mouimento congiunto ascendendo. Et è di due sorti, cioè Semplice, et Diminuita; ciascuna delle quali hormai per tanti essempi dati di sopra, credo che sia da ogn' uno conosciuta: La onde bastarà dire solamente, che nella Diminuita si ode la Quarta nella seconda parte della Sincopa, et non altra dissonanza; si come si può vdire in ciascuna che si troua nelli sotto posti essempi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 224; text: Acuto. Graue.] [ZAR58IH3 31GF]

Ne in queste (quando si fanno a due voci) è necessario, che sempre si odi in vna parte il mouimento del Semituono maggiore, o graue, ouero acuta che ella sia: percioche si vdirebbe alle uolte tra le parti la relatione, che non sarebbe harmonica; si come nel capitolo 30. ho dichiarato. Sarebbe cosa molto tediosa, se io volesse dare vno essempio particolare di ogni Cadenza propia, et non propia: conciosia che sono quasi infinite; onde è dibisogno, che 'l Contrapuntista s' ingegni di ritrouarne sempre di nuoue, inuestigando di continouo nuoue maniere; et si guardi di non commettere errore. Et accioche lui possa vedere in qual modo le Cadenze si possino per diuersi modi ordinare, et in qual maniera si possino vsare, per non andare in lungo, porrò molti essempi, da i quali si potrà scorgere quello, che si hauerà da fare nella inuentione delle altre.

[-225-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 225,1; text: Acuto. Graue.] [ZAR58IH3 31GF]

Non voglio etiandio restar di dire, che li Prattici sogliono vsare alle volte nelle Cadenze, et in altri luoghi etiandio, in vece della Semibreue sincopata, la Semibreue col punto, posto dissonante; vsando poi quelle circostanze, che conuengono alla Cadenza, et alla Sincopa posta in cotal modo. Et benche cotal cosa sia tollerata, nondimeno non sodisfà a pieno il sentimento. La onde essortarei il compositore a non fare simil passaggi molto spesso nelle sue compositioni, ancora che siano in vso: percioche (secondo 'l mio giuditio) parmi, che non siano da esser poste nel numero delle Cadenze; massimamente non osseruando tutto quello, che ricerca la Cadenza; si come ogn' vno potrà giudicare, dopo che hauerà vditi, et essaminati li sottoposti essempi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 225,2; text: Acuto. Graue.] [ZAR58IH3 31GF]

Il perche concludendo hormai dico, che se le Cadenze furono ritrouate, si per la perfettione delle parti di tutto il concento; come anco, accioche per il suo mezo si hauesse a finire la sentenza perfetta delle parole; è honesto, che volendola terminare per esse, che si finisca per vna delle consonanze perfettissime, cioè per la Ottaua, o almeno per l' Vnisono; accioche il Perfetto proportionatamente si venga a finire col Perfetto. Ma quando si vorrà fare alcuna distintione mezana dell' harmonia, et delle parole insieme, le quali non habbiano finita perfettamente la loro sentenza; potremo vsar quelle Cadenze, che finiscono per Terza, per Quinta, per Sesta, o per altre simili consonanze: perche il finire a cotesto modo, non è fine di Cadenza perfetta: ma si chiama fuggir la Cadenza; si come hora la chiamano i Musici. Et fu buono il ritrouare, che le Cadenze finissero anco in tal maniera: conciosia che alle volte accasca al Compositore, che venendoli alle mani vn bel passaggio, nel quale si accommodarebbe ottimamente la Cadenza, et non hauendo fatto fine al Periodo nelle parole; non essendo honesto, che habbiano a finire in essa; cerca di fuggirla, non solamente al modo mostrato: ma nella maniera ch' io mostrerò nel seguente capitolo. Et se bene da quello, che hò detto, si possa concludere, che qualunque volta alcuna Cadenza non finirà nella Ottaua, ouer nell' Vnisono, si possa chiamare Imperfetta: perche si fugge il fine perfetto; tuttauia perche il fuggir la Cadenza si fa in molti altri modi, voglio che vediamo hora in qual guisa la si possa fuggire, et il modo che si potrà tenere, quando vna parte del Contrapunto farà il mouimento separato; cioè quando si muouerà di due, o più gradi; come accade molte volte nelle compositioni.

[-226-] Il modo di fuggir le Cadenze; et quello, che si hà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di due, o più gradi. Capitolo 54.

PARMI, che qui non si habbia da far molta dimora: percioche io penso, per quello che fin hora si è detto, et mostrato, che ciascuno possa hormai molto bene essere istrutto in cotal materia, et nelle cose etiandio, che sono vtili, et necessarie all' arte del Contrapunto. La onde (si come mi aueggo) bastarà solamente dire, che 'l Fuggir la Cadenza sia (come hauemo veduto) vn certo atto, il qual fanno le parti, accennando di voler fare vna terminatione perfetta, secondo l' vno de i modi mostrati di sopra, et si riuolgono altroue; et bastarà porre vno essempio, dal quale si potrà comprendere in quante maniere la potremo fuggire, quando tornarà in proposito; et anco si potrà veder quello, che si hauerà da osseruare, quando il Soggetto farà alcuni mouimenti di Terza, o di Quarta, o di altri simili interualli separati. Di modo che quando alcuno sarà in ciò molto bene instrutto, potrà sapere quello, che hauerà da fare, quando gli accaderà vsar simili passaggi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 226; text: Acuto. Graue.] [ZAR58IH3 32GF]

[-227-] Quando è lecito di vsare in vna parte della Cantilena due, o più volte vn passaggio, et quando non. Capitolo 55.

SI COME la varietà delle cose apporta piacere, et dilettatione; cosi la cosa istessa troppo vsata, alle volte genera noia, et fastidio. La onde douemo cercare sopra ogn' altra cosa, per non cascare in alcuni errori communi, che li nostri Contrapunti siano variati di maniera, che non si odi due, o più volte vn passaggio, et vno istesso concento, replicato nelle istesse consonanze, ne gli istessi mouimenti, et nelle istesse chorde. Et ben che sia impossibile, che in questi Contrapunti fatti a questo modo, quando saranno bene ordinati, si oda alcuna cosa, che sa dissonante, et che non sia grata all' udito; tuttauia il replicar tante volte vno istesso concento non da quel piacere, che darebbe, quando fusse variato. Oltra di ciò il Compositore sarebbe giudicato molto pouero di inuentione, da quelli, che sono intelligenti dell' Arte: conciosia che pensarebbeno (hauendo vsato l' istesso passaggio più di vna volta) che non hauesse alle mani altro contrapunto. Debbe adunque ciascuno essere auertito, di non commettere vna cosa simile, che si ritroua nello essempio posto qui di sotto; essendo che cotal cosa se gli può attribuire a vitio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 227,1; text: SOGGETTO. Contrapunto.] [ZAR58IH3 33GF]

Hò detto, che non si debbe vsar molte volte vn passaggio, intendendo del Contrapunto replicato nelle istesse consonanze, ne gli istessi mouimenti, et nelle istesse chorde: percioche non solo è lecito, ma è molto lodeuole il replicar quante volte si vuole, o puote vna modulatione istessa, et vno istesso passaggio, pur che 'l Contrapunto sia sempre differente, et variato: essendo che tali repliche hanno vn non so che di ingegnoso; la onde ogn' vno si de sforzare di far tali repliche, qualunque volta gli occorrerà di poterle fare, che stiano bene, senza esserli alcuno errore: percioche sarà riputato da gli intelligenti huomo di pellegrino ingegno, et abondante di inuentione. Hò detto, che si de sforzare: percioche non è obligato il Contrapuntista di maniera, che non possa mutare, et cambiar simili passaggi secondo 'l suo volere: essendo che replicati in cotal modo, non si potrebbeno vsar troppo di lungo, se non con grande discommodo delle parti; cioè con sinistre modulationi. Ma quando non accaderanno cotali inconuenienti, si potranno replicare: percioche fanno buono effetto; si come nelli sottoposti essempi si può vdire.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 227,2; text: SOGGETTO. Contrapunto.] [ZAR58IH3 33GF]

[-228-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 228,1; text: Parte acuta. Parte graue.] [ZAR58IH3 34GF]

Et perche alle uolte li Musici si sogliono obligare di fare il contrapunto, usando sempre un passaggio, uariando però il concento; il qual modo è detto Far contrapunto con obligo; et tali repliche, o passaggi si chiamano Pertinacie; però quando alcuno si uorrà obligare ad una cosa simile, piglierà un Thema, o passaggio, et incomincierà a fare il contrapunto sopra il proposto Soggetto. Ma perche questa maniera di far contrapunto è molto difficile; però il Contrapuntista potrà prendere alcune licenze; come sarebbe di usare alle uolte alcune modulationi, che non fussero cosi ageuoli al cantare, si come vorebbe il douere, che fussero, quando il contrapunto si ponesse in iscritto, et fusse senza obligo alcuno. Et potrà vsar quelle figure, che più gli torneranno commode, variando il concento, vsando hora le Breui, hora le Semibreui, hora le Minime, et le altre figure; Le quali potrà porre hora sincopate, et hora senza la sincopa; a ciò possa satisfare all' obligo. Debbe nondimeno sempre hauer l' occhio alla osseruanza di quello, che è stato detto di sopra, et mostrato; et di schiuare quanto potrà gli errori; accioche il suo contrapunto non sia piu tosto biasimato, che lodato: Percioche quella cosa, che si fa bene nel difficile, è molto più da lodare, che non è quella, che è fatta bene senza alcuna difficultà. Adunque accioche si habbia di tal cosa piena cognitione, porrò due essempi, da i quali si potrà conoscere quello, che si potrà fare ne gli altri simili;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 228,2; text: SOGGETTO, et essempio primo. Contrapunto.] [ZAR58IH3 34GF]

[-229-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 229; text: SOGGETTO, et essempio secondo. Contrapunto.] [ZAR58IH3 34GF]

Delli Contrapunti doppij, et quello che siano. Capitolo 56.

HAVENDO veduto, in qual maniera si possa comporre ogni sorte di Contrapunto a due voci; voglio che vediamo hora, in qual modo si possa fare alcune sorti di Contrapunto arteficioso a due voci medesimamente, sopra qual Soggetto si voglia; che si chiama Contrapunto doppio; il quale non è altro, che vna Compositione fatta ingegnosamente, che si può cantare a più modi, mutando le sue parti, di maniera, che replicata si oda diuerso concento da quello, che nelle istesse parti primieramente si vdiua. Onde douemo sapere, che tal Contrapunto si troua esser di due sorti; la prima è, quando il Principale; cioè il primo, che si compone, et la Replica; cioè quello, che s' intende dopo il primo; si cantano mutando le parti in questo modo, che l' acuta diuenti graue, et la graue acuta, senza variatione alcuna di mouimenti. Et questa si ritroua etiandio di due sorti: imperoche mutate le parti, si procede per gli istessi interualli, oueramente per variati. Se per gli istessi interualli, il Contrapunto replicato si canta alla Duodecima; et se 'l si procede per variati, si canta alla Decima. La seconda poi è, quando dopo il Principale si canta la Replica, che procede per mouimenti contrarij, cambiate primieramente le parti; come si è detto; cioè la graue nella acuta, et questa nella graue. Quando adunque si vorrà comporre al primo modo, che procede per gli istessi mouimenti, et per gli istessi interualli; osseruaremo di non porre mai la Sesta nel Principale: imperoche nella Replica non può far consonanza. Ne porremo mai le parti della cantilena tanto distanti l' vna dall' altra, che trappassino la Duodecima chorda: ne mai porremo la parte acuta nel luogo della graue, ne per il contrario la graue nel luogo della acuta: conciosia che non solo le figure, che passano la Duodecima: ma etiandio quelle, per lequali si viene ad occupare con vna parte il luogo dell' altra, vengono a far dissonanza nella Replica. Non porremo anco la Sincopa, nella quale si contenghi la Settima: percioche nella Replica non torna bene. Potremo bene vsar la Sincopa, nella quale sia la Seconda, et la Quarta: essendo che queste vengono a far nella Replica buonissimi effetti, massimamente quando è risolta secondo i modi mostrati altroue. Et accioche tra le parti della Replica non si oda alcuna relatione, che non sia harmonica; si dè auertire, di non porre per alcun modo nel Principale la Decima minore, dopo laquale venghi la Ottaua, o la Duodecima; ne la Terza minore auanti l' Vnisono, o la Quinta; quando le parti procedeno per contrarij mouimenti: percioche poste in cotal modo, ne segue il Tritono, ouero altro incommodo tra le parti. Debbesi oltra di ciò auertire, che ogni Duodecima nel Principale, viene ad esser nella Replica Vnisono, et ogni Quinta torna Ottaua. Etiandio si dè osseruare, che ogni Regola mostrata di sopra sia nel Principale interamente osseruata: percioche la Replica verrà ad essere senza alcuno errore. E ben vero, che volendo finire il Contrapunto con la Cadenza, sarà necessario, che 'l Principale, o la Replica habbia la Cadenza terminata per Quinta, o per Duodecima; ilche auiene etiandio nelle Cadenze mezane; et tra le parti si vdirà la relatione del Tritono. Ma questo sarà di poca importanza, quando il resto sara ordinato regolatamente; come qui si vede nel Principale. Cantaremo poi la Replica in questo modo, facendo acuta la parte

[-230-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 230,1; text: Parte acuta del Principale. Parte graue.] [ZAR58IH3 35GF]

graue per vna Ottaua, et la graue acuta per vna Duodecima; procedendo per gli istessi mouimenti, et per li medesimi interualli; come qui si vede in essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 230,2; text: Parte acuta della Replica. Parte graue.] [ZAR58IH3 35GF]

Dal quale si potrà comprendere che 'l suo Contrapunto è molto variato da quello del Principale, et che molto è differente il suo concento; Et questo si chiama Contrapunto doppio alla Duodecima. Si potrebbe etiandio porre la parte acuta nel graue distante per vna Ottaua, [-231-] et la graue nell' acuto distante per vna Duodecima: Ma perche non da variatione alcuna di concento differente da quello, che si vdiua nella Replica, non lo porrò altramente; acciò non si venga a moltiplicar le cose senza proposito. Volendo dipoi comporre quello, che tiene il secondo luogo nella prima maniera; cioè quello, che nella Replica procede per gli istessi mouimenti: ma per interualli differenti da quelli, che sono nel Principale; osseruaremo di non porre per alcun modo nel Principale due consonanze simili; come sono due Terze, o due Seste, o simili altre, l' vna dopo l' altra senza alcun mezo; ancora che l' vna fusse maggiore, et l' altra minore; Et di porre le Sincope, che siano in tutte le lor parti consonanti. Io dissi, che non si pone due Seste: percioche in questi, et in altri simili Contrapunti, la Sesta si può vsare, che fa buono effetto; Et si può far che la parte graue pigli il luogo della acuta, et questa quella del graue; come torna più commodo; con questa conditione però, che quando saranno poste in tal maniera, l' vna non sia lontana dall' altra per più di vna Terza: essendo che restando ciascuna nelli suoi termini, allora si potranno porre distanti l' una dall' altra per vna Duodecima. E ben vero, che si potrebbe passar più oltra: ma quando si passasse non bisogna porre per alcun modo la Terzadecima: perche tornarebbe molto discommoda. Non passaremo adunque la Duodecima, et osseruaremo le Regole date, et faremo, che le parti della cantilena cantino commodamente, con mouimenti congiunti, più che sia possibile: percioche quelli di Quarta, et di Quinta, possono in alcuni luoghi della Replica generare qualche discommodo. Il che osseruato, potremo hauere vn Contrapunto purgato da ogni errore simile a questo.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 231; text: Parte acuta del Principale. Parte graue.] [ZAR58IH3 36GF]

Haueremo poi la Replica, quando faremo la parte graue più acuta per vna Ottaua, et l' acuta più graue per vna Decima. Et questo si chiamarà Contrapunto doppio alla Decima, che si contiene in queste due parti poste qui di sotto. Si potrebbe etiandio far graue per vna Ottaua la parte acuta, et la graue acuta per vna Decima; et più mi piacerebbe: perche si vdirebbe il Modo mantenuto maggiormente nelli suoi termini, et anco altra harmonia: ma il Contrapunto non tornarebbe cosi bene osseruato, come quello, che si vede nella Replica. Et si potrebbeno questi Contrapunti cantare etiandio a Tre voci, facendo cantare sopra la parte graue del Principale vn' altra parte distante per vna Decima; et nella Replica sotto l' acuta, distante per vna Decimasettima. E ben vero che 'l Contrapunto non verria ad esser cosi bene espurgato da molti errori, come sarebbe il douere. Ma perche il fare questa sorte di Contrapunto è molto difficile, volendolo far, che venghi nella Replica senza errore; però voglio porre alcune Regole generali, delle quali la prima sarà (lassando molte altre cose alla discrettione, et al buon giuditio del Compositore) che non si de por mai la Terza dopo l' Vnisono, ne la Terza medesimamente, ouer la Decima dopo la Ottaua, quando le parti della cantilena discenderanno insieme. Osseruaremo anco, che quando le parti ascenderanno, di non por dopo la Quinta la Sesta; ne

[-232-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 232,1; text: Parte acuta della Replica. Parte graue.] [ZAR58IH3 37GF]

meno la Decima dopo la Duodecima; massimamente quando la parte acuta non procederà per mouimento congiunto, il quale è alquanto più tolerabile del separato. Similmente si auertirà, di non procedere dalla Ottaua alla Decima minore, se non quando la parte acuta farà il mouimento di Tuono, et la graue quello del Semituono; ne meno dalla Terza, o dalla Quinta alla Decima minore, per contrarij mouimenti. Schiuaremo il porre la parte acuta, che si muoua dalla Quinta alla Terza maggiore; quando la graue non farà mouimento alcuno. Cosi quando la parte acuta non farà mouimento, et la graue si muouerà, procedendo dalla Quinta alla Terza minore, ouer dalla Duodecima alla Decima minore: Imperoche la Replica non verrebbe ad essere osseruata, secondo le Regole date. In questa maniera di Contrapunto ogni Decima, che si pone nel Principale, diuenta Ottaua nella Replica; et ogni Terza ritorna Quintadecima. Ma debbe il Contrapuntista comporre insieme il Principale, et la Replica; et cosi il tutto verrà ad esser senza errore. Nel secondo modo, oue la Replica và modulando per mouimenti contrarij a quelli, che sono contenuti nel Principale, osseruando nelle sue parti gli istessi interualli; fà dibisogno, che esso Principale habbia le Sincope (se ne hauerà alcuna) che siano tutte consonanti; siano poste poi a qual modo si voglia: percioche se hauessero alcuna dissonanza, non verrebbeno a far buoni effetti nella Replica. Qui si potrà vsare (facendo bisogno) la Sesta nel principale: ma bisogna auertire, di non porre la Decima, dopo laquale seguiti la Ottaua; ne la Terza auanti l' Vnisono, quando le parti ascendeno insieme; si come nel sottoposto esempio si è osseruato.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 232,2; text: Parte acuta del Principale. Parte graue.] [ZAR58IH3 37GF]

Haueremo la Replica, ponendo graue la parte acuta, et la acuta graue; questa distante dalle parti principali per vna Settima, et quella per vna Nona; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 232,3; text: Parte acuta della Replica.] [ZAR58IH3 37GF]

[-233-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 233,1; text: Parte graue.] [ZAR58IH3 38GF]

Componendo in cotal maniera, le parti della compositione si possono porre nel Principale distanti l' vna dall' altra per qual si voglia interuallo; se bene ariuassero alla Quintadecima: perche nella Replica tornano bene: ma non si debbe porre le parti molto lontane l' vna dall' altra. Hò voluto dare questi pochi essempi, accioche essaminati, il diligente Compositore possa ritrouare col suo intelletto altre nuoue, et belle inuentioni. La onde voglio etiandio auertire vna cosa; che se noi osseruaremo tutte quelle Regole, che ne toglie, il potere vsare alcuna cosa nelli Contrapunti mostrati di sopra; potremo comporre vn Contrapunto di tal sorte, che si potrà cantare a ciascuno delli modi mostrati, con grande variatione di harmonia; come nelli sottoposti si potrà vedere, et vdire.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 233,2; text: Parte acuta del Principale. Parte graue. Parte acuta della Prima replica. Parte graue.] [ZAR58IH3 38GF]

[-234-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 234; text: Parte acuta della Seconda replica. Parte graue. Parte acuta della Terza replica. Parte graue.] [ZAR58IH3 39GF]

Non voglio tacere anco questo, per mostrar l' arteficio grande di questo Contrapunto; che se noi aggiungeremo alla parte graue del Principale, et della prima, et della terza Replica, vna parte acuta distante per vna Decima; similmente se alla parte acuta della seconda Replica aggiungeremo vn' altra parte graue distante per vna Decima settima; oueramente se porremo la parte graue più acuta per vna Ottaua, et aggiungeremo vna parte più graue della acuta per vna Decima, ciascuno da per sè si potrà cantare a tre voci. E ben vero, che le parti aggiunte non verranno con la osseruanza delle Regole date di sopra. Ma di questo sia detto a sufficienza.

Quel che de osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date, et di alcune licenze, che può pigliare. Capitolo 57.

RISTRINGERÒ hora in vn capo alcune cose, dando lo essempio particolare, per il quale il Compositore potrà comprendere lo Vniuersale; accioche dalla loro osseruanza la sua cantilena venghi ad esser piena di soaue harmonia; et il concento diletto apporti a tutti coloro, che lo vdiranno. La onde dico, che oltra la osseruanza delle Regole date di sopra, fa dibisogno primieramente, che 'l Compositore accompagni in tal maniera le parti della cantilena; che se vna sarà contenuta tra le chorde del primo Modo, l' altra sia compresa da quelle del secondo, si come intendo di mostrare nella Quarta parte. Et perche nel far li Contrapunti, alle volte il Compositore ritrouerà molte figure sopra vna chorda della parte del Soggetto; essendo necessario, che 'l Contrapunto [-235-] faccia mouimento, non potrà alle volte continouare nella varietà delle consonanze molto di lungo, se non con grande difficultà; però in tal caso potrà vsar molte figure sincopate; come sono la Semibreue, et la Minima col Punto, variando sempre le chorde, et li suoni; et cosi le figure poste in questo modo, faranno passare il Contrapunto con molta gratia, et apporteranno gran commodo al Compositore: perche verrà ad esser legato di maniera, che farà buonissimo effetto. Ma si dè sapere, che allora il Contrapunto si potrà chiamar legato, quando sarà sincopato in tal maniera, che la Semibreue del Soggetto non caschi interamente battuta sopra la Semibreue del Contrapunto; ma si bene sopra la sua metà; il che auerrà, quando sarà posta sincopata, ouer quando cascherà sopra il punto della Minima. Sarà etiandio detto legato, quando la parte del Soggetto starà ferma, cioè non si muouerà da vna chorda all' altra; et il Contrapunto si muouerà, et andrà modulando per diuerse chorde. Similmente sarà chiamato legato, quando il Contrapunto starà fermo, et il Soggetto passarà per varie chorde; et ciò accaderà quando sarà diminuito. Quando occorrerà poi di volere vsar gli Vnisoni, o per necessità, o per altra cagione, si potranno porre sopra la seconda parte della Semibreue; pur che la parte del Soggetto, et il Contrapunto nel battere, o nel leuare, in vn tempo non s' incontrino a proferir l' Vnisono: conciosia che posto sopra la seconda parte di qual figura si voglia, quasi non si ode; come si vdirebbe quando s' incontrassero insieme nella prima parte. Onde per questa ragione si potrà anco porre, quando cascherà sopra il punto della Semibreue, o della Minima, posto in qual parte si voglia; pur che tal parte sia diminuita. Et ciò torna bene nelle compositioni di più voci: essendo che quell' Vnisono viene a pigliare il luogo di quella Minima, della quale il punto tiene il suo luogo, che non solamente quasi non si ode: Ma tal punto alle volte da i Cantori si tace; onde è cagione spesse fiate di fare, che l' harmonia resta priua di alcuna delle sue parti; cioè della Quinta, o della Terza; come altroue vederemo; et per tal maniera resta imperfetta. Ma perche la osseruanza delle mostrate Regole, lega alle volte il Compositore in tal guisa, che non solo ne i Contrapunti puo fare acquisto di vna bella, et leggiadra modulatione, che diletti: ma non può anco porre le parti della cantilena in fuga; o consequenza, secondo che sarebbe il suo desiderio; però, secondo che alli Poeti è concesso alcuna volta di far contra le Regole metriche, et di vsare vna locutione per vn' altra, et vna sillaba lunga in luogo di vna breue, o per il contrario; cosi sarà lecito al Musico alle uolte, di poter porre in carte alcune cose, contra le date Regole. Ma non però li sarà concesso il troppo continouarle; si come etiandio non è permesso al poeta di vsar spesse volte cotali licenze. Potrà adunque il Musico, quando gli uerrà commodo; et non potrà fare altramente, per qualche accidente, por la Quinta dopo la Sesta maggiore, contra la Regola data di sopra nel Capitolo 38. quando la Sesta sarà posta nella seconda parte della Semibreue sincopata; come qui si uede:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 235,1] [ZAR58IH3 39GF]

percioche se la Seconda, et la Settima, che sono dissonanze; poste nelle Sincope sono sopportate; quanto maggiormente si de tollerare la Sesta, che non solamente non è dissonante: ma appresso di ogn' vno è riceuuta per consonante? Potrebbe forse qui alcun dire, che con questa licenza istessa, et con lo istesso modo si potrebbe anco peruenire dalla Sesta minore alla Ottaua. Rispondo, che questo si farebbe contra ogni douere: Imperoche quantunque la Maggiore habbia natura di peruenire alla Ottaua, come alla sua propinqua; è nondimeno più vicina alla Quinta, che non è la Minore alla Ottaua.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 235,2] [ZAR58IH3 39GF]

La onde si vede, che douendosi (come è il douere) andar dalla Consonanza imperfetta alla perfetta con la più uicina; stando in questa licenza; la Sesta maggiore conuiene più alla Quinta, che la minore alla Ottaua. Non gli è adunque ragione alcuna, che ne scusi, o diffendi, quando si volesse commettere vn tal disordine. Potrà etiandio dalla Sesta minore andare alla Ottaua con una figura [-236-] di Semiminima; perche la Quarta Semiminima, che si parte dalla Terza co'l mouimento congiunto, si può sempre pigliar per non buona; si come nel Capitolo 42. fu detto. Onde se vna Seconda, ouero vna Settima, o qualunque altra dissonanza posta in cotal modo si sopporta, quanto maggiormente si può tollerare una Sesta posta in cotal maniera?

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 236,1] [ZAR58IH3 40GF]

Et tanto più è da tollerare, quanto spesse fiate dalli Cantori periti, non potendo il loro vdito sentire alcun discommodo in alcuna cosa quantunque minima, è fatta maggiore. Ma veramente questi passagi non sono altro, che la diminutione di quelli, che sono posti qui da canto; Ne per questo non si toglie ad alcuno, che non possa aggiungere a suo bel piacere a tal Semiminima posta ne i primi essempi, ilsegno #. Et far la Sesta maggiore, per virtù della chorda Chromatica; et cosi quella del [rob], secondo che occorrer puote nel fare li Contrapunti: et se bene tal chorde non si segnassero, non si debbe attribuire al Compositore, che lo habbia fatto per errore, massimamente in cotali cose minime. Potrà similmente vsare alle volte: ma non spesso, vna modulatione di vna Semidiapente, quando tornarà commodo nello accommodar la modulatione alle parole, et procederà per le chorde diatoniche naturali del Modo, sopra ilquale è fondata la cantilena; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 236,2] [ZAR58IH3 40GF]

Ma quando vi entrasse alcuna delle chorde chromatiche (quantunque si ponesse per lo acquisto di alcuna consonanza) non si debbe vsare: Conciosia che tali chorde non furono ritrouate a destruttione delle buone harmonie, et delli buoni costumi musicali: ma si bene alla loro costruttione, et al loro bene essere. Non sarà adunque lecito di vsare alcun passaggio, che sia simile ad vno di questi posti qui in essempio:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 236,3] [ZAR58IH3 40GF]

Percioche le chorde chromatiche haueranno sempre nella modulatione vna chorda diatonica corrispondente per vna Semidiapente, ouero per vn Tritono, o Semitritono, secondo la compositione; liquali sono Interualli, o Modulationi senza harmonia. Li sarà anco permesso di potere vsare alle volte le chorde chromatiche, quando vorrà procedere da vna Sesta, fatta maggiore per virtù di tal chorde, alla Decima, o Terza maggiore, col mouimento di Quarta, o di Quinta; per potere da quelle peruenire alla Ottaua, oueramente all' Vnisono; come qui si vede;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 236,4] [ZAR58IH3 40GF]

Et ciò per due ragioni, l' vna delle quali è; perche il procedere è Diatonico nelle chorde chromatiche; L' altra perche li mouimenti, che fanno le parti, procedeno per gli interualli harmonici, et sono anco regolati secondo li precetti mostrati di sopra. Queste chorde si debbeno segnar col segno # per molti rispetti; et massimamente per li poco accorti Cantori; acciò non commettessino alle volte qualche errore, ponendo vna chorda in luogo di un' altra; cioè la Diatonica in luogo della Chromatica, et si odi la dissonanza. [-237-] E' ben vero, che nelle modulationi si trouano alcuni interualli, come sono quelli di Quarta, di Quinta, et di Ottaua, ne i quali il Cantore dè porre la chorda chromatica, ancora che non sia stata segnata dal Compositore; accioche la modulatione delle parti sia drittamente ordinata. Ne il Compositore la debbe porre: perche è superfluo: essendo che non si dè cantare veramente se non quelli interualli, che sono harmonici; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 237,1] [ZAR58IH3 41GF]

Ne debbe fare come fanno alcuni, i quali fuori di ogni proposito, et senza alcuna vtilita, o necessità, danno principio alle lor cantilene sopra alcune chorde, che veramente non sono naturali de i Modi; et mescolano le chorde chromatiche con le diatoniche di maniera, che non solamente nel principio; ma nel mezo, et nel fine anco, non si vede altro che # Diesis, et [rob] molli; la qual cosa, quando la compositione la ricercasse, sarebbe da sopportare. Però sarà auertito il Compositore, di astenerse, più che puote da simil cosa, se non fusse costretto dalle parole, ouer da altra cosa, che accade nella cantilena: conciosia che per il lungo continouare in essi, la cantilena viene a mutare il Modo, entrando di vno nell' altro; come è vitio particolare di qualcheduno. Et sopra 'l tutto si dè guardare, da porre tali chorde nel principio senza proposito; come fanno alcuni, che non solamente segnano la seconda figura della modulatione col segno # Chromatico; ma segnano etiandio la prima, et fanno, che spesse volte, credendosi di dar principio ad vna modulatione del primo Modo (per dare vno essempio) non si accorgendo incominciano vna cantilena del Settimo; come si può vedere nello essempio posto qui da canto.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 237,2] [ZAR58IH3 41GF]

Auertisca etiandio il Compositore, che si pone alle volte tra la chorda g, et la a a vn' altra chorda, segnata col segno commune chromatico #; onde nascono alcune modulationi, che non si possono veramente chiamar Diatoniche semplicemente, ne Chromatiche: percioche tanto nell' acuto quanto nel graue, non si possono accommodare tra le chorde naturali diatoniche ad vna modulatione, che sia diatonica; come sono le sequenti:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 237,3] [ZAR58IH3 41GF]

Conciosia che essendo il primo interuallo, che fanno le tre prime figure il Semituono maggiore, et quello che fanno la terza, et la quarta il Ditono; et medesimamente è il Semituono maggiore quello, che è contenuto tra le due vltime; Se noi discorreremo tutte le chorde diatoniche, et anche le chromatiche insieme, non ritrouaremo, ne verso il graue, ne verso l' acuto, di potere accommodar questi interualli, senza l' aiuto di vn' altra chorda forestiera, la qual segnaremo con questo segno, [signum] col quale si segna ogni seconda chorda di ogni Tetrachordo Enharmonico. Et questa chorda non si potrà chiamare Diatonica: perche non hà luogo tra le chorde diatoniche; ne anco chromatica: conciosia che per il suo mezo da parte alcuna non si puo hauere il Trihemituono; ne meno la potremo nominare Enharmonica: essendo che non diuide il Semituono maggiore in due Diesis; il che è ufficio della vera chorda Enharmonica; come si può vedere in ciascuna diuisione fatta nella Seconda parte. Et benche tal chorda si possa chiamare Diatonica: perche si troua in una compositione diatonica, et fa il Semituono, che è diatonico; tuttauia è nominata impropiamente: essendo che allora sarà detta veramente Diatonica, o Chromatica, oueramente Enharmonica; quando sarà posta in luogo, oue potrà in vno delli detti generi fare il suo vfficio: ma non giamai altramente; come auiene di quella, che è posta nel quarto luogo del Quarto essempio posto qui di sotto. Et se bene tal chorda posta in cotal maniera non è Diatonica, non si debbe restare di vsarla, poi che in questi, et altri simili passaggi, non fa alcun tristo effetto; et torna molto al proposito alle volte al Compositore. Et perche si ritrouano infinite cantilene Diatoniche, le quali sono piene di questi, et altri simili passaggi, et non sono considerati

[-238-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 238,1] [ZAR58IH3 41GF]

dalli Prattici; però ne hò voluto fare commemoratione, et rimettere cotal cosa al sano giudicio de i buoni, et eccellenti Compositori; acciò vedino, in qual maniera si debbino vsare. Rimetto etiandio molte altre cose, delle quali non voglio tacere questa; che non è il douere, che si ponghi la Semibreue sincopata, in modo, che dopo le seguiti immediatamente la Minima dissonante col mouimento congiunto; conciosia che si farebbe contra quello, che si conuiene alla natura della Sincopa tutta consonante; la quale non riceue dopo se alcuna dissonanza: ma si bene la consonanza. Però quando vorremo porre tal Minima dissonante, porremo sempre la battuta sopra la Semibreue, ponendoli appresso il punto, il quale dè esser sempre consonante; et venga poi la Minima a qual modo si voglia, o consonante, o dissonante; pur che procedi con mouimenti congiunti, come qui si uede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 238,2; text: Da non vsare. Da vsare.] [ZAR58IH3 41GF]

Debbe oltra di questo auertire, che tutte le volte, che vorrà fare il Contrapunto alquanto languido, o mesto; simigliantemente dolce, o soaue, debbe procedere anco per mouimenti dolci, et soaui; come sono quelli, che procedeno per il Semituono, per il Semiditono, et per altri simili; vsando le Consonanze imperfette minori, che sono il Semiditono, l' Essachordo minore, et le altre Replicate; le quali consonanze per sua natura sono (come hò detto nel capitolo 10.) atte a tali cose. Per il contrario, volendolo fare allegro, vsarà il mouimento del Tuono, quello del Ditono, et di altri simili, con li suoi interualli. Et volendolo fare, che qualche volta habbia dell' aspro potrà vsare le Maggiori, che sono il Ditono, l' Essachordo maggiore, et le Replicate, nelle parti graui della cantilena. Et tanto più sarà aspro, quanto maggiormente hauerà in se il detto Essachordo, nelle figure di alquanto valore, nella parte graue del concento. E' cosa difficile veramente il volere insegnare particolarmente, in qual maniera, et a che tempo si habbiano da vsar tal cose: ma perche questo ch' io hò detto potrà molto giouare, quando si vorrà alle uolte vsare cotali maniere; però bastarà questo per hora: percioche forse vn' altra volta ne dirò più diffusamente.

Il modo che si hà da tenere nel comporre le Cantilene a più di due voci; et del nome delle parti. Capitolo 58.

HORA mi aueggo di hauere a sufficienza ragionato intorno al dar Regole, et insegnare il modo, che si ha da tenere nel comporre le Cantilene a due voci; la onde parmi essere hormai tempo, di rimetter tutte le altre cose, che intorno ciò potessero accascare al buono, et giudicioso Lettore: percioche vedendo, et essaminando le dotte compositioni de i buoni, et eccellenti Compositori, potrà esser chiaro di tutto quello, che gli potrà occorrere: et parmi esser tempo di uenire a mostrare il modo, che hauerà da tenere, volendo comporre quelle, che si fanno a più voci. Onde auanti che passiamo più oltra, si de auertire, che li Musici nelle lor cantilene sogliono il più delle volte porre Quattro parti, nelle quali, dicono contenersi tutta la perfettione dell' harmonia. Et perche si compongono principalmente di tal parti; però le chiamarono Elementali, alla guisa de i quattro Elementi: percioche; si come ogni Corpo misto di essi si compone, cosi si compone di queste ogni perfetta cantilena. La onde la parte più graue nominano Basso, ilquale attribuiremo allo Elemento della Terra: conciosia che; si come la Terra tra gli altri Elementi tiene il luogo infimo; cosi il Basso occupa il luogo più graue della cantilena. A questa, procedendo alquanto più in suso verso l' acuto, accommodarono vn' altra parte, et la chiamano Tenore, il quale assimigliaremo all' Acqua; la quale; si come immediatamente segue, nell' ordine de gli Elementi, dopo la Terra, et è con essa abbracciata; cosi nell' ordine delle dette parti il Tenore senza alcun mezo segue il Basso, et le sue chorde graui non sono in cosa veruna differenti da quelle del Basso, poste in acuto. Simigliantemente accommodarono la Terza parte sopra il Tenore, la quale alcuni chiamano [-239-] Contratenore, alcuni Contralto, et altri la nominano Alto; et la posero nel terzo luogo, che è mezano nella cantilena; et si può assimigliare veramente all' Aria; il quale; si come si conuiene con l' Acqua, et col Fuoco in alcune qualità; cosi anco le chorde graui dell' Alto conuengono con le acute del Tenore, et le acute dell' Alto conuengono con le graui della Quarta parte posta più in acuto, chiamata Canto. Questo accommodarono nel luogo supremo della cantilena; la onde dal luogo che tiene, alcuni etiandio la chiamano Soprano, il quale potremo assimigliare al Fuoco, che segue immediatamente dopo l' Aria, nel grado supremo di tale ordine. Et ciò non sarà fatto senza qualche ragione: percioche tenendo la parte graue il luogo inferiore della cantilena, et procedendo per mouimenti tardi, et rari, da i quali nascono i Suoni graui, che per loro natura sono (come hò detto nel Capitolo 11. della Seconda parte) vicini alla taciturnità; hà grande conuenienza con la Terra, la quale per sua natura è immobile, et non può far nascere alcun suono; come altre uolte hò detto. Et se la parte più acuta d' ogn' altra assimigliai al Fuoco; ciò non feci fuori di ragione: percioche hauendo li Suoni acuti, che nascono da i mouimenti veloci, et spessi, tal natura, che per la loro subita, et veloce percussione si fanno vdire, rappresentandosi all' Vdito con prestezza, vengono a ritenere in loro quasi la natura del Fuoco, il quale non solo è acuto, et raro; ma etiandio veloce, et attiuo per se stesso. L' altre parti mezane, per la temperatura de i loro mouimenti, et per la simiglianza del sito, io le hò assimigliate a gli altri due Elementi mezani; perche tengono secondo il sito diuerso la natura loro. In qual maniera si habbiano poi da ordinare queste parti, et disporre, et quanto l' vna dall' altra debbino esser lontane, ciò uederemo nella Parte, che segue. Se hora da quello, che si è detto, vorremo essaminare la propietà di queste parti, ritrouaremo che 'l Soprano; come quello, che è più acuto d' ogn' altra parte, et più penetratiuo all' Vdito, farsi vdire anco prima d' ogn' altra. La onde si come il Fuoco nutrisce, et è cagione di far produrre ogni cosa naturale, che si troua ad ornamento, et a conseruatione del Mondo; cosi il Compositore si sforzerà di fare, che la parte più acuta della sua cantilena habbia bello, ornato, et elegante procedere, di maniera che nutrisca, et pasci l' animo di quelli, che ascoltano. Et si come la Terra è posta per il fundamento de gli altri Elementi; cosi il Basso hà tal propietà, che sostiene, stabilisce, fortifica et da accrescimento alle altre parti: conciosia che è posto per Basa, et fondamento dell' harmonia. Onde è detto Basso, quasi Basa, et sostenimento dell' altre parti. Ma si come auerebbe, quando lo Elemento della Terra mancasse (se ciò fusse possibile) che tanto bello ordine di cose ruinarebbe, et si guastarebbe la mondana, et la humana harmonia; cosi quando il Basso mancasse, tutta la cantilena si empirebbe di confusione, et di dissonanza; et ogni cosa andarebbe in ruina. Quando adunque il Compositore componerà il Basso della sua compositione, procederà per mouimenti alquanto tardi, et separati alquanto, ouer lontani più di quelli, che si pongono nell' altre parti; accioche le parti mezane possino procedere con mouimenti eleganti, et congiunti; et massimamente il Soprano: percioche questo è il suo propio. Debbe adunque essere il Basso non molto diminuito: ma debbe procedere per la maggior parte con figure di alquanto valore, di quelle, che si pongono nelle altre parti; et debbe essere ordinato di maniera, che faccia buoni effetti; et che non sia difficile da cantarsi: et cosi le altre parti si potranno collocare ottimamente ne i propij luoghi nella cantilena. Il Tenore segue immediatamente il Basso verso l' acuto, ilquale è quella parte, che regge, et gouerna la cantilena, et è quella, che mantiene il Modo sopra il quale è fondata; et si debbe comporre con eleganti mouimenti, et con tale ordine, che osserui la natura del Modo, nelquale è composto; sia primo, secondo, terzo, ouer altro qual si voglia; osseruando di far le Cadenze a i luoghi propij, et con proposito. Ma si come, essendo l' Aria illuminata da i raggi del Sole, ogni cosa rasserena, et ogni cosa si vede ridere di qua giù, et esser piena di allegrezza; cosi quando l' Alto è bene ordinato, et ben composto, ornato di belli, et eleganti passaggi, adorna sempre, et fa vaga la cantilena; La onde debbe il Compositore auertire, di comporre la parte dell' Alto per tal maniera, che faccia buoni effetti. L' vfficio, et la natura di queste parti, giocosamente, et con grande arteficio espresse quel faceto Poeta Mantoano con grossi versi, dicendo;

Plus ascoltantum Sopranus captat orecchias.

Sed Tenor est vocum rector, vel Guida Tonorum.

Altus Apollineum carmen depingit et ornat.

Bassus alit voces, ingrassat, fundat, et auget. I quali hò voluto porre, accioche il Compositore ricordandoseli, possa sapere quello, che haurà da fare, componendo coteste parti. Queste sono adunque le parti principali, et Elementali di ogni compositione perfetta; delle quali, ancora che l' Alto sia l' ultimo [-240-] a comporsi: percioche composte l' altre parti, viene a supplire, et a far perfetta l' harmonia, che tra loro non si potea far perfetta; nondimeno non è legge fatale, che 'l si habbia da porre sempre vltimo nella compositione; si come etiandio non è cosa alcuna, che ne astringa, a compor prima l' vna, che l' altra parte della compositione. Si debbe però auertire, che quando li Musici vogliono comporre alcuna cantilena a Tre voci, il più delle volte lassano fuori il Contralto, ouero il Soprano, et pigliano l' altre parti. Et se vogliono procedere oltra le Quattro nominate, non ui aggiungono alcuna parte noua; ma le vengono a raddoppiare, ponendo due Soprani, o due Alti, o due Tenori, et cosi due Bassi; et hanno il loro proposito. Qualunque volta adunque che si vorrà comporre alcuno concento sopra vn Soggetto ritrouato; o sia Canto fermo, o figurato; ouero se 'l si vorrà comporre alcuna Canzone, Madrigale, ouer Motteto, et faccia dibisogno, che 'l Compositore sia l' inuentore del Soggetto, debbe prima auertire, di qual Modo sia il Soggetto; oueramente sopra qual Modo vorrà comporre la sua cantilena, acciò conosca le chorde, sopra le quali si habbiano da far le Cadenze, per poter comporre il concento in tal maniera, che 'l fine non sia dissonante dal mezo, et dal principio. La onde considerate queste cose, si potrà incominciare, da qual parte tornerà più commoda; incominciando però sempre in vna chorda, la quale sia regolare del Modo, sopra il quale si habbia da fondare la cantilena, osseruando quello, che in molte regole poste di sopra si contiene. Ma perche li Musici costumano di dar principio alle loro Compositioni il più delle volte per il Tenore; et dipoi pongono il Soprano, alquale aggiungono il Basso, et vltimamente l' Alto; hauendo io di sopra mostrato molti essempi, contenuti tra queste due parti; cioè tra 'l Soprano, et il Tenore; però non accade, se non porre la sottoposta Tauola, nella quale si potrà comprendere senza molta fatica tutti gli accordi, che potranno fare le parti aggiunte insieme alle due nominate, siano quanti si vogliono. Et hò tenuto tale ordine, di porre primieramente gli accordi, che danno insieme il Soprano col Tenore, di poi quanto potrà essere il Basso lontano dal Tenore nella parte graue; accioche il tutto si accordi; et cosi stante le nominate parti, quello che fa dibisogno, che sia l' Alto sopra 'l Basso, accioche l' harmonia venghi ad esser perfetta. Ma si debbe auertire, che si trouerà alle volte nell' Alto più di vno accordo; onde tali accordi potranno seruire non solamente ad esso Alto; ma etiandio alle altre parti, che si aggiungessero alla cantilena, oltra le quattro nominate. Ne si trouerà il Contralto posto con le altre parti in Vnisono, ne in Ottaua, se non in quattro luoghi: percioche quando le altre parti haueranno tra loro la Quinta, et la Terza, ouero le Replicate, allora le aggiunte a queste, siano quante si vogliano, necessariamente verranno ad essere con vna delle tre nominate in Ottaua, ouero in Vnisono. Ma accioche si habbia piena intelligenza di quello, che si è detto porrò vno essempio. Poniamo che nella compositione il Soprano sia posto Vnisono col Tenore; cioè sopra vna chorda istessa: dico che volendo aggiunger la Terza parte a queste due, sarà dibisogno di porre il Basso distante per vna di-queste consonanze, cioè Terza, o Quinta, o Sesta, ouero Ottaua, o per qualunque altra (come si vede nella Tauola) sotto 'l Tenore. Onde essendo il Basso lontano per vna Terza; l' Alto potrà esser distante dal Basso nell' acuto per vna Quinta, o per vna Sesta; et le altre parti (se fussero più di Quattro) potranno essere Vnisone, ouer distanti per vna Ottaua da l' vna di queste quattro. Ma se 'l Basso fusse distante dal Tenore nel graue per vna Quinta, l' Alto si potrà porre sopra 'l Basso distante per vna Terza, ouer per vna Decima; et le altre parti, che si aggiungessero sarebbeno Vnisone, ouero lontane da l' vna di queste quattro per vna Ottaua. Et se 'l Basso fusse anco distante per vna Sesta, riguardando nel Terzo essempio della Tauola, si trouerà quello, che potrà essere il Contralto; il che si potrà etiandio vedere delle altre per ordine, si come sono poste ordinatamente; come si può veder chiaramente qui di sotto, et distintamente per ordine.

[-241-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 241; text: DELL' VNISONO. Se 'l Soprano sarà Vnisono col Tenore, Et il Basso sarà, Terza sotto il Tenore; L' Alto si porrà, Quinta, o Sesta sopra 'l Basso. Ma se 'l Basso farà la, Quinta sotto 'l Tenore, L' Alto farà la, Terza, o la Decima sopra 'l Basso. Similmente se 'l Basso fusse, Sesta sotto 'l Tenore, L' Alto potrà esser, Terza, ouer Decima sopra 'l Basso. E se 'l Basso sarà vna, Ottaua sotto 'l Tenore, L' altre parti si porranno, Terza, 5. 6. 10. 12. sopra il Basso. Essendo poi, Decima sotto 'l Tenore, L' Alto si farà per vna, Quinta, ouer Duodecima distante dal Basso. Ma se 'l fusse, Duodecima, allora, L' Alto si potrà porre, Terza ouero Decima sopra il Basso. Cosi essendo il Basso, Quintadecima sotto 'l Tenore, L' altre parti si porranno, Terza, 5. 6. 10. 12. 13. sopra 'l Basso. DELLA TERZA. Se 'l Soprano sarà, Terza col Tenore, et il Basso sarà, Terza sotto di lui, L' Alto si potrà fare, Vnisono, ouero Ottaua con le parti. Essendo poi il Basso, Sesta sotto 'l Tenore, L' Alto si porrà, Terza, ò Decima sopra 'l Basso. Ma se 'l Basso fusse, Ottaua sotto 'l Tenore, Allora l' Alto sarà, Quinta, ò Sesta, sopra il Basso. Cosi essendo, Decima, allora le parti potranno essere, Vnisone, ò in Ottaua con le nominate. DELLA QVARTA. Quando il Soprano farà la, Quarta co'l Tenore, et il Basso la, Quinta sotto 'l Tenore; allora l' Alto sarà, Terza, ò Decima sopra il Basso. Ma quando fusse, Duodecima sotto 'l Tenore, L' Alto si porrà, Decima sopra 'l Basso. DELLA QVINTA. Ma se 'l canto farà la, Quinta sopra il Tenore, et il Basso sarà, Ottaua sotto di lui, L' Alto si potrà fare, Terza, ò Decima sopra il Basso. Et se 'l Basso fusse, Sesta sotto 'l Tenore, L' Alto sarà, Vnisono, ouero Ottaua con le parti. DELLA SESTA. Se 'l Canto sarà, Sesta col Tenore, Et il Basso, Quinta sotto 'l Tenore, L' Alto potrà essere, Vnisono, ouero Ottaua con le parti. Ma se 'l Basso fusse, Terza sotto 'l Tenore, L' Alto farà la, Quinta sopra il Basso. Similmente se 'l Basso fusse, Decima sotto 'l Tenore, L' Alto medesimamente sarà, Quinta, ouer Duodecima sopra il Basso. DELLA OTTAVA. Se 'l Soprano sarà, Ottaua co'l Tenore, Et il Basso fusse, Terza sotto 'l Tenore, L' altre parti saranno, Terza. 5. 6. 10. 12. 13. sopra 'l Basso. Cosi anco quando sarà, Quinta sotto 'l Tenore, L' altre parti potran fare la, Terza sopra il Basso. Et se 'l Basso fusse, Ottaua sotto 'l Tenore, L' altre parti saranno, Terza, 5. 10. 12. sopra 'l Basso. Finalmente se 'l Basso fusse, Duodecima sotto 'l Tenore, Le parti saranno la, Decima, ouer la Decimasettima sopra 'l Basso.] [ZAR58IH3 42GF]

[-242-] ONDE da questi accordi ciascuno da se stesso potrà vedere, quando 'l Soprano fusse lontano dal Tenore per vn' altra consonanza, et il Basso fusse per alcuno altro interuallo sotto 'l Tenore, quello che necessariamente sarebbe dibisogno, che 'l Contralto fusse distante nell' acuto dal Basso; il che si lassa al giudicio del discreto Compositore, per non andare in lungo. Debbe però auertire, che alle volte (secondo 'l volere di chi compone) la parte del Basso si pone nel luogo del Tenore, ancora che ciò intrauenga di rado: et per il contrario, quella del Tenore nel luogo del Basso. Cosi ancora il Soprano alle volte si pone nel luogo dell' Alto, et questo in quello del Soprano: Ouero si pone il Tenore nel luogo del Contralto, et cosi per il contrario; Però ciascuno sarà auertito, che in questa Tauola sempre si piglia il Soprano per la parte più acuta, et il Basso per quella, che è più graue; quantunque alle volte le parti nominate con questi nomi cambiano per accidente i loro assignati, et propij luoghi. Debbe etiandio intendere per il Tenore quella parte, che segue immediatamente il Basso verso l' acuto; et dipoi per il Contralto quella, che si compone dopo le tre nominate: Imperoche intesa la cosa per tal maniera, ciascuno potrà commutare le parti l' vna nell' altra, secondo che li tornerà commodo senza alcuno errore.

Delle Cantilene, che si compongono a Tre voci, et di quello che si dè osseruare nel comporle. Capitolo 59.

PASSANDO hora al modo, che si hà da tenere nel comporre le cantilene a Tre voci; accioche da queste si possa con facilità venire alla compositione di quelle, che si compongono a Quattro, et a più voci ancora, dico; che egli è dibisogno sapere, che oltra la osseruanza delle Regole date, è necessario di osseruare etiandio alcune altre cose, le quali di mano in mano verrò mostrando, secondo che mi sarà bisogno. Et per incominciare, poniamo che si hauesse a fare vn Contrapunto a Tre voci sopra vn Soggetto, che fusse il Tenore posto più a basso nello essempio. Dico, che dopo che si haurà accommodato, et ordinato le parti, che entrano nella compositione l' vna sotto l' altra, ponendo prima il Soggetto di sopra, et dipoi le altre per ordine, facendo che la parte graue sempre tenghi il luogo più basso, et la acuta il più alto; si potrà (secondo le Regole date) auanti che si incomincia a far cantare la parte del Soggetto, comporre l' altre due a sua imitatione. Dipoi facendolo entrare nella cantilena con gratia, tenendo quell' ordine nella diminutione della parte, che si aggiunge, che fu tenuto nelle compositioni a due voci, aiutati dalla Tauola posta di sopra, si potrà continouare di maniera, che si hauerà la cantilena posta qui di sotto per essempio.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 242; text: SOGGETTO, et TENORE. CANTO. BASSO.] [ZAR58IH3 43GF]

[-243-] Ma si debbe auertire, che quando le parti del Contrapunto daranno principio alla cantilena, di incominciare sopra quella chorda, che incomincia la prima figura del Canto fermo; come porta il douere; imitandolo più che si possa; ponendo le parti del Contrapunto tra loro in Consequenza: et se bene si porranno etiandio col Canto fermo non sarà male. E' ben vero, che a porle a questo secondo modo, non è noua maniera, ne inuention noua: perche non si può far cosa alcuna, che non sia stato fatta le migliaia di volte. Ma dirò bene, che 'l primo modo, se non sarà cosa noua, almeno sarà appresso di noua, et poco vsata. Si potrà etiandio, con grandissimo commodo (il che è anco lodeuole) porre in Consequenza le parti tra loro; non con quell' ordine istesso, et dispositione, come si vsa nelle Fughe legate: ma con vn' ordine interrotto; ponendo parte delle figure ascendenti, et parte discendenti; et porre solamente il numero delle figure, che siano di vno istesso valore; ponendo tallora vna Imitatione di figure al contrario, cioè porre la Guida, o Principale, che procedi per vn numero di figure ascendenti, et il Consequente, che con l' istesso numero discendi; come dal sotto posto essempio si può comprendere;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 243] [ZAR58IH3 43GF]

nel quale hò voluto porre vna parte sola per due cagioni: Prima: perche non mancano le dotte compositioni di molti eccellenti Musici, che sono piene di queste cose, dallequali si potrà comprendere il modo, che si hauerà da tenere nella compositione dell' altre cantilene; Dipoi, per non accrescere il volume con tanti essempi; essendo che da questa sola parte si potrà comprendere quello, ch' io hò voluto dire, et in qual maniera si potrà procedere, cauando l' inuentione di vna parte dal proceder dell' altra, per potere impire il Contrapunto di belle fantasie, et leggiadri inuentioni. Ma si debbe auertire, che quantunque il Basso (come hò detto altroue) possa alle volte tenere il luogo del Tenore, et cosi l' vna delle altre parti quello dell' altra; nondimeno si dè fare, che 'l Basso finisca sempre sopra la chorda regolare, et finale del Modo, sopra 'l quale è composta la cantilena; et cosi le altre parti a i loro luoghi propij: percioche da tal chorda haueremo a giudicare il Modo. Et se bene il Tenore venisse a finire in altra chorda, che nella finale, questo non sarebbe di molta importanza; pur che habbia proceduto nella sua modulatione secondo la natura del Modo della cantilena; Il che si debbe anche intendere di ciascuna delle altre parti. Oltra di questo è da auertire, che quella compositione si può chiamare Perfetta, la quale in ogni mutatione di chorda, tanto verso il graue, quanto verso l' acuto, sempre si odeno tutte quelle Consonanze, che fanno varietà di suono ne i loro estremi. Et quella è veramente Harmonia perfetta, che in essa si ode tal consonanze: Ma li Suoni, o Consonanze, che possono fare diuersità al sentimento sono due, cioè la Quinta, et la Terza, ouer le Replicate dell' vna, et dell' altra: percioche i loro estremi non hanno tra loro alcuna simiglianza, come hanno quelli della Ottaua; ne gli estremi dell' vna si assimigliano a gli estremi dell' altra: essendo che gli estremi della Quinta non muoueno l' vdito nella maniera, che fanno quelli della Terza; ne per il contrario: Onde aggiunto il Ditono al Semiditono, generano la Quinta, la quale è nelli suoi estremi contenuta da suoni molto variati da quelli, che si odeno ne gli estremi del Ditono, o del Semiditono: perche gli estremi del Ditono sono anco molto differenti da quelli del Semiditono. Et ciò non si ritroua nella Ottaua: imperoche li suoi estremi hanno tal simiglianza, che paiono vn solo suono; et si assimigliano di maniera all' Vnisono, che aggiungendole qual Consonanza si voglia, par che sia congiunto (come etiandio hò detto altroue) quasi ad vn solo suono. Ritrouandosi adunque la varietà solamente tra gli estremi della Quinta, et quelli della Terza; et componendosi l' Harmonia di cose, che tra loro sono diuerse; douemo per ogni modo (accioche habbiamo perfetta cotale harmonia) cercare con ogni nostro potere, di fare vdire nelle nostre Compositioni queste due Consonanze, più che sia possibile, ouero le loro Replicate. E' ben vero, che molte volte li Prattici pongono la [-244-] Sesta in luogo della Quinta, et è ben fatto: Ma si debbe auertire, che quando si porrà in vna delle parti la detta Sesta sopra il Basso, di non porre alcun' altra parte, che sia distante per vna Quinta sopra di esso: percioche queste due parti verrebbeno ad esser distanti tra loro per vn Tuono, ouero per vn Semituono; di maniera che si vdirebbe la dissonanza. Io ho detto, che douemo fare ogni nostro potere, di por sempre queste due Consonanze nelle compositioni: conciosia che sempre non si possono porre; massimamente nelle compositioni di Tre voci: perche in luogo di vna di loro si pone spesso la Ottaua, per non guastare il bello, elegante, et facil cantare, che fanno le parti: la onde volendo osseruare di por sempre cotali Consonanze in simili compositioni, sarebbe quasi impossibile: Ma nelle Compositioni di Quattro voci, sarebbe più errore lassarne vna delle due nominate, che in quelle, che si compongono a Tre voci: conciosia che oue non si può osseruare cotal Regola con tre parti, la Quarta parte ce lo permette. Et tanto maggiormente siamo obligati alla osseruanza di tal Legge, quanto più cresce il numero delle parti. Gran vergogna è veramente di alcuni, che non solo fanno pouere le loro compositioni di Quattro voci, di vna delle dette consonanze: ma fanno anco peggio, che pongono le parti in tal maniera, che sono tra loro Vnisone, ouer lontane l' vna dall' altra, per vna Ottaua solamente: onde si ode l' harmonia molto smembrata, et pouera: percioche le parti sono distanti l' vna dall' altra per simili Ottaue, che si chiamano Raddoppiate. Ma questo sarebbe di poco momento, quando non si ritrouasse l' istesso errore nelle compositioni di Cinque, di Sei, di Sette, et di più voci; nelle quali sono alcuni luoghi smembrati, et poueri in tal maniera; che si odeno con poca satisfattione dell' vdito. Però il Contrapuntista si debbe guardare da commettere tali mancamenti, degni veramente di correttione; et debbe sapere, che tali errori si commetteno non solamente nelle figure, che si proferiscono nel battere, o nel leuare della battuta: ma anche in ogni figura cantabile, che si pone nel numero delle consonanze. Osseruarà adunque il Compositore questo, accioche la sua cantilena venghi ad esser sonora et piena; et accioche contenghi in se ogni perfettione di harmonia. Ma non per questo si dè intendere, che lui debba osseruare tal legge dal principio della compositione infino al fine: imperoche si dè anco auertire in ogni cantilena, di dar qualche riposo alle parti; et di non farle cantare sempre insieme: ma di far che se ne odi hora due, hora tre, hora quattro, secondo 'l numero che saranno, et tallora tutte insieme, et massimamente nel fine: percioche tal variatione verrà a portar seco commodo al compositore et al cantore, bellezza alla cantilena, et diletto et piacere all' vdito:

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 244; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 44GF]

[-245-] La onde facendo in tal modo, è impossibile di osseruare sempre cotal legge; massimamente: perche facendo cantare alle volte poche parti, per uolere acquistare le sopradette consonanze, si potrebbe procedere per alcuni mouimenti tanto discommodi, che sarebbeno cagione di rouinare ogni buona et sonora compositione. Crescendo poi il numero delle parti, et non osseruando quello, che si è detto, verrà a mostrare, quanto sia stato buono imitatore della Natura, laquale (quando non è deprauata) riduce tutte le cose alla loro perfettione. Oltra di questo si debbe sapere, che hauendo accommodato tre parti di qualunque compositione, lequali tra loro contenghino le gia dette consonanze, ouero la Sesta in luogo della Quinta, tutte le altre parti, che si aggiungessero a queste, verrebbeno ad esser necessariamente Vnisone, ouero in Ottaua con vna delle tre nominate; siano poi quante si voglino le aggiunte; si come di sopra nello essempio in molti luoghi si può comprendere. Però il Compositore potrà accommodarle alla cantilena, come meglio li tornera commodo. E ben vero, che più tosto si debbe eleggere la Ottaua, che l' Vnisono; percioche (come dicemmo altre volte) non è consonanza.

In qual maniera la Quarta si possa porre nelle compositioni. Capitolo 60.

ET benche nelle compositioni di due voci la Quarta non si ponghi se non sincopata; et in queste si possa porre etiandio non sincopata, come torna meglio: percioche il suo vso non solamente è vtile, ma anco necessario; tuttauia è da sapere, che essendo la Quarta consonanza, come altroue hò prouato; si può accommodare nelle compositioni in due maniere, si come costumano fare i Musici moderni; Prima ponendo il Basso, et il Tenore distanti l' vn dall' altro per vna Quinta; et aggiungendo a queste due parti la Terza parte lontana dal Basso per una Ottaua; di maniera, che la chorda del Tenore venghi a diuidere, o mediare tale Ottaua in harmonica proportionalità: la onde essendo collocate le parti in tal maniera nasce diletteuole, et soaue harmonia; ne mai li Musici, quando l' accompagnarono con la Quinta la posero altramente; Dipoi accompagnandole la Terza; et ciò faremo in due maniere: percioche ouero l' accompagnaremo con la Terza posta nel graue, ouero con la Terza, posta nello acuto; Et ciascuno di questi due accompagnamenti si può fare in due modi: essendo che quando se le accompagna la Terza nel graue; oueramente che si pone la maggiore; ouero se le aggiunge la minore. Il perche douemo sapere, che la Quarta accompagnata in tal maniera farà sempre migliore effetto accompagnata con la Terza minore, di quello che farebbe, se hauesse sotto di sè la maggiore: essendo che posta in cotal modo, è collocata naturalmente secondo li gradi delle consonanze, come si puo vedere nel Capitolo 15. della Prima parte; nel quale si vede, che dopo il Semiditono contenuto tra questi termini 6 et 5, segue immediatamente la Diatessaron, posta tra questi termini 8 et 6. Ma quando è accommodata col Ditono, non può far buono effetto: perche non sono poste insieme secondo l' ordine naturale di tali consonanze; anzi sono aggiunte insieme in vno ordine accidentale: perche non si troua nell' ordine nominato, che 'l Ditono sia posto senza alcun mezo auanti la Diatessaron: La onde essendo queste due consonanze accommodate l' vna dopo l' altra contra la loro natura; essendo posto nello acuto quella, che douerebbe esser collocata nel graue; et nel graue quella, che douerebbe tenere lo acuto; de qui viene, che li suoni, che nascono dalle chorde ordinate in tal maniera, sono men grati all' vdito, di quelli, che nascono dalle chorde tese secondo i lor gradi naturali: Per ilche ciascuno da se stesso con la esperienza potrà conoscere dalli sottoposti essempi sensatamente, et euidentemente comprendere delli due accompagnamenti, qual sia veramente il buono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 245; text: Buona. Men buona.] [ZAR58IH3 44GF]

Quando poi si accompagna la Quarta con la Terza posta in acuto, ciò si può fare simigliantemente in due modi: percioche; oueramente se le aggiunge la Terza maggiore, ouero se le accompagna la minore. Quando è accompagnata con la maggiore fà buono effetto. Ma quando è accompagnata con la minore, fà quasi dissonanza. Et ciò non è senza cagione: percioche, oltra che si potrà comprendere dalli due essempi posti qui di sotto, quando le voci, o li suoni saranno ridutti in atto; l' ordine naturale de i Numeri harmonici ce lo dimostra; nel quale ritrouandosi la proportione della Diatessaron tra questi termini 4 et 3; come si può vedere nel detto luogo; segue senza alcuno mezo la proportione [-246-] del Ditono, posta tra 5 et 4. Ma in cotale ordine non si troua, che dopo la proportione, o forma della Quarta segua immediatamente procedendo nel detto ordine la forma della Terza minore; come ogn' vno può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 246,1; text: Buona. Non buona.] [ZAR58IH3 45GF]

Per questo adunque auiene, che quelle Consonanze, che sono fuori de i loro luoghi naturali, et non sono ordinate, secondo che hanno le lor forme tra i numeri harmonici, senza alcun dubbio fanno qualche dissonanza: Onde dico, che la Quarta accompagnata con la Terza minore posta nel graue, si potrà sempre vsare; et quella etiandio, che hauerà la Terza maggiore nello acuto: percioche non potranno fare se non buoni effetti. Ma quando hauerà la Terza maggiore nel graue, ouer la minore nello acuto, sempre si vdirà qualche effetto tristo. Ne ciò debbe parer strano ad alcuno: conciosia che quello che intrauiene al Vedere intorno alla cosa visibile, intrauiene anco all' Vdito intorno alla cosa vdibile. Onde si come è strana cosa da vedere in vno edificio alcuna parte posta nel luogo di vn' altra; come sarebbe dire li Fondamenti nel luogo del Tetto; et nel luogo delle Porte le Finestre, et ogni cosa posta al contrario fuori delli suoi naturali luoghi, et senza alcuna proportione; cosi è cosa strana da vdire vna massa di suoni, o consonanze poste insieme senza proportione, et fuori de i loro luoghi naturali. Si ritrouerà etiandio, volendo inuestigare più oltra, che la Quarta, laquale hà nell' acuto il Ditono, è più grata all' vdito di quella, che l' hà nel graue; si come etiandio è più grata quella, che hà il Semiditono nella parte graue, di quella che l' hà nella acuta; et che di queste due compositioni, quella Quartà, che sarà accompagnata con la Terza minore nel graue farà migliore effetto di ciascun' altro accompagnamento; come si potrà comprendere da questi essempi.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 246,2; text: Buona. Migliore.] [ZAR58IH3 45GF]

Percioche quantunque le Seste, che contengono gli estremi di queste parti poste insieme, non siano l' vn dall' altro differenti nella proportione, et non facino variatione de suoni et di consonanze; nondimeno la varietà delle chorde, che riceueno nel loro mezo, è cagione, che l' vno accompagnamento si vdirà megliore dell' altro; et di far la differenza tra due accompagnamenti, che siano buoni, dal buono al migliore. Veramente tanta è la possanza delle consonanze, quando sono poste ne i loro propij luoghi naturali, che non solamente quelle, che sono tramezate in cotal maniera secondo la natura de gli harmonici numeri, sono più grate all' vdito di quelle, che sono poste al contrario: ma anche fanno più allegra, et più sonora ogni compositione, nella quale sono poste. Questo adunque ricoglieremo da quel, che si è detto, che le Quarte si potranno porre ottimamente nelle compositioni, quando saranno collocate in tal maniera, che sotto di loro nel graue habbiano la Quinta, ouer la Terzà; come hò mostrato di sopra; et etiandio si potrà porre alle volte con la Terza nell' acuto, massimamente quando sarà la maggiore; ancora che questo dalla vniuersità de i Musici prattici fin hora sia stata poco considerata: Percioche se l' accompagnamento della Quarta con la Terza maggiore posta nel graue, che non è veramente molto consonante è sopportata; non sò veder ragione, perche non si dè sopportare l' accompagnamento della Terza maggiore posta nell' acuto: essendo che veramente questo accompagnamento è migliore, si come la esperienza ce lo farà sempre vedere.

Regole in commune. Capitolo 61.

NON è dubbio, essendo la Quarta consonanza, et hauendo mostrato nel Capitolo precedente, in qual modo si habbia da comporre con la Quinta, et con la Terza; che qualunque volta sarà accompagnata, nelle maniere ch' io hò mostrato, farà sempre buono effetto nella compositione. Qualunque volta adunque che vorremo vsarla, potremo senza porre la Quinta, o la Terza nel graue, porre la Terza maggiore nella parte acuta; massimamente quando le parti procederanno per ordine naturale in questo modo: percioche apporterà gran commodo al Compositore, aiutandolo nella vaghezza delle modulationi, et nel schiuare il Tritono, che

[-247-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 247,1; text: Parte acuta. Parte mezana. Parte graue.] [ZAR58IH3 45GF]

potrebbe nascere alle volte tra le parti della cantilena; come nel secondo essempio si può comprendere. Si potrà anco vsar la Vndecima; come più a basso si vede; laqual si compone della Ottaua, et della Quarta; poi che Tolomeo nel Capitolo Quinto del Primo libro della Harmonica, et Boetio nel Capitolo 10. del libro Primo della Musica la pongono tra le consonanze: Di modo che da questi essempi si potrà conoscere la lor natura, et quanto possino esser grate all' vdito; ancora che ne potrebbe bastare l' vso de i Moderni, et de gli Antichi compositori, i quali molte volte l' hanno accompagnata in tal maniera.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 247,2; text: Canto. Tenore. Basso.] [ZAR58IH3 45GF]

Vsano alcuni di porre la parte acuta con la mezana distante per vna Quarta; et questa con la graue per vna Terza; di maniera che 'l Basso viene ad esser lontano dal Soprano per vna Sesta, tramezata dalla Terza, o maggiore, o minore. Onde essendo le parti composte in tal maniera, sogliono farle ascendere, o discendere insieme più gradi; et tal modo di procedere chiamano Falso bordone. Ma in verità, ancora che tal maniera sia molto in vso, et che con difficultà grande si potesse leuare; dico, che non è lodeuole: Imperoche, oltra che la Quarta è consonanza perfetta; come altroue hò mostrato; et che non douemo far contra la Regola data nel Capitolo 29; genera alle uolte tra le parti alcune relationi, che non sono harmoniche: La onde poco diletto apportano all' vdito; si come ciascuno col mezo dello essempio posto qui di sotto potrà conoscere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 247,3; text: Canto. Tenore. Basso.] [ZAR58IH3 45GF]

L' errore di cotal cosa si manifesta da questo; percioche se noi vorremo porre le Terze a i loro luoghi naturali, oue si debbono ragioneuolmente porre, ouero sopra la Ottaua almeno; si potrà conoscere con quanta ragione si potrà fare vna cosa simile: conciosia che; si come nel mostrato essempio si vdiuano molte Quarte; cosi nel sottoposto potremo vdire altretante Quinte.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 247,4; text: Canto. Tenore. Basso.] [ZAR58IH3 45GF]

Io sò bene, che appresso di molti più varranno le autorità di alcuni, che si habbiano vsurpata cotal licenza, che le ragioni addutte di sopra: ma facino pure il peggio, che sanno, con dire questa cosa è stata vsata da molti, che poco mi curo, poi che non sono, ne vogliono esser capaci di ragione. Et benche la Terza sia consonanza, et si possa porre in qual luogo torna commodo; tuttauia il suo vero luogo non è nel graue; ma nell' acuto, sopra la Disdiapason, ouero Quintadecima: Imperoche naturalmente la Ottaua posta nel graue, non può esser tramezata da altro suono: ma vuole esser posta semplice, senza alcuna mediatione; si come ne mostrano li numeri harmonici, posti nel Capitolo 15. della Prima parte; tra i quali, si vede la prima Dupla contenuta nel Senario tra 2 et 1, che è la sua forma, laquale non è mediata da alcun termine mezano; ma si bene la seconda posta tra 4 et 2, laquale è diuisa dal 3 in vna Sesquialtera, che si troua tra 3 et 2, et in vna Sesquiterza, che si troua tra 4 et 3, che sono le forme della Diapente, et della Diatessaron consonanze. Onde la Sesquialtera nella detta seconda Diapason resta non diuisa, et intera: ma oltra la Quadrupla, che è la forma della Disdiapason, si troua diuisa in due parti; cioè in vna Sesquiquarta, che è la forma [-248-] vera del Ditono, et in vna Sesquiquinta, che è la forma del Semiditono; delle quali, l' vna è collocata tra 5 et 4, et l' altra tra 6 et 5. Si vede adunque, che la prima Ottaua è collocata naturalmente tra i Numeri sonori senza alcun' altro numero mezano; et che la Quinta le succede senza alcun mezo; dipoi segue la Quarta; et da queste due parti maggiori si compone la seconda Diapason, onde nasce la Disdiapason, cioè la Quintadecima. Dopo queste viene il Ditono, et immediatamente dopo lui segue il Semiditono: di maniera che, se tali consonanze fussero poste nelli Contrapunti (se ciò si potesse far sempre commodamente) a i loro luoghi propij et naturali; non è dubbio, che nascerebbe vn concento tanto harmonioso, quanto l' huomo si potesse imaginare. Et di ciò potemo vedere la esperienza sempre ne gli istrumenti arteficiali, massimamente nell' Organo, oue poste le consonanze nominate per ordine l' vna dopo l' altra, secondo che hò mostrato; non si può dire il buono effetto che fanno. Ma se per caso la prima Ottaua si pone tramezata nel graue dalla Quinta; allora il concento si fà alquanto tristo; et se tal Quinta si diuidesse in due Terze, non si potrebbe apena vdire tal composto; massimamente se la Terza minore tenesse il luogo della maggiore, cioè se ella fusse posta nel graue. E' nondimeno sopportabile la prima Ottaua tramezata in proportionalità harmonica per la Quinta; et quando sopra di essa si pone la Terza, non fà tristo effetto; ancora che cotali consonanze non siano poste a i loro luoghi propij; et ciò intrauiene: percioche tengono il luogo mezano nello istrumento, oue si contiene tale ordine. Si debbe adunque porre la Terza immediatamente dopo la Quintadecima, o almeno dopo la Ottaua in ordine; et debbe esser la maggiore; accio che 'l concento sia più allegro, et più pieno: ma se 'l si abbatterà, che ella sia la minore; come infinite volte suole accascare, allora il concento sarà più mesto. Queste cose veramente sono poco considerate da i Prattici: percioche senza alcun riguardo pongono la Quinta tra le chorde graui, et anco la Terza, come torna a loro più commodo; laqual cosa quanto diletto apporti all' vdito, lassarò considerare a coloro, che hanno giuditio. Onde voglio dir questo solamente, che douendosi porre la Terza nella compositione, è meglio porla sempre sopra la Ottaua, che tra essa; voglio inferire, che migliore effetto farà sempre la Decima, che la Terza. Et quantunque si potrebbe dire, che meglio sarebbe anco, porre la Quinta sopra la Ottaua posta nel graue della cantilena; come cosa più propinqua, secondo la natura de i Numeri harmonici; che la Terza, come più lontana; tuttauia pongasi a qual modo si voglia, tornarà sempre bene. Ma quanto migliore effetto faccia la Decima che la Terza; da questi due essempi, ciascuno che hà giuditio lo potrà conoscere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 248,1; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 46GF]

Ma si debbe auertire, che in vno essempio, cioè nel primo si contiene il Tritono, et nel secondo la Semidiapente; liquali tanto più sono sopportabili, quanto che dopo sè hanno l' vno la Terza, et l' altro la Decima maggiori, che fanno relatione harmonica con le voci, che contengono il Tritono, ouer la Semidiapente. Et se bene gli interualli, che sono nelle seconde figure delli mostrati essempi, sono veramente dissonanti; tuttauia sono in tal maniera collocati, che per il loro procedere, secondo l' ordine mostrato nelle Regole, se ne passano di maniera, che l' vdito se ne contenta. Si debbe oltra di ciò auertire, che quando dissi di sopra, che la prima Ottaua si pone senza alcun mezo, potemo intendere tale Ottaua esser quella, laquale incomincia nella chorda più graue del Basso della cantilena, salendo di mano in mano all' acuto fino alla Ottaua chorda; et per la seconda si può intender quella, che incomincia dalla chorda estrema acuta di tale Ottaua, et và fino alla Quintadecima. Pongono i Prattici alle volte il Tritono tra due parti, ilquale casca sopra la seconda parte di alcuna Semibreue sincopata, posta nel graue in cotal maniera;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 248,2; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 46GF]

Ilquale si ode nella relatione delle parti: ma non è percossa l' vna delle parti acute con la parte graue da tale interuallo. Et perche le parti procedeno in cotal modo, et sono concatenate tra loro di maniera, che senza partirsi dalla osseruanza delle regole [-249-] date fanno buono effetto; Però queste parti porgono all' vdito grato, et soaue piacere: percioche quel poco di dissonanza, che si ode nel Tritono, et nella Semidiapente, se ne passa presto, et aggiunge soauità alla consonanza seguente, più di quello, che si vdirebbe, se non vi fusse: essendo che di due oppositi, l' vno si conosce maggiormente per la comparatione, che si fa con l' altro. Frequentano i moderni molto spesso tali passaggi, onde parendoli la cosa riuscibile pongono alle volte la parte graue sincopata in tal maniera, che la seconda parte della Sincopa contiene col Tenore la Seconda, et il Tenore col Soprano hora la Terza, hora la Quarta, et tallora la Quinta, come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 249,1; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 46GF]

Ma quello, che contiene la Quarta, senza dubbio è men buono de gli altri: percioche si ode tale interuallo senza alcuno accompagnamento. Oltra di questo si dè auertire, che alle volte si potrà passare dalla Sesta minore alla Ottaua, quando le parti saranno collocate in tal maniera, che 'l Basso col Tenore procedino ordinatamente secondo l' ordine, et il modo dato nelle Regole vniuersali; et il canto procedi per Decima sopra 'l Basso; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 249,2; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 46GF]

Si potrà anche dalla Terza maggiore passare all' Vnisono, quando il Soprano procederà dall' acuto al graue col mouimento del Ditono; et il Basso col Soprano sarà ordinato secondo i precetti dati di sopra; stando il Tenore senza mutar luogo; come si vede; Percioche essendo le parti estreme, che sono più delle altre comprese dal senso, ben regolate; se alle volte verrà qualche cosa nell' altre parti, che non sia cosi ben regolata, si potrà sopportare. La onde si concede al compositore, che possa pigliare alle volte qualche licenza fuori della Regola data di sopra nel Capitolo 38. Gli sarà etiandio lecito di passare dalla Terza minore, per contrarij mouimenti all' Ottaua; quando le parti saranno ordinate in tal maniera, che quella, che si trouerà lontana per simile consonanza, et dipoi passarà alla Ottaua, habbia nel graue la Terza maggiore, di maniera che la parte acuta sia lontana dalla graue per vna Quinta; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 249,3; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 46GF]

Anzi sarà necessario, che le parti stiano in cotal modo: perche se si ponessero altramente, facendo quella Terza, che è minore, maggiore col segno #, accioche (secondo le date Regole) dalla imperfetta più propinqua si peruenghi alla perfetta; non si potrebbe far tal cosa per alcun modo, senza grande offesa dell' vdito: conciosia che si verrebbe a fare vna Quinta, che hauerebbe due Terze maggiori: Ma ciò sia detto per sempre, che l' obligo stà nelle cose possibili, et non nelle impossibili; al quale niuno è obligato. Douemo oltra di questo osseruare, che nelle Cadenze principali della cantilena, le parti siano ordinate, et accommodate in tal maniera, che la seconda parte della figura sincopata, la qual si pone dissonante, sia sempre con la parte graue distante per vna Quarta; oueramente per vna Vndecima; et con l' altra sia sempre lontana per vna Seconda, o per vna Settima; il che si debbe osseruare etiandio in ogni figura sincopata, nella quale sia la dissonanza; si come si vede in questi essempi, da i quali si potrà comprendere il modo, che si hauerà da tenere in altre simili, quando accascheranno. Ma se vorremo aggiungere la Quarta parte a queste, sempre ella si porrà in Ottaua dell' vna delle due, che sono distanti tra loro per Quinta, o per Duodecima; accommodandola hora in vn luogo, et hora in vn' altro, secondo che tornerà meglio.

[-250-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 250,1; text: CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 47GF]

Et perche la Cadenza si può fare in molte maniere con varietà delle parti; però voglio por qui molti essempi accommodati a Quattro voci, i quali potranno etiandio seruire alle compositioni di Tre voci, ouero se li potrà aggiungere altre parti, quando fusse bisogno; accioche io non habbia da replicare più cosa alcuna in questa materia.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 250,2; text: SOPRANO. ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 47GF]

Ma non voglio restar di dire, che si conosce per esperienza, che quella Cadenza non ha gratia alcuna, o leggiadria in sè, laqual sia senza la Dissonanza, che si troua nelle mostrate; massimamente quando le parti procedeno insieme per le istesse figure; ancora che siano sincopate, ouero non sincopate, che si proferiscono nel leuare, o nel battere della battuta; come sono queste.

[-251-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 251,1; text: CANTO. ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 48GF]

Però il Contrapuntista si guardarà di vsarle; et debbe schiuare al tutto, di fare che alcuna parte della cantilena non faccia la Cadenza, quando l' altre parti fussero ordinate in vn modo, che qualunque altra delle più graui facesse la Quinta con la figura mezana della cadenza posta nell' acuto, facendo il mouimento congiunto del Semituono, quando tale figura si potrà segnare con la cifra # Chromatica: percioche (come ho detto altroue) proferendosi tal parte della cadenza naturalmente col Semituono, sarebbe cosa difficile, che 'l cantore potesse hauere in tal caso riguardo, di non proferirla con quel modo, che si proferisce naturalmente. Onde verrebbe poi a commettere errore, et a porre vna dissonanza in luogo della consonanza; cioè verrebbe a porre la Diapente superflua in luogo della vera; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 251,2; text: CANTO. ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 48GF]

Accascherà anco vn simile errore, quando le parti a Tre voci saranno ordinate in tal maniera, che essendo il Tenore sopra il Basso lontano per una Terza, discendendo per mouimento separato di Quarta sotto 'l Basso vna Terza, ascendendo il Basso per mouimento congiunto di vn Tuono; et ritornando dipoi ciascuno alli suoi primi luoghi; il Soprano farà la Cadenza distante dalla parte graue per una Quinta verso l' acuto; come in questo essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 251,3; text: SOPRANO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 48GF]

Seguirebbe anco vn' altro errore, qualunque volta che si volesse sonare queste tre parti sopra vno istrumento, perche si vdirebbe senza alcun dubbio tre Quinte. La onde li Compositori debbono auertire a cotal cosa, et non fare che le parti mutino luogo tra loro in questa maniera: percioche tale inconueniente apportarebbe all' vdito cosa, che non molto li piacerebbe; ancora che nel cantare le parti non si possino udire tali Quinte. Et perche da molti Prattici questo non è molto auertito; però hò voluto toccarne vna parola. Hauendo fin hora a bastanza ragionato intorno alle cose necessarie a simili compositioni, lassarò le altre cose, che possono accascare, et non sono di molto momento, al giuditio del Compositore: Imperoche col mezo delle Regole date, potrà quando gli occorrerà alcun dubbio, quantunque fusse di molta importanza, darne perfetta risolutione. Lassando adunque di parlare più intorno a cotal materia, verrò a ragionare delli Contrapunti, che si compongono a Tre voci, che si chiamano Doppij, et di quelli, che si fanno con qualche obligo.

Delle varie sorti di Contrapunti, et prima di quelli, che si chiamano Doppij. Capitolo 62.

IL Contrapunto doppio a tre voci è quasi quello istesso, che è il Contrapunto doppio a due voci, ilquale nel Capitolo 56. di sopra hò dichiarato, et mostrato: conciosia che tra l' vno, et l' altra si troua tal differenza, che l' vno non si può cantare a più che a due, ouero a tre aggiungendoli vna parte, che canti nell' acuto, o nel graue, di sopra, o di sotto di vna delle parti principali per vna Decima: ma l' altro non si può cantare se non con quelle parti, che si compongono principalmente, cioè a tre voci, con grande varietà di harmonia nella Replica; et molto differente da quella, che si ode nel principale. Però adunque ricordandosi quello, che è Contrapunto doppio a due voci, è [-252-] superfluo il voler replicare, et dire quello, che sia Contrapunto doppio a tre voci: percioche sapendo quello, che importa il primo, facilmente si può hauer notitia di quello, che importa il secondo. Volendo adunque ragionare di quelli Contrapunti doppij, che si compongono a tre voci, dico, che le loro specie sono molte: imperoche si possono comporre in varie maniere, con la osseruanza di alcune regole; che cantandosi ad vn modo nel Principale, et vdendosi vna sorte di harmonia, nella Replica poi si canta diuersamente quelle figure, et interualli istessi; et si ode gran diuersità di concento. Ma ancora che molti siano li modi di comporre tali Contrapunti, come ho detto, porrò solamente quelli, che mi sono paruti più difficili, et più eleganti; acciò non sia tedioso a i Lettori; da i quali ciascuno ingegnoso potrà comprendere, come si hauerà da reggere in qualunque altra maniera di simili compositioni. Il primo modo adunque sarà, che composto che si haueranno tre parti principali, al modo che si veggono, con l' aiuto di alcune auertenze molto necessarie ad vn tal negotio, Quando vorremo la Replica, porremo il Basso del Principale nel luogo del Soprano, più acuto per vna Quinta; et il Soprano nel luogo del Tenore, più graue per vna Ottaua; et il Tenore nel luogo del Basso, ponendolo medesimamente graue per vna Ottaua; a questo modo. Sarebbe veramente impossibile, che potesse riuscir bene, quando non si

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 252; text: SOPRANO del Principale. TENORE. BASSO: SOPRANO della Replica. TENORE.] [ZAR58IH3 48GF]

[-253-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 253,1; text: BASSO.] [ZAR58IH3 49GF]

osseruasse, di non por mai il Basso nel Principale con le altre parti distante per vna Sesta; ancora che le altre due si possino porre. Similmente non si dè por mai il Basso col Tenore in Terza, dopo la quale seguiti la Quinta: Ne il Basso col Soprano in Decima, dopo la quale venghi la Duodecima, quando le parti insieme discendeno: percioche la Duodecima, che si pone nel Principale tra 'l Basso, et il Soprano; nella Replica viene Vnisono tra 'l Tenore, et il Soprano; et la Quinta simigliantemente viene Ottaua. Potemo hora vedere, che in simil sorte di contrapunto, o compositione, nel Principale non si può fare la Sincopa di Settima: conciosia che non si può risoluere con la Sesta; Ne si può far Decima, et poi Quinta, procedendo per mouimenti contrarij. Ma quando il Basso sarà in Ottaua col Tenore, allora il Soprano potrà esser sotto 'l Tenore vna Terza; et similmente quando l' vno dall' altro saranno distanti per vna Decima; il che non si concede in altro modo. Il Tenore potrà similmente discendere sotto 'l Basso, per qualunque interuallo si uoglia: ma bisogna auertire, che non passi la Sesta: percioche le parti vengono ad esser distanti l' vna dall' altra per lungo spacio. Si potrebbe anco porre il Soprano sotto 'l Basso, quando fusse dibisogno: ma non bisognarebbe passare la Quinta: percioche le parti poste in cotal modo, nella Replica vengono molto lontane l' vna dall' altra. Si potrà anco vsar la Settima posta nel Soprano nella sincopa; quando si porrà il Basso sopra 'l Tenore lontano per vna Quinta. Medesimamente si potrà vsarla nel Basso: ma non altramente, se non quando sarà posto sopra 'l Tenore. Molte altre cose sarebbe dibisogno di mostrare, che si hanno da osseruare, per hauere il modo facile da comporre; le quali, per non andare in lungo, et per non esser molto necessarie, si lassano. Et veramente mi ho mosso a lassarle per questa cagione, che desiderando alcuno di voler fare cosa ottima, è dibisgno, che faccia insieme il Principale, et la Replica; et cosi potrà vedere tutti gli incommodi, che potranno occorrere. Vltimamente è dibisogno sapere, che se 'l si componerà il Principale secondo l' osseruanza delle Regole nostre mostrate di sopra; la Replica similmente verrà ad essere osseruata; et se 'l si farà altramente, ne seguirà il contrario. Et ciò sia detto a bastanza intorno la Prima sorte del Contrapunto doppio a tre voci, la cui Replica procede con simili mouimenti contenuti nel Principale. La Seconda sorte è quella, della quale la Replica procede per mouimenti contrarij a quelli, che si trouano nelle parti del Principale; come ne i sotto posti essempi si può vedere. Ma la Replica non potrebbe mai tornar bene, se non si osseruasse alcune cose; come sarebbe dire; far che tutte le parti delle Sincope, che si pongono nel Principale siano consonanti; et non por mai il Tenore distante dal Soprano per vna Quarta. Queste cose si debbeno principalmente per ogni modo osseruare; l' altre poi, che potrebbeno accascare non saranno difficili; quando

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 253,2; text: CANTO del Principale. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 49GF]

[-254-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 254,1; text: SOPRANO della Replica. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 50GF]

si componerà la Replica insieme col Principale. In simil sorte di Contrapunto si potranno vsar le Seste, et porre le parti lontane l' vna dall' altra, per quale interuallo si vorrà; il Tenore potrà pigliare il luogo del Basso; et il Soprano quello del Tenore, et quello del Basso anco. Et per hauer la Replica, si porrà il Basso del Principale nel luogo del Soprano, più acuto per vna Sesta; il Soprano nel luogo del Basso, più graue per vna Decima; et il Tenore, più graue per vn Tuono; facendo, che le parti procedino per contrarij mouimenti di quelli, che si trouano nel Principale; et haueremo l' harmonia differente; si come varij, et differenti sono li siti dell' vno, et dell' altro, et li mouimenti. Et se noi osseruaremo nella compositione del Principale le Regole, che in molti luoghi sono state dichiarate; non è dubbio, che la Replica (se non in tutto, almeno in molte parti) verrà ad essere osseruata. Si potrà anche comporre vn' altra specie di simile Contrapunto doppio, che participarà dell' vna, et dell' altra sorte di questi Contrapunti; quando si osseruarà tutte quelle Regole, che si osseruano nella loro compositione, le quali Regole sono negatiue; cioè vietano il fare alcuna cosa. Il che fatto haueremo poi vn Contrapunto, che potrà hauere la Replica simile a quella del Primo, et del Secondo modo mostrati; come qui si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 254,2; text: CANTO del Principale. TENORE. BASSO. Prima Replica, et CANTO. TENORE. BASSO. Seconda Replica, et CANTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 50GF]

[-255-] La Terza specie del detto Contrapunto si fa, quando si compone il Principale di maniera, che dipoi il Basso resta nelle sue chorde principali, senza alcuna mutatione; et il Soprano diuenta nella Replica il Basso, trasportato per una Duodecima più graue; et il Tenore per vna Quinta, nel modo che qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 255; text: Principale, et SOPRANO. TENORE del Principale. BASSO del Principale; et CANTO della Replica. TENORE della Replica. BASSO della Replica.] [ZAR58IH3 51GF]

E' ben vero, che questo modo è più difficile di ciascuno delli mostrati; onde volendolo fare, acciò la Replica torni bene, bisogna osseruare molte cose, et prima: Quando 'l Tenore canterà col Basso a due voci; non bisogna, che le parti siano distanti l' vna dall' altra per Ottaua, ne per Sesta; massimamente quando 'l Tenore si porrà sopra 'l Basso: Ma quando si porrà sotto 'l Basso, non si dè porre distante dal Basso, ne per Terza, ne per Quinta: ma si bene per Sesta, o per Ottaua, et per Quinta ancora; con questa conditione però, che tal Quinta si troui nella seconda parte della sincopa, dopo la quale senza alcun mezo ne venga la Sesta: Percioche quando queste due parti si pongono a i loro luoghi propij, non possono esser distanti l' vna dall' altra per maggior spacio, che di quello della Quinta; et tal Quinta nella Replica viene a far l' Vnisono. Non si fa etiandio la sincopa della Settima; ma solamente quella di Seconda, o di Quarta. Simigliantemente, quando 'l Soprano, et il Basso canteranno soli, bisogna auertir di non fare, che 'l Soprano passi sotto 'l Basso; ne si debbe porre la sincopa di Settima; benche quella di Seconda, et di Quarta si possa vsare ottimamente nel Soprano: ne si debbe porre queste parti lontane l' vna dall' altra per vna Sesta, ne vogliono esser più distanti di una Duodecima. Non si fa la Terza, et dipoi la Quinta; ouero non si fa la Decima, et dipoi la Duodecima, quando le parti discendeno. Quando poi il Tenore, et il Soprano canteranno insieme, non si dè far la Quinta, se non quando 'l Tenore farà la Sincopa, nella seconda parte della quale tal Quinta sia contenuta, et dopo lei bisogna che seguiti senza alcun mezo la Sesta; et dopo questa la Terza, ouero vn' altra Sesta. Non si fa Sesta, et dipoi Ottaua, quando le parti discendeno: ma si pone la Sesta ad vn' altro modo, che venghi bene. Il Soprano può discendere sotto 'l Tenore fino alla ottaua voce, quando torna commodo; Et quando si vorrà porre la sincopa di Quarta nell' vna, et nell' altra di queste due parti, tornerà molto bene. Bisogna auertire di non dimorare lungo tempo sopra la Terza: percioche nella Replica viene col Basso la Sesta; Ne douemo anco fermare le parti sopra la Ottaua: conciosia che torna Vnisono. Tutte queste cose si debbeno osseruare, accioche si possa peruenire con qualche facilità al fine desiderato. Et perche osseruando queste Regole, sarà facile il comporre questi Contrapunti a Tre uoci: tanto più, che si dè comporre in un tempo il Principale, et la Replica; accioche 'l Compositore possa vedere gli incommodi, che possono occorrere in tali compositioni. Però si dè auertire per vltima conclusione, che quantunque il Principale si purgasse [-256-] da ogni errore, che si potesse commettere contra le date Regole vniuersali; è impossibile, che la Replica in tutto possa venire osseruata. Questi pochi essempi hò voluto porre, da i quali ciascuno potrà vedere il modo, che hauerà da tenere volendone comporre de gli altri.

Delli Contrapunti a Tre voci, che si fanno con qualche obligo. Capitolo 63.

SI Troua etiandio vn' altro modo di far Contrapunto a Tre voci, il quale costumano alcuni Prattici facendolo sopra il Canto fermo, o sopra qualunque altro Soggetto, con qualche obligo; come sarebbe il far due parti, che cantino l' vna dopo l' altra in Consequenza, ouero nella Imitatione, per alquanto spacio di tempo; Il qual modo non è veramente da sprezzare: perche è bello, et ingegnoso; et torna molto commodo, massimamente quando è composto con debiti modi. Et benche gli oblighi siano infiniti: nondimeno ne mostrarò solamente alquanti, per non fastidire il Lettore; accioche da loro si possa conoscere il modo, che si potrà tenere ne gli altri simili. Il primo modo adunque sarà, quando le parti del Contrapunto si componeranno con tale obligo, che l' vna conseguiti l' altra al modo detto, per li gradi, o mouimenti istessi, per il tempo di vna Minima; et questo si può fare in due modi; cioè quando le parti canteranno nel graue sotto la parte del Soggetto; et quando canteranno di sopra nell' acuto. Et si dè osseruare in questi due modi, che la parte principale, cioè la Guida non faccia mouimento alcuno di vn grado, cioè di vna Seconda: imperoche 'l Consequente necessariamente verrebbe ad esser distante da lei per uno interuallo dissonante; cioè per vna Seconda. Onde osseruato che si hauerà questo, facendo che le parti cantino con leggiadri mouimenti, allora nascerà questi; et altri simili Contrapunti.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 256; text: SOGGETTO. GVIDA del Primo modo nel graue. CONSEQVENTE. GVIDA del Secondo modo nell' acuto.] [ZAR58IH3 51GF]

[-257-] Il Secondo modo è quando due parti del Contrapunto si seguitano, distanti l' vna dall' altra per Quinta, dopo vna Pausa di Minima. Et questo medesimamente si può fare in due maniere: Percioche, ouero la Guida sarà la parte acuta delle due parti del Contrapunto, et la graue il Consequente: oueramente per il contrario, che la Guida sarà la graue, et il Consequente la acuta. Bisogna però auertire, che 'l propio dell' uno, et dell' altro modo è, di modulare, o cantare (che uogliam dire) per salti, o mouimenti di Ottaua, di Sesta, et di Terza; et rarissime volte auiene, che si possa cantare per quelli di Quinta. Et quando procederanno per molti gradi congiunti, il propio del primo modo è, che la Guida proceda dall' acuto al graue; et nel secondo modo per il contrario, cioè dal graue all' acuto; si come nell' vno, et l' altro di questi due essempi si può vedere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 257; text: SOGGETTO. LA GVIDA del primo modo. IL CONSEQVENTE. CONSEQVENTE del Secondo modo. LA GVIDA.] [ZAR58IH3 52GF]

Et bisogna che 'l Contrapuntista mentre farà il contrapunto a ciascuno delli mostrati modi; faccialo scriuendo, oueramente alla sproueduta, habbia sempre riguardo a quello, che può fare il Consequente; acciò non commetta errore. Queste cose adunque si debbeno osseruare principalmente in simili contrapunti: perche se bene occorresse alcun' altra osseruanza, sarebbe di poco momento. Ma si dè sapere, che è impossibile in tutte queste sorti di Contrapunti doppij, et fatti con simili oblighi, di osseruar pienamente le Regole date di sopra; massimamente quando cotali oblighi crescono: essendo che non si può osseruare la bellezza, et il decoro del Contrapunto, si in quanto alla modulatione, quanto ancora intorno la inuentione, et il modo di porre le [-258-] consonanze: percioche è leuata la libertà al Compositore, che hauea nel comporre gli altri senza alcun obligo: et questo dico, accioche il diligente osseruatore de i nostri Precetti, vedendo alcune cose, che non sono cosi ben corrette, non si marauigli: perche non hò posto qui cotali Compositioni, accioche lungamente, et per sempre si habbiano da vsare; ma si bene alle volte, quando li tornerà in proposito; per mostrar la viuacità del suo ingegno, et la prontezza del suo intelletto con alcuni, che ad altro non attendeno, che a simil cose, et poi nel resto si ritrouano essere nudi. Sono queste maniere veramente molto ingegnose, ancora che si oda alle volte qualche cosa, che sia strana da udire: Ma è buono sapere tutte le cose (se fusse possibile) massimamente le necessarie, et le vtili in ciascuna Arte, et in ciascuna Scienza; et non solo queste, che sono buone; ma le altre ancora, quantunque siano triste; L' vne per mettere in opera, l' altre poi per sapersi guardare, et seruirsene di esse a tempo, et luogo conueniente. Et se alle volte hò mostrato delle cose, che non tornano cosi bene, hò voluto in cio imitare il Filosofo, il quale, hauendo mostrato il buono della Logica, et della Filosofia, et mostrato il vero modo di argumentare; dopo l' hauer scritto molte cose nell' vna, et nell' altra facultà; scrisse etiandio i Libri de i Silogismi fallaci, o Soffistici, i quali chiamò Elenchi; non perche si hauessero da vsare: ma accioche (accadendo) ogn' vno si sapesse guardare da gli intrichi de i Soffisti, che vogliono esser tenuti dotti, ancora che non siano. Buona cosa è veramente, et ottima il sapere cotali Contrapunti, et vsarli quando torna commodo: ma il frequentarli non lodo molto: conciosia che non si può fare, che essendo il Contrapuntista obligato alla osseruanza di tante cose, il Contrapunto venga ad essere in tal maniera elegante, et sonoro, che porga grato piacere all' Vdito.

Quel che si dè osseruare, quando si volesse far vna Terza parte alla sproueduta sopra due altre proposte. Capitolo 64.

SOGLIONO alle volte i dotti Contrapuntisti, quando si canta alcuna cantilena a due voci, aggiungere alla sproueduta elegantemente vna Terza parte, di maniera, che fanno vdire il concento a Tre voci. Onde io; per non lassare alcuna cosa indietro, che sia vtile, et di qualche honore in quest' Arte; hò deliberato; oltra l' hauer mostrato il modo, che si hà da tenere nel comporre a Tre voci diuerse sorti di Contrapunti; di mostrare il modo, che si haurà da tenere, volendosi essercitare nel cantare cotal parte in cotal maniera. Et questa impresa hò pigliato volentieri: conciosia che alle volte hò vdito alcuni, non dirò sciocchi: ma presuntuosi a fatto, et arroganti, che per dare ad intendere, che sono in ciò molto valorosi, et sufficienti; si pongono a volere etiandio passare più oltra: imperoche non solamente si contentano di uoler fare vna Terza parte sopra cotali cantilene; ma di più, sopra qualunque altra cantilena, se fusse bene a Dodici voci, vogliono aggiungere vna Terzadecima parte. La qual parte fanno, facendo solamente contrapunto sopra il Basso, senza vedere alcuna delle altre parti; et spesso si vagliono di vna lor Regola, la quale hanno per vn bel secreto, di porre la parte, che aggiungono lontana dal Basso per vna Terza, oueramente per vna Decima; et per tal modo danno ad intendere alli sciocchi, come sono loro, et che non intendeno più oltra, che fanno miracoli. Ma quanto ciò sia ben fatto, lassarò giudicare a ciascuno, che hà qualche giuditio: essendo che, quando queste lor parti aggiunte si vedessero scritte nel modo, che le cantano; oltra che da i periti della Musica si odeno le cose, che fanno contra l' Arte; se bene non sono inscrittura; si scoprirebbeno mille errori, che fanno contra le Regole communi, et si vederebbeno esser piene di infinite dissonanze. Hora per venire al mio primo intendimento dico, che dopo che ciascuno si hauerà ottimamente essercitato nella compositione delli mostrati Contrapunti, et vorrà aggiungere alla sproueduta cotal parte; sarà dibisogno, che lui dia opera separatamente per qualche giorno a tal cosa in questa maniera. Proposto che lui si hauerà alcuna cantilena composta a due voci, alla quale vorrà aggiungere la Terza parte, debbe con diligenza por mente alli passaggi, et alle modulationi, che fanno insieme le due parti proposte; acciò possa comprendere, in che maniera il loro contrapunto sia ordinato; et possa dipoi aggiungere senza alcuno errore quella parte, che lui vuole. Et debbe per ogni modo tenere quest' ordine: perche non è sufficiente (come si auisano molti, che non sanno) vna parte sola, a mostrare il Contrapunto, che si hà da aggiungere nella Terza parte; massimamente potendosi sopra vno istesso Soggetto porre variati Contrapunti.

[-259-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 259; text: Per illud Aue prolatum et per tuum responsum datum, ex te verbum incarnatum. quo saluantur omnia, ij, Terza parte aggiunta. Oueramente a quest' altro modo.] [ZAR58IH3 53GF]

[-260-] Hauendo adunque il Contrapuntista tal riguardo, potrà ottimamente accommodare il suo Contrapunto, in quella maniera, che li parerà meglio, et li tornerà più commodo; tanto volendo aggiungere vna parte acuta sopra la parte graue delle due proposte; quanto volendo fare sotto di esse vna parte graue. E' ben vero, che 'l porre alle volte la parte, che si aggiunge distante per vna Decima, ouero per vna Terza dall' vna delle due, torna molto commodo: Ma bisogna auertire, che quando le proposte fussero per vna Terza lontane l' vna dall' altra, et quella che si aggiunge cantasse per vna Decima; tra la aggiunta, et l' una delle due; che sarebbe la graue, quando la parte si aggiungesse nell' acuto; ouero sarebbe l' acuta, quando l' aggiunta fusse più graue; sempre si vdirebbe la Ottaua; et cosi dico, quando fussero distanti per vna Decima, et la aggiunta cantasse per vna Terza; Onde se le due proposte hauessero molte Terze, o Decime l' vna dopo l' altra; come si sogliono porre alle volte, si vdirebbeno con l' aggiunto tante Ottaue, senza mezo alcuno; quante erano le Terze, o le Decime contenute tra le parti; et per tal maniera si verrebbe a fare errore. Però è cosa buona, anzi necessaria il vedere il Contrapunto delle due proposte, per potere schiuare gli errori, che potessero occorrere: percioche quando si facesse altramente, sarebbe impossibile di far cosa buona; se almeno non si hauesse alla memoria ciascuna delle parti. Et perche può occorrere di accommodare, ouero aggiungere tal parte in due maniere, cioè ad alcune cantilene, che non saranno composte secondo gli auertimenti, o Regole date: et medesimamente ad alcune, che saranno ordinate secondo li modi mostrati di sopra; però il Contrapuntista non sarà obligato cosi strettamente di osseruare li Precetti dati di sopra, nel fare la Terza parte, sopra quelle, che saranno composte senza li mostrati auertimenti; ancora che sarà sempre lodeuole, quando si potrà fare, che tal parte aggiunta sia posta con quelle conditioni, che si ricerca in ciascuna buona compositione. Ma quando la Cantilena sarà composta regolatamente, debbe per ogni modo stare nella osseruanza de i mostrati precetti, più che puote: percioche è il douere. Ma accioche si possa comprendere il modo, che si dè tenere in vn tal negotio, hò voluto aggiungere due Terze parti, variate l' vna dall' altra: aggiunte, dico, ad vna compositione a due voci di Iosquino, che si troua nel Motetto Benedicta es coelorum regina, a sei voci; le quali, di poi che saranno state vedute, et essaminate, si potrà vedere il modo, che si hauerà a tenere volendo aggiungere tal parte in alcun' altra compositione composta a Due voci. Ma si debbe auertire, che le parti aggiunte, alcune volte procedeno per alcuni mouimenti alquanto lontani; et questo è sopportabile; per la difficultà, che si troua nell' accommodar tal parte alla modulatione continoua della cantilena: essendo che, altro è il comporre insieme tutte le parti, et altro è aggiungere a due parti la Terza; che è cosa molto difficile, et da huomo consumato nella Musica; et cosa molto lodeuole, quando si aggiunge, che stia bene.

Quel che bisogna osseruare intorno le Compositioni di Quattro, o di più voci. Capitolo 65.

VEDVTO a sufficienza quello, che si ricerca nella compositione delle Cantilene a Tre voci, è conueneuole, che hormai mostriamo quelle cose, che concorreno nelle cantilene, che si compongono a Quattro, et anco a più voci. Però è da auertire, che si dè osseruare in queste Compositioni tutte quelle cose, che furono osseruate nelle nominate compositioni Onde la maggior difficultà, che possa occorrere è, di accommodar le parti della cantilena in tal maniera, che l' vna dia luogo all' altra, che siano facili da cantare, et habbiano bello, regolato, et elegante procedere. Queste cose non si possono cosi facilmente in carte insegnare; la onde si lassano alla discrettione, et al giudicio del Compositore. Voglio ben dire, che suole intrauenir al Musico quello, che intrauiene anco al Medico, che si come questo non può hauer cognitione perfetta della Medicina, per hauer studiato Hippocrate, Galeno, Auicenna, et molti altri eccellentissimi Medici; se non dopoi, che hauerà pratticato con altri Medici, et spesse volte ragionato, et discorso seco molte cose appartenenti a tale Arte; et toccato molti polsi, veduto gli escrementi, et fatto mille esperienze; Cosi quello non potrà esser perfetto, per hauer letto, et riletto molti libri: ma li sarà dibisogno alla fine, per intender bene quello, che hò mostrato di sopra, et molte altre cose, che son per mostrare; che si riduchi alle volte a ragionare con alcuno, che habbia cognitione della Prattica; cioè del Contrapunto; accioche se hauesse pigliato alcun vitio, et intendesse qualche cosa al contrario, si possa correggere: conciosia che 'l vitio preso dal principio si conuerte in habito, quando molto si continoua; il quale habito si può difficilmente lassare, si come dimostra a noi Horatio dicendo;

[-261-] Quo semel imbuta recens, seruabit odorem

Testa diu. Et se la Speculatiua senza la Prattica (come altre volte hò detto) val poco; atteso che la Musica non consiste solamente nella Speculatiua; cosi questa senza la prima è veramente imperfetta. Et questo è manifesto: conciosia che hauendo voluto alcuni Theorici trattare alcune cose della Musica; per non hauere hauuto buona cognitione della Prattica, hanno detto mille chiachiere, et commesso mille errori. Simigliantemente alcuni, che si hanno voluto gouernare con la sola Prattica, senza conoscere alcuna ragione, hanno fatto nelle loro compositioni mille, et mille pazze, senza punto auedersene di cosa alcuna. Ma per ritornare al nostro proposito dico, che volendo dar principio alle Compositioni nominate di sopra; primieramente si ritrouarà il Soggetto; dipoi ritrouato, si potrà incominciare il Contrapunto da quella parte, che tornarà più commodo. La onde poniamo, che si volesse dar principio alla cantilena con la parte del Bassoo; subito il Compositore potrà conoscere il luogo del Contralto, del Soprano, et quello del Tenore. Cosi ancora volendo dar principio per qualunque altra parte; si come per il Tenore, o per il Basso; saprà i luoghi dell' altre parti per ordine, reggendosi secondo 'l modo mostrato di sopra nella Tauola; osseruando anche quelle Regole, che disopra in molti luoghi hò mostrato, quando fu ragionato intorno il modo di comporre a Due, et a Tre voci. Per la qual cosa osseruando il tutto, potrà hauere il desiderato fine, et acquistarsi honore; al quale spesse fiate ne con seguita grande vtile ancora. Ma accioche si vegga il modo, che si hauerà da tenere, et il procedere in simili compositioni; ancora che siano infiniti gli essempi a Quattro voci, compostida molti compositori eccellenti; porrò solamente due compositioni sopra il Canto fermo, dalle quali, poi che si haueranno essaminate, si potrà hauere qualche lume, per potere seguire più oltra di bene in meglio, et porsi a maggiori imprese; et comporre altre cantilene di fantasia; come sono Motetti, Madrigali, et altre belle Canzoni; preparandosi il Soggetto, o pigliando alcuno altro Canto fermo, ouero qualunque altra parte, come parerà meglio al Compositore.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 261; text: Il SOGGETTO, et il TENORE. Il SOPRANO. L' ALTO. Il BASSO.] [ZAR58IH3 54GF]

[-262-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 262; text: Il SOGGETTO del Secondo essempio, et il TENORE. Il CANTO. L' ALTO. Il BASSO.] [ZAR58IH3 55GF]

Et benche in ogni compositione perfetta quattro parti solamente siano basteuoli, si come il Soprano, l' Alto, il Tenore, et il Basso; tuttauia quando si vorrà passare più oltra, et hauer maggior numero de parti, bastarà solamente raddoppiare (come hò detto altroue) vna delle Quattro nominate; et cotal parte aggiunta si chiamerà medesimamente Soprano, o Tenore, ouero Alto, o Basso; secondo la parte, che si hauerà doppiata; aggiungendoli Secondo, o Terzo secondo 'l numero di quelle parti, che si troueranno in tale cantilena. Et si fanno le chorde estreme della parte aggiunta, equali a quelle della parte, che viene raddoppiata; ancora che non sarebbe errore, quando non fussero equali, et le chorde della parte aggiunta si estendessero più verso 'l graue, o verso l' acuto, che quelle della raddoppiata; cioè della parte principale. Si debbe però auertire, che alle volte si [-263-] costuma di comporre la cantilena senza il Soprano; nel luogo del quale si pone vn Contr' alto, alquanto più acuto del principale per vna Terza più, o meno, che importa poco. Il medesimo si fà, lassando il Soprano, et l' Alto; componendo con tre Tenori, et vn Basso; oueramente con tre Bassi, et vno Tenore; et alle volte con quattro Bassi, et ad altro modo anco, si come torna più commodo; ilqual modo di comporre si chiama a Voci mutate, ouero a Voci pari. Si compone anche con due Soprani, et vn Contr' alto, ouero vn Tenore, et il Basso; alle volte con tre Soprani, et vn Basso; et alle volte con quattro Soprani, tanto a quattro voci, quanto a cinque, et più oltra; sempre aggiungendo quelle parti, che fanno dibisogno; come si vede ogni giorno nelle moderne compositioni. Ma questa maniera di comporre; ancora che le parti si venghino a moltiplicare, et accommodare altramente di quello, che si fà nelle altre: non fà varietà alcuna di concento; cioè non partorisce variatione di accordi, oltra quelli, che nel Capitolo 58. di sopra hò mostrato. E ben vero, che si troua tal differenza tra le prime, et queste seconde compositioni; che essendo in quelle il campo più largo; cioè più lontana la parte graue dalla parte acuta di tutto il concento; in questo il luogo è più ristretto: percioche gli estremi delle parti graui, et delle acute insieme si conchiudono assai commodamente tra Quindeci chorde al più, et meno anco, secondo che fà dibisogno; et in quelle si conchiudono in Venti; come nella Quarta parte vederemo.

Alcuni auertimenti intorno le Compositioni, che si fanno a più di Tre voci. Capitolo 66.

DEBBE oltra di ciò auertire il Contrapuntista, che quantunque io habbia detto altroue, che si debbi sforzare di por le parti della cantilena, che procedino per mouimenti contrarij che nelle compositioni di più voci, questa Regola s' intenderà essere osseruata, quando farà, che almeno vna delle nominate parti ascendi, o discendi per contrarij mouimenti: Imperoche se 'l si volesse osseruare cotal regola in tutte le parti; questo, se non fusse impossibile, sarebbe almeno difficile: Debbe anco auertire, che in ogni Compositione di più voci, quando si porrà alcuna figura sincopata, nella quale si troui la dissonanza nella sua seconda parte; di por tutte le altre parti della Compositione, siano quante si voglino, che accordino tra loro: percioche (come si è detto altroue) la Dissonanza posta nella sincopa, per molte ragioni non è quasi compresa dal sentimento. Et se pure in alcuna parte dalla Dissonanza posta in tal maniera è offeso, non debbeno le altre parti esser tra loro dissonanti; acciò non offendino doppiamente l' Vdito. Onde quando si porrà la seconda parte della figura sincopata dissonante; quelle parti, che percuoteranno insieme sopra quella parte dissonante, debbeno essere tra loro consonanti. Quando adunque si trouerà la Dissonanza posta in tal maniera, allora potremo porre Quattro parti l' vna dal l' altra distanti per vna Terza, tra le quali non si vdirà la Ottaua; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 263; text: SOPRANO. Ouero, ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 56GF]

Et perche accaderà alle volte, di comporre sopra le parole, le quali ricercano la harmonia alquanto dura, et aspra; acciò si venga con gli effetti ad imitare il Soggetto contenuto nella Oratione; però quando bisognarà vsar simili durezze, allora si potranno porre le Seste, nelle quali siano le figure di alquanto valore; come de Breui, et di Semibreui mescolate; oueramente si porranno le Dissonanze tra loro, che siano ordinate secondo le Regole, et modi mostrati di sopra; et si hauerà il proposito; si come auerrebbe ponendo la Quarta, ouer la Vndecima nella Sincopa; come nelli sottoposti essempi si può vedere. Accascherà alle volte, che nella prima, o nella seconda parte della Battuta si troueranno due parti sopra vna medesima chorda; ouero si trouaranno in vn tempo esser lontane l' vna dall' altra per vna Ottaua; dico, che se bene tali parti ascendessero, o discendessero dipoi per vn sol grado, et per più gradi ancora, et toccassero vna istessa chorda: ouero se si ritrouassero

[-264-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 264,1; text: CANTO. ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 56GF]

medesimamente distanti per vna Ottaua; pur che ascendino, o discendino l' vna dopo l' altra; et che quella, che sarà la prima a toccare la seconda chorda, non aspetti l' altra parte, ma subito muti luogo; hauendo la seconda fatto primieramente vna Pausa, che sia del valore della figura posta sopra la seconda chorda: se bene l' vna, et l' altra di queste due parti toccassero tal chorda; mai si potrà con verità dire, che tra loro siano fatti due Vnisoni, ouer due Ottaue. Et se bene hò gia detto nel Capitolo 47. che la Pausa, o la Dissonanza posta tra due consonanze perfette, non è atta a far variatione alcuna di concento; dico hora, che iui mostrai le Figure, che fanno il Contrapunto, esser poste in altra maniera, di quello, che sono poste in simili Contrapunti: Percioche veramente allora si fanno due Vnisoni, o due Ottaue; quando le parti ascendeno, o discendeno insieme senza esser tramezate da alcuna Pausa: ouero quando dopo la Pausa, l' vna delle parti casca sopra l' altra, senza alcun mezo. Quando adunque si interpone le Pause, et l' vna parte fugge, auanti, che l' altra arriui alla gia toccata chorda; non si intendeno, ne sono, ne si potrà mai dire per alcun modo, che siano poste contra alcuna delle date Regole; come qui sotto in essempio si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 264,2; text: CANTO. ALTO. TENORE. BASSO.] [ZAR58IH3 56GF]

Il perche quando si porranno in tal maniera, si potranno sempre vsare in ciascuna compositione; sia di Quattro, di Cinque, o di qual' altro numero si voglia de voci. Di questi, et di altri simili casi, che potranno occorrere, ciascuno potrà hauere da quello, che si è detto piena resolutione: La onde non mi estenderò più oltra, per non perdere il tempo. Qualunque volta etiandio occorrerà di voler comporre alcuna Cantilena a Cinque, ouero a Sei, oueramente à più voci; si potrà osseruar quello, che da molti Musici celebratissimi è stato osseruato: Conciosia che pigliauano alle volte per Soggetto vn Tenore di Canto fermo, et dipoi lo accommodauano con varie figure, come li tornaua più commodo; et fondauano la Compositione sopra tal Tenore, et faceuano cantare le parti a quel modo, che li tornauano meglio; di maniera, che facessero buona harmonia; vsando di porle in Fuga l' vna con l' altra; ouer di fare, che l' vna imitasse l' altra, nel modo, che hò mostrato di sopra. Ilche si può vedere, volendo di ciò qualche essempio, in più Motetti gia composti da Adriano, si come in quello, che incomincia Nil postquam sacrum, a Sei voci; et in quelli Victor io salue; et Inclite sforciadum, composti a Cinque voci; et in molti altri fatti da altri Compositori. Pigliauano anco vn Tenore di canto fermo, sopra ilquale accommodauano (come fanno etiandio al di d' hoggi) due, o Tre parti in Consequenza; et dipoi sopra di quelle faceuano l' altre; et di ciò si può hauer l' essempio ne i Motetti Verbum supernum; sopra il canto di O salutaris hostia; et in quello, che incomincia Praeter rerum seriem, composti da Adriano a Sette voci; et in quello di Iachetto a Sei voci, che in comincia Descendi in ortum meum; oltra che si ritrouerà nella medesima maniera composti il motetto Miserere mei Deus, miserere mei, sopra l' Antifona Ne reminiscaris Domine; et la Oratione dominicale Pater noster, con la Salutatione angelica Aue Maria; i quali gia composi l' vno a Sei, et gli altri a Sette voci. Debbe però auertire il Compositore, che in quelle Fughe, lequali si fanno sopra tali Tenori, le parti possono esser tra loro distanti per vna Terza, per vna Quarta, per vna Quinta, per vna Sesta, et altre simili Consonanze: ma di raro si pone la Quarta, dopo laquale segua immediatamente la Sesta: o per il contrario. Similmente rare [-265-] volte si pongono due Seste: percioche sono difficili da accompagnare con le altre parti. Tali Consequenze si sogliono, et si debbono veramente comporre prima, che si componghino le altre parti: ma bisogna hauer sempre riguardo nel comporle, in qual maniera le parti, che si hanno da aggiungere, si possino accommodare nella cantilena; accioche non si habbia doppia fatica nel comporre tutto 'l corpo della Compositione, quando venisse alcuna cosa di sinistro in tali Consequenze. Et se nell' aggiungere le altre parti, si trouasse qualche discommodo; ouero, che per mutare le parti del Canto fermo posto in tali Consequenze, facesse migliore effetto; allora non dè il Compositore perdonare a fatica; ma debbe mutare opinione, aggiungendo, o leuando alle dette parti quello, che farà dibisogno. Ilche sarà facile, quando le parti saranno state ben ordinate da principio. Ma si dè auertire, che le parti, che cantano in Fuga, non si possono sempre ordinare in tal maniera, che 'l Consequente canti tutto quello, che canta la Guida; onde è necessario, che seguendo la Guida il cantare in fino al fine, il Consequente si venga a fermar poco lontano; si come si può vedere in molte cantilene composte a tal guisa; et massimamente in quelli Motetti. Veni sancte Spiritus di Adriano composti a Sei voci; et O beatum pontificem, che gia composi imitando il canto fermo, a Cinque voci. Si debbe vsare etiandio tal discrettione nell' accommodar le parti; che quella, che canta nel suo luogo propio il Canto fermo; dopo l' hauer cantato tutto quello, che fà dibisogno, o sia Canto fermo, ouero Imitatione; quello, che cantasse più oltra, di quello, che dè cantare il Consequente, sia almeno quasi replicato. Il Consequente poi debbe essere ordinato in tal modo, che canti, et finisca tutto il Canto fermo, et non fuori del suo ordine. Di questi si potrà hauere molti essempi accommodati, come sarebbe il Motetto, Salue regina misericordiae; et quello, che incomincia, Litigabant Iudaei, sopra il canto fermo, Comedite pinguia, i quali gia molti anni composi a Sei voci. Si potra anco pigliare vn Canto fermo, et ordinare sopra di lui molte parti; ponendone due, o più l' vna all' altra in Fuga continoua, o legata, come vogliamo dire; come fece Iachetto nel motetto Murus tuus; et Adriano nel motetto Salue sancta parens a Sei voci. Potremo simigliantemente pigliare alcun Tenore, ordinandolo con vn' altra parte in Fuga in tal maniera; che volendo replicare le parti, facino vna seconda parte, di modo, che quella che prima fù la Guida diuenti il Consequente; et similmente quella, che era il Consequente diuenti la Guida. Di questa maniera si trouano molte compositioni, tra lequali è il motetto di Adriano, Venator lepores, sopra 'l Canto fermo, Argentum, et aurum non est mihi; et il motetto In principio Deus antequàm faceret, sopra quel canto fermo, Omnis sapientia, ilquale gia composi da cantare a Sei voci, si come si canta etiandio il sopra detto. Vsano etiandio alle volte li Prattici, imitando due, o più Tenori diuersi di varij canti ecclesiastici, comporre alcune cantilene a più voci, di maniera, che l' vna delle parti venghi ad imitar l' vno, et l' altra l' altro; come fece Iosquino, ilquale in cotal maniera in vna compositione di Sei voci ne imitò Quattro, cioè Alma redemptoris mater. Aue regina coelorum. Inuiolata, integra, et casta. Et Regina coeli; si come fece anche Gomberto in vna Cantilena a Quattro voci, che incomincia Salue regina. Alma redemptoris. Inuiolata. Aue regina coelorum, imitandone molti, come iui si può vedere; Ilche potrà etiandio fare ciascuno, imitandone diuersi altri: percioche veramente cotal cosa è molto lodeuole; per essere ingegnosa. Si potrà anco pigliare due Tenori di canto fermo, et accommodarli, come torna meglio alla cantilena, et sopra di essi comporre le altre parti; come fece Costanzo Festa nel motetto Exaltabo te Domine a Sei Voci, che accommodo l' Antifona Cum iucunditatem, et il primo verso del Cantico di Zacaria, Benedictus Dominus Deus Israel. Potremo etiandio (come hanno fatto de gli altri) porre due parti della cantilena, lassando da parte il canto fermo, in Consequenza; oueramente porle legate insieme con la Imitatione; dilche si può hauere l' essempio nel motetto Ecce tu pulchra es, ilquale gia composi a Cinque voci. Si potrebbe anche comporre le Cantilene facendo le parti raddoppiate, cioè ponendo le parti a due, a due in Consequenza, ouero nella Imitatione; come fece Motone nel motetto Nesciens mater; et Gomberto nel motetto Inuiolata, integra, et casta; l' vno, et l' altro composto a Otto voci; et Adriano il nominato motetto Salue sancta parens, et la canzone Sur l' herbe brunette, che l' vno, et l' altra si cantano a Sei voci. Oltra di questo si potrà comporre a Quattro, a Cinque, et a più voci in mille modi (dirò cosi) ponendo le parti hora in Consequenza, hora nella Imitatione; oue si ritrouerà esser tanti li Consequenti, quante saranno le Guide; come si può vedere in quel motetto di Adriano, Sancta, et imaculata virginitas; et in vna sua canzone Petite camusete, a Quattro voci. Sarà anco lodeuole il comporre Quattro parti sopra vna, ponendone alcune in Fuga, et alcune nella Imitatione; come fece Pietro della Rue nella messa O salutaris hostia; et Adriano anche, con molta leggiadria, [-266-] nella messa Mente tota; delle quali l' vna, et l' altra si troua a Quattro voci. Infiniti sono li modi del comporre in simili maniere; et difficile anzi impossibile sarebbe, il voler raccontare di vna in vna le dispositioni delle parti, et dell' ordine tenuto: Ma per non esser lungo farò fine; massimamente perche ogni giorno si veggono molte altre compositioni, composte dallo Eccellentissimo Adriano Vuillaert, lequali, oltra che sono piene di mille belle, et leggiadri inuentioni; sono anche dottamente, et elegantemente composte. Infinite altre etiandio ue ne sono, composte da altri Eccellentissimi Musici; delle quali molte se ne ritrouano in vn libretto, ilquale gia fù stampato in Vinegia da Andrea antico in ottauo foglio; lequali vedute, potranno esser di grande aiuto per ritrouare altre simili inuentioni: percioche da quelle, si hauerà vn tal lume, che ciascuno dipoi si potrà porre a maggiori, et a più difficili imprese, et honoreuoli. Non mancarebbeno veramente oltra di queste mille leggiadre inuentioni, che si potrebbeno fare; come sarebbe il voler comporre Tre parti sopra vn Tenore di canto fermo in questa maniera; che due si seguitino per mouimenti contrarij; et l' altra sia composta secondo il volere del Compositore; come qui in essempio si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 266; text: SOGGETTO, et il Tenore. CANTO, et il Consequente del Basso. ALTO. BASSO, et la Guida del Soprano.] [ZAR58IH3 57GF]

Et comporre etiandio Quattro parti in tal maniera, che 'l Soprano co'l Basso; et il Contralto co'l Tenore cantino in Consequenza per contrarij mouimenti; come nell' essempio posto qui di sotto si vede. Ma si debbe auertire, di non porre mai l' Alto col Soprano, che facino Quarta; percioche l' altre parti non tornarebbeno bene.

[-267-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 267,1; text: CANTO, et la Guida del Basso. ALTO, et la Guida del Tenore. TENORE, et il Consequente dell' Alto. BASSO, et il Consequente del Canto.] [ZAR58IH3 58GF]

Quattro parti simili compose etiandio l' Eccellentissimo Adriano di maniera, che quando si è arriuato al fine, di nuouo si può incominciare dal principio, et ritornare quante fiate si vuole; come dimostrano li Ritornelli posti nel fine di ciascuna; delle quali ne porrò vn poco di essempio solamente, per non accrescere il volume, et sarà il sotto posto; accioche da esso si possa comprendere, quello che sia il resto.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 267,2; text: SOPRANO, et Guida del Basso. ALTO, et Guida del Tenor. BASSO, et Consequente del Canto. TENORE, et Consequente dell' Alto.] [ZAR58IH3 58GF]

Et perche da gli antichi Musici si è osseruato, et anco al presente da i Moderni si osserua, di non comporre alcuna Messa, se non sopra qualche Soggetto; però il medesimo si farà etiandio per l' auenire. Ma bisogna sapere, che tal Soggetto può essere fatto dal Compositore, come fece Iosquino il Tenore di La, sol, fa, re, mi; et il Tenore della Messa Hercules Dux Ferrariae, cauato dalle vocali di queste parole, sopra lequali compose due Messe a Quattro voci, che sono degne di essere vdite; Oueramente tal Soggetto lo piglia da altri: percioche si piglia alcun Tenore di Canto fermo; come fece il medesimo Iosquino, quando fece la Messa di Pange lingua; quella di Gaudeamus, et quella di Aue maris stella; et Brumello quella de i Defunti, tutte a Quattro voci: percioche molto si dilettauano, di comporre sopra li canti fermi; sopra i quali se ne vedeno infinite altre, che sarebbe impossibile a numerarle. Quando adunque vorremo comporre alcuna Messa, ritrouaremo prima il Soggetto, sia Canto fermo, o qualche Motetto, come si vsa; oueramente altro simile; et dipoi cercaremo di accommodarlo a diuersi modi; ritrouando noue inuentioni, et belle fantasie; imitando gli Antichi, pigliando l' essempio da quella Messa, che fece Pietro Molù, ilquale la compose in tal maniera, che si può cantare con le Pause, et senza, et torna molto bene; et da quella, che fece Occheghen, ilquale fu maestro di Iosquino, [-268-] la quale compose di maniera, che si poteua cantare per qualunque Tempo, o prolatione si voleua, che faceua buono effetto. Accaderà alle uolte di comporre alcuni Salmi in vna maniera, che si chiama a Choro spezzato, i quali spesse volte si sogliono cantare in Vinegia nelli Vesperi, et altre hore delle feste solenni; et sono ordinati, et diuisi in due Chori, ouer in tre; ne i quali cantano Quattro voci; et li Chori si cantano hora vno, hora l' altro a vicenda; et alcune volte (secondo il proposito) tutti insieme; massimamente nel fine: il che stà molto bene. Et perche cotali Chori si pongono alquanto lontani l' vn dall' altro; però auertirà il Compositore (acciò non si odi dissonanza in alcuno di loro tra le parti) di fare in tal maniera la compositione; che ogni Choro sia consonante; cioè che le parti di un Choro siano ordinate in tal modo, quanto fussero composte a Quattro voci semplici, senza considerare gli altri Chori; hauendo però riguardo nel porre le parti, che tra loro insiememente accordino, et non vi sia alcuna dissonanza: Percioche composti li Chori in cotal maniera, ciascuno da per sè si potrà cantare separato, che non si vdirà cosa alcuna, che offendi l' vdito. Questo auertimento non è da sprezzare: percioche è di grande commodo; et fu ritrouato dall' Eccellentissimo Adriano. Et benche si rendi alquanto difficile, non si debbe però schiuare la fatica: percioche è cosa molto lodeuole, et virtuosa; et tale difficultà si farà alquanto più facile, quando si hauerà essaminato le dotte compositioni di esso Adriano; come sono quelli Salmi, Confitebor tibi domine in toto corde meo in consilio iustorum: Laudate pueri dominum: Lauda Ierusalem dominum: Deprofundis: Memento domine Dauid, et molti altri; tra i quali è il Cantico della Beata Vergine, Magnificat anima mea Dominum, il quale composi gia molti anni a tre Chori. Queste compositioni vedute, et essaminate, saranno di gran giouamento a tutti coloro, che si dilettaranno di comporre in tal maniera: Conciosia che ritrouerà, che li Bassi de i chori si pongono tra loro sempre Vnisoni, ouero in Ottaua; ancora che alcune volte si ponghino in Terza: ma non si pongono in Quinta: percioche torna molto incommodo; et oltra la difficultà che nasce, è impossibile di far cosa, che torni bene, secondo il proposito. Et questa osseruanza viene ad essere molto commoda alli Compositori: percioche lieua a loro la difficultà di far cantare le parte delli Chori, che tra loro non si ritroua dissonanza. Hora per concludere questo raggionamento, dico, che hauendo il Compositore intese tutte queste cose, dè auertire anco di terminare il numero delle figure di ciascuna sua compositione, secondo che ricercano il Tempo, il Modo, et la Prolatione; sotto i quali accidenti componerà la cantilena. Et perche simili accidenti erano gia in grande consideratione, et anco appresso di alcuni sono in vso; però accioche ciascuno habbia cognitione di simil cose, verrò a raggionare di loro alcune cose più bisognose; lassando quelle, che sono superstitiose, et che fanno poco al proposito; et incomincierò dal Tempo, come da quello, che è (secondo 'l mio parere) più vniuersale, et primo di ogn' altro accidente.

Del Tempo, del Modo, et della Prolatione; Et in che quantità si debbino finire, o numerare le Cantilene. Capitolo 67.

HAVEVA veramente deliberato, quando incominciai a scriuere le cose della Musica, di non voler ragionare cosa alcuna, oltra quello, che è necessario alla cognitione delle Proportioni, delli Suoni, delle Voci, et di tutte quelle cose, che concorreno alla costitutione della buona Harmonia, et alla cognitione delle cose, che appartengono a questa Scienza: Ma perche mi accorgo, che alle volte viene alle mani del Musico moderno alcune cantilene antiche, lequali sono composte sotto alcune osseruanze del Modo, et della Prolatione; delle quali non ne sapendo render ragione alcuna, resta per vna cosa di si poca importanza con vergogna: però hò mutato proposito; et essendomi necessario ch' io ragioni alcune cose del Tempo, ragionerò etiandio di loro alcune cose, lequali saranno le più importanti. Dico adunque, che essendo la Breue (come hò detto altroue) madre, et genitrice di qualunque altra figura cantabile; è dibisogno primieramente di ragionare di tutti quelli accidenti, che possono accascare intorno a lei, et dipoi de gli altri, che accascano intorno le altre figure, che sono sottoposte alla mutatione. La onde dico, che in questo luogo io non chiamo Tempo quello, che significa lo Stato buono, o la buona Fortuna di alcuno; come quando si dice, Francesco è huomo di buon tempo; cioè mena tranquilla, et lieta vita: Ne meno quella buona temperatura di Aria, come si suol dire, Hoggi è buon tempo; cioè hoggi è giorno sereno, chiaro, et lieto: Ne anco nomino Tempo quello, che 'l Filosofo definisce essere Numero, o Misura di mouimento, o di alcun' altra cosa successiua: ma dico il Tempo essere una certa, et determinata quantità di figure minori, contenute, [-269-] o considerate in vna Breue. Et questo Tempo è di due maniere, cioè Perfetto, et Imperfetto. Il Perfetto si troua nella cantilena, segnata nel suo principio col circolo [O], per il quale si denota, che la Breue in tutta la cantilena è perfetta, cioè si pone in luogo di tre Semibreui; o per il contrario tre Semibreui in luogo di vna Breue: Ma lo Imperfetto si troua, quando nel detto principio è posto il Semicircolo [C], in luogo del circolo; per il quale si comprende, che la Breue si pone imperfetta; cioè in luogo di due Semibreui, o per il contrario, due Semibreui in luogo di vna Breue. Quando adunque si componerà alcuna cantilena sotto 'l segno del Tempo perfetto, inteso per il Circolo, che dinota il numero Ternario; secondo alcuni rispetti, detto numero Perfetto; si numerarà quella a Breui perfette; cioè a tre Semibreui per ogni Tempo: Ma quando si componerà sotto 'l segno dell' Imperfetto, dinotato per il Semicircolo; si numerarà a Breui imperfette; cioè a due Semibreui per ogni Tempo: essendo che in questo si considera il numero Binario, chiamato da alcuni numero Imperfetto. Bisogna però auertire, che l' vltima Figura, o Nota d' ogni cantilena non si pone in tal numero: conciosia che essendo finale in essa si termina il concento, et il Tempo: et ciascuno di questi terminano sopra quella figura; nella quale hebbero principio, che è la prima Semibreue. Il Modo (lassando da parte quello, del quale si ragiona nella Quarta parte) gli Antichi diceuano, essere vna Quantità di Lunghe, o di Breui, considerata nella Massima, o nella Lunga, secondo la diuisione binaria, o ternaria: percioche lo diuisero in due parti; cioè in Maggiore, et in Minore; et ciascuno di questi considerauano Perfetto, oueramente Imperfetto. Intendeuano il Maggiore, quando poneuano due Pause di Lunga, ouer tre insieme, le quali pigliassero due, ouer tre spatij; et tre, o quattro linee delle cinque gia mostrate, come qui si vede: [3LP,3LP,3LP,2LP,2LP,2LP; 3LP,3LP,2LP,2LP on staff5] Ma il Minore considerauano, quando poneuano vna sola Pausa, che abbracciasse tre, ouer quattro delle predette linee. Il Modo perfetto maggiore intendeuano, quando poneuano tre delle mostrate pause insieme; et l' Imperfetto maggiore, quando erano solamente due. Ma per lo Perfetto minore pigliauano quello, che hauea vna pausa, che abbracciaua quattro linee, et tre delli sopra nominati spatij: et il Minore imperfetto, quando la detta pausa posta in tal maniera abbracciaua solamente tre linee, et due spatij: [3LP; 2LP on staff5] Di maniera, che nel Modo maggior perfetto faceuano valere la Massima tre Lunghe, et nell' Imperfetto due. Similmente nel Modo minor perfetto faceuano valere la Lunga tre Breui, et nell' Imperfetto due. La onde quando componeuano, ordinauano in tal maniera le loro cantilene; che nel Modo maggior perfetto numerauano di tre Lunghe in tre Lunghe; o perfette, ouero imperfette, che fussero; et sotto 'l Modo maggiore imperfetto, di due Lunghe in due Lunghe. Simigliantemente nel Modo minor perfetto numerauano di tre Breui in tre Breui, et nell' Imperfetto di due in due. Onde si può vedere, che quando il Compositore componesse sotto alcuno di questi Modi, et non numerasse la cantilena secondo il detto numero al modo detto; si potrebbe veramente dire, che costui fusse poco considerato; et che non hauesse alcuna cognitione di tal cosa. Poneuano gli Antichi le nominate Pause in due maniere: imperoche ne poneuano alcune auanti i segni del Tempo, et alcune dopo. Le prime chiamauano Inditiali solamente: percioche non si numerauano nella compositione: ma erano poste in cotal luogo per dimostrar solamente il Modo, o maggiore, o minore che si fusse, sotto 'l quale era composta la cantilena. Le seconde nominauano Indiciali, et Essentiali: conciosia che non solo seruiuano a dimostrare il Modo, se fusse maggiore, o minore: ma seruiuano etiandio alla cantilena; come nel sottoposto essempio si può comprendere.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 269; text: Pause Inditiali solamente. Pause Inditiali, et Essentiali.] [ZAR58IH3 58GF]

Haueano etiandio la Prolatione, la quale (oltra che questa parola voglia dire molte altre cose) diceuano, che era vna quantità di Minime considerata, oueramente applicata ad vna Semibreue; et la dimostrauano col segno circolare, ouero semicircolare: onde la faceuano di due sorti: percioche l' vna nominauano Perfetta, [-270-] et l' altra Imperfetta. Intendeuano la Perfetta, quando poneuano nella cantilena li mostrati segni puntati in questa maniera; [Od,Cd] et la Imperfetta, quando erano posti senza li punti; et faceuano valere la Semibreue tre Minime sotto li due primi puntati, et sotto quelli, che non erano puntati due. Numerauano poi le cantilene in questa maniera; che quelle che erano poste sotto la Prolation perfetta, procedeuano, et erano numerate di tre Minime in tre Minime; et quelle, che erano composte sotto la Imperfetta, di due in due; et numerauano la cantilena a Lunghe, ouero a Breui, oueramente a Semibreui: percioche ciascuna Lunga, o Breue, o Semibreue può esser perfetta, ouero imperfetta. Et perche spesse volte si aggiungeuano insieme questi due gradi, cio è il Perfetto et lo Imperfetto; però auertiuano in tale congiuntione: che se 'l Modo maggiore era congiunto col minore, et l' vno, et l' altro fussero stati Perfetti: allora numerauano la cantilena di tre Lunghe in tre Lunghe perfette. Ma se 'l Modo fusse stato Minor perfetto, la numerauano con tre Lunghe imperfette. Et con simili consideratione procedeuano ne gli altri gradi; si come nel Tempo, et nella Prolatione, perfetti, et imperfetti. Potemo hora vedere, che per li segni, cioè per il Circolo, et per lo Semicircolo haueano la cognitione del Tempo perfetto, ouero imperfetto: per le Pause haueano cognitione del Modo, maggiore, o minore; perfetto, ouero imperfetto, che 'l si fusse; et per li segni del Tempo puntati, o non puntati la Prolatione perfetta, ouero imperfetta: di maniera che potemo etiandio vedere, che attribuirono il Modo maggior perfetto alla Massima di valore di tre lunghe; et a quella di valor di due il Modo maggiore imperfetto: Similmente alla Lunga di valor di tre Breui attribuirono il Modo minor perfetto, et a quella di valor di due il Modo minore imperfetto. Il Tempo perfetto attribuirono alla Breue di valore di tre Semibreui, et l' imperfetto a quella, che val due. Diedero anco la Prolatione perfetta alla Semibreue di valor di tre Minime: ma la imperfetta diedero a quella di due. Soleuano anco gli Antichi tagliare li segni del Tempo in tal maniera, [Odim,Cdim,Oddim,Cddim] et questo faceuano, quando voleuano, che le figure sottoposte alla perfettione, et alla imperfettione, et anche all' Alteratione nel Tempo perfetto, et nello imperfetto, fussero più veloci. Le quali figure (come vederemo) sono cinque Massima, Lunga, Breue, Semibreue, et Minima. E ben uero, che faceuano le Minime nere, per farle veloci, di maniera che ne per il tagliare li segni, ne per il far nere le dette figure, leuauano a loro il nome: ma lo riteneuano tanto, quanto che tali segni fussero stati interi. Ne per il tagliare de i detti segni si leuaua la imperfettione, o la perfettione, ne meno l' Alteratione; ma tanto erano sottoposte a tali accidenti, et passioni, quanto essi segni fussero stati interi. Al presente hauemo altra ragione della Minima nera, essendo che (come hò mostrato altroue) è chiamata Semiminima, la qual si diuide in due Chrome, et la Chroma in due Semichrome. Haueano etiandio sotto 'l segno del Tempo perfetto tagliato doppia consideratione nel numerare componendo le cantilene: percioche numerauano a tre a tre, et anco a due a due, cioè di due Breue perfette in due; oueramente di tre Semibreui in tre: di maniera che 'l numerare delle Semibreui finiua nel numero Senario: conciosia che se misurauano altramente non ritrouauano nelle lor cantilene la misura della Breue. Il che parimente cercaremo anche noi di osseruare, non solo nel Tempo perfetto: ma anco nell' Imperfetto tagliato; procedendo di due Breui imperfette in due; acciò la cantilena finisca nel numero Quaternario. Che diremo hora di alcuni Compositori moderni, i quali non solamente non osseruano la misura del numero Senario, o Quaternario nelle lor cantilene: ma di più non osseruano il numero Ternario nel Tempo perfetto, ne meno nell' Imperfetto il Binario; siano tagliati, o non tagliati; il che veramente è a loro vna gran vergogna: conciosia che vengono a rompere il Tempo, et la misura, delle quali cose gli Antichi furono osseruatori molto diligenti; et per tal maniera guastano, et confondeno ogni cosa.

Della perfettione delle Figure cantabili. Capitolo 68.

DA quello che si è detto, si può hora comprendere, che in ogni Compositione si ritroua Tempo, Modo, et Prolatione, sotto i quali ciascuna delle cinque figure nominate vengono a variare il loro valore, secondo che sono accompagnate con diuersi accidenti. La onde è da sapere, che gli Antichi osseruarono etiandio di nominare le dette figure da gli effetti, alcune Agenti, et alcune Patienti. Nominarono la Minima agente: percioche la posero immutabile, cioè che non potesse riceuere alcuna perfettione: ma potesse fare la imperfettione. Io dissi immutabile: conciosia che non si può diuidere in alcune delle altre nominate, per esser quella, che è la minima [-271-] di ogn' altra di valore; ancora che ella sia diuisibile in due Semiminime, et in quattro Chrome; si come altroue si è detto. La Massima poi chiamarono Patiente: imperoche essendo la maggiore di tutte le altre, può patire imperfettione: ma la Lunga, la Breue, et la Semibreue dissero Agenti, et Patienti: percioche possono fare perfetto, et imperfetto: et non solamente si possono far perfette: ma etiandio patiscono imperfettione. Onde è da notare, che nominarono perfetta quella figura, che vale tanto, quanto vagliono tre delle figure, che le sono parti propinque; si come la Massima, la quale è detta Perfetta, quando val tre Lunghe; et la Lunga, quando ual tre Breui; et la Breue, quando val tre Semibreui; et la Semibreue, quando è di valore di tre Minime. Similmente chiamarono cotali figure imperfette, quando valeuano due; si come la Massima due lunghe; la Lunga due breui; la Breue due semibreui; et la Semibreue due minime. Considerarono oltra di ciò queste figure in molte altre maniere; si come parte propinque, o remotte, o più remotte, oueramente remottissime, l' vna dell' altra; si come nel Capitolo 44. hò mostrato. La onde la Lunga non hà parte remottissima; ne la Breue hà la parte più remotta, ne la remottissima; et la Semibreue non hà la remotta, ne la più remotta, ne meno la remottissima. Et perche alcuno potrebbe dubbitare, se le figure sottoposte al Tempo, al Modo, et alla Prolatione possono esser sempre perfette; però è da sapere (per non partirsi dalla auttorità de gli Antichi) che veramente possono esser perfette, et anco imperfette, secondo il volere del Compositore. Il perche si dee notare, che gli Antichi volsero, che qualunque Figura posta auanti vn' altra simile figura, o bianca, o nera, sempre fusse perfetta; si come nel Modo maggior perfetto vna Massima auanti vn' altra; bianca, o nera che ella fusse. La Lunga nel Modo maggiore imperfetto, et minor perfetto. La Breue nel Tempo perfetto; et la Semibreue nella prolation perfetta. Et ciò fecero con qualche ragione: percioche il Simile non patisce imperfettione alcuna dal suo simile; come si comprende in due cose, che siano equali in virtù, et possanza, che l' vna non può superare, ne meno può essere superata dall' altra. Ma la Simiglianza nelle figure s' intende rispetto alla forma, et non al colore: Imperoche la Forma è quella, che veramente dà l' essere alla cosa: onde l' esser nera non le toglie la forma; si come il color nero non leua allo Ethiopo l' essere Huomo; et l' esser Rationale: conciosia che il Colore non è altro, che accidente, quantunque alle volte sia inseparabile dal Soggetto. Onde niuna Figura può esser fatta imperfetta da vna sua maggiore, ma si bene da una sua minore: essendo che la maggiore rispetto alla minore è sempre patiente; et per il contrario, la minore rispetto alla maggiore è sempre agente. E' anco ogni Figura perfetta, quando è posta auanti le Pause della sua propia denominatione; si come la Massima auanti tre pause, che dinotano il Modo maggior perfetto; o siano pause di tre tempi, ouer di due; per esser le dette pause la quantità, et il valore di vna massima. Cosi la Lunga del Modo minor perfetto appresso la Pausa di tre tempi, o di due; et la Breue, et la semibreue del Tempo perfetto, et della Prolation perfetta, auanti le loro pause; come qui si uede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,MXv; MXv,MX; MXv,3LP,3LP,3LP; MXv,2LP,2LP,2LP; MXv,3LP,3LP; MXv,2LP,2LP; 3LP,Lv,Lv; Lv,L; Lv,3LP; Lv,2LP; O,Bv,Bv; Bv,B; Bv,BP,Od,Sv,Sv; Sv,S,Sv,SP on staff5]

La Massima etiandio posta auanti vna Legatura di valor di due lunghe; et la lunga auanti quella di due breui; et la breue auanti quella di due semibreui, ouer due pause di semibreue poste sopra vna linea istessa, sempre saranno perfette: essendo che tali Legature, o Pause poste in cotal maniera hanno virtù di vnità: il che auiene anco nella Semibreue, quando è posta auanti due pause di minima poste all' istesso modo. Ma se tali Pause fussero separate, tal Regola non hauerebbe luogo. Et se alcuno volesse dire, che la Figura posta auanti la Legatura non può esser perfetta; adduca che ragione si voglia, si potrà rispondere; che se la Breue è perfetta, quando è posta auanti due pause di semibreue, poste sopra vna istessa linea, sotto 'l segno del Tempo perfetto; maggiormente de esser perfetta auanti la Legatura; poi che le Pause non dinotano altro, che priuatione di suono, o di voce; et la Legatura lo pone in essere; come qui si vede.

[-272-] [3LP,3LP,3LP,MXv,Lig2vLacddx; MXv,Lig2vd; 3LP,Lv,Lig2va; Lv,Lig2vcdsnod; O,Bv,Lig2vcssnd; Bv,Lig2vcssna,Bv,SP,SP; Od,Sv,MP,MP on staff5]

Alle volte alcuna delle mostrate figure sarà perfetta, quando dopo se haurà il Punto di perfettione; si come la Massima nel Modo maggior perfetto; la Lunga nel Modo minor perfetto; la Breue nel Tempo perfetto; et la Semibreue nella Prolation perfetta; come qui in essempio si vede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,pt; 3LP,Lv,pt; O,Bv,pt; Od,Sv,pt on staff5]

Quando saranno collocate tra due figure maggiori due, o tre minori propinque; la prima maggiore sempre sarà perfetta. Si come per essempio nel Modo maggior perfetto due, o tre Lunghe poste tra due Massime fanno, che la prima Massima sia perfetta; nel Modo minor perfetto due, o tre Breui poste tra due Lunghe fanno, che la prima Lunga sia perfetta. Questo istesso fanno due, o tre Semibreui poste tra due Breui nel Tempo perfetto; et nella Prolation maggiore due, o tre Minime poste tra due Semibreui: percioche la prima Breue, et la prima Semibreue diuentano perfette. L' istesso faranno le Figure, et le Pause insieme di vno istesso valore nella istessa maniera collocate: ma si de auertire, che quando si porrà tra due maggiori vna sola minore, et la sua Pausa; si porrà primieramente la Pausa, et dipoi la Figura: Ma quando si porrà due Figure minori, et vna Pausa, allora la Pausa si potrà porre in qual luogo tornerà più commodo; si come nel sottoposto essempio si può vedere.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,Lv,MXv; MXv,Lv,Lv,Lv,MXv; 3LP,Lv,Bv,Bv,Lv; Lv,Bv,Bv,Bv,Lv; O,Bv,Sv,Sv,Bv; Bv,Sv,Sv,Sv,Bv; Od,Sv,Mv,Mv,Sv; Sv,Mv,Mv,Mv,Sv; 3LP,3LP,3LP,MXv,3LP,Lv,MXv; MXv,3LP,Lv,Lv,MXv; MXv,Lv,3LP,Lv,MXv; MXv,Lv,Lv,3LP,MXv; 3LP,Lv,BP,Bv,Lv; Lv,BP,Bv,Bv,Lv; Lv,Bv,BP,Bv,Lv; Lv,Bv,Bv,BP,Lv; O,Bv,SP,Sv,Bv; Bv,SP,Sv,Sv,Bv; Bv,Sv,SP,Sv,Bv; Bv,Sv,Sv,SP,Bv; Od,Sv,MP,Mv,Sv; Sv,MP,Mv,Mv,Sv; Sv,Mv,MP,Mv,Sv; Sv,Mv,Mv,MP,Sv on staff5]

Quando nel Tempo perfetto tra due Breui si porrà cinque, o sei Semibreui, allora la prima Breue sarà perfetta, et l' vltima delle cinque Semibreui alterata; cioè raddoppiata. Ma la prima Breue posta auanti le sei Semibreui sarà sempre perfetta, senza alteratione di alcuna delle Semibreui: percioche le sei Semibreui sono poste per due Tempi interi; come qui si vedeno.

[O,Bv,Sv,Sv,Sv,Sv,Sv,Bv; Bv,Sv,Sv,Sv,Sv,Sv,Sv,Bv on staff5]

Ma per qual cagione le mostrate Pause si ponghino più in vn luogo, che in vn' altro, da quello che dirò altroue, facilmente si potrà comprendere. Et benche io habbia in questo vltimo essempio posto solamente la Breue nel Tempo perfetto: si può intendere tutto quello, che hò detto etiandio della Massima, et della Lunga [-273-] nel modo maggiore, et minore perfetti; et della Semibreue nella Prolatione: Imperoche non si troua ragione, che maggiormente ne costringa a far perfetta più l' vna che l' altra; massimamente essendo accommodate a i loro luoghi, et sotto li segni loro proportionatamente.

Della Imperfettione delle Figure cantabili. Capitolo 69.

ET perche ogni Imperfetto hà la sua origine dal Perfetto; però hauendo fatto mentione della Perfettione delle figure cantabili, resta che noi vediamo li modi, per li quali ogn' vna di esse si possa fare imperfetta; ouero quando si possa chiamare imperfetta. Onde se è vero quello, che dice il Filosofo, che egli è vna istessa disciplina quella delli contrarij, dico; che hauendo noi veduto quello, che si ricerca alla Perfettione, sarà facil cosa di conoscere quello, che si ricerca intorno alla loro Imperfettione; Imperoche si ritroueranno essere imperfette, quando non saranno accompagnate con gli accidenti mostrati di sopra. Ma auanti che si vada più oltra, vederemo alcune cose generali intorno tal materia; et dipoi discenderemo al particolare. Dico adunque che le Figure, che si possono fare imperfette sono Quattro; et sono tutte le Patienti mostrate di sopra; cioè la Massima, la Lunga, la Breue, et la Semibreue. Et quella, che patisce la imperfettione, è sempre maggior di quella, che fa la imperfettione: Per il contrario, quella che è cagione della imperfettione, è sempre minore. Et quella Figura, che è cagione di tale imperfettione, si hà da considerare quanto alla quantità perfetta; cioè quanto a quelle figure, che sono sottoposte al numero Ternario, et non a quelle, che sono sottoposte al Binario; si come la Massima nel Modo maggior perfetto; la Lunga nel Modo minor perfetto; la Breue nel Tempo perfetto; et la Semibreue nella Prolation perfetta. Et perche la Massima (come hò detto) è solamente patiente; però non da, ma patisce imperfettione. Cosi la Minima; per esser solamente agente, non patisce; ma è cagione della imperfettione. La onde la Lunga, la Breue, et la Semibreue sono quelle, che per essere non solo agenti; ma etiandio patienti, fanno, et patiscono la imperfettione. Ma bisogna auertire, che l' Essere perfetto si considera in due modi; prima in quanto al Tutto; dipoi in quanto alle Parti. In quanto al Tutto s' intende imperfetta quella Figura, che è imperfetta di vna sua parte propinqua; et questa è la maggiore imperfettione, che se le possa dare. Ma in quanto alla Parte s' intende, quando è fatta imperfetta di vna parte remota, o più remota, o remotissima. Et la Figura, che si può far imperfetta, non solo si può fare imperfetta quanto al Tutto con la parte propinqua; ma con le parti remote, et con le altre ancora; pur che la quantità sia equale alla Terza parte del suo Tutto. Imperoche l' Imperfettione nelle Figure non è altro, che vna certa diminutione di vna Terza parte, riducibile alla figura nella perfettione del numero Ternario. Le Figure, che fanno la imperfettione, si pongono in tre maniere; imperoche, ouero si pongono dopo quella, che si fa perfetta; ouero inanti; oueramente inanti, et dapoi: essendo che ogni figura si può fare imperfetta solamente in uno delli tre modi. Et tanto si leua a ciascuna figura, che si fa imperfetta; quanto è il valore delle figure, che fanno tale imperfettione. Et se bene la Minima è figura agente, non può però fare imperfetta alcuna figura, che non sia sottoposta alla Prolatione perfetta. Ne si dè credere, che tali imperfettioni si facino solamente con tali figure, nel modo che hò detto: imperoche le Pause, et il Colore, et etiandio li Punti hanno la istessa forza. E' ben vero, che le Pause non sono sottoposte alla imperfettione: percioche sono solamente agenti, ma non patienti; cioè fanno perfetto, et imperfetto; et esse, per qual si uoglia accidente, non si fanno imperfette. Il Colore leua sempre la Terza parte del Tutto alle figure sottoposte alla perfettione; ma nella imperfettione (come vsano li Moderni) leua sempre la Quarta parte. L' Imperfettione adunque delle figure è, il leuarle vna Terza parte del loro valore, che è la parte loro propinqua; Et questa è la imperfettione quanto al Tutto. Ciascuna delle dette figure adunque è imperfetta quanto al suo Tutto, quando senza alcun mezo le segue la sua parte propinqua; si come dopo la Massima la Lunga; dopo questa la Breue; dopo la Breue la Semibreue; et dopo questa la Minima, sotto i loro segni di perfettione; come si può vedere nel sotto posto essempio.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv; 3LP,Lv,Bv; O,Bv,Sv; Od,Sv,Mv on staff5]

[-274-] Il medesimo anco può accascare nelle gia dette Figure, quando dopo esse immediatamente segue alcuna Pausa di valore della lor parte propinqua:

[3LP,3LP,3LP,MXv,3LP; 3LP,Lv,BP; O,Bv,SP; Od,Sv,MP on staff5]

Similmente il Colore è cagione di tale imperfettione;

[3LP,3LP,3LP,MX,L; 3LP,L,B; O,B,S; Od,S,M on staff5]

et tali imperfettioni si chiamano Dalla parte dopo: imperoche Dalla parte inanti si faranno cotali imperfettioni, quando le Figure saranno poste al contrario; si come quando le Pause, o le Figure minori saranno poste inanti le maggiori. Tali Figure saranno etiandio imperfette tanto dalla parte dopo, quanto dalla parte inanti; cioè dalla seguente, et dalla antecedente, per il Punto; quando tra due figure maggiori saranno poste due figure minori propinque; tra le quali sia il Punto; come qui si uede:

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,pt,Lv,MXv; 3LP,Lv,Bv,pt,Bv,Lv; O,Bv,Sv,pt,Sv,Bv; Od,Sv,Mv,pt,Mv,Sv on staff5]

Imperoche la prima, et l' ultima resteranno imperfette della lor parte propinqua per uirtù del Punto posto tra le minori, che si chiama di Diuisione; come più oltra uederemo. Saranno etiandio imperfette tali Figure, quando tra due maggiori, dalla parte sinistra sarà collocato una figura, che le sia parte propinqua; alla quale senza alcun mezo succeda una Pausa di tanto ualore; come qui si uede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,3LP,MXv; 3LP,Lv,Bv,BP,Lv; O,Bv,Sv,SP,Bv,Od,Sv,Mv,MP,Sv on staff5]

In molte altre maniere le Figure si fanno anco imperfette quanto al loro Tutto: ma perche sono modi alquanto superstitiosi, bastarà solamente quello, che hò detto intorno alla imperfettione delle figure cantabili quanto al Tutto; cioè quanto alla parte propinqua: Imperoche quanto all' imperfettione delle altre loro parti, dopo che si hauerà considerato tutto quello, ch' io hò detto di sopra, ritrouaremo, che tale imperfettione si fa, quando saranno fatte imperfette di vna quantità minore delle mostrate; siano poi imperfette dalla parte inanti, ouer dalla parte dopo; o pur dall' vna, et l' altra delle nominate. Ma vediamo quello, che sia il Punto nella Musica, et di quante sorti si troui.

Del Punto, delle sue specie, et delli suoi effetti. Capitolo 70.

IL Punto non è considerato dal Musico nel modo, che lo considera il Geometra, il qual vuole (come dimostra Euclide) che non habbia alcuna parte, et che sia indiuisibile. Ne lo considera come Vnità, la quale habbia positione, come lo definisce il Filosofo: ma dice, che il Punto è vna minima particella, ouero vna certa quantità indiuisibile; oueramente vn minimo segno, che si aggiunge alle figure cantabili per accidente, hora dopo, hora di sopra, et alle volte si pone tra loro: et lo considera in Quattro modi, cioè inquanto fa perfetto, in quanto accresce, in quanto diuide, et in quanto altera, o raddoppia le dette Figure. Onde li Musici, considerati li suoi ufficij, dicono; che si troua di Quattro maniere (lassando gli altri, che fanno poco al proposito) cioè di Perfettione, di Accrescimento, di Diuisione, et di Alteratione, ouero Raddoppiamento. Punto di Perfettione chiamano quello, che si pone immediatamente dopo la figura, che si può fare, ouer può esser perfetta, ne i Segni di perfettione solamente, per conseruare la perfettione di tal figura; come qui di sotto uede.

[-275-] [3LP,3LP,3LP; 3LP; O; Od; MXv,pt; Lv,pt; Bv,pt; Sv,pt on staff5]

Quello di Accrescimento è quel, che si pone senza alcun mezo dopo la figura, la quale non può esser, ne si può fare perfetta per alcun modo; si come ciascuna figura posta ne i Segni di imperfettione; et ne i Segni della perfettione a quelle, che sono di minor valore della Semibreue; come qui si veggono.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 275] [ZAR58IH3 59GF]

Onde si dè auertire, che li Punti nominati si scriueno (come hò mostrato) nel mezo del lato destro della figura, tanto perfetta, quanto imperfetta; et fanno maggiore la figura imperfetta di tanta quantità, quanta è la metà di tal figura; cioè quanta è la metà del suo Tutto; si come per essempio nella Lunga, che val quattro Semibreui; che aggiuntole il Punto varrà sei: ma quando si aggiunge a quelle, che si possono far perfette, sempre il Punto val la Terza parte della figura perfetta, alla quale si pone appresso; et vale la metà della figura imperfetta. Per il che si uede la differenza, che è tra il Punto di Perfettione, et quello di Accrescimento; che l' vno si pone solamente appresso quelle figure, che si possono far perfette, sotto i Segni della loro perfettione; et l' altro si pone a quelle, che non si possono far perfette. Et tali Punti tanto operano nelle figure legate, quanto nelle sciolte. Il Punto di diuisione è quello, che si pone tra due figure simili minori, et propinque poste tra due maggiori, ne i Segni della perfettione; il cui vfficio è di diuidere, et di fare imperfetta l' una, et l' altra delle figure maggiori; si come la prima dalla parte dopo; et l' altra dalla parte inanti. Et si scriue sopra tale figure nel mezo di loro; et tal Punto non si canta. Di maniera che in quanto separa l' vna figura dall' altra delle due minori, et le accompagna con le maggiori, è chiamato di Diuisione: Ma in quanto fa la imperfettione nelle maggiori, si può nominare anco Punto di Imperfettione: percioche (con ogni douere) sempre si dè porre nel fine del Tempo passato, et nel principio di quello, che è presente. Et si pone etiandio tra la Pausa, che tiene il primo luogo, et vna Figura, che tenghi il secondo, le quali siano di vno istesso valore; come nel sottoposto essempio si vede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,pt,Lv,MXv; MXv,3LP,pt,Lv,MXv; 3LP,Lv,Bv,pt,Bv,Lv; Lv,BP,pt,Bv,Lv; O,Bv,Sv,pt,Sv,Bv; Bv,SP,pt,Sv,Bv; Od,Sv,Mv,pt,Mv,Sv; Sv,MP,pt,Mv,Sv on staff5]

Il Punto di Alteratione è quello, che si pone auanti due figure minori poste auanti vna maggiore propinqua; il cui vfficio è di raddoppiare la seconda figura minore, che si pone dopo lui, et è posta inanti la maggiore; accioche tra queste due minori si veda il Tempo perfetto. Et si debbe osseruare, di porre tal Punto in tal maniera, che sia nel fine del Tempo procedente, et nel principio del seguente, come hanno osseruato i dotti Musici Antichi; et tal punto (come anco quello di Diuisione) non si canta. Ne altro vuol dire Alteratione, che Raddoppiamento, che si fa nelle parti propinque delle Note, o figure, che si cantano; le quali si possono far perfette sotto i loro segni; Et questo sempre (come hò detto) nella seconda figura, che si pone dopo lui: perche hauendo la prima ragione di Vnità, et la seconda ragione di Binario, è il douere che 'l Binario sia posto dopo tale Vnità; onde tal Punto si pone in questo modo.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,pt,Lv,Lv,MXv; 3LP,Lv,Bv,pt,Bv,Bv,Lv; O,Bv,Sv,pt,Sv,Sv,Bv; Od,Sv,Mv,pt,Mv,Mv,Sv on staff5]

Ma tale Alteratione, o Raddoppiamento era considerato da gli Antichi Musici, non solo nelle figure poste in tal maniera: ma etiandio in molti altri modi; si come era quando poneuano due figure [-276-] minori, parti propinque, tra due maggiori, sotto i loro Segni. Onde poneuano la prima maggiore perfetta, et la seconda minore raddoppiata, ouero alterata; come qui si vede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,Lv,MXv; 3LP,Lv,Bv,Bv,Lv; O,Bv,Sv,Sv,Bv; Od,Sv,Mv,Mv,Sv on staff5]

Il medesimo faceuano, quando poneuano queste minori tra due Pause di valore delle due figure maggiori: percioche raddoppiauano similmente la seconda minore; come nel sottoposto essempio si può vedere.

[3LP,3LP,3LP,Lv,Lv,3LP,3LP,3LP; 3LP,Bv,Bv,3LP; O,BP,Sv,Sv,BP; Od,SP,Mv,Mv,SP on staff5]

Faceuano alterare, o raddoppiare etiandio la seconda figura minore, quando poneuano primieramente la maggiore, et dipoi due figure minori propinque, et vna Pausa di valore della maggiore; come qui si vede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,Lv,Lv,3LP,3LP,3LP; 3LP,Lv,Bv,Bv,3LP; O,Bv,Sv,Sv,BP; Od,Sv,Mv,Mv,SP on staff5]

Similmente intendeuano tale raddoppiamento, quando poneuano tra due maggiori vna Pausa di valore della minore propinqua a banda sinistra, et alla parte destra poneuano tale minore; come qui si vede.

[3LP,3LP,3LP,MXv,3LP,Lv,MXv; 3LP,Lv,BP,Bv,Lv; O,Bv,SP,Sv,Bv; Od,Sv,MP,Mv,Sv on staff5]

Si debbe però auertire, che le figure alterabili sono Quattro (per quanto si è potuto vedere) cioè la Lunga, la Breue, la Semibreue, et la Minima: Ma la Massima, per non essere parte propinqua di alcun' altra figura, non si può alterare. Similmente la Minima è fine di tale alteratione: essendo che non si può diuidere in due parti equali: percioche se fusse altramente, sarebbe non solamente agente: ma anco patiente. Onde casca l' Alteratione sopra quelle figure, che sono parti propinque delle maggiori; Ne mai alcuna Pausa è sottoposta alla Alteratione; Et tale Alteratione si ritroua solamente ne i Segni di perfettione; et si fà, per il diffetto di vna figura, che manca al compimento del numero Ternario. Le due figure minori etiandio poste tra le due maggiori, possono essere collocate in tal maniera, che in luogo della prima si può porre la sua Pausa; ma non mai la seconda, come hauemo veduto: percioche sempre si raddoppia la Seconda figura, tanto nelle figure legate, quanto nelle sciolte, et non mai la prima. Ma la Negrezza, ouero il Colore, et spesse volte il Punto di diuisione, scaccia tale Alteratione, come hò mostrato. Si debbe oltra di ciò auertire, che la Perfettione delle figure si può considerare in tre maniere; Prima per virtù delle Pause: dipoi per virtù del Segno; si come del Circolo, ouero del Semicircolo: Vltimamente per virtù del Punto posto tra esso circolo, ouer semicircolo. Però la Massima, et la Lunga sempre saranno perfette per virtù delle Pause, siano sottoposte a qual segno si vogliano; La Breue si fà perfetta per virtù del Circolo; et la Semibreue per virtù del Segno puntato. Onde si debbe notare, che Niuna figura è perfetta per virtù del segno, se non la Breue, et la Semibreue: L' altre poi, che sono la Massima, et la Lunga sono perfette (come si è detto) per virtù delle Pause. Oltra di ciò si debbe auertire, che tali accidenti si considerano, non solamente in quelle cantilene, che sono contenute sotto li Modi, Tempi, et Prolationi mostrate: ma etiandio in quelle, nelle quali si pone la Battuta inequale, che nel Capitolo 48. chiamai Trochaica; et si dimostra anche per la Cifera ternaria, et per la binaria, et la nominano Sesquialtera, come iui hò commemorato; et si come qui sotto si può vedere;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 276; text: Sesquialtera maggiore.] [ZAR58IH3 59GF]

ancora che li Prattici intendino tal Battuta, quando pongono [-277-] le figure tutte nere, senza alcuna cifera; ma allora la addimandano Hemiolia, da [hemiolios] parola Greca, che tanto vuol dire quanto appresso di noi Sesquialtera, et allora non vi accasca alcuno delli predetti accidenti: imperoche il colore leua tutte queste cose; come qui di sotto si comprende.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 277,1; text: Hemiolia maggiore.] [ZAR58IH3 59GF]

Tal Battuta si vsa, non solamente nelli Segni del Tempo perfetto, ouero imperfetto puntati, et tagliati: ma anche nelli semplici, i quali si pongono senza i punti, et senza il taglio. E' ben vero, che tra questi, et quelli si ritroua qualche differenza: che nelli tagliati senza punti si vsa di porre la Breue, et la Semibreue, l' vna nel battere, et l' altra nel leuare della Battuta: et ne i semplici, la Semibreue, et la Minima; come qui si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 277,2; text: Sesquialtera minore. Hemiolia minore.] [ZAR58IH3 59GF]

Quando li Prattici pongono la Breue, et la Semibreue nella Battuta, tale Battuta, o Prolatione chiamano Sesquialtera, ouero Hemiolia maggiore: et quando pongono la Semibreue, et la Minima, la nominano minore: Ma bisogna auertire nel comporre le cantilene, di numerare la compositione, tanto nelle Sesquialtere, ouero Hemiolie maggiori, quanto nelle minori, secondo il modo, che ricercano il Modo, il Tempo, et la Prolatione; si come nel Capitolo 67. hò mostrato; et di porre la Breue, et la Semibreue contenuta nella Sesquialtera, o nella Hemiolia maggiore, per un solo Tempo: cosi anco la Semibreue, con la Minima, posta nella Sesquialtera, ouero Hemiolia minore; sia poi sottoposta la cantilena a qual segno si voglia, perfetto, ouero Imperfetto, che 'l si sia. Et perche li Musici sogliono alle uolte lassar da parte non solo le Pause, che sono Inditiali, nelli Modi maggiore, et minore: ma alle uolte etiandio non gli accasca di porre le Essentiali; però sarà auertito il Cantore, che le Perfettioni, et Imperfettioni si conoscono alcune uolte da alcuni segni, i quali si chiamano Intrinsechi; come sono li Colori, et li Punti: conciosia che tali segni sono di due maniere; come sono li nominati; et gli Estrinsechi, che sono le Pause, li Segni del Tempo, et quelli della Prolatione. Però quando si troueranno tali Segni intrinsechi, si potrà giudicare facilmente, sotto qual Modo, o Prolatione sia composta la cantilena; si come si può giudicare nel sottoposto Tenore, esser composto sotto 'l Modo maggiore, et minor perfetto, percioche nelle figure sottoposte alla perfettione ne i sopra nominati Modi, si troua il Punto di Diuisione, et quello di Alteratione, et il Colore; come in esso si vede.

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 277,3] [ZAR58IH3 59GF]

Haueano oltra di questi gli Antichi nelle loro compositioni molti altri accidenti, et Cifere di più maniere: ma perche poco più si vsano, et non sono di vtile alcuno alle buone, et sonore harmonie; però lassaremo il ragionar più in lungo di simil cose, a coloro, che sono otiosi, et che si dilettano di simili Cifere più di quello, che facemo noi.

Dell' Vtile che apportano li mostrati Accidenti nelle buone harmonie. Capitolo 71.

QVI è da vedere, auanti che si passi più oltra, di quanto vtile siano li mostrati Accidenti alle buone, et sonore harmonie: ma per maggiore intelligenza (pigliando il nostro parlare alquanto in alto) è dibisogno sapere; che essendo il vero Oggetto del Sentimento il Corpo, che lo muoue mediante l' organo; in quanto tal Corpo è considerato secondo diuerse ragioni di mouimenti, uiene a porre necessariamente nel Sentimento diuerse possanze: [-278-] essendo che considerato in quanto si puo vedere, è detto Visibile, et non si può sentire da altro sentimento; che dal Vedere; Et questo Oggetto è veramente di due maniere: conciosiache, ouero è Principale, si come è il Colore, che si vede prima di ogn' altra cosa; ouero che è Adequato, o vogliamo dire Proportionato; et questo non è il Colore; et si ritroua in molte cose, che non sono colorate; si come è il Fuoco, la Luna, il Sole, le Stelle, et altre cose simili. Questo Oggetto per tal cagione non hà veramente propio nome: ma si dice solamente Visibile, et sotto di lui si contengono tutte quelle cose, che si veggono per il Lume; come sono tutti i Corpi lucidi, che sono le Stelle, il Sole, la Luna, et altri simili. In quanto tale Oggetto si può vdire; come sono le Voci, et li Suoni, si chiama Vdibile, et non si puo sentire da altro sentimento, che dall' Vdito; ilche si potrebbe anche dire de gli altri. Questi Oggetti sono detti Propij sensibili: percioche qual si voglia di loro può esser compreso da vno dalli nominati sentimenti solamente. E ben vero, che si trouano alcuni Oggetti, che si chiamano Communi, i quali possono esser compresi da molti sentimenti; si come è il Mouimento, la Quiete, il Numero, la Figura, et ogni Grandezza, che si possono vedere, vdire, et toccare: come è manifesto. Sono etiandio alcuni altri Oggetti sensibili per accidente, i quali sono quelli, che non si possono sentire senon col mezo di vn' altra cosa; come sono li Corpi sonori, che non si possono vdire senon per il Suono, che si fà nell' Aria; come nella Seconda parte ho mostrato; I quali Oggetti tanto più sono grati al propio sentimento, et tanto più soaui, quanto più sono a lui proportionati: Et cosi per il contrario; come si vede dell' Occhio nostro, ilquale riguardando nel Sole è offeso: perche tale Oggetto non è a lui proportionato; Et quello, che dicono li Filosofi, che vno Eccellente sensibile, se non corrumpe il Sentimento, almeno corrumpe il suo Istrumento, è vero. Se adunque i Propij oggetti sensibili non si possono sentire, ne giudicare da alcuno altro sentimento, che dal loro propio; come il Suono dall' Vdito, il Colore dal Vedere, et cosi gli altri per ordine; dicami hora, di gratia, quelli, che tanto si affaticano, et pongono cura di porre nelle loro cantilene tanti intrichi; quale, et quanto diletto, et vtile possino porgere al sentimento; et se sono più vaghe, et più sonore di quelle, che non hanno tali cose, lequali sono senon visibili, et non cadeno sotto alcuno sentimento, che sotto quello del Vedere; ne si possono per alcun modo vdire: percioche non sono Oggetti communi, come sono li nominati, che possono esser compresi da molti sentimenti. Io sò che risponderanno, se haueran giudicio, che non danno in questo vtile alcuno: percioche quando saranno ridutte ad vn modo semplice, et commune, fuori di tali cifere; tale, et tanta sarà l' harmonia, che si ode in quelle; quale, et quanta è quella, che si ode in queste. Se adunque non sono di alcuno vtile per l' acquisto delle buone harmonie, ne apportano vtile alcuno al sentimento, a che effetto aggiungere obligo, et accrescer fastidio al Cantore con simili cose, senza proposito? Perche quando douerebbe essere intento a cantare allegramente quelle cantilene, che li sono proposte, gli è dibisogno, che stia attento a considerare simili chimere, che cadeno (secondo i varij accidenti) sotto il Modo, sotto il Tempo, et sotto la Prolatione; et che non lassi passar cosa, che sia dipinta, che non ne habbia grande consideratione: essendo che se facesse altramente, sarebbe riputato (dirò cosi) vn goffo et vno ignorante. Et se non danno vtile alcuno (come veramente non danno) parmi veramente gran pazzia, che alcuno di eleuato ingegno habbia da fermare il suo studio, et spendere il tempo, et affaticarsi intorno a simili cose impertinenti: Onde consiglierei ciascuno, che mandasse da vn canto queste cifere, et attendesse a quelle cose, col mezo delle quali si puo acquistare le buone, et soaui harmonie. Dirà forse alcuno, non è bella cosa vedere vn Tenore ordinato sotto li segni del Modo, del Tempo, et della Prolatione, come faceuano quelli antichi Musici, i quali ad altro quasi non attendeuano? Si veramente, che è cosa bellissima; massimamente quando è scritto, o dipinto, et miniato anche per le mani di vno eccellente scrittore, et miniatore, con ottimi ingiostri, colori fini, et con misure proportionate; et li sarà aggiunto alcuno Scudo (come hò gia veduto) con vna Mitra, o Capello, con qualch' altra bella cosa appresso: Ma che rileua questo? se tanto sarà sonora, o senza alcuna gratia quella cantilena, che hauerà vn Tenore scritto semplicemente, et senza alcuno intrico, ridutto ad vn modo facile; quanto se fusse pieno di queste cose. Adunque si può veramente dire, che vn tal modo di comporre non sia altro, che vn moltiplicare difficultà, senza necessità alcuna, et non vn moltiplicar l' harmonia; et che tal cosa si fà senza vtile alcuno, poi che vanamente si moltiplicano le cose senza alcuna necessità; come vuole il Filosofo: Perche essendo la Musica scienza, laqual tratta de i Suoni, et delle Voci, che sono Oggetti propij dell' Vdito; và speculando solamente il concento (come dice Ammonio) che nasce dalle chorde, et dalle voci; et non considera tante altre cose. La onde parmi che tutto quello, che nella Musica si và speculando, et non si indriccia a tal fine, sia vano, et inutile: conciosia che essendo stato veramente ritrouata la Musica non ad [-279-] altro fine, che per dilettare, et per giouare; niun altra cosa ha possanza; dalle Voci; et dalli Suoni in fuori, che nascono dalle chorde; lequali (come s' imaginò Aurelio Cassiodoro) sono in tal maniera nominate; percioche muoueno i Cuori; come lo dimostra con molta gratia con queste due parole latine Chordae, et Corda; et per tal via sentimo il piacere, et il giouamento, che noi pigliamo nell' vdire l' Harmonie, et le Melodie. Concluderemo adunque da quello, che si è detto; che 'l modo di comporre in tal maniera non solamente non sia vtile: ma anco dannoso, per la perdita del tempo, che è più pretioso d' ogn' altra cosa; et che li Punti, le Linee, i Circoli, i Semicircoli, et altre cose simili, che si dipingono in carte, sono sottoposte al sentimento del Vedere, et non a quello dell' Vdito; et sono cose considerate dal Geometra: Ma li Suoni, et le Voci (come quelli, che veramente sono il propio Oggetto dell' Vdito, da i quali nasce ogni buona Consonanza, et ogni Harmonia) sono principalmente dal Musico considerate: ancora che consideri per accidente etiandio molte altre cose. Vorrà forse alcuno qui riprendermi, et biasimarmi; atteso che molti dotti, et celebratissimi Musici antichi, de i quali il nome loro ancora uiue appresso di noi, habbiano dato opera ad un tal modo di comporre. Dico a questo, che se tali biasimatori consideraranno la cosa, non ritrouaranno maggiore vtile nelle lor compositioni inuiluppate in tai legami, di quello, che ritrouarebbeno se fussero nude, et pure senza alcuna difficultà; Et vedranno, che si dolgono a gran torto, et comprenderanno, loro esser degni di riprensione, come quelli, che si oppongono al vero: Percioche se bene gli Antichi seguitarono vn tal modo; conosceuano molto bene, che tali accidenti non poteuano apportare alcuno accrescimento, o diminutione di harmonia: ma dauano opera a simili cose, per mostrare di non essere ignoranti di quella Theorica, che da alcuni otiosi Speculatiui de quei tempi era stato posta in vso: Essendo che allora la cosa era gia ridutta a tal fine, che la parte Speculatiua della scienza, consisteua più tosto nella speculatione de simili accidenti, che nella consideratione delli Suoni, et delle Voci, et delle altre cose mostrate nella Prima, et nella Seconda parte di queste mie fatiche. Et di ciò fanno fede molti Libri composti da diuersi autori, che non trattano se non di Circoli, et Semicircoli; puntati, et non puntati; interi, et tagliati non solo vna volta, ma anco due; ne i quali si veggono tanti Punti, tante Pause, tanti Colori, tanti Cifere, tanti Segni, tanti Numeri contra numeri, et tante altre cose strane; che paiono alle volte Libri di vno intricato mercatante. Ne altro si legge in cotesti loro libri, che possa condur l' huomo alla intelligenza di alcuna cosa, che caschi sotto 'l giuditio del senso dell' Vdito; come sono le Voci, o li Suoni, da i quali nascono le Harmonie, et le Melodie, che le cose nominate. Et se bene viue ancora honoreuolmente il nome di alcuni Musici appresso di noi; non si hanno però acquistato riputatione alcuna con tali chimere: ma con le buone harmonie, et harmoniosi concenti, i quali si odeno nelle loro compositioni. Et quantunque mescolassero in quelli tali intrichi, si sforzarono anco, se non con la speculatione, almeno aiutati dal loro giuditio, di ridurre le loro Harmonie a quella vltima perfettione, che dare le poteuano; ancora che da molti altre fusse male intesa, et malamente vsata; dilche ne fanno fede molti errori commessi da i Prattici compositori nelle loro compositioni. Quanto poi alle Ragioni, cioè in quanto alla Speculatiua; pochi si vedeno esser stati quelli, che habbiano tenuto la buona strada: conciosiache, oltra quello, che scrisse Boetio in lingua latina di tal scienza, che si troua anco essere imperfetto; non si troua alcuno (lassando il dotto Franchino, et il Fabro stapulense da vn canto, i quali sono stati, si può dire, commentatori di Boetio) che habbia procedesto più oltra, speculando intorno le cose appartinenti alla Musica, ritrouando le vere Proportioni de gli interualli Musicali; da Lodouico Fogliano Modenese in fuori; ilquale hauendo forse considerato quello, che Tolomeo lassò scritto del Diatonico sintono, si affaticò nel scriuere vn volume latino in tal facultà; per mostrare con ogni verità le vere Proportioni delli nominati interualli. Il resto poi delli Musici Theorici, stando a quello, che scrisse Boetio intorno a simili materie, non volsero, ò non potero passare più oltra: ma si diedero a scriuere le cose mostrate, le quali chiamarono del genere Quantitatiuo, che sono contenute nel Modo, nel Tempo, et nella Prolatione; si come nel Recaneto di muca, nel Thoscanello, nelle Scintille, et in mille altri libri simili si può vedere. Et di più si trouano anco sopra tali materie varie opinioni, et disputationi longhissime, da non venire mai al fine. Si trouano etiandio molti Trattati, et molte Apologie di alcuni Musici, scritti contra alcuni altri, ne i quali (se bene si leggessero mille fiate) dopo letti, riletti, et essaminati, non si ritroua altro, che infinite villanie, et maledicentie, et poco di buono; di maniera che è vn stupore. Ma veramente costoro sono anco escusabili: percioche si come al tempo di Socrate, et di Platone erano li Sofisti, cosi anco si trouauano costoro a quei tempi, i quali erano stimati tanto, quanto erano li Sofisti nella età loro. Et tanto si essercitaua allora questo genere Quantitatiuo, che si può veramente chiamare Arte sofistica nella Musica, et tali Musici Sofisti; quanto li Sofismi [-280-] a i tempi delli nominati Filosofi. La onde douemo di continouo lodare, et ringratiare Dio, che a poco a poco (non sò in che maniera) tal cosa sia spenta; et che ne habbia fatto venire ad vna età, nella quale non si attende ad altro, che alla moltiplicatione delli buoni concenti, et delle buone Melodie.

Delle Chorde communi, et delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, et Enharmoniche. Capitolo 72.

HAVENDO io fin hora ragionato intorno quelle cose, che appartengono alla compositione delle cantilene del genere Diatonico, è ragioneuole (per non lassare in dietro alcuna cosa degna di consideratione) ch' io ragioni vn poco intorno gli altri generi, che sono il Chromatico, et lo Enharmonico; massimamente perche hoggidi alcuni Prattici molto si affaticano, et pongono ogni lor cura per volerli porre in vso. Ma inanti ch' io venga a ragionar cosa alcuna, parmi che sarà ben fatto, ridurre le Chorde di ciascuno di questi tre generi a i luogi loro per ordine tra le vsate linee, et spatij, secondo il modo, che tengono costoro; et mostrare tutte quelle, che sono Communi, et serueno a ciascun genere, et anco le Particolari; accioche più facilmente si habbia da intendere quello, che hauerò da dire. Onde si dè sapere, che ritrouandosi nel Sistema massimo di ciascun genere, da Proslambanomenos a Netehyperboleon, Diciotto chorde, diuise, et ordinate in cinque Tetrachordi; come etiandio mostra Boetio: alcune si chiamano Naturali, et Essentiali del genere, et alcune Accidentali. Le Naturali sono quelle, che sono contenute tra i quattro Tetrachordi, hypaton, mese, diezeugmenon, et hyperboleon, et le Accidentali quelle, che sono contenute nel Tetrachordo synemennon. Et queste si nominano Accidentali: percioche sono collocate tra le prime per accidente; come si può comprendere: essendo che poche di loro si trouano, che habbiano corrispondenza con alcuna altra chorda, posta tra Proslambanomenos, et Mese per una Diapason, come hanno quelle de gli altri Tetrachordi, diezeugmenon, et hyperboleon; anzi molte di loro non sono differenti da alcune chorde di questi due Tetrachordi, se non nel nome. Di maniera che le chorde naturali, et essentiali di ciascun genere vengono ad essere Quindeci, et Tre si trouano essere le accidentali: conciosia che la chorda Mese è il fine del Tetrachordo meson, et il principio del Synemennon; come in più luoghi si può vedere. Et benche tali chorde siano state denominate secondo l' ordine mostrato nel Capitolo 28. della Seconda parte; di maniera, che in quanto alla loro denominatione, non si ritroua alcuna differenza dalla Parhypate, et dalla Lychanos del Diatonico, da quelle del Chromatico, et dell' Enharmonico; tuttauia quando ciascuna di loro è collocata in vno istrumento, sono differenti in quanto alla positione, ouero in quanto al sito: conciosia che l' vna sia più verso il graue, o verso l' acuto dell' altra; come si può vedere nella Parhypate enharmonica, laquale è più graue della Parhypate de gli altri due generi; et similmente nella Lychanos diatonica, che è più acuta della Lychanos chromatica, et della enharmonica; come nel Capitolo 38. della Seconda parte si può comprendere. Onde accioche manifestamente appari, quali siano le chorde Propie, et Naturali; et quali le Accidentali, et le Communi di qualunque de i tre nominati generi; porrò tre ordini di chorde: Il primo delli quali contenerà solamente quelle, che serueno al Diatonico, senza porli alcun' altra chorda, che sia (dirò cosi) forestiera; et le ridurrò nell' ordine commune vsato da i Prattici. Il secondo contenerà quelle, che serueno al Chromatico; anchora che ne ritrouaremo molte tra loro, che saranno communi a ciascun genere: ma non saranno però particolari diatoniche, ouero particolari enharmoniche; Et in questo ordine potremo conoscere le particolari chromatiche dalle particolari de gli altri due generi: percioche saranno tutte segnate col # et le communi saranno senza. Et se bene le chorde [rob], et [sqb] fanno in questo genere il Tetrachordo Synemennon, non saranno però particolari, ma communi a ciascuno genere: perche tal Tetrachordo si congiunge alli quattro primi per accidente, come hò detto. Il terzo ordine poi contenerà quelle chorde, che serueno all' Enharmonico, nel quale ritrouaremo le chorde particolari di questo genere, che saranno segnate con questo segno [signum], a differenza di quelle, che sono particolari, et anco communi de gli altri due generi; come si può vedere ne i sotto posti ordini. Onde le chorde particolari di questi generi saranno queste: Primieramente la Terza chorda di ogni Tetrachordo del primo ordine, procedendo dal graue all' acuto sarà particolare diatonica: Dipoi la Terza d' ogni Tetrachordo posto nel secondo ordine segnata con questo segno # sarà particolare

[-281-] [Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 281,1; text: Tetrachorda hypaton. Tetrachorda Meson. Tetrachorda diezeugmenon. Tetrachorda hyperboleon. Tetrachorda Synemenon. ORDINE DIATONICO. ORDINE CHROMATICO. ORDINE ENHARMONICO. Tetrachorda Synemennon. Tetrachorda Syuemennon.] [ZAR58IH3 60GF]

Chromatica: Ma ogni Seconda chorda di ogni Tetrachordo del Terzo ordine segnata con tal cifera [signum] sarà particolare Enharmonica; L' altre poi, che non saranno segnate con alcuni di questi caratteri, saranno communi a ciascuno delli nominati Generi. Et se bene tali ordini sono ristretti in poche chorde, tuttauia si potranno far maggiori, secondo che tornarà commodo; si come fin hora nelle cose della Prattica è stato fatto dalli Compositori; come si può vedere nelle loro cantilene. Ne alcuno dè prender marauiglia, ch' io habbia posto in vso cotal segno [signum], forse non più vsato per auanti: percioche non hò ritrouato segno più commodo, che sia stato posto in vso da alcuno, col mezo del quale potessi mostrare la chorda Enharmonica, et lo Interuallo, fuori che questo. Ma se è lecito alli Filosofi (come vuole Aristotele ne i Predicamenti) di fingere, o di comporre nuoui Nomi, per manifestare i loro concetti; perche non è anco lecito al Musico, di ritrouare nuoui segni, per manifestar quelle cose, che fanno al proposito delle harmonie? tanto più, che (come è noto ad ogni studioso) la Musica è parte della Filosofia.

Se li Due vltimi Generi si possono vsare semplici nelle lor chorde naturali, senza adoperare le chorde particolari delli Generi mostrati. Capitolo 73.

IO credo fin hora hauer ragionato tanto intorno al genere Diatonico, che ciascuno può comprendere, se tal Genere si possa vsare perfettamente nelle sue chorde naturali, oueramente non; Però essendo tal cosa manifesta, mi par fuora di proposito sopra di ciò farne più parola. Passando adunque più oltra, vederemo se 'l si potrà fare l' istesso ne gli altri due Generi, senza adoperare le chorde particolari di vn' altro, et senza la perdita di molte consonanze, che fanno alla generatione delle perfette harmonie. Ilche potremmo conoscere facilmente da questo: Conciosiache se noi pigliaremo per Soggetto della compositione il Tenore posto qui di sotto, che è del Primo modo, contenuto tra le chorde naturali del genere Diatonico, non è dubbio alcuno, che se lo vorremo accommodare ad vna cantilena di Quattro, et di più voci, noi potremmo procedere dal principio al fine per le chorde naturali di questo genere per ogni verso, senza toccare alcuna chorda particolare de gli altri Generi; come ciascuno potrà vedere. Ma se lo vorremo ridurre nelle chorde Chromatiche,

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 281,2; text: Eruisti animam meam Domine ne periret.] [ZAR58IH3 60GF]

[-282-] che saranno le contenute nel sotto posto Tenore;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 282,1; text: Eruisti animam meam Domine ne periret.] [ZAR58IH3 60GF]

ogn' uno, che hauerà giuditio potrà conoscere, ciò essere impossibile: Conciosiache quando non si vorremo partire dalle sue chorde essentiali, contenute nel Secondo ordine mostrato, et astenersi di por mano alle chorde particolari de gli altri generi; ritrouaremo, che molte chorde di questo Tenore, non potranno hauere quelli accompagnamenti perfetti, che ricerca ogni perfetta compositione. La onde senza alcun dubbio potremo comprendere, che in tal genere non si potra comporre perfettamente alcuna cantilena; si come alcuni si hanno sognato: Oltra che ritrouaremo etiandio alcune modulationi molto strane, li cui interualli saranno molto lontani dalle forme, che sono contenute nel Numero sonoro. Ma lasciamo questo: percioche credo che sia manifesto a tutti quelli, che hanno intelligenza dell' Arte, et passiamo all' Enharmonico, che noi vederemo quanto poco sapienti siano stati quelli, che hanno detto, che si può comporre in questo genere qual si voglia cantilena, non si partendo dalle sue chorde propie, et naturali, senza hauere aiuto alcuno dalle chorde particolari de gli altri generi: percioche riducendo il mostrato Tenore nelle chorde Enharmoniche in questa maniera;

[Zarlino, Le istitutioni harmoniche, 282,2; text: Eruisti animam meam Domine ne periret.] [ZAR58IH3 60GF]

se non si vorrà passare fuori delle chorde mostrate nel Terzo ordine; ritrouaremo molte figure, che non si potranno accompagnare in modo, che dipoi accompagnate si odi l' harmonia perfetta, come ricercano le buone, sonore, et perfette compositioni; Anzi ritrouaremo molte chorde, che non potranno hauere quelle consonanze, che si desiderano: Et se pur l' haueranno in alcuni luoghi, sarà necessario, che le parti cantino in tal maniera, che rendino ingrato, et insoaue suono alle orecchie de gli ascoltanti; come la esperienza sempre ce lo farà vedere. Potemo adunque concludere, che è impossibile di potere vsare semplicemente, et da per se questi due generi vltimi, di maniera, che vi sia l' harmonia perfetta, senza l' vso delle chorde particolari di alcun' altro genere.

Che la Musica si può vsare in due maniere, et che le cantilene, che compongono alcuni de i moderni, non sono di alcuno delli nominati Generi. Capitolo 74.

VSANDOSI la Musica in due maniere, cioè nel modo che la vsauano gli Antichi, come hò mostrato nella Seconda parte, et di nuouo son per dimostrare; et nel modo che la vsano i Moderni; è da notare, che quando alcuno la volesse vsare nel primo modo, non sarebbe impossibile, che potesse osseruare tutto quello, che osseruarono gli Antichi nelle lor melodie: Ma quando la volesse vsare secondo il modo de i Moderni, con la moltiplicatione di molte parti, et fare che in essa si vdisse l' harmonia perfetta; quantunque volta pigliasse questa impresa, et volesse porre in vso li due mostrati Generi, si affaticarebbe in vano, come si può comprendere da quello, che si è detto nel Capitolo precedente; massimamente non si volendo partire dalli precetti dati dalli antichi Prattici, et da me mostrati di sopra, nel comporre le cantilene. Et se bene alcuni hanno opinione di comporre a i nostri giorni le antiche harmonie Chromatiche, et le Enharmoniche; non è però cosi, percioche venamente passano i termini, et non vsano quelle cose, che concorreno alla compositione loro, che sono l' Harmonia, il Numero, et le Parole poste insieme. Ne solamente si serueno delle chorde propie di quel genere, del quale dicono, che è la compositione; ma etiandio di quelle, che sono propie, et serueno particolarmente a gli altri generi, et di alcune altre, che sono al tutto forestiere, et vsano anco molti interualli diatonici, et modulationi tanto strane, quanto si possa dire, come sono interualli di Tritoni, Semidiapenti, et altri simili, i quali da gli Antichi erano molti schiuati: percioche non solamente offendeno il sentimento: ma anche contradicono alla ragione; [-283-] come nelle loro compositioni si può insiememente vdire, et vedere; Lequali, per non contenere alcuna delle gia dette cose, non si possono chiamare composte in alcuno di questi due generi, che vsauano gia li Musici antichi; ma in genere ritrouato, et fatto ad vn modo loro, molto conforme a i loro capricci.

Che 'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli interualli di Terza maggiore, o di minore, et che ciò non faccia varatione alcuna di genere. Capitolo 75.

ET quantunque si accorgino di non hauere alcuna ragione ferma, per laquale possino mostrare, che le loro compositioni siano pure Chromatiche, ouero Enharmoniche; tuttauia si sforzano di prouare, che sia cosi in fatto, col dire, che 'l Diatonico procede per due Tuoni, et vn Semituono per ogni suo Tetrachordo; il Chromatico per due Semituoni, et vno Trihemituono, che è la Terza minore; et l' Enharmonico per due Diesis, et vno Ditono, che è la Terza maggiore: et che non potendo il Diatonico procedere per il Ditono, ne meno per il Semiditono; segue, che quando si vsano tali interualli, la cantilena venghi a variare il Genere. Questo loro argumento veramente concluderebbe, quando quello, che dicono, fusse vero: ma secondo il mio giuditio parmi, che s' ingannino: conciosiache ritrouandosi nel Diatonico tutti questi interualli, si come nella Seconda parte in più luoghi hauemo veduto; non è inconueniente, che si possino vsare alle volte in tal genere, senza essere tramezati; ne per questo la cantilena viene ad essere Chromatica, ne Enharmonica, come si pensano: Essendo che quando si vsano in cotal maniera, non si vsano come Elementi, o Semplici parti di tal genere, ma come Misti, o parti composte de i primi interualli, che sono cotali Elementi. Et che questo sia vero, si può comprendere da quello, che dice Boetio nel Capitolo 23. del Primo libro della Musica, ilquale parlando in questo proposito dice; che anco si può chiamare Trihemituono il Tuono, et il Semituono nel genere Diatonico; ma non è Incomposto: percioche si fà di due interualli. Di modo che si può vedere (come etiandio hò mostrato nella Seconda parte) che Boetio piglia il Trihemituono incomposto per Elemento del genere Chromatico, et nel Diatonico lo piglia per vn Misto, o Composto di due elementi, che sono il Tuono, et lo Semituono: Ilche si può anco dire del Ditono nel diatonico, che è Composto, et non semplice; et nell' Enharmonico è Incomposto, cioè Elemento di tal genere. Ma anco meglio si comprende da questo, che quando parla di cotali Interualli, sempre dice, Che si chiamano; ne mai dice, che siano Incomposti: percioche molto ben sapea, che li due vltimi generi pigliauano i loro Interualli (come si dice) ad imprestido dal Diatonico; si come in molti luoghi nella Seconda parte si è potuto vedere. Ne può essere inconueniente, che dalli Semplici si possa passare alli Composti: percioche cosi porta l' ordine delle cose: Ma ben sarebbe impossibile, quando dalli Semplici, ouero Elementi si volesse passare ad altre cose più semplici nell' istesso genere; come per essempio vedemo nelle Lettere, delle quali si compongono tutte le Parole; che volendo passare a cose più semplici di quello, che sono loro, non è possibile: percioche nel loro genere non si troua alcuna cosa più semplice. Ne veramente è impossibile, che vna cosa Composta in vn genere sia Semplice, ouero Elementale in vn' altro: conciosia che in vn genere si possa considerare ad vn modo, et in vn' altro ad vn' altra maniera. La onde non è errore, che 'l Trihemituono, et lo Ditono, che si trouano nel Diatonico composti, si ponghino ne gli altri due generi per Elementi. Et se bene questi due interualli non si trouano nel genere Diatonico incomposti in atto, sono tuttauia in potenza: essendo che si possono ridurre a tal modo facilmente; altramente tal potenza sarebbe vana. Et ciò non debbe parer strano: perche si come l' Huomo è animal risibile, et nondimeno sempre non ride in atto; cosi nel genere Diatonico non sempre si procede per Tuono, Tuono, et Semituono per ogni suo Tetrachordo. Onde dico, che 'l passare da vn genere all' altro, non si può intendere, quando si vsa li Composti, i quali serueno per Elementi di vn' altro genere: ma quando si vsano li Semplici interualli, che sono propij, et si adoperano particolarmente in quel genere, che non si possono ritrouare ne semplici, ne composti in vn' altro. Però non varrà la consequenza, che fanno costoro dicendo; In questa cantilena si troua l' interuallo del Ditono, et quello del Semiditono, posti senza alcun mezo; adunque è Chromatica, ouero Enharmonica, Ma si bene varrà a dire, Queste cantilene procede per il Semituono minore; adunque è Chromatica: et questa procede per Diesis; adunque [-284-] è Enharmonica; si come non vale a dire, Questo è animale rationale, adunque è Huomo: percioche questa differenza Rationale è commune a noi et alli Dei; come vuol Porfirio: ma si bene vale a dire; la differenza propria è quella, costituisce la Specie: si come queste vltime differenze del Semituono, et del Diesis, che sono proprie di questi due generi. La onde è da sapere, che gli interualli, che si trouano ne i Tetrachordi diatonici, si possono considerare in due modi; cioè Semplici, come sono li poco fà nominati; et Composti, come sono quelli di Terza maggiore, et di minore: Il perche considerati con alcun suono mezano, si potranno chiamare insieme con li Greci Sistemati, quasi complessioni, ouero ordinate compositioni; et considerati senza mezo alcuno, si potranno dire Diastemati, cioè spacij, ouero interualli. Sarebbe veramente gran pazzia a credere, che noi hora, et inanti a noi gli Antichi, auanti che fussero in vso gli altri due generi, non potessino vsare se non vna sorte di interualli minori, che sono quelli, che sono contenuti nelli Sistemati; et non possono essere Sistemati; et non quelli, che sono maggiori, et possono anco esser Sistemati: percioche se non vi fusse stato, et non vi fusse tal libertà; non so vedere, in qual maniera potessero riuscir bene le Harmonie; atteso che sarebbe stato, et sarebbe anco dibisogno, che qualunque volta si incominciasse a cantare, incominciando nel graue salissemo nell' acuto per gli interualli minori solamente; et tanto salire, che si finisse poi nell' acuto; et non ritornar mai nel graue, ripigliando alcuna delle prime voci; et cosi per il contrario. Ma dicami di gratia costoro; qual dolcezza, o qual soauità di harmonia potrebbe esser questa? Parmi, che intendendola a questo modo, che tanto sia a dire, quanto che incominciando noi a parlare da qual lettera si volesse dell' Alfabeto, fusse dibisogno di seguitar per ordine tutte le lettere, come sono poste fino al fine, et non lassarne alcuna: ma in qual maniera si potrebbe esprimere i concetti? Dirà forse alcuno, che li ripigliamenti di voci sono leciti, quando si ripiglia la voce per vna Ottaua, o per vna Quinta, o per vna Quarta. Se ciò era lecito, adunque erano leciti li Diastemati, ouero Interualli maggiori; Et se era lecito vsare non solamente questi nelli ripigliamenti: ma anco li Tritoni (come costoro vsano) liquali sono interualli dissonanti, non sò vedere, per qual cagione non erano leciti anco in ogni parte della cantilena tanto questi, quanto etiandio li minori di questi, che sono quelli del Ditono, et quelli del Semiditono; poi che hanno le loro forme contenute tra i Numeri sonori; et sono consonanti: La onde non vi essendo altre ragioni, potemo dire, che essendo leciti nel genere Diatonico li Diastemati maggiori, erano anco leciti gli altri mostrati; et per questo non impediuano, che tal genere non fusse Diatonico; et non solamente Diatonico: ma Semplice anco, senza alcuna mistione di alcuno altro genere; ilche non aueniua ne gli altri due: Percioche qualunque volta procedeuano per il Tuono maggiore, veniuano a riceuere vn' interuallo, che è propio del Diatonico; et per tal maniera tai generi si poteuano chiamar Misti. Et quello, che hò detto di vn Genere intendo anco de gli altri intorno al procedere per li Diastemati, ouero Interualli maggiori: Percioche quando nelle cantilene Diatoniche si vdisse vna modulatione del Semituono minore, ouero del Diesis, quella modulatione si potrebbe chiamare mista; ilche si potrebbe anche dire delle Chromatiche. Ma douemo auertire, che quantunque la modulatione diatonica sia propiamente di modulare dal graue all' acuto per vn Semituono, et per due Tuoni per ogni Tetrachordo; et la Chromatica per vn Semituono maggiore, per vn minore, et per vn Trihemituono; et la Enharmonica per due Diesis, et per vn Ditono; et cosi per il contrario, procedendo dall' acuto al graue; Nondimeno cantandosi li Diastemati maggiori, molti di questi vengono ad esser communi: onde resta solamente di propio al genere Diatonico la modulatione del Tuono maggiore; al Chromatico quella del Semituono minore; et all' Enharmonico quella del Diesis; come facendone la esperienza ciascuno potrà conoscere. Concludendo adunque diremo, che se la consequenza hora vale a dire, In questa cantilena si canta la Terza maggiore senza alcun mezo, adunque è Enharmonica; ouero si canta la minore, adunque è Chromatica; Tal consequenza valeua etiandio, auanti, che fussero ritrouati tali generi, quando semplicemente si vsaua il Diatonico, et non erano altramente in vso il Semituono Chromatico, ne anco il Diesis: poi che (come si può veramente tener per certo, per le ragioni addutte di sopra) gli Antichi modulauano tali interualli senza alcun mezano suono. Laqual cosa, quanto sia fuori di ragione, lassarò considerare a ciascuno, che habbia ogni poco di giuditio nelle cose della Musica.

[-285-] Che doue si ode nelle compositioni alcuna varietà di Harmonia, iui non può essere varietà alcuna di Genere. Capitolo 76.

HAVEMO veduto di sopra, che la mutatione del Genere non consiste nel porre la Terza maggiore, o la minore tramezate, o non tramezate da alcuno altro suono; ma nella modulatione de gli interualli propij de i Generi; resta hora a dire, che la mutatione di vn genere nell' altro, similmente consiste nella mutatione delle Harmonie; si come la mutatione di vn Modo nell' altro, consiste nella mutatione delle modulationi di vna specie di Sistema nell' altra, et nella mutatione delle Cadenze: Percioche s' io vdirò quella istessa Harmonia in vna cantilena, le cui parti procedino per vn Sistema di Ditono, ouero di Semiditono; ch' io odo in vna, le cui parti procedino per il loro Diastema; et che in quella maniera mi muouerà l' vdito l' vna, che mi muoue l' altra; io non so vedere, che differenza grande possa essere tra queste due cantilene. Però dico, che non può essere alcuna differenza di Genere in quelle compositioni, che non si ode differenza alcuna di harmonia; si come non può esser differenza alcuna di Modo, oue non è differenza di modulatione, et di cadenze; Et soggiungo, che allora si potrà dire esser differenza, et varietà di genere in quelle, quando si vdirà varietà di harmonia, che sia numerosa, con parole conuenienti accommodate in essa. Non dico però, che la varietà sia nelle harmonie di vn Modo ad vn' altro; si come del Modo primo, al terzo Modo: percioche questa varietà senza dubbio si troua nelle cantilene Diatoniche; ma dico varietà di harmonia, che in tutto, et per tutto sia differente dall' harmonia, che nasce dalle compositioni Diatoniche; et che vsata nel modo, che faceuano gli Antichi accompagnata col Numero, per vn' altra maniera insolita muouino l' vdito, di quello che fanno le communi harmonie, che si odeno di continouo; et faccia vdire diuersità de Modi; la qual diuersità, se si ode, o non nelle compositioni Chromatiche moderne, che chiamano semplici, lassarò di dire; et lassarò giudicare a quelli, che sono periti nell' Arte, et nella Scienza della Musica.

Dell' vtile che apportano li predetti due Generi, et in qual maniera si possino vsare, che facino buoni effetti. Capitolo 77.

S' IO dissi di sopra, che li due vltimi generi non si possono usar semplici, senza la mistione del genere Diatonico; parmi ciò non hauer detto fuori di ragione: Imperoche non hò ritrouato alcuno Scrittore ne Greco, ne Latino, che dica veramente, che si vsassino, o si possino usare separatamente, et semplici, dal Diatonico in fuori, come hò mostrato. Et per confirmatione di questo, Boetio, nel Capitolo 4. del libro 4. della Musica, pone la diuisione del modo Lidio nel genere Diatonico semplice, ancora che non mostri la diuisione de gli altri Modi: et nel principio del Capitolo 5. lo chiama non solamente Più semplice: ma anco Principe de tutti gli altri: Nella qual diuisione (per confirmare etiandio con uno essempio quello, che hò detto di sopra) pone quattro uolte l' interuallo della Terza minore, senza porre di mezo alcuna chorda. Nel Capitolo 3. poi pone le Cifere del detto Modo di tutti tre i Generi ridutti in vno; riseruandosi di por quelle de gli altri Modi in vn' altro tempo, et luogo più commodo; tuttauia non hò trouato essempio alcuno de gli altri Generi semplici: Percioche se bene Tolomeo nel Capitolo 15. del Secondo libro della Musica, pone gli essempi delli Modi ne gli altri Generi, nondimeno non li pone senza mistione; come ogn' vno potrà vedere. Questo hò voluto dire; percioche altro è il porre gli interualli di vn genere in vno ordine de Suoni; et altro è a dire, che si possino vsare semplicemente nel loro Genere, che facino buono effetto: conciosia che si ritrouano molte cose, che sono semplici nel loro essere, le quali da se sono poco buone; ma accompagnate con altre cose, et vsate con i debiti mezi sono buone, et fanno mirabile effetto; Si come vedemo della Farina, tra le altre cose; che da se, non so veramente imaginarmi, quanto possa esser al mangiare diletteuole, et buona: ma accompagnata con altre cose, et posta in vso con li debiti mezi, hauemo il Pane, et altre compositioni, che apportano gran commodo al genere humano. La onde si può dire il medesimo di questi due Generi vltimi, i quali da se non possono essere sufficienti [-286-] a dar diletto all' vdito: ma accompagnati al Diatonico sono di grande vtilità, et di molto commodo, vsandoli, et accompagnandoli l' vno con l' altro, con quelli modi, che si ricerca nella compositione; Et questo, da quello ch' io son per dire, si potrà comprendere. Primieramente da loro potemo hauere questo vtile, che col mezo delle lor chorde accommodate tra le chorde diatoniche, potemo passare all' vso delle harmonie perfette; accommodandosi di loro per l' acquisto di molte consonanze imperfette maggiori, o minori; le quali in molti luoghi non si possono hauere nell' ordine delle chorde diatoniche; come è manifesto a ciascuno, che sia essercitato nell' Arte del comporre; le quali vengono alle volte al proposito, per fare l' harmonia, che corrispondi allegra, o mesta alla natura delle parole. Potemo dipoi col mezo delle chorde di questi generi fare le Trasportationi delli Modi verso l' acuto, oueramente verso il graue; le quali Trasportationi sono molto necessarie a gli Organisti, che serueno alle Capelle: conciosia che fa dibisogno, che alle volte trasportino il Modo, hora dall' acuto nel graue, et tallora dal graue nell' acuto; secondo che la natura delle Voci, che si trouano in quelle, lo ricerca; che senza il loro aiuto sarebbe impossibile di poterlo fare. Et quantunque tali chorde si vsino spesse fiate in simili occasioni; tuttauia non si procede per esse se non diatonicamente, secondo li modi mostrati di sopra; di maniera che nasce sommo piacere, et diletto a tutti quelli, che ascoltano. Per il contrario molto fastidiscono gli audienti, et molto gli offendeno il senso, quando sono vsate fuori di proposito, senza regola, et senza alcuno ordine. Onde quando si tocca spesse volte vna chorda in luogo di vn' altra, nasce quello, che dice Horatio in questo proposito; percioche allora

Citharoedus Ridetur, chorda qui semper oberrat eadem. Et non si marauigli alcuno, ch' io habbia detto, che si vsino le chorde delli generi, et si proceda secondo li modi mostrati di sopra: Imperoche vsiamo veramente le chorde di questi generi, ma non il genere; cioè vsiamo le Parti, ma non il Tutto: essendo che (come più oltra vederemo) l' vso intero del genere non può far buono effetto; ma si bene l' uso delle Parti; cioè delle chorde segnate con questi segni accidentali [sqb]. [rob]. et #. et anche con questo [signum]. vsandole nel modo, che di sopra hò mostrato. Et se alle volte ritrouaremo alcuna cantilena, libera al tutto da queste cifere, potremo dire (come è il vero) che proceda per le chorde diatoniche solamente: ma quando ne ritrouaremo alcuna, che habbia in se simili caratteri [rob] et #; allora diremo, che procede per le chorde Chromatiche, mescolate con le Diatoniche. Et se ne ritrouaremo alcuna, la quale hauesse alcuna chorda, che non si ritroui connumerata tra le Diatoniche, ne tra le Chromatiche; la potremo nominare Enharmonica; pur che tal chorda si possa segnare col segno della chorda Enharmonica, che è questo [signum]; et possa diuidere il Semituono maggiore in due parti: Imperoche tal chorda verrà ad essere vna di quelle, che si ritrouano nel terzo ordine mostrato di sopra; et potremmo dire, che tal cantilena proceda per le chorde di ciascuno delli tre nominati generi. Ma si debbe auertire, che tal mistione si può fare in più maniere, secondo il volere de i Compositori, o delli Sonatori; trasportando li Modi più nel graue, ouer nell' acuto fuori delle lor chorde naturali; contenuti nelle chorde del genere Diatonico; et la compositione (come dicono) si canta per Musica finta. La Prima delle quali è (lassando da parte quelli, che non sono cosi in vso) quando le cantilene procedeno per le chorde segnate col [rob] tondo dal loro principio; trasportate verso il graue per un Tuono; si come è il Motetto Verbum iniquum, et dolosum di Morale Spagnolo a cinque voci, et il bellissimo, et arteficioso motetto Aspice Domine di Adriano a sei voci. La Seconda maniera è quella, nella quale si procede per le chorde segnate dal principio della cantilena col segno #; et si trasporta il Modo per vn Tuono verso l' acuto. Et nell' vna, et l' altra sorte di queste cantilene alle volte si tocca le chorde enharmoniche, per potere hauer le consonanze imperfette maggiori, et le minori secondo il proposito; a benche si tocchino di raro: di modo che per tal maniera venimo ad vsare li due generi detti; che fanno mirabilissimi effetti. Non dico gia (come anco hò detto) che vsiamo tutto il genere: ma si bene alcuna parte del genere, cioè alcune chorde; accommodandole al genere Diatonico, et procedendo, secondo la natura di questo genere, per Tuoni, et Semituoni maggiori; come a ciascuno è manifesto.

[-287-] Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni Moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti. Capitolo 78.

PARMI (per quello che si è detto) che a sufficienza habbiamo risposto a quelli, che vogliono, che noi allora vsiamo il Chromatico, et l' Enharmonico nelle compositioni, quando vsiamo le chorde de i gia detti generi: Ma veramente altro è vsare il Genere, et altro lo accommodarsi di alcune Chorde di tal genere; ouero accommodarsi anco di alcuni suoi interualli; si come etiandio altro è l' vso del Tutto, et altro quello delle Parti. Onde l' vso delle chorde, et anche di vno Interuallo, che sia sonoro si può concedere: percioche fa buono effetto; et tale è l' vso delle Parti: ma quello del Tutto, cioè di tutte le chorde di vno genere, et di tutti li suoi interualli non è lecito: conciosia che fa tristo effetto. Per la qual cosa l' vso del Genere, è vsare tutte le sue chorde, et quelli interualli tutti, che sono considerati dal Musico in tal genere, et non alcun' altro; et questo dico nelle modulationi, che fanno le parti della cantilena: Ma l' vso delle Chorde, non è altro, che lo accommodarsi di esse nelle modulationi delle cantilene diatoniche; procedendo per quelli interualli, che si ritrouano, et anco si potessino ritrouare nel genere Diatonico; si come da molti sono state, et anco sono felicemente vsate; lassando da vn canto quelli, che sono propij di quelle chorde chromatiche, et enharmoniche, che noi vsiamo; cioe il Semituono minore, et li Diesis. Et perche sono alcuni, che dicono, che se l' vso delle chorde chromatiche (se bene non si vsa il genere) fa nelle cantilene effetti mirabili; che quando si vdisse il genere puro, si moltiplicarebbe la Melodia; però dico, che quantunque a questi bastarebbe la risposta data di sopra, cioè che il genere semplice Chromatico, et l' Enharmonico non si possano vsare; si può anche dire (poniamo che si potesse vsare il Genere) che non vale sempre la consequenza a dire; l' vso delle Parti torna commodo, adunque maggiormente l' vso del Tutto: conciosia che si troua in fatto, che non è vera; come ciascun sano di giuditio può esser certo. Et questo non solamente si verifica nella Musica; ma anche nelle altre Arti; si come vedemo nell' Arte Scultoria; che tutto quel Marmo, che piglia il Scultore per fare una Statua, non torna al suo proposito; ma alcune parti: Essendo che prima lo ellegge, dipoi si accommoda di quelle parti, che gli tornano più al proposito, leuandogli il superfluo; et conduce l' opera al fine desiderato. Non piglia adunque il Scultore tutta quella pietra, che si hauea posto inanti: ma quella parte solamente, ch' ei vede esser necessaria al suo bisogno. Onde li Musici etiandio conoscendo, che l' vso delle chorde chromatiche li tornaua molto al proposito; et che l' vso delli generi era molto incommodo, presero quella parte, che faceua per loro, a far più bello, et più leggiadro il Diatonico; et con tal mezo lo ridussero alla sua perfettione: conciosia che in esso (secondo i propositi) si possono fare vdire ogni maniera di concento, sia dolce, ouero aspro, o come si voglia; massimamente quando le consonanze sono adoperate con proposito da alcuno Compositore, che habbia giuditio. L' vso adunque delle Parti è vtile, anzi dirò necessario, et non quello del Tutto: percioche con l' aiuto di vna chorda chromatica potemo peruenire all' vso delle buone, et sonore harmonie, et schiuare nel genere Diatonico alcune discommode relationi di Tritoni, Semidiapenti, et di altri simili interualli, che fanno le parti cantando insieme; come altroue hò mostrato; senza l' aiuto della quale, molte volte si potrebbe vdire non solamente assai durezze; ma anco alcune disconze modulationi. Et quantunque tutti questi inconuenienti si potessero schiuare, vsando solamente le chorde diatoniche; tutta uia ciò si farebbe alquanto più difficilmente; massimamente volendo (come porta il douere) cercare di variar l' harmonia; La onde auiene, che per l' vso di tal chorda li Modi si fanno più dolci, et più soaui. Io voglio credere, che gli Antichi non chiamassero il Diatonico più duro, et più naturale de gli altri due generi per altro; se non perche videro, che dalle chorde chromatiche gli era moltiplicata l' harmonia, et si faceua piu lasciuo; et stando nelle sue propie chorde, era alquanto più virile, et più hauea del feroce. Et credo etiandio, che 'l Chromatico pigliasse il nome di lasciuo, di molle, et di effeminato, dallo effetto, che faceuano le sue chorde poste tra quelle del Diatonico; et ciò mi fa credere Boetio; quando dice, che vna chorda sola posta da Timotheo nell' istrumento antico, il quale era ordinato in vno ordine di suoni diuisi diatonicamente, faceua vn tale effetto; come anco faceua quella aggiunta da Terpandro (come si legge) nell' istesso istrumento; il perche si può etiandio compredere, [-288-] che non vsassero il Chromatico semplice: et anco che non adoperassero se non tale chorda, per adornamento del Genere diatonico. Et perche io uedo, che 'l passare per le chorde Enharmoniche poste ne i nostri istrumenti moderni, è cosa alquanto più difficile, et vuole il Sonatore alquanto più esperto, di quello, che no vuole, quando passa insieme per le chorde diatoniche, et per le chromatiche; però questo mi fa pensare, che gli Antichi, hauendo rispetto a cotal cosa, chiamassero il genere Enharmonico difficile; ancora che la difficultà era posta in molte altre cose, come più oltra son per dimostrare. Diremo adunque ritornando al nostro proposito, che l' vso delle Parti è buono, et torna molto commodo al Compositore; et che l' vso del Tutto (oltra l' incommodità) fa la cantilena senza alcuna vaghezza: perche nella sua compositione entrano alcune cose, le quali senza dubbio sono molto sproportionate, et fuori di ogni harmonia, et non possono fare alcun buono concento. Et se alcuno dirà, che tali cose spiaceno; non perche siano triste da se; ma perche l' Vdito non è assueffatto ad vdirle. Parmi, che costui voglia dire, che vn cibo tristo, et insipido habbia da piacere, dopo che lungamente si hauerà vsato il gusto: ma sia pur come si voglia, io non credo, che cosi come colui, il quale haurà vsato il suo gusto ad vn cibo tristo (se non fusse al tutto fuori di se) dopo che ne haurà gustato un' altro, che sia buono, et perfetto; non conoschi, et insieme non confessi veramente, tal cibo esser buono, diletteuole, et soaue; et che quello, che mangiaua prima era tristo, et senza soauità alcuna: cosi non credo, che ciascuno il quale haurà assueffatto il suo Vdito a cotali cantilene; dopo l' hauerne vdito vna diatonica, ben ordinata, non confessi veramente, quella esser buona, et le altre triste. Et accioche non pari, che quello ch' io hò detto, sia detto senza alcuna ragione, voglio che inuestighiamo hora la cagione, perche queste cantilene non possino esser buone. La onde è da sapere, che si come è impossibile, che quella cosa, la quale hà le sue parti, che tra loro hanno una certa corrispondente proportione, la quale da i Greci è chiamata [symmetria], veramente non diletti il senso; atteso che si diletta grandemente delli Oggetti proportionati; cosi è impossibile, che quella, che hà le sue parti fuori di tal proportione, possa dilettare. La onde dico, che hauendo il genere Diatonico in se tale proportione, come son per dichiarare, non può fare che veramente non diletti, et che il senso di tal cosa non ne pigli sommo piacere. Per contrario, essendo le Parti del Chromatico, et quelle dell' Enharmonico disproportionate col Tutto, è impossibile, che possino dilettare. Però è da notare, ch' io chiamo il Tutto in questo luogo, tutto il corpo della cantilena; cioè tutte le parti insieme; et la Parte nomino veramente la modulatione di vna delle sue parti. Similmente chiamo Tutto vna consonanza, et la Parte ciascuno interuallo contenuto nel Sistema di tal consonanza. Hora inteso questo dico, che è impossibile, che 'l Diatonico non diletti, hauendo le Parti proportione col Tutto: conciosia che non si troua nelle sue parti alcuno interuallo cantabile, che non sia simile ad vna consonanza, che si pone nel Contrapunto; Si come potemo veder per essempio, che il Diastema della Ottaua cantato nelle parti, è simile all' interuallo della Ottaua, che si troua collocata nel Contrapunto tra vna parte, et l' altra. Simigliantemente l' interuallo della Quinta cantato, è simile a quello della Quinta posta nel Contrapunto; Il che si può anche dire dell' interuallo della Quarta, delle due Terze, delle due Seste, et di quelli de i Tuoni, et del Semituono maggiore; che di quella istessa proportione si pongono ne i contrapunti, della quale si trouano essere cantati nelle parti della cantilena. Onde non è marauglia s' io hò detto, che 'l genere Diatonico non può fare se non buono effetto: per il contrario, che il genere Chromatico fa tristo effetto; et similmente lo Enharmonico: percioche gli Interualli di l' vno, et dell' altro posti ne i Contrapunti, non sono proportionati con quelli, che si cantano nelle parti: ne per il contrario: Imperoche l' interuallo del Semituono minore, che si canta nel Chromatico, non è proportionato con alcuno di quelli, che si pongono nel Contrapunto. Ne veramente si pone nel Contrapunto tale interuallo: percioche farebbe tristo effetto; come è manifesto; ancora che si ponesse sincopato, non essendo contenuto da tal proportione, che aggiunto ad vn' altro qual si voglia interuallo, possa fare vna consonanza: imperoche è connumerato tra quelli, che si chiamano Ecmeli, i quali hò mostrato nel Capitolo 4. Tra questi etiandio si pone il Diesis Enharmonico, il quale è in tutto fuori di ogni proportione con gli interualli posti nel Contrapunto: percioche a niuno di essi si assimiglia, et è molto più lontano da tal proportione, che non è il Semituono minore. Onde auiene, che è meno harmonioso l' Enharmonico nel Contrapunto, che 'l Chromatico: essendo che quanto più alcun genere si lontana da tal proportione, tanto più offende il sentimento. Et se bene l' Enharmonico è detto da molti Harmonico dalla commune harmonia; et vogliono, che sia genere buonissimo: percioche (nel modo ch' io hò dichiarato) quando entra nella modulatione de gli altri generi, può far buono effetto; tuttauia, come dice Psello, [Dusmelodikotaton mentoi to harmonikon [-289-] genos tes melodias esti], cioè il genere Harmonico hà tristissima melodia nella melodia; ancora che alcuni intendino, che con grande difficultà si possa essercitare la sua harmonia; Et è vero, che hà tristissima melodia: conciosia che quando si uiene al suo Contrapunto, fa tristissimo effetto; non hauendo (come hò detto) gli interualli cantati simili in proportione a quelli, che si pongono ne i Contrapunti. Per questo adunque dico, che 'l Contrapunto, ouer l' Harmonia di questi due generi vltimi non può per alcun modo esser buono. E' ben vero, che l' harmonia è tanto men trista, quanto più si accosta alla proportione corrispondente, gia nominata.

Delle cose che concorreuano nella compositione de i Generi. Capitolo 79.

ET se bene nella Seconda parte io mostrai il modo, che teneuano gli Antichi nel recitare la Musica, et quelle cose, che concorreuano nella compositione delle lor Melodie; et ciò potrebbe bastare al Lettore, per conoscere la differenza in quanto all' vso, et alla compositione della Musica moderna dalla antica; tuttauia voglio (per non lassare alcuna cosa, che sia degna di consideratione) che vediamo hora alcune cose, che gli Antichi osseruauano nella compositione delle Melodie di questi generi; accioche manifestamente si possa conoscere, se i moderni Chromatisti si accostino al vero; o se pur sono al tutto fuori della buona strada. Ci douemo adunque ricordare, ch' io dissi, che gli Antichi nelle loro cantilene considerauano vna compositione di Numero, di Harmonia, et di Parole; la qual compositione nominarono Melodia: ma si dè auertire, che nella compositione de i Generi haueuano non solamente l' harmonie differenti; ma anco il Numero, o Metro, che lo uogliamo chiamare, determinato, et diuerso: percioche quelli piedi contenuti in vn Verso, che poneuano in un genere, non poneuano nell' altro. Et ciò si può comprendere, leggendo la Musica di Plutarco, oue parlando manifestamente de i Piedi, che si poneuano ne gli Enharmonij, oltra molte altre parole, che ciò manifestano, dice, che nel primo luogo si poneua lo Spondeo. Et più a basso parlando de gli Enharmonij di Olimpo, si vede, che fa manifestissimamente commemoratione del Peone, et del Trocheo, che intrauano nella compositione di cotal genere. Et non solamente vsauano tal cosa ne gli Enharmonij, ma etiandio ne gli altri; come si può comprendere dalle parole di Boetio, poste nel Capitolo 3. del Quarto libro della Musica; le quali dicono breuemente; che gli Antichi, per non por sempre i nomi interi delle chorde nelle loro cantilene, ritrouarono alcune cifere, con le quali notauano cotali nomi, et le diuisero per li Generi, et per li Modi; Et cercarono di fare con breuità, quando voleuano scriuere alcuna lor cantilena sopra alcuna compositione fatta in versi, di porre queste cifere; onde non solamente veniuano ad esplicare le parole contenute in tali versi; ma etiandio la cantilena. Plutarco ancora dice più auanti, che le prime Leggi delle cantilene, che si cantauano con gli istrumenti da chorde, erano mescolate con Versi, ne i quali si cantaua la Dittione, o Parola Dithirambica; Et questa parola era composta di più parole, si come e questa [Selanneoaeia], posta da Platone nel Cratilo, che si compone di tre parole; cioè di [Selas], che vuol dire Lume; di [Neon], che significa Nuouo; et di [Ennon], che importa Vecchio; col qual nome dice, che si douerebbe chiamare la Luna: essendo che di continouo viene a cambiare il lume, et a rinouarsi. Di queste parole è copiosissimo Aristofane nelle Commedie; et sono forse quelle, che Horatio chiama Sesquipedalia. Era poi la parola Dithirambica contenuta sotto alcuni piedi veloci più d' ogn' altro piede; et da cotali piedi, che erano posti ne i Versi, haueano la Misura delli mouimenti dell' Harmonia; La quale Harmonia era terminata, et costituita sotto vn certo Modo, ouero Aria, che lo vogliamo dire, di cantare; si come sono quelli modi di cantare, sopra i quali cantiamo al presente li Sonetti, o Canzoni del Petrarca, oueramente le Rime dell' Ariosto. Et cotali Modi non si possono mutare, ouero alterare in parte alcuna fuora del loro terminato Numero, o Metro, senza offesa dell' vdito; si come vedemo nell' harmonia de i Balli, la quale offende grandemente, quando è alterata in vn minimo piede. Onde si vede manifestamente, che nella compositione de i generi intraua il Numero, o Metro contenuto ne i piedi de i Versi. Et non solamente il Numero, parlando assolutamente; ma questo, ouer quel numero, cioè questo, o quel piede; o Dattilo, o Spondeo, o Trocheo, ouero altro simile, che fusse. Per il che è pur troppo manifesto, che gli Antichi vsauano in cotali generi vna sorte di Versi terminata; ancora che non si possa cosi fermamente sapere, qual maniera de Versi fussero; si come non potemo hauer cognitione alcuna del Modo, ouero Aria del loro cantare: essendo che da niuno (per quanto si vede) non è stato lassato scritto cosa alcuna. Ne si ritroua anco, che gli Antichi facessero cantare molte parti, come facemo noi, in vn concento; ma [-290-] cantauano soli, accompagnando la lor voce col suono di vno istrumento; il che faceuano anco gli Hebrei; come di ciò ne fa fede Gioseffo, et il Diuino Hieronimo: i quali dicono, che anticamente i sacri Salmi si cantauano con la voce congiunta all' organo. Et io tengo per fermo, che alcune delle chorde de i loro Istrumenti erano accordate (come ne hò veduto, et vdito molti) per Ottaua, per Quinta, et per Quarta; et l' Harmonia, che vsciua da queste chorde, sempre si vdiua continouata, senza alcuna quiete mentre sonauano; et dipoi sopra di esse faceuano vna parte al modo loro con le altre chorde più acute. Et quello, che mi fa creder questo è, ch' io vedo, che fin hoggidi si ritrouano alcuni Istrumenti antichissimi, li quali sono fatti, et si suonano, come hò detto: tra i quali si troua quello, che da i Thoscani si chiama Sinfonia; il quale alcuni vogliono, che fusse la Lira antica. Et forse Ottomaro Luscinio nel libro 1. della Musurgia hauendo tale opinione lo nominò Lira. Et potrebbe facilmente esser quello, che commemora Horatio, dicendo; Vt gratas inter mensas Symphonia discors. Si ritroua etiandio vn' altra sorte di Istrumento lungo intorno vn braccio, il cui nome si chiama in Vinegia Altobasso, et è quadrato, et vacuo; sopra ilquale sono tese alquante chorde, accordate tra loro per vna delle nominate consonanze; et si vsa in questa maniera: che mentre il Sonatore di questo istrumento sott' vn certo numero, o tempo percuote con vna mano le sue chorde con vna bachetta, con l' altra suona vn flauto, et fa vdire vn' aria di cantilena atto a suo modo. Et non solamente si trouano cotali istrumenti da chorde: ma etiandio si troua tra quelli da fiato vno istrumento, che in Thoscana si chiama Cornamusa; nel quale gia si soleua vdire due, o tre suoni continoui accordati insieme consonanti, che nasceuano da due, o tre Pifferi graui; ancora che al presente se ne odi solamente vno, et dipoi si ode vn' aria di cantilena, che si fa da vn piffero acuto, che se bene non accorda col concento di tali pifferi in ogni parte, almeno si accorda nel fine, et in alcune cadenze; come si fa etiandio in ciascuno delli nominati istrumenti. Questo istesso si ritroua etiandio nelle Trombe, che si vsano ne gli esserciti, et nelle armate di mare: percioche mentre molte di loro sonano con vn suono continouo, alcune altre fanno vdire il suono loro variato secondo il proposito; facendo hora il segno di combattere, et hora ricogliendo in vno lo essercito: Onde mi penso, che quelli Pifferi, che gli Antichi chiamauano Destri, et Sinistri, i quali vsauano (come altre volte hò detto) nelle Comedie, fussero accordati in tal maniera. Gli Organi Antichi etiandio a tal maniera si accostauano: percioche non erano fatti, come sono fatti li moderni: et di ciò me ne hà fatto fede il rarissimo fabricatore di simili istrumenti Maestro Vincenzo Colombi da Casal maggiore, il quale (secondo che mi disse in Vinegia) ritrouandosi gia molti anni in Piamonte appresso Turino, ne ritrouò uno molto antico, che era senza canne, et tutto marcio; et hauea vn Tastame di tal maniera, che dalla parte sinistra, cioè nel graue, hauea li Tasti tanto larghi, che per mano grande, che fusse stato, a pena poteua arriuare il Quinto tasto; et cotale Tastame, tanto più, che si andaua verso la banda destra, cioè nell' acuto, tanto più si faceua minore. Et (per quello che lui vide) tiene per fermo, che si douea anco accordare in altra maniera di quello, che si accordano i nostri Moderni. Si ritrouano etiandio molti altri istrumenti si da chorde, come da fiato, fatti, che si sonano in tal modo; li quali per non esser lungo li lasso. Erano adunque composti li Generi di Harmonia, di Numero, et di Oratione; ne intrauano nelle Compositioni loro tutte le sorti di Versi, o Piedi: ma questo, o quello; cioe un terminato numero: et per tal maniera li Musici Antichi essercitauano la Musica ne i loro generi; ne ciò era a loro difficile, ne anco impossibile: perche poteuano, vsandola in cotal modo, fare vdire quale interuallo voleuano nelle lor cantilene, che non poteua generare fastidio di maniera, che non si potesse tollerare: conciosia che non vsauano li Contrapunti, che vsiamo nelle nostre compositioni; anzi vsauano vn semplice modo di harmonia, come si è potuto vedere.

Opinioni delli Chromatisti ributtate. Capitolo 80.

HANNO opinione finalmente li Chromatisti, che nelle cantilene si possino vsare qual si voglia interuallo cantando, quantunque non habbia la sua forma, o proportione collocata tra i Numeri harmonici: et si muoueno con questa ragione; che potendo la Voce formare ogni interuallo; et essendo necessario di imitare il parlar famigliare nel proferir le parole, come vsano gli Oratori, et vuole anco il douere; non è inconueniente, che si possa vsar tutti quelli interualli, che fanno al proposito, per potere esprimere i concetti, che sono contenuti nelle parole, con quelli accenti, et altre cose, nel modo, che ragionando li proferimo; acciò muouino gli affetti. Ai [-291-] quali si risponde, che veramente è grande inconueniente: imperoche altro è parlare famigliarmente; et altro è parlare modulando, o cantando. Ne mai hò vdito Oratore (poi che dicono, che bisogna imitar gli Oratori, accioche la Musica muoua gli affetti) che vsi nel suo parlare quelli cosi strani, et sgarbati interualli, che vsano costoro: percioche quando li vsasse, non so vedere, in qual maniera potesse piegar l' animo del Giudice, et persuaderlo a fare il loro volere; si come è il suo fine; se non per il contrario: Conciosia che quantunque si potesse fare il tutto commodamente in vna parte della cantilena, et si vdissero tali accenti fatti con proposito, et che facessero buoni effetti; tuttauia nelli accompagnamenti si vdirebbeno cose tanto ladre, che sarebbe dibisogno chiudersi le orecchie. Ne vale cotesta lor consequenza, La voce può fare ogni interuallo, adunque si puo, et si debbe vsare ogni interuallo: Perche questo tanto sarebbe dire, quanto, che potendo far l' huomo bene, et male; li fusse lecito di fare ogni sceleraggine, et vsare ogni modo illicito contra li buoni costumi, contra ogni douere, et contra ogni iustitia. Ma veramente gli Antichi non hebbero mai opinione tanto maligna; ne presero licenza alcuna tanto presontuosa, che volessero guastare cosa alcuna di buono della Musica; anzi cercarono di acconciare il tristo, di accrescere il buono, et di farlo anche migliore. Per la qual cosa quanto fusse lodeuole appresso di loro cotali licenze, si può comprendere da quello, che scrisse il prencipe delli Musici Antichi Tolomeo contra Aristosseno, Didimo, et Eratosthene; che non volse lodare, anzi biasimò alcune loro Diuisioni di Tetrachordi, fatte di maniera, che i loro interualli non erano contenuti dalle proportioni, che sono del genere Superparticolare. Et se per la modulatione di vn Tetrachordo, che non faceua Contrapunto, quelli furono tanto biasimati, et tanto ripresi; quanto sarebbeno stati ripresi questi moderni, se hauesse veduto le loro cantilene? che non solamente in vna delle parti: ma alle volte in tutte procedeno insieme per discommodi, et disproportionati interualli. Veramente, come huomo di grande autorità, et come buon maestro, non hauerebbe fatto molte parole: ma li hauerebbe dato tal castigo, che sarebbe stato degno di tal presuntione. Dicono etiandio, che si debbeno adoperare tutte quelle chorde, che sono in vno istrumento; accioche non siano poste in esso vanamente. Et veramente dicono il vero: percioche quando non si adoperassero, sarebbeno poste fuori di proposito: ma bisogna adoperarle con ragione, et con proposito: essendo che fuori di ragione, et fuori di proposito non si vsano bene: ma si adoperano male. Et se bisognasse adoperare tutti gli interualli, che sono in vno istrumento, che alle volte fanno un gran numero, con dire, che sono in vn tale ordine; si potrebbe anche dire l' istesso, quando questi interualli fussero diuisi in due parti; et gli altri in due ancora; et cosi procedendo in infinito, moltiplicando gli ordini delli suoni, per hauer (come dicono) ogni sorte di voce, per potere esprimere ogni sorte di accento; la qual cosa quanto sia ridiculosa, lassarò giudicare a tutti coloro, che sono capaci di ragione. Et se ben sono molte chorde in vno istrumento, tra le quali si trouano molti, et variati interualli; non si debbeno però adoperare se non con proposito, et quando la cantilena, et il Modo lo ricerca: conciosia che l' adoperare qualunque cosa senza necessità, et senza proposito, è cosa veramente vana, et dinota poca prudenza; oltra che genera al propio sentimento di tale oggetto, gran fastidio. E' ben vero che molti non senteno tal noia, pur che odino cose nuoue, et fantastiche; siano buone, o triste quanto si voglino, che ne fanno poco conto: Ma quelli, che si dilettano delle cose rare, et buone, non possono patire alcuna cosa di tristo. Sono però alcuni, che sono ingannati dalla opinione di molti, et non hauendo giuditio più che tanto, si attengono alle parole di alcuni, che hanno più autorità di loro, et dicono, questo è buono, et questo è tristo: Ma se a questi li fusse mostrato il vero, mutarebbeno consiglio subito, et sarebbeno di altro parere. Questi si possono assimigliare a quelli, che non hanno giuditio alcuno di Gioie, che quando a loro ne è mostrata vna di quelle, che sono contrafatte, et false; la qual sia bella, et sia a loro detto, che è di gran valore, l' appreciano molto; perche non la conoscono; per la opinione, che hanno, che le Gioie vaglino assai denari; et quella, che sarà la buona, ma non cosi bella, appreciano poco: ma quando gli è detto, quella esser falsa, et questa esser la buona; subito mutano consiglio, et hanno altra opinione. Hò voluto dir tutto questo, per quelli, che credeno, che vn Pulice sia vno Elefante; accioche possino vedere, et vdire, che mai sono per hauer cosa buona, fuori del nostro genere; vsando nel modo che facemmo le chorde Chromatiche, et le Enharmoniche con proposito; se non si ritornasse a congiungere insieme (come faceuano gli Antichi) il Numero, l' Harmonia, et le Parole, nelle quali si contenessero le cose mostrate nel Capitolo 7. della Seconda parte: Percioche se 'l si hauesse potuto ritrouare alcuna cosa di buono, oltra il nostro vso; non è dubbio, che gia tanti, et tanti anni sono, che la Musica è in essere; dopo l' hauersi dismessi [-292-] li due vltimi generi; non fusse stato alcuno di ingegno eccellente, che non hauesse posto in vso almeno uno di essi: essendo veramente stati molti, che gia molti anni (come odo dire da molti) intorno questa cosa ci sono affaticati; ne mai poterono ritrouar cosa alcuna, che li dilettasse. Veramente sarebbe stato cosa molto infelice, che il buono, et il bello della Musica si hauesse lassato da vn canto, et il men buono ritenuto: Ma ciò non è credibile: percioche si come nell' altre Arti, et nell' altre Scienze, che sono di grande speculatione, et di poco vtile, sempre si è riseruato il buono; et lo tristo, come cosa inutile, si è lassato smarire; cosi credo, che sia stato nella Musica: A benche spero di vedere vn giorno dare opera a questa Scienza di tal maniera, et di vederla in tal modo perfetta, che non si potrà desiderare in essa cosa alcuna, oltra quello, che si porrà in vso. Et questo dico, percioche non la vedo ancora in quella perfettione, che può venire, la quale si riserua nella mia mente, et veramente non si può dire. Il che sarà quando sarà abbracciata da qualche spirito gentile, che non hauerà per vltimo fine il guadagno, che è cosa da meccanico: ma si bene l' honore, et la gloria immortale, che potrà acquistare, dopo l' hauersi affaticato intorno tal Scienza, et accresciuta a quel grado ultimo, ch' io hò detto.

IL FINE DELLA TERZA PARTE.